12 Settembre 2024
Appunti di Storia

3 settembre 1939: la guerra è mondiale (parte seconda) – Gianluca Padovan

I fatti del settembre 2024… pardon, 1939!

Nella prima parte di questa mia chiacchierata sulla Seconda Guerra Mondiale, o Seconda Fase della Guerra Mondiale (1939-2024), ero partito dal giorno 3 settembre 1939.

Tutti cominciano dal primo giorno di settembre, ma direi che dopo quasi un secolo da allora si potrebbero ampliare le visuali e per un semplice motivo: adesso vogliono portarci nella Terza fase della Guerra Mondiale.

E a me personalmente dispiacerebbe assai vedere tale “Terza fase” e il motivo è presto detto: non intendo battermi né a favore di “USA & C.” né a favore di “URSS & C.” perché entrambe le fazioni sono governate dalle banche private e dalle Logge della Massoneria. Altro che “stati democratici”!

Però, prima di cominciare proprio con quel fatidico uno settembre, occorre prendere visione dei prodromi, ovvero ricordare che cosa avviene con la Prima Fase della Guerra Mondiale, principiata nel 1914 e con l’apparente deposizione delle armi del 1918.

 

Il “corridoio” che fa pace nonché tendenza

Nel 1919 si tiene a Parigi la “Conferenza di Pace” a seguito della “conclusione” della “Prima Guerra Mondiale” e il 7 maggio del medesimo anno il testo del così detto “Trattato di Versailles” è consegnato ai plenipotenziari tedeschi.

Il Trattato viene poi firmato il 28 giugno ed è l’imposizione unilaterale alle Nazioni che hanno perso il conflitto.

In questo ambito si crea a tavolino una nuova “repubblica”: la Polonia, dando per la sua formazione, ma soprattutto per lo sbocco sul Mar Baltico, le terre tedesche con parte della Slesia, della Posnania e della Prussia Occidentale. Così facendo si separa il territorio nazionale della Germania in due parti tra loro non comunicanti, dove a ovest si ha la parte principale con capitale Berlino, ad est la Prussia Orientale e al centro le terre date alla Polonia che vengono generalmente indicate con il nome di “corridoio di Danzica”.

A questo proposito trascrivo qualcosina nell’APPENDICE del presente articolo.

Adesso, però, non perdiamoci nei dettagli.

All’apice nord di tale “corridoio” o “sbocco” sul Mar Baltico vi è per l’appunto la città dotata di porto così ridenominata dal “Trattato di Versailles”: «Città Libera di Danzica».

Danzica è quindi una città indipendente, ma posta sotto il controllo e la protezione della Società delle Nazioni. Fatto salvo ogni altro punto presente nel Trattato, si ricordi che nel 1919 Danzica è composta da popolazione tedesca nella misura del 95%. Oltre all’Ufficio Postale Municipale, a Danzica si istituisce un ufficio postale polacco, con impiegati polacchi, chiaramente dichiarati civili e che non devono essere militari o militarizzati. Si istituiscono inoltre due presidi di controllo fortificati e occupati da militari regolari dell’Esercito polacco: si tratta della fortificazione portuale di Westerplatte a Danzica e della Cittadella di Gdynia situata nel “corridoio”.

Risultato: 50.000 chilometri quadrati di territorio tedesco sono tolti alla Germania assieme a 4,4 milioni di cittadini tedeschi i quali divengono “di colpo” polacchi. Quindi un decimo della Germania è staccato dalla Madre Patria andando a costituire il motore con cui fare funzionare il nuovo stato. Difatti, secondo gli intendimenti di chi ha “confezionato” l’iniquo “Trattato di Versailles”, aziende tedesche, imprese, commercianti, fino ai semplici lavoratori tedeschi, dovranno garantire le funzioni primarie della nuova nazione.

Al contempo, trasgredendo a ogni trattato e convenzione, gli organi dirigenziali della Polonia provvedono immediatamente ad avviare l’epurazione, sia contro i tedeschi, sia contro le genti d’altre etnie compattate entro i confini arbitrari.

Tali confini arbitrari sono presto ampliati dalle forze militari delle Polonia con l’invasione e la successiva annessione di parte dell’Ucraina: Guerra del 1918-1919 scatenata dalla Polonia contro l’Ucraina (Repubblica Nazionale dell’Ucraina Occidentale).

Tale proditorio attacco rientra nel più ampio piano polacco di espansione ai danni dei “vicini di casa” e lo si ricorda menzionando anche la “Guerra polacco-russa” (variamente denominata nel mefistofelico web), consumata tra 1919 e 1921.

In parole povere: la dirigenza massonica della Polonia fa di tutto per approfittarsi delle disastrose condizioni in cui versa l’Europa a seguito della prima parte della Guerra Mondiale e con l’appoggio di Francia e Inghilterra.

Oggi, attenzione, ricordiamoci che la Polonia non è cambiata: è sempre il potenziale “casus belli” nelle mani della Massoneria mondiale.

 

Genocidio del Popolo Tedesco

Se la storia della Polonia è complessa, Marco Patricelli inquadra linearmente, seppure con partigianeria, il preludio del disastro europeo nel suo libro “Le lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra”. Se ne trascrivono un paio di “passaggi” tratti dall’Introduzione: «Il Paese dell’aquila bianca tra le due guerre ingannò gli altri e se stessa e fu ingannata in egual misura; pensava di essere una grande potenza e se ne autoconvinse con la complicità interessata di paese alleati e rivali; era risorta con i compromessi della diplomazia e delle armi e sarà smembrata con i compromessi del patto Ribbentrop-Molotov; per essa scoppiò il secondo conflitto mondiale e per non disinnescare quella guerra annunciata fece il possibile e l’impossibile tra errori di valutazione e miopia politica, allucinazioni strategiche e deliri di onnipotenza militare. Nel 1939 l’illusione di marciare con l’esercito su Berlino si infranse [etc.]» (Marco Patricelli, Le lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra, Utet, Torino 2004, p. VIII).

Invece, nel Compendio del libro “Documenti della crudeltà polacca” possiamo leggere: «Con l’imposizione di Versailles, milioni di tedeschi furono incorporati forzatamente nella Repubblica polacca allora creata, con una flagrante inosservanza del diritto di autodecisione dei popoli che era stato solennemente garantito. Perfino isolati rappresentanti delle potenze allora alleate, ebbero degli scrupoli a mettere incondizionatamente uomini di sangue tedesco nelle mani dei responsabili di uno Stato sperimentale, il cui livello culturale era arretrato di secoli rispetto a quello tedesco, e la cui capacità civilizzatrice era vista con occhio molto diffidente anche dagli stessi creatori di questo esperimento. Per conseguenza nella divisione del territorio rubato alla Germania nel 1919, queste terre germaniche furono assegnate ai polacchi, a condizione che essi dessero delle garanzie ben definite ai tedeschi per la vita, la proprietà, la lingua, la cultura» (Hans Schadewaldt -a cura di-, Documenti della crudeltà polacca, Effepi, Genova 2014, p. 7).

Già dal 1919 nella provincia di Posen e nell’Alta Slesia i tedeschi sono attaccati da organizzazioni polacche appoggiate dallo Stato; molti civili sono ammazzati, torturati, feriti, internati e chi può scappa in Germania. Violenze e soprusi sono perpetrati dallo stesso governo polacco. Esercizi pubblici condotti da tedeschi sono fatti chiudere e così aziende tedesche più che fiorenti sono costrette a fare altrettanto. Le terre di proprietà di tedeschi sono arbitrariamente espropriate, anche e soprattutto grazie a una piratesca “riforma agraria” che innanzitutto mira a togliere le terre ai cittadini di madrelingua tedesca per darle a polacchi.

Il processo di deculturazione dei “non polacchi” è avviato a ogni livello: «Nelle regioni di Posen e della Prussia occidentale, che furono strappate al Reich nel 1919 ed affidate alla Polonia, esistevano oltre 2000 scuole pubbliche tedesche. In quella regione, nell’anno 1924 il numero delle scuole tedesche era sceso a 557. L’amministrazione scolastica polacca fece chiudere nel corso del decennio seguente la maggior parte di esse, così che nel 1934 non ne esistevano più che un quarto, e cioè 152 scuole. Dopo l’anno 1934, la lotta contro la scuola tedesca fu persino intensificata. Come esempio basti dire che nel 1937 furono chiuse in un solo mese 10 scuole tedesche e 2 altre minacciate di chiusura» (Ibidem, p. 77).

Si è calcolato, per difetto, che alla data del 1931 circa un milione di tedeschi è allontanato dalla Posnania, mentre nell’Alta Slesia si toccano punte di disoccupazione tra i tedeschi che raggiungono l’80%. Il peggio è che dal 1919 all’agosto del 1939 vengono ammazzati almeno 58.000 tedeschi, senza contare le decine di migliaia di persone ferite e molte anche stuprate. Non si contano le famiglie tedesche scappate, per sottrarsi al genocidio, dalle terre invase dai polacchi.

 

Il golem polacco

Nel coso degli Anni Venti e Trenta il governo polacco, le forze militari e le organizzazioni estremiste civili mettono in atto anche vere e proprie provocazioni nei confronti dei Tedeschi: ad esempio, nel 1929, si parla e si scrive sui quotidiani di muovere guerra contro la Germania per la conquista di nuove terre e l’annientamento («non ci saranno prigionieri») della popolazione tedesca; nel 1931 si approntano i piani d’invasione della Slesia e il 6 marzo 1933 la Società delle Nazioni deve intervenire per bloccare l’invasione polacca della Città Libera di Danzica e della Prussia Orientale.

Difatti il generale massone Józef Pilsudski (1867 – 1935) vuole convincere il governo francese ad una “guerra preventiva” per annientare la Germania che si sta riprendendo economicamente. Si rammenti che Pilsudski è l’artefice del colpo di stato polacco del maggio 1926 che rovescia il legittimo governo e pone a capo della Polonia il movimento politico dittatoriale Senacja (“risanamento”) che rimane in carica fino all’esilio nel settembre 1939. Qualche anno dopo, nel marzo 1936, il colonnello Józef Beck (1894 – 1944), ministro degli Esteri polacco, ripropone la “guerra preventiva” e sempre contro la Germania, piano più o meno segretamente appoggiato anche dal governo di Londra.

A proposito della “guerra preventiva” così scrive Gianantonio Valli: «con ciò violando il patto Briand-Kellogg, che dal 27 agosto 1928 aveva bandito la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali (per inciso, massone come il francese Aristide Briand, ministro degli Esteri, e il connazionale Frank Billings Kellogg, Maestro della loggia Rochester n.21 e segretario di Stato di Coolidge, è Owen D. Young, massone della loggia Evergreen n.363 di Springfield Center, New York, e presidente della General Electric, autore del piano che dal febbraio 1929 avrebbe dovuto schiavizzare economicamente la Germania per due generazioni, fino al 1984, in sostituzione del Piano ideato dal massone Charles Dawes)» (Gianantonio Valli, Operazione Barbarossa. 22 giugno 1941: una guerra preventiva per la salvezza dell’Europa, Effepi, Genova 2009, p. 100).

Cos’altro aggiungere? Oggi si deve fare lo sforzo di capire il recente passato nelle sue esatte dinamiche. Oggi si tratta di capire a quale stato di cose si stia appartenendo. Rimanere nell’ignoranza vuole dire richiamare su sé stessi la rovina.

E adesso, settembre 2024, siamo bendati e sull’orlo del baratro. Difatti, ieri come oggi, l’obiettivo è la cancellazione del Popolo Europeo mediante una “grande guerra” che il Popolo non vuole.

 

1939: prodromi della seconda parte della guerra civile indotta

A marzo, lo sappiamo, i fiorellini sbucano dalle ultime chiazze di neve e la Primavera riempie di profumi i prati e le selve.

E i magazzini di materiale bellico.

Difatti, in quel marzo del 1939, le tensioni in Europa sono in aumento.

Motivo?

Da parte polacca ci si prepara ad un eventuale scontro e le varie armate prendono posizione nel territorio: «Il Comando supremo polacco aveva impartito il 21 marzo gli ordini di dislocazione (…). L’esercito polacco agli ordini di Rydz-Smigly si articola in 30 divisioni di fanteria (più 9 di riserva), 11 brigate di cavalleria, 3 brigate da montagna, 2 brigate meccanizzate – la 10a del colonnello Stanislaw Maczek e la Warszawa del colonnello Stefan Rowecki-Grot – per un totale di 52 divisioni» (Marco Patricelli, Le lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra, op. cit., p. 236).

Poi arriva giugno e, come già detto nella Prima Parte di questo “pezzo”, il giorno 15 giugno la Germania vara la legge sulla Reichsbank e lo Stato tedesco ha finalmente moneta propria, senza signoraggio bancario.

Agosto… pace mia non ti conosco: vi è la firma tra Germania e Russia del patto di “non aggressione”, ovvero il più o meno noto “Patto Ribbentrop – Molotov”.

Attenzione, il 25 agosto abbiamo (come già detto nella “puntata precedente”) anche la firma del trattato tra Inghilterra e Polonia. Tale trattato vincola le nazioni al soccorso militare reciproco in caso sia di minacce sia d’attacco.

Nel frattempo la Polonia provoca la guerra con sconfinamenti militari in terra tedesca; dall’altra parte la Germania schiera le proprie truppe lungo il confine polacco, pur continuando a cercare una soluzione diplomatica con la Polonia.

Il 28 agosto, invece di pensare al fatto che di lì a breve le scuole riapriranno, truppe dell’Esercito Polacco proseguono negli sconfinamenti e negli attacchi militari contro la Prussia Orientale, che -lo si ricorda- è tedesca.

Oggi, accidenti, nessuno lo rammenta: la Prussia Orientale è da dopo il 1945 territorio sovietico, polacco e lituano. La sua popolazione originaria è quasi completamente scomparsa grazie alle operazioni di pulizia etnica, ovvero di sterminio, operata dai Russi e dai Polacchi.

 

29 agosto 1939

Il giorno 29 le divisioni polacche si preparano per attaccare e occupare lo Stato Libero di Danzica e la Prussia Orientale, ma per altre fonti i piani sono differenti. Ad esempio, Patricelli sostiene che da parte polacca «Lo Stato maggiore ha semplicemente deciso di difendere tutto e ovunque. Un terzo delle forze armate è posto a difesa del Corridoio [etc.]» (Marco Patricelli, Le lance di cartone. Come la Polonia portò l’Europa alla guerra, op. cit., p. 240).

La contraddizione è palese e per comprenderla si rammenti la modesta estensione del “corridoio” rispetto al resto della Polonia o dei soli confini con i territori tedeschi: “un terzo delle forze armate” era la concentrazione necessaria per la conquista e l’occupazione militare della Città Libera di Danzica, premunendosi al contempo dalla reazione militare tedesca. Non solo: le truppe regolari polacche, già da due giorni sono in stato di mobilitazione e schierate nelle fortezze della Westerplatte in Danzica e della Cittadella in Gdynia nel Corridoio, in numero triplo a quello consentito dai trattati e dai patti collegati.

Come se non bastasse, il 30 agosto le forze militari polacche bloccano il traffico ferroviario verso la Prussia Orientale.

Il resto dell’esercito polacco è digià schierato lungo il confine della Germania, pronto ad invaderla il giorno 1 settembre di buon mattino, più o meno attorno alle ore 8.00. Ma viene anticipato di quattro fatali ore.

 

1 settembre 1939, ore 4.17

Poco dopo la mezzanotte del giorno 1 settembre la Polizia di Danzica si presenta all’Ufficio Postale polacco della città intimando la resa agli occupanti. Dentro vi sono una settantina di agenti polacchi che da tempo si fanno passare per impiegati: alle ore 4.17 aprono il fuoco e per una quindicina di ore sostengono l’intervento dei poliziotti e dei reparti militari di Danzica che nel frattempo sono stati mobilitati. Dopo una quindicina d’ore lo scontro ha termine e i superstiti sono fucilati in quanto dichiarati spie e autori degli attentati terroristici che da mesi si verificano a Danzica. La guarnigione militare di Westerplatte si arrende, invece, ricevendo l’onore delle armi, tant’è che il comandante, maggiore Hernyk Sucharsky, può tenere la propria spada e con essa si fa fotografare. I militari polacchi verranno avviati in campo di prigionia, in ottemperanza alle leggi di guerra vigenti.

Sempre il primo settembre 1939 le truppe tedesche attaccano la Polonia, come da Dichiarazione di Guerra, stornando così la conquista della Città Libera di Danzica.

Devo aggiungere altro?

Devo ribadire il concetto che il pericolo della “terza fase della guerra mondiale” è reale e che con esso l’Europa e il Popolo Europeo saranno cancellati?

 

APPENDICE

Nella Parte I del “Trattato di Versailles” abbiamo il «pacte de la socièté des nations», mentre nella Parte II (Frontières d’Allemagne) abbiamo «Art. 27: Les frontières d’Allemagne seront déterminées comme il suit:» a cui fanno seguito varie nazioni e al punto 7° compare la Polonia: «Du point ci dessus défini et jusqu’à un point à lixer sur le terrain à environ 2 kilomètres environ à l’est de Lorzendorf: / La frontière telle qu’elle sera définie conformemént à l’article 88 du présent traité; [etc.]» (AA. VV., Traité de Versailles 1919, Librairie MilitaireBerger-Levrault, Nancy-Paris-Strasbourg 1919, p. 24).

Nella Parte III abbiamo «clauses politiques europèennes» e la Sezione VIII dedicata alla Polonia; l’Art. n. 87 recita: «L’Allemagne reconnaît, comme l’ont déjà fait les puissances alliées et associées, la complète indèpendance de la Pologne et renonce, en faveur de la Pologne, à tous droits et titres sur les territoires limités par la mer Baltique, la frontière orientale d’Allemagne dé terminée comme il est dit à l’article 27 de la partie II (Frontières d’Allemagne) du présent traité, jusqu’à un point situé à 2 kilomètres environ à l’est de Lorzendorf, puis une ligne allant rejoindre l’angle aigu que la limite nord de la Haute-Slésie forme à environ 3 kilomètres nord-ouest de Simmenau, puis la limite de la Haute-Slésie jusqu’à sa rencontre avec l’ancienne frontière entre l’Allemagne et la Russie, puis cette frontière jusqu’au point où elle traverse le cours du Niemen, ensuite la frontière nord de la Prusse Orientale, telle qu’elle est déterminé à l’article 28 de la partie II précitée. Toutefois, les stipulations du présent article ne s’appliquent pas aux territoires de la Prusse Orientale et de la ville libre de Dantzing, tels qu’ils sont délimités audit article 28 de la partie II (Frontières d’Allemagne) et à l’article 100 de la section XI (Dantzing) de la présete partie. [etc.]» (Ibidem, pp. 55-56).

Sempre nel “Trattato di Versailles” abbiamo la «section XI – Ville libre de Dantzing», dove si tratta, per l’appunto, della Città Libera di Danzica (Ibidem, p. 66). Nell’Art. 100 si parla ancora di confini, in quello successivo della definizione dei confini sul terreno e in tempi brevi, mentre all’Art. 102 si sancisce inequivocabilmente che Danzica è una città libera, posta sotto il controllo e la protezione della Società delle Nazioni: «Les principales puissances allieés et associées s’engagent à constituer la ville de Dantzing, ensemble le territoire visé à l’article 100, en ville libre. Elle sera placée sous la protection de la Société des Nation» (Ibidem, p. 67). L’Art. 103 ribadisce i concetti: «La contitution de la ville libre de Dantzing sera élaboré, d’accord avec un haut commissaire de la Société des Nations, par des représentants de la ville libre, régulierèment désignés. Elle sera placée sous la garantie de la Société des Nations. Le haut commissaire sera également chargé de statuer en première istance sur toutes les contestations qui viendraient à s’élever entre la Pologne et la ville libre au sujet du présent traité ou des arrangements et accords complémentaires. Le haut commissaire résidera à Dantzing» (Ibidem, p. 68).

 

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