7 Ottobre 2024
Appunti di Storia

9 settembre 1943: il dato di fatto incontrovertibile – Gianluca Padovan

Il Principe della Regia Marina

Il Capitano di Fregata Junio Valerio Borghese, dopo aver udito il comunicato di Badoglio alla radio annunciante il così detto “armistizio” (ovvero la resa incondizionata), e senza avere preventivamente ricevuto alcun ordine in merito, mantiene fede all’impegno preso dall’Italia con l’alleato germanico e al proprio intento di proseguire la guerra accanto ad esso.

Scrive il Comandante Borghese: «L’annuncio della firma dell’armistizio fu appreso per radio alle 20,30 dell’8 settembre 1943 – senza nessun preavviso e nessun ordine né preventivo né seguente. Verso le 22 il Comandante Borghese telefonò a Roma – Supermarina – per chiedere schiarimenti e ordini, gli rispose al telefono l’Ammiraglio di servizio. Testuali parole “Non c’è niente di nuovo, fuorché il fatto che dalle 20 siamo in stato di armistizio”. In conseguenza fu deciso che ognuno rimanesse al suo posto di servizio – di comando e di responsabilità – in attesa dell’arrivo di ordini precisi – oppure – in mancanza di questi – in attesa che gli avvenimenti dettassero la linea di condotta da seguire» (Junio Valerio Borghese, La Xa Flottiglia MAS, Effepi, Genova 2016, p. 15). Gli ordini non giungono nemmeno nei giorni e nei mesi seguenti.

All’alba del 9 settembre Junio Valerio Borghese affida a von Martinez una lettera da consegnare al Generale Friedrich-Wilhelm Hauck, Comandante della 305a Divisione di fanteria di stanza a La Spezia: «“Questo è il Comando dei Mezzi d’Assalto della Marina Militare Italiana. Il Comandante della Flottiglia dà la sua parola d’onore di soldato che non prenderà le armi contro i tedeschi e chiede l’onore di poter conservare il suo comando e le sue armi fino a quando sia stato raggiunto un accordo con le Autorità Tedesche”» (Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese un Principe un Comandante un Italiano, Editrice Lo Scarabeo, Bologna 2004, pp. 212-213).

E la mattina, sempre del 9 settembre: «Come se non fosse successo nulla, il trombettiere suonò l’adunata per l’alzabandiera. Gli ufficiali, i sottufficiali e i marinai si schierarono su di un lato del piazzale; l’ufficiale di picchetto per quel giorno, il guardiamarina Kalby (un sardo del reparto “gamma”) avanzò con il picchetto d’onore tenendo tra le braccia la Bandiera, ma avendo nella mano destra un paio di forbici. Si fermò davanti al pennone (che si scorge ancora dalla strada), spiegò il telo a metà e, senza profferire parola, tagliò dal bianco centrale lo stemma di Casa Savoia. La X Flottiglia M.A.S. aveva troncato i ponti con la Monarchia alle ore 08.15 del 9 settembre 1943» (Ibidem, p. 214).

L’accordo con l’Alleato

Il 14 settembre 1943 a La Spezia il Comandante Junio Valerio Borghese e il Tenente di Vascello Max Berninghaus, il quale rappresenta la Kriegsmarine (Marina Militare tedesca), firmano l’accordo in cui si riconosce che la Xa Flottiglia M.A.S. combatterà al fianco delle Forze Armate tedesche e da esse dipenderà il suo impiego operativo.

Scrive il Comandante Borghese nel suo memoriale redatto subito dopo il termine della guerra: «Tale accordo è di capitale importanza, in quanto chiarisce e delimita perfettamente le funzioni della Xa nel quadro generale: gli accordi rimasero in vigore per 20 mesi – e non furono modificati neppure quando – sorto il governo della repubblica – questa concordava con i germanici altri accordi riguardanti lo statuto delle FF. AA. italiane. In base all’accordo, la Xa Flottiglia MAS – veniva riconosciuta da tutte le autorità germaniche:

1° Quale unità complessa militare navale italiana – con completa autonomia nel campo logistico, organico, della giustizia e disciplina, amministrativo.

2° Alleata delle FF. AA. germaniche, e quindi con parità di diritti e doveri.

3° Batte bandiere[a] da guerra italiana.

4° È riconosciuto a chi ne fa parte il diritto all’uso di ogni arma.

5° Il Comandante Borghese ne è il capo riconosciuto – con i diritti ed i doveri inerenti a tale incarico.

Con tale accordo ha nascita ufficialmente la Xa Flottiglia MAS post-armistizio» (Junio Valerio Borghese, La Xa Flottiglia MAS, op. cit., pp. 18-19).

 

In buona sostanza…

Dallo specifico punto di vista del Comandante Borghese la guerra va proseguita accanto alla Germania, dove per effetto di tale alleanza in Italia e all’estero i militari italiani stanno combattendo accanto ai camerati tedeschi. Difatti il soldato tedesco non è considerato, o da considerarsi, un invasore. Pertanto Borghese, dopo aver ottenuto dal Comando tedesco la possibilità di combattere a pari titolo e dignità, con la costituzione della Xa Flottiglia M.A.S. e unitamente ai suoi collaboratori, promuove il proseguimento della guerra e chiama alle armi, nello specifico nelle fila della Xa Flottiglia M.A.S., nuovi combattenti: i Volontari.

Difatti la Xa Flottiglia M.A.S. è un esercito di soli Volontari e Volontarie.

Mario Arillo diviene il Vice Comandante della Xa Flottiglia M.A.S. e l’unità è raggiunta anche da altri combattenti di spicco: il Maggiore del Genio Navale Umberto Bardelli e il Sotto Tenente paracadutista Mario Bordogna.

La Xa Flottiglia M.A.S. diviene una realtà militare, non politica e non politicizzata, che rimarrà estranea alla riorganizzazione del nuovo Partito Fascista nella costituzione della Repubblica Sociale Italiana. Questo creerà non pochi problemi al Comandante Borghese. Il resto sono solo chiacchiere.

 

 

Testo di riferimento:

Gianluca Padovan, Xa. Storie e controstorie italiane, Voll. I e II, Milano 2020.

 

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