La Fondazione Julius Evola ha recentemente dato alle stampe per i tipi di Arktos editore, Studi Evoliani 2014. L’annuario è in gran parte dedicato al quarantennale della morte del filosofo romano (per ordini: info@edizioniarktos, euro 22,00) e risulta strumento indispensabile per quanti abbiano a cuore il dibattito, sempre più stimolante, prodotto dall’opera del pensatore tradizionalista. Il volume è aperto dalle relazioni tenute da quattro noti esegeti evoliani in occasione del convegno di studi Ottant’anni di “Rivolta contro il mondo moderno”, tenutosi a Roma il 7 giugno 2014: Nuccio D’Anna, Luca Valentini, Giovanni Sessa e Stefano Arcella. Il primo analizza, con estrema lucidità e accortezza filologica, l’alternativa di civiltà che il filosofo presentò nella sua opera capitale, sottolineando come per la prospettiva evoliana, elemento essenziale sia il rintracciare nelle diverse tradizioni emerse nel percorso storico, l’origine comune, la Tradizione una. Luca Valentini, di rimando, si occupa di visione prospettica e terza dimensione della storia, rimarcando come tale ambito renda estremamente attuale Rivolta. Infatti, le pagine di Evola possono, per chi lo voglia “realizzare quell’opera di sapienziale anamnesi…tramite il simbolo e tramite la disamina metapolitica del divenire storico” (p. 27). Giovanni Sessa affronta una problematica più specifica, quella relativa a spazio, tempo e terra in Rivolta, rintracciando e presentando le fonti filosofiche presenti nel testo del tradizionalista e sottolineandone la contiguità con pensatori di primo piano del Novecento. Infine, Stefano Arcella pone a confronto le conclusioni metastoriche di Rivolta con quanto sostenuto da Evola nel saggio Americanismo e bolscevismo, rilevando nelle posizioni del tradizionalista assonanze con l’antroposofia.
Tra i Saggi vanno segnalati gli interventi di Nunziante Albano e di Giovanni Damiano. Il primo presenta in modo compiuto ed organico i rapporti tra Evola ed Otto Rahn, soffermandosi, in particolare, sulle implicazioni spirituali e metapolitiche del tema del Graal. Damiano si confronta con il dionisismo e la sua presenza nell’opera evoliana, cogliendo il differenziarsi interpretativo del tradizionalista nel corso del tempo, ma sostenendo che il dio ambiguo è la chiave di volta per l’effettiva comprensione della filosofia della libertà di Evola. Nella stessa sezione dell’annuario Giandomenico Casalino definisce la quint’essenza della Tradizione, Riccardo Rosati presenta gli aspetti di maggior rilievo dell’antiamericanismo di Evola, mentre Alessio de Giglio, con prosa caustica ed essenziale, entra nel vivo delle argomentazioni che sostengono La Crisi di Guénon. Meritorio, infine, il ricordo di Gaspare Cannizzo, fondatore della nota rivista Vie della Tradizione, che si sviluppa nelle pagine successive, grazie agli interventi della figlia Anna e di Manlio Triggiani, chiuse dalla pubblicazione di un breve saggio dello stesso Cannizzo dedicato ad Evola.
In Inediti e rari compare un lungo scritto di Otto Rahn tratto da Regime corporativo del febbraio del 1935, significativamente titolato La leggenda del Graal fu una creazione eretica?In esso lo studioso affronta le relazioni sussistenti tra cerca del Graal e catarismo. Nella medesima sezione compare, tratto dall’edizione Hoepli di Rivolta del 1934, il capitolo 10, dal titolo Vita e morte delle civiltà, da cui Heidegger trasse l’appunto recentemente ritrovato dal ricercatore tedesco Thomas Vasek. Le polemiche suscitate dal sorprendente ritrovamento, hanno aperto il dibattito su ciò che accomunerebbe i due pensatori: vale a dire, secondo il consueto cliché interpretativo, l’ antisemitismo. Giovanni Sessa in Heidegger lettore di Evola, rileva invece come tale tesi, alla luce del testo di Rivolta citato da Heidegger, non sia filologicamente sostenibile e rileva, con persuasività di accenti ed argomentazioni, che la prossimità dei due filosofi deve essere rintracciata, al contrario, nell’antimodernismo.
Molto ricca la sezione Cronache e polemiche, aperta da un ampio scritto di Corrado Federici in cui vengono presentati ed analizzati i diversi convegni tenutisi in Italia per il quarantennale della morte di Evola. Le conclusioni cui lo studioso perviene, rispondendo a chi insorse in quell’occasione, di fronte al ritorno di Evola al centro del dibattito culturale nel nostro paese, sia a destra che a manca, sia nel mondo accademico che in quello propriamente “militante”, dimostrano che il pensiero del tradizionalista è più vivo che mai e imprescindibile al fine di fornire risposte concrete alla crisi spirituale e pratica in cui si dibatte la società contemporanea. Nelle pagine seguenti, Giovanni Sessa discute, in uno scritto compiuto ed articolato, i libri di argomento evoliano usciti in prossimità del quarantennale ed evidenzia quelli che, a suo dire, sono i pregi o i limiti esegetici degli stessi. Segue, infine, una serie circostanziata di risposte fornite da Nunziante Albano, Gianfranco de Turris, Giovanni Monastra, ad affermazioni quantomeno ambigue riguardanti aspetti della biografia intellettuale di Evola comparse in un volume di Luciano Pirrotta. In particolare, essi si occupano di Evola e la prima guerra mondiale, Evola e la Germania, Evola e il Minculpop, Evola e la Pali Society. Chiude la sezione un saggio scritto a due mani da de Giglio e Sessa, in cui vengono smontate le strumentali critiche rivolte ad Evola da Piero Vassallo, ma anche il tentativo messo in atto da quest’ultimo di presentare il contributo critico di ambito evoliano di Gian Franco Lami, teso a ridurre il ruolo intellettuale del filosofo. I due autori conobbero a fondo il filosofo politico della “Sapienza” di Roma e con lui collaborarono, per la qual cosa la loro risposta è estremamente dettagliata. Ampia e articolata la sezione Rassegne, che chiude questo interessante Annuario.
In conclusione Studi Evoliani 2014 ha un duplice valore: da un lato fornisce indicazioni e spunti teorici significativi per comprendere l’importanza del pensiero di Evola nel mondo contemporaneo, dall’altro fa chiarezza in merito alle polemiche e alle false dicerie, riprese o create ex novo nell’ultimo periodo, attorno alla sua persona, da interpreti malevoli e prevenuti, provenienti da destra quanto da sinistra. Ci auguriamo che presto, attorno al nome e all’ opera di Evola, si crei un clima diverso, sine ira et studio, che consenta di rilevare la straordinarietà della sua esperienza esistenziale e spirituale.
Giacomo Rossi