Su queste stesse colonne, due anni fa, presentavamo il prezioso libro “La protezione del patrimonio artistico italiano nella RSI (1943-1945)” di Andrea Carlesi, pubblicato nel 2012 dalla Greco & Greco di Milano. Appena terminato quel lavoro – che raccontava l’avventura (e talvolta la disavventura) delle opere d’arte italiane sottratte ai bombardamenti gangsteristici degli Alleati nelle zone e nel periodo della Repubblica Sociale grazie al lavoro dei veri monument men italiani e tedeschi – il Carlesi si era subito rimesso in azione. Il cuore del nuovo discorso storico sarebbe stata la sua terra natale, il Pistoiese, visto attraverso le vicende sociali, istituzionali, politiche e militari in quell’anno febbrile che andò dal settembre del 1943 (nascita della RSI) al settembre del 1944 (quando anche Pistoia cadde in mani nemiche).
Nasce così il volume “Pistoia nella RSI”, edito nell’ottobre 2016 ancora per i tipi della milanese Greco & Greco, arricchito da un’ottima prefazione del fiorentino Amerino Griffini, da anni impegnato, su carta e in Rete, con ficcanti scritti sui protagonisti della tradizione.
Qualcuno potrà storcere il naso: “Che importa a noi di Pistoia”? Sbaglierebbe, perché Pistoia è un gioiello di città, ricchissima di arte, piena zeppa di palazzi nobiliari, inghirlandata di ville collinari; vanta chiese e basiliche dalle pregiate coperture marmoree e dai cicli d’affreschi medievali impagabili, con un Battistero che non sfigura in confronto a quello ben più noto di Firenze. Una città che nel suo territorio sfoggia località prestigiose, come Montecatini Terme – con i suoi capolavori liberty – o come l’Abetone, uno dei maggiori centri sciistici ed escursionistici dell’Appennino. In provincia di Pistoia c’è poi un paesino chiamato Collodi… la madre del giornalista e scrittore Carlo Lorenzini era originaria di quella minuta frazione e il figlio usò quel toponimo come suo pseudonimo letterario, con il quale firmò il capolavoro universale di “Pinocchio”, ambientato nella montagna pesciatina pistoiese, una terra di magia.
Ma soprattutto è Pistoia il paradigma della città italiana. Ecco dunque che le vicende della comunità toscana nei dodici mesi della RSI sono un po’ le vicende di ogni paese italiano del centro-nord in quei giorni: attraverso le pagine del Carlesi, leggiamo una vicenda tricolore, più che semplicemente “pistoiese”…
L’autore, per quattro lunghi anni, ha consultato innumerevoli archivi pubblici (civili e militari), in Italia e all’estero (soprattutto in Germania); ha scartabellato lettere, foto e diari privati; ha compulsato collezioni di periodici locali, comunicati stampa, rapporti militari (sia italiani, sia germanici), manifesti, volantini, memorie, scritti, veline, etc. Un mare magnum cartaceo dal quale Carlesi ha tratto in salvo un volume lungo poco meno di 400 pagine, ricchissimo di appendici e di fotografie: il tutto messo insieme, ricordiamolo, non da un paludato storico di professione, o da chissà quale miope topo di biblioteca, ma da un giovane entusiasta, che strappa il tempo riservato alla sua passione di ricercatore del periodo della RSI alle ore dedicate alla sua attività di imprenditore tessile e agricolo, oltre che di musicista professionista di corno francese!
Nomi noti – come quelli di Giorgio Pisanò e Licio Gelli – e meno noti appaiono e scompaiono fra le righe del saggio. Attentati mortali messi in atto dal banditismo partigiano, impegnato anche in sabotaggi stradali, autostradali (fu colpita più volte quella che oggi è la Firenze-Mare) e ferroviari, e in razzie nelle caserme; e poi mercato nero, bombardamenti indiscriminati da parte dei “liberatori” che avrebbero dovuto colpire solo gli obbiettivi strategici (come la ferrovia) e che invece facevano morti nel centro storico, come avvenne nella tragica notte fra il 24 e il 25 ottobre del 1943… Nonostante tutte le immani difficoltà emerge lo sforzo enorme, dopo il tradimento badogliano, da parte delle istituzioni pistoiesi di ridare un senso alla vita cittadina, di far sentire che uno Stato c’era di nuovo, che c’erano le attività commerciali, industriali e manifatturiere, che c’era la scuola e che c’era anche il tempo per lo spettacolo e per l’intrattenimento. Tanti piccoli fatti, discussioni a non finire fra le varie anime del Fascismo, fra gli Antemarcia e i giovani più ribelli – come emergevano dai fogli locali, quali “Il Ferruccio”.
E poi l’alleato germanico in loco, a contatto con la gente comune, con le nuove autorità della RSI, con la Milizia, con i Carabinieri… Il tutto esaminato minuziosamente da Andrea Carlesi, grazie alle cronache, alle testimonianze, agli atti ufficiali delle autorità comunali e provinciali – e soprattutto grazie all’analisi di tutti i Lagebericht (rapporti) emessi dalla Militärkommandantur (comando territoriale provinciale tedesco), molto minuziosi e redatti “senza peli sulla lingua”.
Come spiega il Griffini nella sua introduzione, Andrea Carlesi, nella sua asciutta ricerca, frutto di indefesso lavoro archivistico, non cade mai nella polemica delle opposte fazioni, e dunque nulla vi è taciuto – il sangue sparso dai partigiani con gli agguati notturni a personalità fasciste e le fucilazioni dei renitenti alla leva, i tradimenti e i rastrellamenti…
Nella chiosa finale l’autore dà un senso a tutta la vicenda pistoiese, facendola diventare – come accennavamo prima – una vera vicenda italiana: “La scelta di adesione alla RSI viene dettata da molteplici fattori e ogni persona ha la sua motivazione. Abbiamo visto che scegliere di rimanere al proprio posto di lavoro nelle strutture istituzionali e amministrative, ma anche militari, non corrisponde necessariamente a una manifestazione di fede fascista. A coloro che però scelgono in piena libertà di servire la Repubblica Sociale Italiana per una questione di coerenza verso le proprie idee politiche e che contestualmente accettano di ricoprire incarichi sia politici e amministrativi di primo piano, sia militari o di Ordine Pubblico, va sicuramente riconosciuto un indubbio coraggio per la propria scelta. È questo un aspetto del tutto ignorato da qualsiasi forma di pubblicazione, ma che a me sembra importante sottolineare. Un membro delle istituzioni, sebbene in abiti civili, è sicuramente persona molto conosciuta per i ruolo svolto nella comunità; un milite, un poliziotto o un militare indossano una divisa ed emblemi ben riconoscibili. Non si camuffano, non si nascondono tra la folla, ma si espongono in prima persona e senza mezze misure. Essi sono pienamente consapevoli di poter diventare, ogni volta che varcano la soglia di casa, potenziali obiettivi di una mano fratricida, che sovente li colpisce alle spalle per poi dileguarsi. Condividerne le scelte politiche è soggettivo, ma riconoscerne la caratura etica e morale è doveroso”.
“Pistoia nella RSI” si dipana sotto gli occhi del lettore in ordine cronologico, in quattro capitoli. Fanno impressione le corpose appendici, che costituiscono un quarto dell’intera opera. Ci sono tutti i nomi dei protagonisti, volenti o nolenti che fossero: i Capi della Provincia, i Commissari Prefettizi dei Comuni, i Segretari dei Fasci Repubblicani, i Comandanti dei Carabinieri e della GNR, i comandanti dei vari organi militari e di Pubblica Sicurezza, i comandanti degli organi militari tedeschi, i capi degli organi istituzionali/amministrativi/giudiziari, gli ufficiali che giurarono fedeltà alla RSI, le vittime dei bombardamenti e delle incursioni nemiche, etc. E poi, più nel dettaglio, le biografie dei personaggi di spicco di quei 12 mesi pistoiesi: i Questori, i Capi della Provincia, il Capo della Polizia, il Segretario del Partito Fascista Repubblicano, il Comandante di Piazza germanico, e così via.
Chiude il tutto un’ampia biografia e un florilegio fotografico notevole, in gran parte inedito – composto com’è di scatti realizzati dallo stesso autore sui luoghi delle vicende di allora e di immagini di personaggi tratte da archivi famigliari finora inediti.
Ci sarebbe da aspettarsi per ogni provincia italiana che rientrò nell’orbita geopolitica della RSI fra il 1943 e il 1945 uno studio così profondo e accurato come quello ultimato e pubblicato da Andrea Carlesi su Pistoia… Si tratta dopotutto, quello della RSI, di un periodo storico ancora oggi incredibilmente poco indagato – non in senso assoluto ma rispetto ad altri periodi di storia italiana – a meno che non si voglia cadere nella solita vulgata resistenziale. L’impegno di Carlesi accende dunque una fiamma di speranza. (f.g.m.)
Andrea Carlesi
PISTOIA NELLA RSI
Gli Uomini, Le Istituzioni, 1943 – 1944
pp. 378 in brossura – € 14,00
Greco&Greco Editori, Milano
Ottobre 2016
RINGRAZIAMO IL SITO USARMY1944 per la collaborazione