Recensioni a Variando di Vittorio Varano :
Relazione di Laura Tarantola alla Federazione Unitaria Italiana Scrittori
Le quartine, in uno stile che le conchiude, e non solo musicalmente, in una logica visione che ne concretizza l’immagine, rivelano nel contempo un profondo, reciproco legame in una continuità senza tempo. Il dissacrante, a volte crudo linguaggio non è privato di quella poetica e profondamente pessimistica concezione del vivere. Sottolineature taglienti, mordaci e momenti di feroce autoironia sono frequenti; momenti estremi di chi sembra non voler riconoscere ciò che di conforto offre la natura stessa all’animo umano. Eppure autentica poesia serpeggia nella poesia in un linguaggio colto, ricco di riferimenti letterari, storici, filosofici, mitologici, attinti dall’autore, con razionalità e consapevolezza dal mondo dei suoi studi e delle sue ricerche, identificandosi in molti casi con i personaggi evocati. Egli propone, nel rispetto di una sorta di successione alfabetica, quell’ordine che, privato di rigidità schematica, permette di attraversare orizzontalmente i vari momenti del suo dramma esistenziale e di tutte quelle esperienze descritte con l’adozione di una analisi verista del tutto personale. La sua opera, così singolarmente strutturata non prevede, e non potrebbe essere diversamente, né un inizio né un finale. Non un principio quale imput per la narrazione di una storia; non un finale, non avendo, l’autore concepito l’aspetto consequenziale di ogni esperienza descritta, né quindi un riscatto, una catarsi che unifichi o che lasci scaturire un senso morale. L’opera, per tali ragioni, può, a mio avviso, essere letta anche in senso contrario, e cioè partendo dall’ultima pagina. In tal caso la dimensione temporale che, per dirla con Antonino Zichichi, da un punto di vista scientifico può andare solo in una direzione, sovverte qui la sua direzione esclusivamente attraverso la memoria che ha il potere di influenzare la realtà del passato. Sperimentando la lettura a ritroso non viene alterato quel filo conduttore che, nell’apprezzabile assenza di stereotipi, unisce la circolarità dinamica
Relazione di Luciano Pulerà al Centro Culturale Comunale Elsa Morante
Questo testo lo si potrebbe definire il “frutto maturo” dell’ormai consolidata attività poetica dell’autore. L’opera infatti riprende spunti e temi dai precedenti lavori, in particolare Caleidoscopio, ma essi vengono dall’autore sapientemente rielaborati e ampliati e fanno semplicemente da cornice a un impianto letterario del tutto nuovo. L’originalità e la particolarità di questo testo colpiscono fin dal suo titolo, Variando, ma è nello stile e nei contenuti che troviamo la vera sorpresa e ne costituiscono anche il fulcro dell’opera. Vi troviamo infatti, numerosi spunti che vanno dalla filosofia, con richiami a personaggi come Socrate, presente nel verso iniziale dell’opera “abbasso Socrate che il popolo sobilla”, ma viene citato il genio di Cartesio, Giordano Bruno etc. Non mancano poi riferimenti storici, attraverso personaggi storici come Silla, Nerone etc. e mitologici, Egeria Rea Silvia Marte e così via; questo lo si potrebbe interpretare come un omaggio e un chiaro intento celebrativo da parte dell’autore alla città e alla storia di Roma. In tutta l’opera poi numerosi sono i richiami all’antichità classica greca e romana, in particolare alle religioni pagane, vengono non di rado infatti citate divinità come Zeus Era Marte etc. Oltre a quanto detto ed a molto altro vi è soprattutto la “poetica”, il pensiero e la visione del mondo dell’autore che viene espressa da situazioni e personaggi vivissimi e vibranti dall’utilizzo di un linguaggio particolarissimo che presenta toni dissacranti che ad una prima lettura può apparire scabroso se non addirittura osceno, ricco di allusioni e di riferimenti espliciti ad atti sessuali. Questo tuttavia è uno degli aspetti presenti nel testo, infatti Variando è un’opera che non va solo letta ma anche e soprattutto riletta, e ad ogni rilettura si possono cogliere sempre particolari e sensazioni nuove e diverse. Non mancano infine gli spunti autobiografici in cui traspare chiaramente l’insoddisfazione e lo sconcerto dell’autore per il costume e la cultura del nostro tempo e il titolo Variando a tal proposito forse lo si potrebbe intendere anche come un monito da parte dell’autore, riprendendo un costrutto grammaticale latino (forma perifrastica), come un bisogna si deve cambiare – si deve variare. Anche lo stile non manca di originalità, tutta l’opera infatti è priva di qualsiasi segno di interpunzione, ciò fa sì che lo si potrebbe leggere “tutto d’un fiato”, ma lo si potrebbe leggere anche dalla fine verso l’inizio senza che ciò alteri la comprensione e il filo logico del testo. All’interno delle quartine, altro elemento caratterizzante è la coesistenza armoniosa di rime alternate e rime baciate, nonché di numerose figure retoriche, allitterazioni, chiasmi, iperbati, endiadi etc. In definitiva, sia in virtù di quanto detto sopra sia per le molteplici altre considerazioni che si potrebbero trarre leggendo il testo, possiamo dire di trovarci dinanzi ad un’opera nuova di non facile comprensione ad un’analisi superficiale che vuole fare e fa riflettere, in essa possiamo scorgere comunque degli antecedenti illustri nell’opera dell’Angiolieri e in quella del meno noto ma non per questo meno importante Pietro Aretino autore toscano tardorinascimentale.