Quel che si sa della vita di Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, per definirlo geometra, è meno che vago, tanto più che le critica dell’arte non sembra averne ravvisato legami attraverso le sue opere. Tuttavia è opinione abbastanza diffusa che forse in tutti gli artisti del Rinascimento c’è una componente geometrica forte, più o meno celata, che aspetta solo qualcuno che la ponga in evidenza. Che Caravaggio dipingesse con vigore, con immediatezza e senza preliminari “calcoli” è impossibile, vista la straordinaria compostezza armonica delle sue opere, le quali suggeriscono sempre almeno una lunga meditazione di tipo compositivo e dunque geometrico. Comunque è comprensibile, per altro, che di tutto ciò non se ne parli da parte degli accademici, nel commentare le sue opere e naturalmente anche tutte le altre di autori diversi del Rinascimento, non potendo far leva su documentazioni accertate di quel tempo in merito.
Ma allora com’è che Caravaggio si è appassionato per la geometria, un fatto, come già vagamente supposto, di cui non se ne parla nella sua biografia? Per saperlo, forse, occorre chiamare in causa le sue frequentazioni con il marchese Guidubaldo Del Monte esperto matematico, fisico e astronomo, amico di Galileo Galilei e autore di un trattato intitolato “Perspectivae Libri Sex”. Questo avveniva nelle serate passate nella casa del fratello, il cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte, presso cui fu ospite a Roma nel periodo che va dal 1597 al 1600. E qui, naturalmente, sapendo quanto era incline alla cultura il padrone di casa, il cardinale Del Monte, si parlava di tutto, forse Illustr. 1: La cattura di Cristo di Caravaggio. Partic. Le mani con le dita intrecciate del Cristo. Simbolo di alchimia della necessità. 2 persino della filosofia di Giordano Bruno, e chissà di che altro. E qui ora, sulla supposta matematica germogliata nella mente di Merisi, può risultare naturale che in essa si siano intrecciate le cognizioni filosofiche in merito a Giordano Bruno, che peraltro non sembra un fatto isolato privo di fondamento. C’è chi infatti oggi sembra sostenerlo a spada tratta, e se ne parla in un blog di paladini della filosofia bruniana.1 Ma non importa entrare nel dettaglio in merito, perché non è poi tanto importante accertare la fondatezza della suddetta ipotesi se Caravaggio si sia erudito in matematica o no, grazie particolarmente all’amicizia con il marchese Guidubaldo Del Monte esperto matematico, fisico e astronomo, come già argomentato. Infatti avrò modo di dimostrare che la disposizione di Caravaggio per la geometria si rivelano con molta evidenza attraverso una sua opere eseguita in seguito alla relazione con i Del Monte suddetti. Si tratta di: “La cattura di Cristo” (1602), ma anche altre come “Amor vincit omnia” (1603 – 1605); e “La Madonna dei Pellegrini” (1604- 1606).
Ma cosa ha di straordinario l’opera “La cattura di Cristo” che andrò ad esaminare? È l’abilità di geometra di questo grande artista che si dimostra davvero straordinaria nel ricorrere, nientemeno che al famoso teorema geometrico di Pitagora per far delineare il corrispondente “teorema della necessità” della passione e morte del Redentore che si attua col rituale “bacio di Giuda”.
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