…per aiutare i vecchi partigiani a superare i loro problemi psicologici!
Non è assolutamente vero che la presidenta della Camera, Laura Boldrina, abbia ipotizzato di demolire tutti i “monumenti fascisti” sull’onda del dibattito polemico sulla truculenta Legge Fiano che sostituirebbe la lassista Legge Scelba di 65 anni fa. Il suo pensiero era ben altro, come spiega alla stampa reazionaria il suo infaticabile capo ufficio stampa, Roberto Natale, già segretario rosso fuoco dei giornalisti Rai. Piuttosto la terza carica dello Stato alla domanda “se non ci sia in Italia il problema di alcuni monumenti come l’obelisco Mussolini Dux al Foro Italico, si è limitata a ricordare il turbamento che ancora oggi provano i vecchi partigiani e a mostrare rispetto per questo loro sentimento”. Natale è specializzato a giustificare con la sua dialettica le gaffe della presidente, ma qui la toppa è peggio del buco, in quanto la faccenda dell’obelisco dell’ex Foro Mussolini è una ossessione ricorrente. Già la Boldrina ne era stata implicata anni fa quando in un 25 aprile qualche altro “vecchio partigiano” ne aveva proposto sempre alla sua presenza l’abbattimento, e anche allora la sua comprensiva risposta aveva fatto nascere gli identici sospetti di demolizione condivisa. Cosa non avvenuta nel 1945-1948 e che si ripropone oggi nel XXI secolo. Il problema è psicanalitico, una ossessione compulsiva che però è possibile curare, come spiegano gli specialisti, grazie ad un apposito e forte shock.
La nostra modesta proposta è destinata ad aiutare i vecchi partigiani comunisti, cioè quelli veri che hanno realmente “fatto la resistenza” e non i loro figli o nipoti che affollano ormai l’ANPI, e che hanno come minimo 85 anni. Facciamo dunque una colletta in Rete, quella che oggi si chiama crowfounding, e raccogliere così la somma necessaria per organizzare il viaggio di una rappresentanza significati dell’ANPI ad Asmara facendola colà soggiornare una settimana in modo da ricevere un benefico trauma, una specie di elettroshosk culturale.
Perché? Perché proprio Asmara? Che c’entra? Ma perché è quasi contemporanea la notizia che l’UNESCO ha inserito la capitale dell’Eritrea fra i “patrimoni dell’umanità” a motivo del lascito del bieco colonialismo italico, umbertino e fascista. La città infatti ospita ancora oggi circa 400 monumenti, manufatti e architetture costruiti nell’arco di mezzo secolo, appunto umbertine ma soprattutto… fasciste, quando l’Eritrea era una nostra colonia. Vivere lì per una settimana, camminare per le sue strade, visitare, avere di fronte ad ogni passo questi monumenti, palazzi, cinema, musei, alberghi, fabbriche, bar in tipico stile littorio, nelle sue versioni piacentiniane e razionaliste, potrebbe essere di giovamento ai vecchi partigiani turbati. Essi ad esempio potrebbero capire che ci sono luoghi in cui questa architettura che sconvolge i loro sentimenti antifascisti è una regola e non una eccezione, un fatto di assoluta normalità che non turba gli animi di nessuno, nemmeno degli ex colonizzati, per giungere alla considerazione che dopo 70 anni dalla conclusione della guerra mondiale e civile, forse, dico forse, se ne potrebbero fare una ragione, diciamo storicizzare il problema, non vederlo solo ed esclusivamente come simbolo del Male Assoluto. Il che era comprensibile nei primissimo dopoguerra e non dopo tre generazioni. Come si legge sul Corriere della Sera del 12 luglio, ad Asmara la gente è “tanto tollerante e saggia” da aver preservato questa tipica architettura, mentre a quanto pare in Italia la gente, o meglio i politici, sono talmente intolleranti e dementi da voler fare i conti con questo fascismo di mattoni e marmo dopo sette decenni per evitare il “turbamento” dei vecchi partigiani ultraottantenni. Una loro gita ad Asmara potrebbe quindi essere estremamente positiva e giovare alla loro salute e alla politica italiana.
Coraggio dunque, siate generosi, avviamo questa raccolta fondi “Pro vecchi partigiani turbati dell’ANPI”. Siate magnanimi nei confronti di questi anziani ex combattenti con un piede nella tomba. Facciamo sì che vivano più sereni i loro ultimi giorni. Mandiamoli per una cura terapeutica capeggiati dalla presidenta della Camera nella città più fascista del mondo.
Ad Asmara! Ad Asmara!
Gianfranco de Turris