Ci siamo. Entro il 10 settembre, le famiglie liguri verranno subissate da 55mila lettere per adempiere al compito di sottoporre i propri figli alle vaccinazioni obbligatorie, ed io, da ligure, assisto con sdegno e impotenza a questa ennesima violazione del diritto alla libera scelta in ambito biologico sanitario.
Non è abbastanza privarci della nostra sovranità politica, ore le apolidi elite finanziarie intendono appropriarsi anche dell’unica cosa che forse ci rimane, l’unico aspetto della vita che dovrebbe, in virtù della sua sacralità intrinseca, rimanere inviolato all’interno della sfera privata dell’individuo e del suo nucleo familiare: il corpo.
Il potere, oggi più che mai, sembra pretendere il diritto di accedere alla vita biologica degli individui, la quale viene inesorabilmente ridotta a questione politica ed economica. E’ il trionfo della biopolitica foucaultiana, conditio sine qua non perché si instauri quell’ideologia totalitaria finalizzata a manipolare, se non a disinnescare completamente, qualsiasi potenziale germe di resistenza fin nel fulcro più intimo delle persone.
In una prospettiva più ampia, infatti, la questione relativa all’obbligatorietà dei vaccini si inserisce in quel quadro ideologico che mira alla dissoluzione della famiglia, della patria potestà che, per natura e non per convenzione sociale, è l’unica vera autorità politica che non necessita di alcun consenso per perpetuarsi. Nel momento in cui lo Stato si fa tiranno e si prende la libertà di inserirsi subdolamente nel corpo umano, e le vaccinazioni non costituiscono più un’opzione ma una coercizione, ecco che automaticamente la famiglia cessa di essere la struttura portante della società. Nell’attuale società tecnocratica e ipermedicalizzata, il nucleo familiare perde totalmente la sua originaria importanza; da fonte essenziale del dissenso politico, da radice profonda dell’istituzione di valori “altri” rispetto al pensiero unico dominante, esso si vede costretto a cedere il passo dinanzi al “bene della scienza”, quasi questa scienza fosse un’entità astratta semidivina inconfutabile e avversa al confronto dialogico con la ragione dei comuni mortali nella ricerca della verità .
In una recente intervista comparsa su un quotidiano online locale, il dottor Roberto Carloni, responsabile della struttura di Prevenzione di Alisa, l’azienda sanitaria regionale, si esprime così in merito all’aumento dei genitori contrari alla vaccinazione dei propri figli:
“Credo che i social network abbiano portato allo scoperto qualcosa che era sotterraneo. Questo mi preoccupa. C’è un tentativo di sconfessare la figura istituzionale dei medici in nome di battaglie contro Big Pharma e altri discorsi di questo tipo. Ci sono sedicenti esperti che affermano che la scienza non è democratica. Il punto è che la scienza è scienza, si basa sui fatti: se 2 + 2 fa 4, farà sempre 4, anche se ci mettiamo a fare un referendum e decidiamo che il risultato è 5“.
Al di là del fatto che Orwell avrebbe qualcosa da ridire a proposito, l’errore argomentativo è sempre il medesimo: sostenere che l’efficacia preventiva dei vaccini comporti necessariamente la giustificazione dell’obbligatorietà degli stessi. Il fatto che un farmaco funzioni dovrebbe far sì che venga promossa un’adeguata informazione in merito, ma non potrebbe mai legittimare o rendere moralmente accettabile l’imposizione e la coercizione in ambito bio-medico.
Come già accennato in un precedente articolo, motivare questa cessione di libertà evocando la sicurezza pubblica appare poco credibile, per due ragioni: la mancata dichiarazione dello stato di emergenza, e la totale assenza del dibattito bioetico in una materia così spinosa e delicata come quella che fa riferimento al rapporto tra corpi e potere. Vorrei aggiungere adesso una terza motivazione, questa volta di ordine meramente pratico: la percorribilità della via della libertà di scelta, a prescindere dal contesto particolare. Chi crede nell’efficacia dei vaccini può e deve essere libero di vaccinare i propri figli mentre chi, al contrario, ha dei dubbi al riguardo non recherà comunque alcun danno alla cerchia dei vaccinati, se opterà per un’alternativa terapeutica. Gli interessi di entrambe le parti, pro-vax e no-vax, verrebbero tutelati e le famiglie vedrebbero rispettato il loro sacrosanto diritto e dovere di educare i propri figli, senza temere di venire inghiottite dalle estreme conseguenze della logica capitalistica.
E’ proprio la famiglia, infatti, il luogo della formazione morale della persona, ove prende forma l’intimo ordine simbolico che porterà l’individuo a compiere le proprie scelte in piena autonomia nel corso della propria vita. Fra queste scelte, non fa eccezione il percorso terapeutico, e negare tout court questo diritto fondamentale significa minare alla base il concetto stesso di etica familiare, vera e propria cellula della società civile.
Flavia Corso
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