Gli ultimi anni hanno visto una vera e propria librogame-reinassance: complice il fascino del vintage e l’eterna fanciullezza dei trentenni/quarantenni d’oggi, almeno in Italia tale fenomeno ha dato vita a piccoli casi editoriali. Le ristampe da parte di più di una casa editrice dei librigioco si fanno più frequenti e le vecchie copie edite da EL negli anni 80′ e 90′ hanno raggiunto per alcuni dei pezzi più rari prezzi a 3 cifre. Ma andiamo con ordine: cosa sono i librigame? Un librogame (neologismo tutto italiano che mischia il nostro idioma con l’inglese) è un’opera narrativa non lineare che tramite l’uso di paragrafi numerati permette al lettore di effettuare scelte diverse. Due lettori con lo stesso librogame potranno quindi leggere due storie differenti (ma non obbligatoriamente). Il genere nasce nel Regno Unito negli anni 80′ (gli anni della genesi dei giochi di ruolo dai quali i librogame in qualche modo discendono) e si diffonde in Europa ed in Nord America, avendo in quegli anni un discreto successo nel nostro Paese (la già citata EL arrivò a pubblicare 186 volumi ripartiti per 36 serie). Tra le molteplici serie proposte una stacca le altre per fortuna, ampiezza del mondo narrato e longevità (tanto che è tuttora in corso e che nel 2018 ne uscirà postumo il 30° volume!); stiamo parlando di Lupo Solitario di Joe Dever (Lone Wolf nell’edizione originale).
Sconosciuta al di fuori degli amanti di questo genere a metà tra letteratura e intrattenimento ludico l’opera di Dever (morto nel 2016 a 60 anni) può per complessità, arco narrativo e tematiche ‘tenere botta’ con universi fantastici ben più mainstream come quello del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Il protagonista, impersonato dal lettore, è Lupo Solitario, ultimo appartenente all’ordine dei Ramas (Kai nell’originale), guerrieri spirituali devoti appunto al dio Ramas (che nella lingua antica vuol dire Sole), dopo che tutti i suoi confratelli sono stati sterminati da un attacco a sorpresa ordinato dall’Arcisignore delle Tenebre, Zagarna. Lupo Solitario, unico depositario superstite dell’infinita sapienza dei Ramas inizia così una serie di missioni e di avventure nel Magnamund che lo porteranno a vendicare i suoi compagni massacrati, ricostituire un Secondo Ordine Ramas e a divenire il primo Maestro Supremo della storia, narrate dal primo al ventesimo libro della serie visto che da quello successivo impersoneremo invece uno dei 5 nuovi Maestri Ramas appena ordinati; per il resto, come detto in precedenza, l’opera è ancora in corso postuma.
Ma perchè tali libri dovrebbero esser interessanti per chi ha una sensibilità identitaria? Innanzitutto Dever immagina Aon, come un universo nettamente manicheo, dove si confrontano le forze del Male e quelle del Bene, assolutizzate da una parte da Naar, agente da polo negativo, e dall’altra da Ramas e Ishir, rappresentanti del polo positivo. Queste entità combattono incessantemente per interposta persona dalla notte dei tempi per estendere la loro egemonia su tutto l’esistente. Si scoprirà poi che l’eterna lotta sarà decisa dal possesso dell’ultimo mondo libero rimasto, il Magnamund appunto, lo scenario dove siamo chiamati a muoverci. L’allegorie presenti sono molteplici e chiare: il popolo al quale appartiene Lupo Solitario è quello dei Sommerliani, guerrieri alti e biondi arrivati su navi di legno di quercia e insediatisi nel Nord arrestando così l’espansione dei Signori delle Tenebre, campioni di Naar inviati dal dio del Male per la conquista definitiva del Magnamund, e liberando la prima porzione del continente settentrionale. Nasceva così Sommerlund, la ‘terra del Sole’, i cui abitanti manterranno sempre la virtù inestinguibile della libertà e che anche se governati dai re residenti a Holmguard conserveranno gelosamente l’autonomia e le forme di autogoverno nelle loro baronie, secondo uno schema che ricorda quello in uso nell’Europa centrale durante l’evo di mezzo. I riferimenti poi si fanno espliciti per quanto riguarda l’Ordine dei Ramas, sodalizio di ‘monaci-guerrieri’ devoti all’adorazione del dio del Sole, votati alle arti spirituali Ramas e all’esercizio delle armi, in un perfetto connubio di abilità mentali e fisiche. Il Sole (emblema per eccellenza delle forze olimpiche e celesti), la sua luce e suoi raggi sono onnipresenti in tutta la simbologia Ramas: dal nome stesso, alla bandiera di guerra, ai gradi e ai titoli ottenibili come quello di Cavaliere del Sole, Signore del Sole o Principe del Sole, fino all’arma forgiata dal dio Ramas in persona ovvero la Spada del Sole (Sommerswerd nell’originale), simbolo ieratico della regalità, strumento in grado di porre fine all’esistenza terrena di un Signore delle Tenebre con la sola estrazione.
Anche i nemici e le entità malvagie non sfuggono a determinate categorizzazioni. Il Regno delle Tenebre si situa ad ovest, dove letteralmente muore il Sole, e la sua massa si estende dall’oceano sino a una catena montuosa che lo separa dalla piccola e libera Sommerlund, similmente a quanto accadeva fino al 1991 tra un’unione di ‘repubbliche’ euroasiatiche governate da un’ideologia materialista e quello che rimaneva della piccola Europa, non totalmente assoggetata. Lo scenario di tale regno vede poche città-fortezze isolate une dalle altre fortemente inquinate e industrializzate, con fucine che lavorano notte e giorno dedite alla produzione di armi per l’invasione sempre prossima delle Terre Libere. Il paesaggio rupestre al di fuori di tali concentramenti urbani è brullo ed inospitale così come il clima, perenemente freddo e ostile. Persino i toponimi, come ad esempio Aarnak, Dajdokritzaga, Naogizaga, Nadgazad, Argazad o Kaag, richiamano ad un orecchio esperto località caucasiche e centroasiatiche.
Si potrebbe continuare con l’elenco del bestiario delle creature presenti, quasi tutte desunte dal folklore europeo, o citare le sette Pietre della Sapienza, artefatti creati dal dragone ancestrale Nyxator per preservare lo scibile del dio Ramas per le generazioni future, la cui ricerca impegnerà i primi volumi della serie nonchè le imitazioni empie delle stesse forgiate da Agarash il Dannato, il più potente dei campioni di Naar, le Pietre della Dannazione, che ricordano la massima tradizionale che dice che “Satana non è altro che la scimmia di Dio”. Ovvero che la massima negazione è la parodia. Certamente bisogna ricordarsi che si parla di letteratura (se tale definizione è applicabile ai librogame) fantastica, financo ‘per ragazzi’, come si usava dire una volta. Forse nella mente di Joe Dever le considerazioni sulla sua opera non erano le stesse che ha dedotto lo scrivente di questo articolo. In entrambi i casi comunque questo non avrebbe nessuna importanza. Serve davvero ricordare che la caratteristica propria dell’arte è quella di essere soggetta a molteplici interpretazioni e che essa una volta compiuta è indipendente dall’artista che l’ha creata? Per cui se anche uno soltato vi legge un determinato messaggio allora essa è per tanto portatrice anche di quel messaggio, anzi per quell’unico fruitore è portatrice di quello specifico messaggio tout court. Se la saga di Lupo Solitario avesse fatto immaginare anche ad un solo bambino di intraprendere un pericoloso viaggio con la sua fidata Spada del Sole in una remota landa per contedere un arcano manufatto agli agenti del Male in vista della preservazione della libertà e dell’identità dei popoli del Magnamund contro chi li voleva uguali nella schiavitù allora l’opera di Joe Dever si merita di buon diritto il suo posto nel mondo.
Giovanni Pucci