10 Ottobre 2024
Attualità

L’Erasmus, “arma” mediatica di persuasione di massa – Piervittorio Formichetti

In numerosi interventi sui social network e in alcune apparizioni televisive, il giovane filosofo Diego Fusaro ha sovente espresso la sua contrarietà all’Erasmus, il noto programma di studi universitari che consente agli studenti di frequentare un’università estera in uno dei Paesi dell’Unione Europea, anziché una della propria patria (termine desueto o troppo carico ideologicamente soltanto per chi non guarda alla sua etimologia) e laurearsi attraverso questo percorso. Esso, infatti, è additato da Fusaro come una delle concause della mentalità globalizzata, senza radici, «apolide», «nomade», «delocalizzata», che l’élite politico-finanziaria global-europeista vorrebbe si sviluppasse nei giovani degli Stati europei.

Quest’accusa va ridimensionata, perché la “rete” universitaria europea, con lo scambio reciproco di studenti e docenti tra i vari atenei non è un’invenzione postmoderna, architettata in modo machiavellico da qualche presunto lobbista: essa esiste dalla seconda metà del Medioevo, e ne sono espressioni la storia della filosofia medievale, con le sue dispute di teologia e metafisica (caratterizzate anche dall’attenzione al pensiero musulmano, scoperto attraverso la Spagna islamizzata) tra studiosi di ogni parte d’Europa, e, a livello studentesco, dai «clerici vagantes», a parte dei quali la cultura deve i famosi Carmina Burana, riscoperti all’inizio dell’Ottocento e relativamente conosciuti nella versione musicata da Carl Orff (1895-1982). Il suo stesso nome, Erasmus, richiama volutamente quello dell’umanista cristiano Erasmo da Rotterdam (1466?-1536), che “girò” molte università europee, laureandosi in teologia nell’ateneo di Torino, di passaggio verso quello più rinomato di Bologna.

Il j’accuse fusariano è quindi utile a condizione che – citando il famoso proverbio cinese – lo si guardi come il dito e non come la Luna: in questo caso la Luna sono i mass media che parlano dell’Erasmus. Infatti, in occasione del suo trentesimo “compleanno” nel 2017 (ma in realtà già da qualche anno), i telegiornali italiani si sono occupati dell’Erasmus con frequenza sempre maggiore. Non ci sarebbe niente di particolarmente inquietante in questo, se non si tenesse conto del contesto, «il famoso contesto», come aveva detto in un’intervista televisiva l’insegnante-scrittore-opinionista Marco Lodoli, come evocando una presenza sempre circoscrivente, e talvolta permeante e opprimente, nei confronti dell’ambito scuola-istruzione-cultura. In Italia il contesto è rappresentato da due categorie di persone che fanno riferimento all’Erasmus, ciascuna con propri intenti e progetti, non raramente in reciproco contrasto, ma unite, loro malgrado, nel formare appunto tale contesto. Da un lato gli studenti stessi, che oltre a voler fare, del tutto legittimamente, un’esperienza formativa all’estero, in buona parte dei casi, se non nella maggioranza di essi, scelgono l’Erasmus perché svolgere l’università all’estero dà più lustro sociale, può permettere di vantarsene con amici e parenti (magari dimenticando, o rimuovendo nel senso freudiano, che sovente, dell’università, la maggior parte della parentela più anziana conosce soltanto il vocabolo e quindi non ha un termine di paragone per valutare l’esperienza del proprio figlio/nipote/cugino), può rendere più appetibile il curriculum vitaeai datori di lavoro, può elevare l’autostima in una società colpita dalla più grave crisi economica degli ultimi 90 anni e nella quale ognuno, avendo un sottile e malcelato terrore di decadere a un livello sociale inferiore, si impone di accampare infime, piccole e grandi dimostrazioni del proprio valore… di mercato (del lavoro), in modo da scongiurare in tempo utile l’incubo di scoprirsi inferiori a chicchessia. Tutti questi elementi, quindi, inficiano abbastanza la «scelta» di seguire l’Erasmus.

Dall’altro lato – dalla padella alla brace – i rappresentanti del Governo, che, anziché incoraggiare con decisioni e fatti concreti – e non tramite proclami, slide e annunci colorati 2.0 come è loro consuetudine – le università italiane a fruttificare nel proprio campo, dando maggiori opportunità di studio, ricerca, assunzione, aggiornamento formativo ai propri studenti, dottorandi e ricercatori, viceversa incoraggiano tutti costoro a recarsi allegramente all’estero, attutendo poi tale calcio nel posteriore… a posteriori, con dichiarazioni di orgoglio e di commozione per le «eccellenze del nostro Paese» che dànno eco al prestigio dell’Italia nel mondo; talvolta senza neanche preoccuparsi di attutire quel calcio, come nel caso delle parole dell’attuale ministro del Lavoro e del Welfare(che alla Festa dell’”Unità”, storico evento di sinistra in una storica provincia di sinistra, Modena, che è anche la sua, è stato ascoltato da non più di 18 persone): «Certo, ci sono i cervelloni, ma se alcuni degli altri se ne andassero fuori dai piedi non sarebbe una gran perdita».

Rebus sic stantibus, il fatto che proprio dai mesi d’inizio crisi economica in poi i mass media sembrano avere aumentato i servizi giornalistici e i reportage sugli studenti che aderiscono all’Erasmus – con l’immancabile elenco di numeri, percentuali, infinite quantificazioni che dovrebbero dimostrare, a seconda dei casi, l’indiscutibile esattezza nel riferirsi alla fonte statistica (sempre a sua volta indiscutibile?) o la grandezza di risultati raggiunti, per i quali dovremmo (nell’aspettativa di chi evidentemente controlla tutta l’enorme macchina mediatico-politica) ringraziare commossi il Governo illuminato, e che invece un’altra cultura come quella tradizionale indo-buddhista definirebbe avidyā, «ignoranza», cioè ossessione di quantificare numericamente tutto l’esistente, «uno stato di turbamento mentale che va superato» (1) – appare tutto, fuorché semplice e disinteressata volontà di approfondire le conoscenze del pubblico o del popolo (le due categorie sociali sono sovente sovrapponibili, nell’epoca della politica-spettacolo) riguardo l’àmbito della vita universitaria. Il tutto, in un macrocontesto condizionante quale l’Unione Europea, alle prese con le realtà del passato (tempo) tra incuria e rivalutazione, e con le realtà del mondo extraeuropeo (spazio) tra aperture e chiusure a esso, nella confusione iniziale tipica delle realtà appena nate (2) .

In un’epoca in cui, in parte per “automatica” diffidenza verso il nuovo che sorge, in parte a causa delle politiche ideologico-economiche attuate proprio da questo “nuovo”, nei singoli Stati europei riappaiono movimenti e partiti che hanno un peso determinante sulla politica internazionale nel rivendicare (con più o meno ragioni) l’esigenza di riconsiderare l’identità nazional-popolare, il ruolo dell’entità-nazione con i suoi confini, il diritto a misure che regolino l’accoglienza dei migranti e dei profughi (i quali, se soltanto potessero, resterebbero di propria volontà «a casa loro»), non è affatto paranoide arguire che l’“informazione”, obtorto collo o consenziente, si serva dell’immagine degli studenti che aderiscono all’Erasmus come di un’arma con cui contrastare gli impulsi antieuropeisti e sovranisti, additando questi ultimi come velleità populistiche e nazionalistiche (cose da cui invece il sovranismo si può distinguere benissimo, altrimenti la stessa Costituzione della Repubblica non parlerebbe di «sovranità»), e quindi presentare come inevitabili, necessarie e illuminate tuttele attuali politiche della UE, affinché la libertà degli studenti di spostarsi da una Università d’Europa all’altra sia garantita e anzi incentivata. Omettendo bene, naturalmente, di ricordare al pubblico-popolo che molti ricercatori sono costretti a candidarsi e a lavorare presso Università estere perché in Italia nessuna Università offre loro uncontratto di assunzione o un’opportunità di ricerca degni di questi nomi, fino a quando non venga il momento opportuno per parlare, in modo altrettanto stereotipato, della «fuga dei cervelli».

Da questo punto di vista, si potrebbe dire che il potere mediatico-politico filo-europeista agisca paradossalmente come il Daesh, meglio conosciuto come Isis o, molto impropriamente, Califfato: cioè facendo leva sul fatto che singoli individui, con motivazioni personali in realtà le più diverse, ma presentati come un’intera classe sociale unanime, e delocalizzati come pedine umane in modo relativamente facile, si muovono su tutto il territorio europeo; nel caso dell’Isis per indurre la popolazione europea al terrore, all’insicurezza cronica e all’accettazione dello stato di guerra permanente, nel caso dell’Erasmus per indurre la popolazione italiana a considerare come un grave attentato alla «libertà di movimento» e alle «opportunità dei giovani», qualsiasi istanza che dia anche soltanto la vaga impressione di poter ridimensionare il grande progetto dell’Europa senza confini: non tanto confini geografici quanto soprattutto quelli, più importanti, culturali ed etici. Questi ultimi, infatti, a differenza di quelli territoriali, esistono trasversalmente alle singole nazioni, così comela disapprovazione verso coloro che con disinvoltura vorrebbero alterarli.

Note:

1 – Fritjof Capra, Il Tao della fisica, Milano, Adelphi, 1982, p. 25.

2 – Si confronti la situazione con l’esagramman. 3 – La Difficoltà iniziale – dell’I Ching, libro antico ed extraeuropeo, ma in grado di insegnare moltissimo a molti attuali Europei, che del Taoismo conoscono solo il noto simbolo bicolore ridotto a ciondolo o a tatuaggio (I Ching. Il Libro dei Mutamenti, a cura di R. Wilhelm, trad. it. Milano, Adelphi, 1991).

Piervittorio Formichetti

 

 

10 Comments

  • DAmod1 13 Gennaio 2018

    O Europa o Sovranità, decidiamoci!

    In uno statarello come l’Italia di oggi – e non che gli altri confratelli europei stiano meglio -, erasmigrare è l’unica opportunità che rimane ai giovani laureati se non vogliono parcheggiarsi ad aspettare la dea europa che di fare l’Europa pare non ne abbia alcuna voglia!

    Ma che almeno la mitologia rimanga come consolamentum, visto che di “Impero” nemmeno a parlarne!

    Ed ora andiamo a votare …. e a rischio la ns sovranità!

  • DAmod1 13 Gennaio 2018

    O Europa o Sovranità, decidiamoci!

    In uno statarello come l’Italia di oggi – e non che gli altri confratelli europei stiano meglio -, erasmigrare è l’unica opportunità che rimane ai giovani laureati se non vogliono parcheggiarsi ad aspettare la dea europa che di fare l’Europa pare non ne abbia alcuna voglia!

    Ma che almeno la mitologia rimanga come consolamentum, visto che di “Impero” nemmeno a parlarne!

    Ed ora andiamo a votare …. e a rischio la ns sovranità!

  • DAmod1 13 Gennaio 2018

    errata ==> corrige

    e a rischio ==> è a rischio

  • DAmod1 13 Gennaio 2018

    errata ==> corrige

    e a rischio ==> è a rischio

  • Bruno Fanton 13 Gennaio 2018

    Azzardo: altro sistema di parcheggio per disoccupati over 20 y. o. e relativa impossibilità di crearsi legami di coppia-famiglia-figli e di possedere un lavoro ed un domicilio ragionevolmente fissi. Futuro da apolidi della sottoccupazione, nomadi del trolley e dei voli low-cost e nuove generazione (bianca) azzerata, per ovvii motivi. Altre culture invece, che si sovrasteranno proprio per questa loro way-of-life, non hanno un modo di figliare simile al nostro. Loro mettono al mondo a raffica, e se i figli schiattano, che importa? E’ il volere del loro Dio… (o presunto tale).
    In ogni caso ne sopravviveranno sempre abbastanza per sopprimerci. Il Principe di questa Terra ci tiene ad avere a disposizione una folta schiera di adepti affinchè non si arresti il ciclo (che dura da 2 milioni di anni) delle nascite-morti-e-rinascite che gli consente di mantenere in vita questo lercio Piano della Materia, calderone di sofferenze e tribolazioni, autentico girone infernale. Chi non crede che lo sia, si vada a fare un giro per i reparti critici di un qualsiasi Ospedale.

    Cordialità

    Bruno

  • Bruno Fanton 13 Gennaio 2018

    Azzardo: altro sistema di parcheggio per disoccupati over 20 y. o. e relativa impossibilità di crearsi legami di coppia-famiglia-figli e di possedere un lavoro ed un domicilio ragionevolmente fissi. Futuro da apolidi della sottoccupazione, nomadi del trolley e dei voli low-cost e nuove generazione (bianca) azzerata, per ovvii motivi. Altre culture invece, che si sovrasteranno proprio per questa loro way-of-life, non hanno un modo di figliare simile al nostro. Loro mettono al mondo a raffica, e se i figli schiattano, che importa? E’ il volere del loro Dio… (o presunto tale).
    In ogni caso ne sopravviveranno sempre abbastanza per sopprimerci. Il Principe di questa Terra ci tiene ad avere a disposizione una folta schiera di adepti affinchè non si arresti il ciclo (che dura da 2 milioni di anni) delle nascite-morti-e-rinascite che gli consente di mantenere in vita questo lercio Piano della Materia, calderone di sofferenze e tribolazioni, autentico girone infernale. Chi non crede che lo sia, si vada a fare un giro per i reparti critici di un qualsiasi Ospedale.

    Cordialità

    Bruno

  • Giorgio Andretta 14 Gennaio 2018

    In questione non è la nascita di “Erasmus” ma se ciò che sostiene Fusaro abbia fondamenta o no, io sono per Diego, tutto il resto lo considero schiuma e credo che la nostra “ministra” non capisca nemmeno ciò che scrivo.
    Uno dei nostri concittadini che ha studiato in Spagna grazie ad Erasmus non ha saputo dirmi quali dei due paesi, cioè Italia o Spagna, siano più ad est, questo per affermare che le scuole europee non sono migliori delle nostre.

  • Giorgio Andretta 14 Gennaio 2018

    In questione non è la nascita di “Erasmus” ma se ciò che sostiene Fusaro abbia fondamenta o no, io sono per Diego, tutto il resto lo considero schiuma e credo che la nostra “ministra” non capisca nemmeno ciò che scrivo.
    Uno dei nostri concittadini che ha studiato in Spagna grazie ad Erasmus non ha saputo dirmi quali dei due paesi, cioè Italia o Spagna, siano più ad est, questo per affermare che le scuole europee non sono migliori delle nostre.

  • MAry 15 Gennaio 2018

    Le scuole europee fanno pena, sempre di più riforma dopo riforma. In alcune vietano anche i compiti a casa.
    I meccanismi di livellamento verso il basso sono decisi da funzionari europei che si riuniscono in svariati congressi per avviare processi di semplificazione, piattezza, unificazione dei programmi, tagliare un anno di superiori, rimuovere le bocciature per portare tutti a un diploma che non vale più niente.

    Tutto questo senza consultarci, ma con risultati molto evidenti.

  • MAry 15 Gennaio 2018

    Le scuole europee fanno pena, sempre di più riforma dopo riforma. In alcune vietano anche i compiti a casa.
    I meccanismi di livellamento verso il basso sono decisi da funzionari europei che si riuniscono in svariati congressi per avviare processi di semplificazione, piattezza, unificazione dei programmi, tagliare un anno di superiori, rimuovere le bocciature per portare tutti a un diploma che non vale più niente.

    Tutto questo senza consultarci, ma con risultati molto evidenti.

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