17 Luglio 2024
Fumetto d'Autore

“La Tradotta” (prima parte – nn. 1/10)

IL GIORNALE DI TRINCEA DELLA 3a ARMATA. 1918/1919 INQUADRAMENTO STORICO E CRONOLOGIA RAGIONATA

Le nuvole parlanti nelle tempeste d’acciaio

Nel 2014 ricordiamo, cento anni dopo, l’inizio in Europa della Prima Guerra Mondiale. La guerra e il fumetto moderno hanno avuto fin dal principio una storia comune.

Cosa si intende per “fumetto moderno”? In estrema sintesi, si tratta di un linguaggio vero e proprio (non di un “genere”!), con tutti i suoi codici caratteristici di comunicazione, che racconta una storia – da brevissima a lunga – tramite una serie di immagini disegnate (le “vignette”), ordinate in sequenza temporale secondo il senso di lettura (da sinistra verso destra in Occidente, da destra verso sinistra in Giappone, etc.), immagini all’interno delle quali i personaggi “parlano”, “dialogano” o “pensano” mediante un artificio grafico chiamato “fumetto” (da cui il nome stesso italiano del medium, confuso nei decenni passati con il termine “fotoromanzo”) o “nuvoletta” (lemma in verità desueto); il tutto è associato a elementi rigidamente codificati – come l’aspetto del “fumetto” (dal contorno liscio per le parole pronunciate a voce alta, dal contorno a zig-zag per l’urlo, dalla forma “a nuvola” per il pensiero, etc.), le “linee di velocità” per esprimere movimento, le onomatopee per il rumore (per tradizione e convenzione vengono usati spesso verbi onomatopeici inglesi all’infinito senza il to, come bang, splash, boom, etc.), e così via.

Si parla di “fumetto moderno” o “fumetto” tout court, per distinguerlo da forme di comunicazione più antiche apparentate. Simili accorgimenti comunicativi – cioè quelli dove veniva semplicemente associata l’immagine alla “parola parlata”– venivano infatti usati fin dal Medioevo (pensiamo all’uso dei “cartigli” negli affreschi e nei codici miniati, per mezzo dei quali i personaggi raffigurati nel disegno venivano fatti “parlare”; oppure alle “vite dei santi” narrate in virtù di una sequenza cronologica di quadri inanellati su un’unica tavola di legno dipinta…) e nella satira politica/giornalistica fin dal ‘700 (“vignettoni” a tutta pagina nei quali i protagonisti, spesso caricature di teste coronate e generali, “parlavano” grazie ai “fumetti”). Solo alla fine dell’800 questa “tecnica” fu affinata e sviluppata, unendo insieme tutti gli elementi (immagini in sequenza, nuvolette e codici grafici peculiari), per creare un altro modo (rispetto per es. al romanzo) di raccontare storie: il fumetto. Un modo “veloce”, più“immediato” rispetto alla letteratura, ma non per questo meno complesso, e per certi versi assimilabile al cinema, che nasce addirittura negli stessi mesi (una pellicola cinematografica dell’era pre-digitale, se non proiettata, è una sequenza di immagini fotografiche molto ravvicinate, pensate per suscitare “l’illusione della vita”, una volta esibite in rapida sequenza).

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E tale tecnica si accrebbe enormemente proprio grazie al successo goduto durante una guerra, tanto che qualcuno sostiene che contribuì addirittura a farla scoppiare! Stiamo parlando della Guerra Ispano-Americana del 1898, che costituì una sorta di “prova generale” delle guerre globali del XX secolo, in quanto vide fra i belligeranti i soliti USA e fu combattuta da un capo all’altro del Mondo – fra i Caraibi e il Pacifico. Ancora oggi “sentiamo”, a livello internazionale, gli effetti di quello storico scontro fra Stati Uniti e Spagna, non fosse altro per quella fetta di territorio cubano, Guantanamo Bay , che da allora è sempre restata sotto il controllo della bandiera a stelle-e-strisce.

Perché diciamo che il fumetto ebbe un ruolo importante nel conflitto fra Stati Uniti e Spagna per il dominio di Cuba? Perché in quell’epoca il fumetto stava letteralmente esplodendo come nuovo mezzo di comunicazione nel Stati Uniti, principalmente sui quotidiani controllati da Hearst e da Pulitzer. Il termine inglese – comic – deriva proprio dal fatto che i primi fumetti erano comici, umoristici, satirici, grotteschi, pungenti, di parodia. Mutatis mutandis, il fumetto di allora – dal punto di vista commerciale dei proprietari delle testate giornalistiche che lo ospitavano – era considerato un po’ come gli allegati (libri, dispense, DVD, CD, etc.) della stampa di oggi: serviva a vendere di più. E perché faceva vendere più copie? Perché si era acceso un circuito virtuoso: immortali artisti come Winsor McCay (l’ideatore di Little Nemo) e Richard Felton Outcault (il creatore di Yellow Kid) – veri e propri padri fondatori di questo nuovo linguaggio – negli inserti domenicali a colori (con una tecnica di stampa in quadricromia di elevatissima qualità) e nelle vignette quotidiane in bianco-e-nero pubblicate dai giornali da New York fino in California (grazie al sistema della distribuzione tramite apposite agenzie), sfornavano dei veri e propri capolavori della matita e della china, che facevano letteralmente strabiliare i lettori. Tali lettori spedivano lettere entusiaste in redazione per chiedere di dare sempre più spazio a quei maestri e spesso compravano i quotidiani esclusivamente per queste stelle del disegno! I giornali si davano così battaglia per accaparrarsi il “fumettista” migliore e i “fumettisti” si impegnavano al massimo nella loro arte, non solo per passione e genio, ma anche per migliorare le proprie condizioni economiche. Uno dei rari casi in cui la circolazione del denaro (anche se è impossibile parlare di “mecenatismo”) ha creato qualcosa di positivo!

Fu soprattutto il chiacchierato magnate della stampa W. R. Hearst (proprio colui che il regista e attore Orson Welles tratteggiò e sbeffeggiò perfidamente nel suo Citizen Kane del 1941) a capire il potenziale di trascinamento popolare del fumetto, e schierò (oltre agli articolisti per i servizi e i resoconti) anche gli straordinari fumettisti delle sue testate, spingendoli (e in certi casi costringendoli) a disegnare gigantesche e coloratissime vignette e storielle di satira politica a favore dell’intervento, pompando e gonfiando e ingigantendo al massimo il caso (tutt’ora dubbio) dell’esplosione e affondamento della USS Maine davanti alle spiagge dell’Avana (quella che fu la scintilla del conflitto).

Da quel momento il fumetto (e il cartone animato, suo parente strettissimo, tanto che i primi fumettisti furono anche pionieri dell’animazione, come McCay con Gertie il Dinosauro) fu spesso “militante” nei periodi bellici, schierandosi ovviamente (almeno fino agli anni della “contestazione”) con tutta la testata di appartenenza dalla parte della propria Patria! Questo accadde soprattutto nei fumetti internazionali durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale (pro e contro gli “Alleati” o pro e contro il nostro “Asse”, a seconda della bandiera) e poi sui fumetti americani della Guerra di Corea e della “guerra fredda” (con i personaggi “usati” in funzione rozzamente anticomunista, sotto l’influenza del maccartismo); già con il Viet-Nam le cose cominciarono a cambiare in America: fumetti “governativi” (soprattutto da parte delle major Marvel e DC) si alternavano a fumetti “pacifisti”, a fumetti “anti-governativi” e persino a fumetti “pro-Hanoi” (nelle pubblicazioni semi-clandestine del movimento underground).

RireRouge130315_1Anche all’epoca della Prima Guerra Mondiale si ebbero però dei begli esempi, in particolar modo sui cosiddetti “giornali di trincea”, i fogli destinati dagli Alti Comandi ai combattenti al fronte e ai soldati delle caserme. Se ne conoscono centinaia di nomi – in tutta Europa e in Italia. Una gioia per gli occhi, con le loro copertine di grandissimo impatto visivo, furono per esempio gli austriaci “Die Muskete” e i francesi “Le Rire Rouge” e “A la Baionnette”. E tra quelli del nostro Paese, fra più importanti ci fu “La Ghirba”, al quale collaborarono Ardengo Soffici e Giorgio De Chirico; oppure “Il Montello”, con Mario Sironi fra le sue firme; e poi “La Trincea”, il “Sempre Avanti”, il “Signor Sì”, e così via.

Ma dal punto di vista “fumettistico” fu uno quello che si mise particolarmente in luce…

D’indole gaia…4944_rubino

Nei primi mesi del 1918, il Colonnello Ercole Smaniotto, Capo dell’Ufficio P. della Terza Armata, diede l’incarico al Sottotenente Renato Simoni di compilare un giornale settimanale illustrato, d’indole gaia, da diffondere largamente tra i soldati. Stabiliti, con l’alta approvazione di S.A.R. il Duca d’Aosta e con la viva, continua, affettuosa adesione del Colonnello Smaniotto, il programma e la veste del giornale, scelto per esso il titolo, il Sottotenente Simoni chiese e ottenne che la redazione de “La Tradotta” fosse composta dai pittori Enrico Sacchetti, Capitano Umberto Brunelleschi, Tenente Giuseppe Mazzoni, già addetto all’Ufficio P. dell’Armata, Sottotenente Antonio Rubino, non solo illustratore ma anche redattore per la parte letteraria, e Tenente Gino Calza Bini. Arnaldo Fraccaroli collaborò largamente al giornale, che si valse anche della spiritosa matita del Capitano Riccardo Gigante. La sede del giornale era a Mogliano Veneto; la tipografia, a Venezia, poi a Verona e Reggio Emilia. “La Tradotta” divenne presto popolarissima, e continuò a uscire durante l’ultimo meraviglioso anno di guerra, fin dopo l’armistizio e la pace. Gli ultimi numeri furono, infatti, pubblicati a Trieste. “La Tradotta” non poté giustificare puntualmente la sua qualifica di settimanale, ché la stampa a colori, lenta, richiese spesso maggior tempo del previsto; ma nei grandi giorni dell’avanzata poté lanciare rapidamente supplementi in nero, che gli aeroplani portavano ai soldati. Il Colonnello Smaniotto non vide le ultime puntate del giornale. Questo magnifico organizzatore di efficaci propagande e di rapidi, arditi e sicuri sistemi di informazione dalle Terre invase, morì di “spagnola” poche settimane prima della Vittoria. Gli succedette nell’alto ufficio e nel patronato de “La Tradotta” il Colonnello Ponza di San Martino. Per spiegare sommariamente la distribuzione del lavoro, per la parte letteraria, ché lo stile delle illustrazioni valse per essa come una firma, basterà dire che i versi della terza pagina, molte delle storielle illustrate e articoli si debbono al Simoni, il fiore dell’ampia collaborazione di Antonio Rubino è costituito dalle Lettere del Caporale C. Piglio, e con il nome di Soldato Baldoria, scriveva Arnaldo Fraccaroli.

rubino_3_Antonio_Rubino_Mostra_Pittori_sanremesi_piazza_bresca023__1_Quella che abbiamo sopra trascritto è l’introduzione alla ristampa anastatica in volume dell’intera collezione del periodico “La Tradotta” uscita per i tipi di Arnoldo Mondadori Editore; fu scritta nel 1938 e riapparve identica nella riedizione cartonata con copertina in pelle del 1965. Il pezzo coglie bene nel segno, sintetizzando in poche righe ciò che fu quell’ebdomadario di straordinaria fattura.

Adesso entreremo più nel particolare, andando prima a vedere chi furono i fondatori e i principali collaboratori e poi esaminando ogni fascicolo del giornale, che deve il suo nome ai lentissimi convogli ferroviari (da qui la chiocciola cavalcata dal fante nell’azzeccatissimo logo di testata) che trasportavano le truppe nelle zone calde dei combattimenti. Ne uscirono in tutto ventotto numeri, dal primo datato 21 marzo 1918 al venticinquesimo uscito il 1° luglio 1919. Ventotto o venticinque? Ventotto! I fascicoli “fantasma” furono infatti i tre supplementi al n. 18.

Cenni biografici introduttivi

L’Ercole Smaniotto di cui si parla nell’introduzione era nato a Livorno l’11 giugno 1875 e morì di influenza spagnola a Mogliano Veneto il 23 ottobre 1918, pochi giorni prima dell’armistizio. Nella sua carriera pubblica e militare rivestì numerose cariche e fu ricoperto di onorificenze: Colonnello del VII Alpini, Capo dell’Ufficio Informazioni della 3a Armata, Cavalier Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere della Corona d’Italia, Croce al Merito di Guerra, Cavalier Ufficiale della Legion d’Onore, Croix de Guerre con Stella d’Oro, Commendatore dell’Ordine di San Silvestro d’Inghilterra. Ai suoi funerali, celebrati in pompa magna il 24, partecipò, pronunciando anche un sentito discorso, Emanuele Filiberto Vittorio Eugenio Alberto Genova Giuseppe Maria di Savoia-Aosta – più brevemente il Duca d’Aosta, comandante della 3a Armata, detta l’Invitta. La famiglia ricevette le condoglianze, oltre che dalla S.A.R. nel trigesimo della dipartita, da tutto il pantheon politico/sociale/culturale/militare di allora.

Renato Simoni nacque a Verona nello stesso anno di Smaniotto e morì a Milano nel 1952. Fu un celebre giornalista e critico teatrale di testate come “L’Adige”, “L’Arena”, “Il Corriere della Sera” e “L’Illustrazione Italiana”. Fu sceneggiatore di commedie e di film di grande successo. Convinto fascista e membro dell’Accademia d’Italia, nel dopoguerra subì vergognosa epurazione.

PAI-LXIII-532Coetaneo dei due sopraccitati fu il toscano Enrico Sacchetti, nato a Roma nel 1877 e morto a Settignano (sulle colline di Firenze) alla fine del 1967. Figlio d’arte di un pittore vicino agli ambienti dei macchiaioli, il Sacchetti collaborò con le sue opere al “Bruscolo” insieme al fiorentino Vamba (autore del celeberrimo Giornalino di Gian Burrasca). Da qui una lunga carriera di caricaturista, di illustratore pubblicitario (si ricordano le campagne per la Campari) e di giornalista. Grande talento grafico lavorò per anni non solo in Italia, ma pure in Argentina e in Francia. Dopo l’8 settembre aderì senza tentennamenti alla Repubblica Sociale.

Umberto Brunelleschi nacque a Montemurlo (un paese nei pressi di Prato) nel 1879 e morì a Parigi nel 1949. La Francia, a partire dal 1901, rimase per quasi tutta la sua vita di adulto la propria residenza. Tornò in Italia nel 1915 per combattere nel Regio Esercito. Fu notissimo pittore – amico del conterraneo Soffici (che era di Poggio a Caiano, a un tiro di schioppo dal suo paese natale), e poi di Modigliani, Picasso, D’Annunzio… Dopo la Grande Guerra curò gli allestimenti scenici per le Folies Bergère e per tanti altri teatri parigini. Si occupò anche di scenografie teatrali – come per il Maggio Fiorentino. Partecipò alle Biennali di Venezia negli anni del Fascismo e ottene in Francia la Legion d’Onore.

L’irredentista Riccardo Gigante, nato a Fiume nel 1881 e condannato a morte in contumacia dall’Impero per essersi arruolato nel Regio Esercito, fu uno dei protagonisti dell’impresa fiumana con D’annunzio, oltre che essere stato valente giornalista, pittore, poeta, illustratore, storico… Fu sindaco di Fiume dal 1919 al 1920, e poi podestà cittadino dal 1930 al 1934. Fu senatore, aderì con convinzione alla RSI e divenne Governatore della Provincia di Fiume. Nel 1945 fu sequestrato e trucidato dalle orde di Tito.

Nel 1881 nacque invece a Modena il Giuseppe Mazzoni: pittore e illustratore soprattutto di soggetti militari per numerose riviste, morì a Genova nel 1957. Note furono soprattutto le sue opere raffiguranti le trincee del Carso, con gli aspri combattimenti e il realismo delle divise e degli armamenti. Fra le altre firme troviamo inoltre Gino Calza Bini e poi lo scrittore, giornalista e attore teatrale Arnaldo Fraccaroli, nato a Villa Bartolomea (in provincia di Verona) nel 1882 e morto a Milano nel 1956: fu amico di Giacomo Puccini, scrisse soggetti per commedie e film e fu inviato di guerra del “Corriere della Sera”.Autoritratto_1908_ok

Dal punto di vista del fumetto e dell’illustrazione la vera anima della “Tradotta” fu però Antonio Rubino. Nato a a Sanremo nel 1880 e morto a Baiardo (in provincia di Imperia) nel 1964, Rubino fu per l’Italia fumettista quello che furono i già citati McCay e Outcault per il comic made in USA. Fu a lui infatti che nel 1908 “Il Corriere della Sera” affidò la realizzazione del “Corriere dei Piccoli”, il supplemento illustrato del quotidiano milanese destinato agli imberbi lettori. Il “Corrierino” (come ben presto fu soprannominato) è stata infatti la prima “rivista” a fumetti italiana! Fu giornalista, poeta, pittore, illustratore, scrittore di favole, sceneggiatore di commedie, scenografo, pioniere dell’animazione italiana, ceramista, compositore di musica e di testi per canzoni: davvero una personalità artistica poliedrica. Fra i suoi numerosi e immortali personaggi a fumetti, realizzati con gusto e ispirazione liberty e art noveau, capolavori dove le metafore prendevano magicamente vita (come in Mussino, e Jacovitti si rifece in parte alla lezione rubiniana e mussiniana), ricordiamo Pierino e Quadratino. Negli anni Venti e Trenta fu direttore – e talvolta fondatore – di prestigiose testate a fumetti e d’illustrazione per ragazzi come “Il Balilla”, “Mondo Bambino”, “Mondo Fanciullo”; e poi dei periodici che per primi avevano proposto in Italia (con grande successo e apprezzamento da parte dello stesso Benito Mussolini e dei suoi figli!) le creazioni della fucina di Walt Disney, come “Topolino”, gli “Albi d’Oro”, “I Tre Porcellini” e “Paperino”.

La Tradotta giornale settimanale della 3a armata: cronologia ragionata (1a parte. nn. 1/10)

Quello che segue è una cronologia ragionata e critica dell’intera collezione del giornale. Indicheremo numero, data di pubblicazione e foliazione; attribuiremo ogni disegno e testo al suo autore, illustrandone i contenuti; collegheremo, ove possibile, tali contenuti e la data di uscita del periodico a quanto stava accadendo là fuori, nella realtà storica.

Vista la completezza che intendiamo dare alle spiegazioni abbiamo diviso la cronologia in due parti; qui leggerete la descrizione dei primi dieci fascicoli (pubblicati dal 21 marzo al 6 giugno 1918), riservando a un prossimo intervento la disamina dei numeri da 11 a 25 (e dei tre supplementi al n. 18), usciti dal 22 giugno 1918 al 1° luglio 1919.

Come noterete, nonostante l’enorme successo del giornale anche fuori dagli ambienti militari (la tiratura sfiorò in certi momenti le 50.000 copie), la puntualità delle uscite non fu sempre rispettata (spesso, più che un ebdomadario, si trattò di un quindicinale). Rimase però inalterata – nonostante le difficoltà del tempo di guerra – l’alternanza del colore e della bicromia. In tipografia venivano stampati due fogli, con una facciata a colori (tricromia e quadricromia) e una in bicromia (principalmente ciano/nero, giallo/nero e magenta/nero); nella successiva fase di piegatura e taglio le facciate a colori diventavano la copertina (pag. 1), la doppia pagina centrale (pagg. 4 e 5) e la quarta di copertina (pag. 8); in bicromia erano dunque le pagine 2, 3, 6 e 7. Solo i tre supplementi al n. 18 furono stampati senza l’uso del colore completo, ma solo in bicromia.

Una puntualizzazione. Essendo “La Tradotta”– cosa ovvia – un “foglio di parte”, un “giornale di trincea” estremamente e rigidamente schierato con l’esercito italiano e (seppur in parte e più tiepidamente) con i suoi alleati stranieri, non devono oggi stupirci o sorprenderci (o indignarci) le pesanti dosi di retorica vetero-nazionalista, né come al nemico austro-ungarico e tedesco fossero riservati sempre e comunque ritratti beffardi, canzonatori e goliardici, fino ad arrivare a perfide (e spassose!) raffigurazioni dal gusto lombrosiano e agli annosi luoghi comuni anti-germanici (la testa dura, le patate e le salsicce, le donne brutte, la brutalità, l’ottusa bellicosità, etc.). Tutto va contestualizzato e ricondotto al proprio tempo.

Numero 1 – 21 marzo 1918tradotta 01 copertina

Copertina (pag. 1) di Enrico Sacchetti: I Russi hanno fatto la pace coi Tedeschi. Vi è raffigurato un pingue Tedesco, con il classico elmetto con il chiodo sulla sommità (il Pickelhaube, che in combattimento era stato sostituito dal primo modello dello Stahlhelm già dal 1916), che con le mani pesca con arroganza da un piatto di cibo offerto da un’emaciata famiglia contadina russa. Il riferimento è al Trattato di Pace di Brest-Litovsk, firmato fra Russia e Imperi Centrali il 3 marzo 1918: la neonata Russia sovietica uscì così dal conflitto, con ignominia, cedendo territori alla Germania e all’Impero Ottomano e concedendo indipendenze nazionali (anche se poi molte clausole del trattato sarebbero state di fatto cancellate a Versailles). Fine delle ostilità sul “fronte orientale”. Il 21 marzo 1918 inizia l’Offensiva di Primavera, la Kaiserschlacht: l’Intesa viene scossa da una massiccia controffensiva germanica sul “fronte occidentale” che durerà fino all’agosto successivo.

Pag. 2 – Il viso è lo specchio dell’anima, disegno di Enrico Sacchetti, sulla differenza fra le fidanzate alle quali scrivono i soldati dal fronte: quelle austriache sono racchie, gobbette, ordinarie e insipide (dei veri “rospi”!), mentre quelle italiane sono belle e procaci. Nella stessa pagina il testo umoristico La fabbrica dei manifestini di Renato Simoni: come vengono veramente trattati i Russi dopo la Pace (donne violentate, villaggi bruciati, carestie…) e i militi italiani prigionieri (inedia, torture, uccisioni…), nonostante quanto viene asserito nei dispacci ufficiali.

Pag. 3 – Parla il soldato: poesia di Renato Simoni con cornice illustrata di Giuseppe Mazzoni. Si loda con versi accorati il “principe soldato”, Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, esaltandone le doti di semplicità e di vicinanza al fante di trincea.

Pag. 4 – Max Pataten tedescaccio. E’ il primo fumetto ad apparire sul giornale. I testi sono di Renato Simoni e i disegni di Giuseppe Mazzoni. Si tratta di una tavola composta di otto vignette. I personaggi umani non parlano tramite “fumetti” (lo fa un ciuco, il cui raglio viene scambiato dal tedesco per la voce della moglie Dorotea), ma tramite didascalie, come usava allora in Italia, in versi ottonari in rima alternata (nello stile proprio delle filastrocche per bambini e marchio di fabbrica del “Corriere dei Piccoli”). Un tedesco tenta di passare il Piave da solo durante la notte, ma viene respinto a pedate nel sedere da un fante della Terza Armata.

Pag. 5 – Le innamorate, versi di Renato Simoni e disegni di Antonio Rubino. Divertente e struggente ricordo, tra i militi al fronte, delle ragazze amate e lontane. Rubino ritrae quattro di queste idealizzate fanciulle – ispirandosi probabilmente ai volti composti di nature morte del pittore cinquecentesco Arcimboldo.

Pag. 6 – Per catturare Gabriele D’Annunzio, scritta da Renato Simoni per i disegni di Riccardo Gigante è una buffa storiella nella quale vediamo inutilmente affannarsi il comando austro-ungarico, con tanto di reclutamento di un poeta germanico come specchietto per le allodole, nella ricerca e cattura di D’Annunzio che invece “è andato ad affondare un piroscafo nel porto di Buccari”. Il riferimento è alla cosiddetta “beffa di Buccari” del febbraio 1918, quando il Vate, imbarcato a bordo di un motoscafo armato silurante (il MAS 96), penetrò nell’omonima baia a sud-est di Fiume e partecipò (insieme ai MAS 94 e 95) all’affondamento di due piroscafi, lasciando di stucco la KUK Kriegsmarine.

Pag. 7 – Dopo il bombardamento di Venezia è una vignetta satirica illustrata di Enrico Sacchetti che stigmatizza come “porcata” la violenza degli attacchi austriaci sulla capitale lagunare nel febbraio 1918. Il riferimento dovrebbe essere, in particolare, alla notte fra il 26 e il 27 del mese, quando numerose incursioni aeree sganciarono sulla città oltre 300 ordigni.

tradotta 01 pag 8Pag. 8 – Il dottor Bertoldo Ciucca di Renato Simoni (testi) e Giuseppe Mazzoni (disegni), fumetto con didascalie in versi ottonari in rima baciata (sempre sullo stile del “Corrierino”) è la prima parte della “saga dell’imboscato”: un milite, invece di rischiare in trincea e al fronte, ha messo radici in un ufficio cittadino e nessun tentativo riesce a schiodarlo dalla sua sicura poltrona!

Numero 2 – 31 marzo 1918

Copertina (pag. 1): Sono arrivati i viveri dall’Ucraina. L’apertura del giornale, disegnata dal Sacchetti, e così anche la pagina successiva, è dedicata alla speranza austriaca di rifornimenti di cibarie (soprattutto grano, carne bovina e latticini) dall’Ucraina diventata “indipendente” dopo Brest-Litovsk. In realtà, più che pane, si somma fame a fame! Nel periodo in cui usciva il fascicolo a Parigi iniziavano i bombardamenti del “cannone del Kaiser Guglielmo” o Parisgeschütz, un enorme pezzo di artiglieria ferroviario costruito dai Krupp, calibro 210 mm, capace di sparare proiettili di quasi un quintale di peso a oltre 120 km di distanza; il generale francese Foch diventava comandante di tutti gli eserciti alleati sul “fronte occidentale”.

Pag. 2 – I viveri ucraini. Racconto umoristico scritto da Simoni e illustrato da Mazzoni: il Governo austriaco, affamato, tenta di requisire viveri in Ucraina, ridotta ormai alla fame dopo due anni senza raccolti e dopo essersi mangiata tutti gli animali fuorché i gatti. Da notare l’estrema magrezza dei due coniugi-tipo viennesi Sigismund e Kate!

Pag. 3 – La classe del Novantanove, poema di Simoni con immagini di Rubino, è un inno all’ultima leva della Grande Guerra, quella dei ragazzi nati nel 1899, gli eroi dell’impresa di Vittorio Veneto. L’ultimo dei Ragazzi del ’99 ad andarsene, Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto, fu il piacentino Alberto Agazzi che morì nel 2007. L’Ordine è quiescente dal 2008, con la scomparsa dell’ultimo Cavaliere, Delfino Borroni (classe 1898), nel 2008.tradotta 02 pag 4

Pag. 4 – Per rottura dell’esofago, è il primo fumetto di Antonio Rubino come autore completo (testi e disegni) a essere pubblicato sulla “Tradotta”. Ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, fa sbellicare dal ridere e pur essendo ricalcato sulle forme dei fumetti per infanti del “Corrierino” (didascalie in versi ottonari a rima baciata), si rivolge a un pubblico adulto e senza peli sulla lingua come quello militare. In un paese di negri cannibali africani, gli Zulù, muore il Re Antropofago; per occupare la sede vacante si presentano numerosi candidati allo stregone: un cannibale ghiottone, un assassino evaso di galera, una iena, Carlo con due forche (Carlo I, ultimo imperatore d’Austria e successore di Francesco Giuseppe, beato dal 2004); infine vien Guglielmo col suo vario / rinomato campionario / d’arti barbare, armi sozze / gas, siluri e mani mozze. Vince il trono il più feroce di tutti, il Kaiser Guglielmo II di Prussia e Germania! Le “mani mozze” sono un riferimento ai fattacci (o più probabilmente alle dicerie fatte circolare ad arte come propaganda) di mutilazione di bambini di cui si macchiarono in Belgio i cavalieri ulani tedeschi.

Pag. 5 – Il fante si arrangia. Si tratta di una stupefacente vignetta a tutta pagina (che precorre le celebri “panoramiche” jacovittesche) disegnata da Rubino. Il fante in trincea, mentre alcuni commilitoni montano la guardia si rilassa: va dal pedicure, suona improvvisati strumenti, gioca a dama, si lava, fuma, legge, dorme, scrive lettere alle morose, si taglia i capelli, si lava i panni… mentre lo aspetta un fumante rancio di spaghetti!tradotta 02 pag 5

Pag. 6 – I consigli del Caporal C. Piglio debuttano con “La Tradotta” n. 2: si tratta di buffe raccomandazioni di un graduato del 1889 al sottoposto del 1899 appena giunto al fronte, riguardanti la vita di trincea, il gergo militare, gli armamenti, il rancio, la divisa, etc. Testi e disegni di Rubino.

Pag. 7 – La loro pace (testi di Simoni e disegni di Gigante) sono i grotteschi “buoni intenti” degli Imperi Centrali qualora riuscissero a prendersi mezza Italia. Nella stessa pagina anticipa sorprendentemente i tempi la poesia illustrata Quando le donne saranno chiamate alle armi, di Simoni (testi in rima) e di Sacchetti (disegni): si immagina un futuro fatto anche di donne soldato, con battute frizzanti (per l’epoca, intendiamo), tipo Con delle cuciniere così fatte / il caffè può mancar, non manca il latte!

Pag. 8 – Il dottor Bertoldo Ciucca, seconda parte (collegata in continuo alla prima) della serie dedicata all’imboscato di Simoni & Mazzoni: le radici del milite rifugiatosi nei comodi uffici sono talmente profonde che nemmeno la dinamite riesce a scalzarle!

Numero 3 – 7 aprile 1918

Copertina (pag. 1) – Non capisco perché il mondo mi trovi così odioso. Disegno di Sacchetti, raffigurante il Kaiser con le mani lorde di sangue per i suoi crimini di guerra. In quei giorni si costituiva nel Regno Unito la Royal Air Foce (RAF), risultante dalla fusione dei Royal Flying Corps e del Royal Naval Air Service.

Pag. 2 – Grande vignetta di Sacchetti sui prigionieri degli Imperi Centrali, intitolata Quando Torneranno?, e la storiella in parodia Il biglietto del Kaiser scritta da Simoni, in cui il Cancelliere di Guglielmo viene inviato in ambasciata presso Dio, per ordinargli di schierarsi con gli Imperi Centrali in vista di una nuova offensiva in Francia (il 7 aprile è la data dell’inizio della Battaglia del Lys, con largo impiego di gas d’iprite): il messo viene prima ignorato e poi mandato all’inferno!

Pag. 3 – Per i versi di Simoni e i disegni di Gigante ecco La Nina, una poesia dai forti accenti moralistici ed educativi contro i “borghesi” che se ne stavano al sicuro lontani dal fronte e dai combattimenti, in città– con i vecchi, le donne, i bambini e i riformati.tradotta 03 pag 5

Pagg. 4/5 – Superbo capolavoro fumettistico è La fabbrica dei Tedescotti a doppia pagina e in formato molto particolare: sei vignette a tavola (come l’odierno “Tex”, per intenderci, invece delle canoniche otto). Gli autori sono Rubino per i disegni e Simoni per i testi (didascalie in versi ottonari a rima alternata). I tedeschi si devono impegnare a fare più figli per compensare le perdite sui campi di battaglia e ogni cittadino maschio deve impegnarsi con più donne. Un tizio crede di potersela spassare solo con le giovani fantesche… ma a lui vengon le zitelle / le zitelle vengon tutte / e non vengon quelle belle / ma la schiera delle brutte / Ce ne son col naso lungo / con la gobba, coi baffetti / fatte a palo, fatte a fungo / senza chioma e senza petti. Il disperato fugge ma viene arrestato a condannato a giacere con ben dieci di queste megere. Muore per sfinimento alla quinta! Nove mesi dopo nascono bruttissimi fantolini, già espertissimi nell’emettere pestilenziali gas (dall’intestino)!

Pag. 6 – Guglielmo dirige l’offensiva in Francia, doppia vignetta del Mazzoni, dedicata all’inutilità dei cannoneggiamenti tedeschi, si affianca alla favoletta “nera” La famigliuola di Simoni (testi) e Gigante (illustrazioni): il boia di Vienna è in gita ai giardini con moglie e figli, che si lavano le mani grattando il sapone dalla corda usata per le impiccagioni! La forca ritorna spesso nella pagine della “Tradotta”, con riferimento ai martiri italiani che dovettero patire quel supplizio per mano degli austriaci (come Cesare Battisti, Fabio Filzi, Nazario Sauro e gli altri irredentisti condannati a morte per alto tradimento)

Pag. 7 – Un cannone a lunga gittata, sullo stile della Grande Berta, spara bolle di sapone nella vignetta di Mazzoni intitolata I cari tedeschi si divertono; le malefatte degli austriaci vengono lodate in rima dal Kaiser nella poesia Dice il fosco imperatore (testi di Simone e disegno di Mazzoni); Pace e guerra, racconto scritto da Simoni con disegni di Mazzoni, è un beffardo sfottò dei Russi sovietici che hanno firmato una pace fasulla con gli Imperi Centrali.

Pag. 8 – Immaginifico vignettone a tutta pagina di Mazzoni: L’America lavora per conciar per le feste i Tedeschi. E’ un peana al prode Alleato (gli USA erano entrati in guerra nell’aprile del 1917), ma sembra una critica: grazie alla potenza delle banche, del danaro e dell’oro che permettono all’industria, all’agricoltura e agli allevamenti di girare a pieno ritmo gli Americani (con un territorio al riparo da gas e bombe) possono permettersi di “invadere aiutando” la parte amica dell’Europa con uomini, armi, mezzi e vettovaglie.

Numero 4 – 14 aprile 1918

Copertina (pag. 1) – Il Kaiser prende a testate un muro (le forze dell’Intesa) fracassandosi la zucca: L’offensiva di Guglielmo in Francia. (disegno di Sacchetti).

Pag. 2 – Cronistoria satirica di Simoni con illustrazioni di Rubino: Sfondamenti. Si narrano le gesta di Hindenburg (comandante in capo dell’esercito del Reich e futuro presidente della Repubblica di Weimar) tese alla preparazione dello sfondamento del fronte franco-inglese… che non arriva mai, nell’apprensione del popolo tedesco.

Pag. 3 – Singolare il poema in dialetto trevigiano intitolato La Madonnina Blù (versi di Simoni e disegni di Mazzoni): il Papa Sarto scende dal cielo e in una chiesa del Piave prega la Madonna lamentandosi dei misfatti di guerra commessi dal nemico (persino una chiesa di Udine trasformata in caserma per i Turchi alleati degli Imperi Centrali). Si tratta del Pontefice Pio X – al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto – deceduto nell’agosto del 1914.

Pagg. 4/5 – Esilarante fumetto in due pagine con versi di Simoni (didascalie in versi ottonari con rima alternata) e disegni di Rubino: si rimane stupefatti al pensiero che quell’arte fosse davvero “militante”, nel senso che quelle tavole erano destinate a finire nel fango delle trincee! In vista del sogno tedesco di occupare Parigi un’anziana coppia di coniugi – un professore e una professoressa – si fa bella, sperando nella seduzione e nel risveglio dei sensi all’ombra della Torre Eiffel. Gli autori irridono soprattutto la vecchia ciabatta: Se l’occhiolin di pesce / mi fa un francese un giorno / o sposo, mi rincresce / ma debbo farti un corno / E poiché agogna e brama / d’esser, quel dì, magnifica / con affilata lama / le braccia si sbarbifica / poi, perché sembri pieno / il serico corsetto / dov’è defunto il seno / si mette un cuscinetto / con spazzole e sapone / con acqua ragia e cera / con tutta l’attenzione / si lustra la dentiera.

Pag. 6 – Al baraccone della fiera di Rubino è il ritratto in chiave di parodia dell’Austriaco servo della Germania, esposto al circo come un fenomeno di Barnum. Dialogo (scritto in versi da Simoni con illustrazione di Rubino) è il colloquio fra un sottomarino berlinese e un caccia viennese – ovvero fra i due mezzi di combattimento marino e aereo (qui resi con buffi tratti antropomorfici, nel più puro stile del pupazzettismo fumettistico) che proprio durante la 1aGM si svilupparono e si imposero come indispensabili per i combattimenti e le incursioni.

Pag. 7 – La canzone della vedetta (versi e disegno di Rubino) è una celebrazione eroico/malinconica del fante che controlla la “terra di nessuno” aldilà della trincea. Spassosa la composizione in 12 vignette slegate intitolata La mobilitazione alimentare in Austria: i surrogati (versi di Simoni e disegni di Mazzoni)! Il blocco delle merci aveva portato a un drastico precipitare delle calorie assunte giornalmente dai cittadini germanici (intorno alle 1000): rape al posto delle patate, usate invece per ricavare farina con cui fare il pane (il cosiddetto K-Brot); 800 tipi di succedanei delle salsicce con solo il 5% di grassi, etc. I surrogati di Simoni & Mazzoni sono ovviamente inventati (ma forse non più di tanto): salame di topo, pane di segatura, caffè di ghiande, latte di calce, zucchero di polvere di marmo, brodo di sola acqua, sanguinaccio con l’emorragia del naso, lucertole sott’olio al posto delle sardine, insalata d’alghe, morchia al posto del grasso alimentare, formaggio di candela grattugiata e salsiccia di corda da forca!tradotta 04 pag 8

Pag. 8 – Antonio Rubino (autore dei versi e dei disegni) introduce un suo nuovo personaggio nel fumetto Mentre monta Mattia Muscolo: una vedetta di trincea, respingendo l’ennesimo tentativo di sfondamento, crea un “effetto domino” che risale tutta la gerarchia militare austriaca, finché un baldo generale, seduto a tavola, è costretto a “ingoiare il rospo”! La struttura della tavola è formidabile: le vignette sono collegate dagli avvenimenti (botte, scoppi, calci, morsi…) come fossero una sola.

Numero 5 – 21 aprile 1918

tradotta 05 copertinaCopertina (pag. 1) – I prigionieri italiani in Austria. Nel disegno di Sacchetti si mette in evidenza la triste condizione psico-fisica del prigioniero, anche come monito contro la diserzione. Si è calcolato che su 600.000 italiani internati nei campi di concentramento degli Imperi Centrali, oltre 100.000 morirono di fame e di stenti, di freddo e di malattie.

Pag. 2 – La vignetta di Sacchetti Gli Americani combattono in Francia (con il soldato a stelle-e-strisce, un po’ fanfarone e arrogante, che prende a calci il Germanico) si riferisce alla American Expeditionary Force, attiva sul territorio francese fin dal giugno 1917 nonostante si pensasse che gli USA non sarebbero stati pronti a una guerra in Europa prima di un altro paio di anni; nell’ottobre del ’17 la 1a Divisione statunitense sfondò le trincee tedesche presso Nancy. La storiella Le bugie dell’Imperatore di Simoni fa riferimento al fallito tentativo di Carlo d’Austria di negoziare una pace separata con i Francesi e gli Inglesi nel marzo 1917. Nella proposta alla Francia doveva andare l’Alsazia-Lorena, il Belgio doveva essere reintegrato territorialmente, etc.; ma le richieste italiane non venivano nemmeno prese in considerazione. Il Regno d’Italia, informato della situazione dagli Alleati, si oppose a ogni allontanamento dal Patto di Londra del 1915 (accordo che rimase segreto fino al 1917, quando fu pubblicato dalla Russia bolscevica sulle Izvestia come denuncia anti-zarista), che prevedeva ampie concessioni e conferme territoriali a Roma (Trentino, Tirolo meridionale, Venezia Giulia, Istria, parte della Dalmazia, isole adriatiche, possedimenti in Albania e Turchia, mantenimento della Libia e del Dodecanneso).

Pag. 3 – I due cannoni (testi di Simoni e disegni di Salvadori) è un dialogo in versi fra due pezzi d’artiglieria, uno italiano e l’altro austriaco. Quello austriaco di più grosse spara solo le balle!

Pag. 4 – Ritorna il fante di trincea creato da Rubino (versi e disegni) nel fumetto a doppia tavola Mentre Muscolo Mattia, con una nuova, esilarante e scoppiettante catena di eventi disastrosi che coinvolgono tutta la gerarchia militare austriaca. Stavolta gli accenti grandguignoleschi, con abbondante grondar di sangue, sono particolarmente esaltati: teste mozze, mani sfracellate, sederi infilzati, occhi accecati e nasi tagliati!

Pag. 5 – Un nuovo personaggio di Rubino (ancora una volta autore completo con versi e disegni), tragicomica figura d’imboscato, appare con Il signor Apollo Mari. E’ un “borghese” pingue e vigliacco, unico maschio rimasto in città– con vecchie, ragazze e bambine – mentre gli altri uomini sono la fronte. Il suo vestito perde un bottone dietro l’altro, ma nessuna donna può e vuole aiutarlo. Sono tutte impegnate ad aiutare a distanza l’Esercito: pacchi-dono e lettere d’incoraggiamento per i fanti, lotterie del soldato, calze di lana per i combattenti, “scaldaranci” (rotolini di carta imbevuti di paraffina che venivano accesi in trincea per scaldare il rancio), sartorie riconvertite da civili in militari, etc.

Pag. 6 – Con Toelette (versi di Ermenegildo “Omero Redi” Pistelli e disegni di Rubino) si stigmatizza ancora la figura dell’imboscato, paragonato al pidocchio. Anche A Gigia (versi e illustrazione di Rubino) è riservata all’imboscato della Milizia Territoriale (uomini fra i 33 i 39 anni, privi di addestramento), dipinto senza mezzi termini come “impotente” dal punto di vista sessuale! Come il fante diventa cotto e palmipede è la nuova puntata dei Consigli pratici del Caporale C. Piglio (testo e disegni di Rubino), buffa “rubrica” dedicata al gergo militare e alla vita di trincea, spiegati alle nuove leve (che cambiano soprannome con l’accumularsi dei mesi di servizio).

Pag. 7 – Tutti in pentola!, immensa tavola/capolavoro di Simoni (versi) e Rubino (disegni) è un’allegoria sul rancio e sulle pecche della cucina di trincea (formaggio con i vermi, margarina al posto del burro, incertezza sugli ingredienti della zuppa, scarsa igiene dei cuochi…).

Pag. 8 – Chiude il numero 5 la tavola Il dottor Bertoldo Ciucca (versi di Simoni e disegni di Mazzoni), con la terza parte dell’epica dell’imboscato che non si schioda dall’ufficio nemmeno con il Diluvio Universale!

Numero 6 – 2 maggio 1918

Copertina (pag. 1) – La bugia dell’imperatore d’Austria. Nel disegno di Sacchetti Carlo I (nei panni di un infante) viene sculacciato dall’Intesa per le sue menzogne (la presunta volontà di por fine alla guerra con il tentativo di pace separata del 1917). Nei giorni in cui veniva allestita “La Tradotta” n. 6 avveniva in Francia, presso Amiens, la prima battaglia fra carri armati della storia: gli A7V tedeschi (13 unità su un totale di 21 costruiti dalla Germania in tutta la Grande Guerra) affrontarono i Mark IV e gli Whippet britannici.

Pag. 2 – La caricatura dell’imperatore continua con il vignettone di Sacchetti intitolato Carlo I il bugiardo! (l’epiteto non ricorreva solo negli scanzonati e irriverenti “giornali di trincea”, ma pure sulla stampa borghese e paludata del “Giornale d’Italia” e del “Corriere della Sera”). Simoni (testo) e Gigante (disegni) si fanno beffe della Germania con Quello che vogliono, farsesco resoconto delle “vere” ragioni che spingono i Tedeschi alla conquista dell’Europa.

Pag. 3 – Gli Italiani in Francia (versi di Simoni e disegni di Mazzoni) celebra l’arrivo in territorio francese, nel marzo del 1918, del II Corpo d’Armata italiano al comando del generale Alberico Albricci.tradotta 06 pag 5

Pagg. 4/5 – L’Impero delle bugie (versi di Simoni e disegni di Rubino) è un altro dei meravigliosi fumetti a doppia tavola dedicati alle prese di giro nei confronti degli Austriaci, diventati tutti infimi bugiardi sulla scia di Carlo il Bugiardo. E così a scuola agli alunni si insegna che 2+2=6, al ristorante si serve un vinaccio “sincero”, i bambini vengono premiati a ogni menzogna e in tribunale si giura di dire solo bugie. La più bugiarda di tutte è quella sposa novella che sembra avvenente, ma che in camera da letto, la prima notte di nozze, si smonta tutta: parrucca, occhio di vetro, seno finto, dentiera e gamba di legno!

Pag. 6 – Di Fraccaroli (testi) e Mazzoni (disegni) sono Le lettere del soldato Baldoria: un fante scrive alla sua amata Teresina (dalla “solita zona”, in rispetto del segreto militare) scherzando sulle difficoltà della vita di trincea (le penurie alimentari e di vestiario, i bombardamenti, etc.). A Gigia (di Rubino) è l’ennesima presa in giro del bolso imboscato della Milizia Territoriale.

Pag. 7 – Paginette scelte di storia tedesca (versi di Simoni e disegni di Gigante) è la riscrittura in chiave di parodia dell’antichità germanica – dai barbari ad Alboino e Rosmunda, dal Barbarossa a Manfredi – fatta tutta di assassinii, devastazioni e rapporti incestuosi od omosessuali. La requisizione dei metalli in Austria (vignettone di Mazzoni) fa riferimento alla penuria di materiali nobili per l’industria degli armamenti e al ricorso di espedienti d’emergenza (come la rapina nelle nazioni soggiogate).

Pag. 8 – Nuovo appuntamento con l’inamovibile imboscato e con i tentativi di “disboscarlo” che Il dottor Bertoldo Ciucca invano mette in atto (versi di Simoni e disegni di Mazzoni).

Numero 7 – 9 maggio 1918

tradotta 07 copertinaCopertina (pag. 1) – Nel disegno di Sacchetti vediamo un soldato francese, uno inglese e uno italiano abbracciati nell’Intesa. Il titolo – Ciascuno per tutti e tutti per ciascuno – si ispira al celebre motto dei Tre Moschettieri di Dumas. In questo periodo la Romania firma un trattato di pace con gli Imperi Centrali ed entra nell’orbita germanica.

Pag. 2 – Nel vignettone intitolato I legami tra la Germania e l’Austria sono sempre più stretti l’autore Sacchetti raffigura la prima nazione trascinata in catene dalla seconda. Simoni (testo) e Rubino (disegni) ridono sulle ripetute bastonate inflitte ai Tedeschi sul fronte francese illustrando I loro bollettini, dove le sconfitte vengono tramutate in vincite grazie ad arditi artifici linguistici (per es.: Ieri, attaccando le linee avanzate del nemico, abbiamo riportato grandi vittorie su tutte le nostre posizioni posteriori).

Pag. 3 – La buona fortuna è un curioso poema moralistico di Simoni illustrato da Rubino. Una ragazza si chiede quale possa essere l’amuleto più gradito da inviare al suo fidanzato al fronte (alcuni – come il chiodo o il maialetto – vengono scartati perché ricordano il nemico germanico; lo scarabeo rammenta troppo i parassiti nelle trincee; e il gobbetto rimanda troppo direttamente ai riformati), ma l’importante, dice il testo, è da chi l’oggetto arriva.

Pag. 4/5 – Doppia tavola centrale – La lenta tradotta – con versi di Simoni e disegni di Mazzoni. E’ l’allegra storia dei convogli ferroviari militari che arrivano al fronte. Importantissima illustrazione perché rappresenta la prima apparizione del “fumetto” vero e proprio (nel senso di “nuvoletta” con la quale “parlano” i personaggi) sul giornale. Nell’affollamento di soldati spiccano i Bersaglieri con i loro fez rossi e gli Alpini.tradotta 07 pag 6

Pag. 6 – Continuano ad arrivare alla fidanzata Teresina Le lettere del soldato Baldoria (testo di Fraccaroli e disegni di Mazzoni) che commenta i fatti di cronaca militare e la vita di trincea; da notare anche qui l’uso del “fumetto” propriamente detto. Battuta greve quella della vignetta intitolata I manifestini austriaci giungono a destinazione (con il caporale C. Piglio di Rubino): i volantini di propaganda e di invito alla resa lanciati dagli aerei nemici sulle trincee italiane andavano direttamente a rifornire le scorte di… carta igienica!

Pag. 7 – I dieci comandamenti illustrano, tramite gli autori Simoni (versi) e Mazzoni (testi) come gli Austriaci e i Tedeschi abbiano cambiato le Leggi di Mosè a loro uso e consumo (Allah al posto di Dio in virtù dell’alleanza con i Turchi, libertà di uccidere, menzogne come istituzione, etc.). Rubino prosegue la narrazione della vita di trincea (e ci spiega come venissero dati nomi di donna un po’ a tutte le attrezzature) nella storiella C. Piglio e la mitraglia.

Pag. 8 – Allor che il fante prende la cinquina (versi di Simoni e disegni di Rubino) è un originalissimo fumetto dove la vita e la guerra del fante italiano viene tramutata con espedienti grafici davvero sorprendenti in un gioco di carte, ispirandosi con tutta probabilità alle carte da gioco viventi alla corte della Regina di Cuori nel romanzo Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll.

Numero 8 – 16 maggio 1918

Copertina (pag. 1) – L’offensiva in Francia. Sacchetti dedica il disegno di apertura alle sconfitte germaniche in battaglia sul fronte francese (mentre continuavano le vittorie sul fronte est, come in Polonia)

Pag. 2 – Sacchetti continua il “discorso grafico” sulle perdite tedesche nel vignettone in seconda di copertina: Doveva essere un gran pranzo, ma, per ora, in tavola non c’è che un fiasco. Sempre Sacchetti (su testo di Simoni) stigmatizza in Cortesia l’infame trattamento dei cittadini friulani da parte degli Austriaci (soprattutto in seguito a Caporetto).

Pag. 3 – I Czechi (versi di Simoni per i disegni di Mazzoni) è un inno alla popolazione Boema e all’insurrezione contro il giogo austriaco oltre che un fiero ritratto del soldato delle Legioni Cecoslovacche che combatterono al fianco dell’Intesa della Prima Guerra Mondiale; la Cecoslovacchia come entità statuale autonoma sarebbe nata nello stesso 1918. In particolar modo ci si riferisce a quei soldati cechi e slovacchi (“disertori” per l’impero austro-ungarico) che furono inquadrati nel Regio Esercito in divisioni comandate da generali italiani in virtù di una Convenzione fra Italia e Consiglio Cecoslovacco firmata nell’aprile 1918.

Pagg. 4/5 – Con i versi di Simoni e i sublimi disegni di Rubino ecco il paginone centrale La barba del barbaro, ecco la parodia dei tentativi tedeschi di raggiungere Parigi. Un ufficiale prussiano giura che non si raderà più il mento finché non avrà occupato la capitale francese… inutile dire che il pelo crescerà fino a sommergere tutte le trincee germaniche!

Pag. 6 – Continuano i Consigli pratici del caporal C. Piglio (trascritti fedelmente da Rubino) con il racconto di trincea e di combattimento I peggio nemici sono quelli che ci sono, senza sembrare. Sacchetti, con la vignetta Consolazioni, fa riferimento alla resa della Romania (e alla razzia dei suoi ricchissimi giacimenti petroliferi). Continuano le scarse prestazioni del Territoriale nella vignetta A Gigia (versi di Simoni e disegno di Rubino).

Pag. 7 – Concorrenza, bellissima tavola in stile liberty disegnata da Brunelleschi su testi di Simoni, mette in rilievo il fatto della “separazione dei sessi” causata dalla guerra. Mentre gli uomini al fronte devono arrangiarsi con lavori solitamente riservati alle donne (il cucito, il lavaggio della biancheria, etc.), le ragazze rimaste in città si impegnano in mestieri prettamente maschili (la vetturina, la postina, la barbiera, etc.).

Pag. 8 – La saga dell’imboscato impossibile da sradicare sembra giungere a una svolta con Pensa Ciucca (versi di Simoni su disegni di Mazzoni): giganteschi bruchi divorano la foresta dove riposa il bell’addormentato, che finalmente si smuove, ma dice facendo marameo: morto un bosco, ce n’è un altro!

Numero 9 – 24 maggio 1918tradotta 09 copertina

Copertina (pag. 1) – Lo smembramento dell’Austria: uno sguardo sul futuro nel disegno di Sacchetti. Intanto gli alleati ottomani invadono la regione armena della Federazione Transcaucasica. Con il 24 maggio 1918 l’Italia entra esattamente nel suo quarto anno di guerra.

Pag. 2 – Ancora del Sacchetti il vignettone d’incitamento femminile intitolato Le donne italiane ai combattenti: tornate vincitori. Rubino, autore dei testi per i disegni di Brunelleschi, invia Sentiti auguri a Carlo d’Austria per l’entrata italiana nel quarto anno di guerra.

Pag. 3 – Notte friulana, appassionata e commovente favola in versi scritta da Simoni e illustrata da Mazzoni. Per gli abitanti del Friuli sottomessi, il 24 maggio 1918 è come se fosse la notte di Natale, certi che il quarto anno di combattimenti sarà l’anno della svolta e della liberazione.

Pag. 4/5 – Continua la celebrazione del 24 maggio con Il quarto anno (doppia tavola centrale con versi di Simoni e disegni di Brunelleschi), raffigurato come il bambino neonato che nell’iconografia classica simboleggia l’arrivo dell’anno nuovo. La vecchiaccia a due teste dal seno vizzo è la personificazione dell’aquila bicefala dello stemma imperiale. Si fanno pesanti riferimenti alla guerra batteriologica (l’antrace fu impiegato dagli Imperi Centrali nella presa di Bucarest) e soprattutto ai tentativi di diffusione del colera sul fronte italiano.

Pag. 6 – Striscia in quattro vignette in colonna di Sacchetti che illustra lo sgonfiarsi progressivo della potenza di Vienna: è Lo sforzo dell’Austria. Fraccaroli (testi) e Mazzoni (disegni) proseguono a pubblicare Le lettere del soldato Baldoria, con gustosi riferimenti ai pericoli e alle difficoltà della vita di trincea.

Pag. 7 – Il rinsaldarsi dell’alleanza fra gli imperi austro-ungarico e germanico viene illustrato nella storiella Il congresso di Berlino (versi di Simoni per i disegni di Rubino): il voracissimo Kaiser si beve letteralmente tutta l’Austria!

Pag. 8 – Il borghese Apollo Mari, imboscato nella tranquillità di Roma, vede portarsi via tutto (soldi, gioielli, arredi, vestiti e letto) per aiutare i soldati al fronte. Resta nudo ma contento (versi e disegni di Rubino).

Numero 10 – 6 giugno 1918

Copertina (pag. 1) – Illustrazione di mobilitazione All’armi! di Sacchetti. Forti venti di guerra: nei giorni precedenti i Tedeschi avevano guadagnato terreno in Francia attestandosi sulla Marna e le truppe americane avevano iniziato il loro impegno offensivo con la battaglia di Cantigny.

Pag. 2 – Sacchetti, nel suo consueto vignettone, sbeffeggia la sudditanza di Carlo I d’Austria nei confronti del Kaiser: Dopo il convegno di Berlino. Nel racconto Onestà (testo di Simoni e disegni di Brunelleschi) si mette in risalto la differenza di comportamento fra truppe tedesche e truppe francesi in riguardo ai bombardamenti durante la festività del Corpus Domini.

Pag. 3 – Nel poema Il fante affardellato Rubino (versi) e Sacchetti (disegni) cantano la gloria dello zaino del soldato, che, pieno di ogni cosa utile (maschera antigas, stoviglie, accessori di vestirio, vettovaglie, generi di conforto, munizioni…), è un po’ la casa semovente del milite appiedato, come il guscio della chiocciola.

Pag. 4/5 – I vestiti di carta (versi di Simoni e disegni del Brunelleschi) racconta tra il serio e il faceto la penuria di stoffe in Germania per cui gli abitanti sono costretti a farsi gli abiti con la cellulosa: giornali vecchi, cartine delle caramelle, lettere delle innamorate, carta da parati, carta moschicida, banconote (per i più ricchi), carta senapata (che veniva usata per curare i dolori, le asme bronchiali, etc.). Anche il Kaiser Guglielmo si veste di carta, con i disattesi trattati di pace e di non-aggressione (“carta straccia”) che negli anni ha fatto firmare al Belgio, alla Russia, etc.

Pag. 6 – Striscia muta con vignette in colonna (disegni di Sacchetti), L’intervento americano ci fa vedere una Germania, impersonata da una sorta di valchiria seduta, sorpresa dall’arrivo del fante statunitense. Il telegramma di truppaè il nuovo resoconto dei Consigli del caporal C. Piglio, opera di Rubino, sulle ansie e le preoccupazioni della vita di trincea.tradotta 10 pag 8

Pag. 7 – La bizzarria della cosa, poema di Simoni con pregevoli illustrazioni del Rubino, è dedicato interamente al Kronprinz, ovvero il Principe Ereditario Guglielmo di Prussia, figlio del Kaiser Imperatore Guglielmo II di Germania, raffigurato come un bamboccio in mezzo a tutti i suoi guerreschi balocchi. Da notare che sul suo berretto militare compare la Totenkopf, la “testa di morto” con teschio e tibie incrociate dei reggimenti ussari prussiani 1 e 2, emblema che fu ereditato dalle truppe d’assalto germaniche, dai Freikorps tedeschi e infine dalle SS durante il periodo del Terzo Reich.

Pag. 8 – Chiude il numero la spettacolare panoramica muta di Rubino intitolata Gli spettacoli pirotecnici sul Piave, dove al posto dei fuochi d’artificio (protagonisti di numerose feste estive nelle città italiane, come, per es. il 24 giugno per San Giovanni a Firenze), ci sono gli scoppi di bombe e granate sulla linea del fronte!

(fine 1a parte)

Francesco G. Manetti

2 Comments

  • Cinzia 6 Dicembre 2019

    Buongiorno, grazie per questo accurato lavoro sul periodico de La Tradotta che mi ha permesso di ricostruire il contenuto dei fascicoli che mancano alla collezione della Biblioteca dove lavoro.
    Complimenti per il lavoro e ancora grazie, Cinzia.

  • Cinzia 6 Dicembre 2019

    Buongiorno, grazie per questo accurato lavoro sul periodico de La Tradotta che mi ha permesso di ricostruire il contenuto dei fascicoli che mancano alla collezione della Biblioteca dove lavoro.
    Complimenti per il lavoro e ancora grazie, Cinzia.

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