Vi osservo.
Osservo proprio voi, nani nei vostri cubicoli, che guardate con occhio acuto il denaro, il quale, sul vostro conto cresce.
Il vostro potere è quell’oro che colpo dopo colpo sottraete alla Madre Terra. Martellate e martellate fino a quando la roccia si sgretola ed allora la raccogliete nella bolgia di pelle, oppure la stivate nella gerla di vimini e trascinate il tutto alla luce del sole.
Giungete quindi fuori dalla miniera, da taluni chiamata “il campo di battaglia”, ovvero laddove la povera gente si batte e vi muore, paradossalmente, ma umanamente, per “non morir di fame”.
Su quel piazzaletto, ricavato sopra la testa della discarica formata dallo “smarino”, ovvero dalla ganga che scartate, vi buttate con orgoglio il “maltolto”.
Rovesciate a terra il contenuto di pietra e lo battete ripetutamente, per separare detta ganga dal minerale, quello che voi chiamate “nobile”, perché con esso e con esso solo vi potrete comperare titoli nobiliari ai quali non potreste altrimenti accedere.
Perché, ve lo rammento, nobile è chi dimostra d’essere tale e non ha timore, tra le varie cose, nel fare ciò che quella specifica carta da gioco ammonisce: «non ti fidar di me se il cuor ti manca».
Raccoltolo, il minerale “nobile” correrete a fondere, per proseguire nella corsa ad investirlo, a comperare, a organizzare battaglie, a dispensare rovina, a pagare chi farà la guerra al vostro posto.
Uno solo di voi, nani, un tempo lontano si salvò e fu colui al quale la dama elfica del bosco fece un dono.
Un grande dono: l’oro non avrebbe mai avuto potere sulla sua nanesca mente.
Ma questa è solo meno di una leggenda.
La realtà dei fatti vede voi, nani, approfittare della dabbenaggine del volgo.
Ma tutto si paga e questo innanzitutto.
Il potere che voi credete d’avere non è tale, ma inutile è spendere (metaforicamente parlando, s’intende) ulteriori parole.
Qualcheduno ha terminato di desinare e guarda dall’altro capo del tavolo chi lo guarda e gli sorride.
È lei, la dama che lo guarda e l’accompagna prima, durante e dopo il desco.
E gli sorride.
È il potere d’un sorriso che rischiara il Mondo, non l’oro nel crogiuolo che scaldo e fondo.
E questo sorriso come mai si potrà descriverlo, se non facendo parlare il cuore che, a ben vedere, per molti è muto?
Ma quello accarezzato dal sorriso della Donna canta… come per incanto ed ha il potere di una primavera che prorompe tra le grinfie dell’inverno.
Il potere, oh nani, è proprio questo.
Ma voi, che siete nani e volete essere e rimanere tali, mai lo coglierete.
Vi rimane solo di sperare che la dama del bosco, se mai vorrà incontravi, vi consideri poi con cuore.