11 Ottobre 2024
Società

L’omofobia dei diritti omosessuali – Flavia Corso

La nostra società è fortemente omofoba, ripetono i portavoce dei movimenti LGBT. Si può essere più o meno d’accordo, ma la maggioranza delle persone che combattono per i diritti omosessuali, stentano a riconoscere che proprio nella rivendicazione di questi stessi diritti, si nasconde una forma di omofobia ancora più odiosa di quella che viene comunemente e giustamente criticata. L’omofobia non è affatto solamente quella che a più riprese viene evidenziata e condannata aspramente dalla maggior parte degli intellettuali ed attivisti contemporanei.

No, l’omofobia – quella reale – è una forma ben più subdola di odio nei confronti delle persone omosessuali. Questo odio proviene proprio dai cosiddetti “gay-friendly”, coloro che si autoproclamano sostenitori dei diritti omosessuali, senza però rendersi conto (o forse sì?) che quei diritti che la comunità LGBT rivendica ostinatamente, non hanno in realtà nulla di intrinsecamente omosessuale, ma sono in realtà quei “diritti di libertà” che fanno riferimento alle aspettative e alle aspirazioni tipiche della famiglia eterosessuale tradizionale.

L’omosessuale, per non sentirsi da meno in una società in cui ancora domina l’orientamento eterosessuale, si vede costretto ad abbracciare una visione del mondo che non gli è propria – quella, appunto, eterosessuale: reclamare il diritto di sposarsi e, in particolare, il diritto di avere figli (omogenitorialità), è l’estrema manifestazione di un desiderio inconscio di essere di fatto altro da sé, aspirazione che spinge paradossalmente le persone omosessuali a sentire l’esigenza di scimmiottare il classico modello della famiglia naturale eterosessuale.

Considerato il fatto che non solo gli omosessuali finiscono spesso per essere vittime di discriminazione e bullismo, e che lo Stato ha il dovere di tutelare tutti quei soggetti che corrono un maggior rischio di emarginazione sociale, si può realmente parlare di diritti omosessuali?

Come ha giustamente fatto notare l’avvocato Livio Podrecca, i diritti omosessuali diventano sempre più l’espressione del “diritto di imitare” le coppie eterosessuali. E così, i simpatizzanti LGBT che conducono le battaglie per i diritti civili finiscono per dimenticare che la vera emancipazione non deriva mai dall’emulazione di chi è “già emancipato”, ma deve semmai procedere attraverso la piena accettazione della propria natura, della variante naturale omosessuale in questo caso.

L’omosessuale ha il sacrosanto diritto di essere tale; invece di rivendicare il diritto di sposarsi e di avere dei figli, dovrebbe al contrario esigere che gli venga riconosciuto il diritto di non fare né l’una né l’altra cosa, così come gli suggerisce la natura, e senza che per questo si debba sentire in qualche modo un emarginato.

È proprio da qui che può scaturire un sano e autentico “orgoglio” omosessuale: da una reale e non ipocrita approvazione del proprio orientamento sessuale, tanto nelle sue premesse che nelle sue conclusioni, dall’affermazione del riconoscimento del diritto di non sentirsi eterosessuali di serie b.

Le campagne portate avanti dalla comunità LGBT partono, in sostanza, da un presupposto sbagliato: quello per cui la massima aspirazione di un omosessuale dovrebbe essere quella di assomigliare il più possibile ad un eterosessuale.

Ma non è infondo questa l’apoteosi dell’omofobia vera e propria?

Flavia Corso

2 Comments

  • Patrizia 27 Luglio 2018

    Sono perfettamente d’accordo: è giusto che la societá non emargini gli omosessuali e che abbiano eguali opportunitá di lavoro ecc. e di unione fra loro ( non matrimonio si badi bene). Per ciò che riguarda i figli, dato che naturalmente non ne possono avere, non dovrebbero ne adottarne né tantomeno averne con il cosiddetto “utero in affitto”. Il motivo semplice è che un bambino come tutti gli esseri viventi, è cresciuto da una donna ed un uomo. Vogliamo che i diritti civili vogliano sempre avere la meglio sui diritti naturali? Sinceramente mi pare un pò troppo.

  • Arianna 28 Luglio 2018

    Preferiresti un bambino con servizi sociali?

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