18 Luglio 2024
Comunismo

I volti della decadenza, quarta parte – Fabio Calabrese

Un altro testo che mi ero ripromesso varie volte di analizzare quando ne avessi avuto il tempo, e dubito fortemente che ciò possa avvenire prima del pensionamento slittato di un anno, è Ricordare, per non avere più comunismi, di Piero Sella, un volume ponderoso di cui ho la versione PDF, 1342 pagine da leggersi a schermo, un’impresa improba.

Si tratta di una rassegna puntuale e documentatissima delle atrocità di cui la mostruosità comunista ha disseminato il XX secolo anche se, va detto subito, si tratta di cose che in gran parte ci sono già note nonostante la grande pena che “le democrazie” si sono data perché il grosso pubblico non ne sapesse niente, anche quelle che ci toccano più da vicino, come l’orrore delle foibe, la mostruosa “pulizia etnica” attuata dai comunisti jugoslavi contro gli italiani della Venezia Giulia, dell’Istria, della Dalmazia.

Cosa c’entra il comunismo con la decadenza? Ebbene, il comunismo non è stato forse uno dei più potenti elementi di decadenza, di disgregazione della storia europea?

Ma noi possiamo considerare le cose anche da un altro punto di vista: la complicità delle cosiddette democrazie “liberali” od occidentali, soprattutto anglosassoni con le atrocità comuniste prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, non è forse la testimonianza più convincente della decadenza o forse dell’insincerità fin dall’inizio dei vantati principi di libertà, di sovranità popolare, di rispetto dell’autodeterminazione dei popoli e dei diritti umani?

Noi non dobbiamo dimenticare, infatti, che secondo quanto è emerso dagli archivi moscoviti dopo la caduta dell’Unione Sovietica (perché nulla è – ovviamente – emerso da quelli delle cancellerie “occidentali”), in particolare la testimonianza dell’ex funzionario dei servizi segreti sovietici Vladimir Rezun, che ha scritto una serie di libri sotto lo pseudonimo di Victor Suvorov, gli Stati Uniti del presidente Franklin Delano Roosevelt avevano già iniziato nel 1938 a fornire segretamente armi all’Unione Sovietica in previsione di una guerra contro la Germania, guerra del resto facile da scatenare facendone ricadere la colpa sui Tedeschi stessi, perché questi non sarebbero stati capaci di sopportare a lungo le persecuzioni cui erano sottoposti i loro connazionali rimasti nei territori diventati cecoslovacchi e polacchi in seguito agli innaturali confini tracciati a Versailles.

E’ quasi superfluo rilevare, cosa che nei miei scritti ho fatto più volte, che questa alleanza solo apparentemente innaturale, smentisce l’idea (la leggenda, potremmo dire) marxista della storia come lotta di classe, che fosse vera, avrebbe semmai dovuto portare a una coalizione delle potenze “borghesi” (“occidentali” e fasciste) contro la “proletaria” Unione Sovietica. Forse conta di più rilevare che essa smentisce nello stesso tempo la leggenda “democratica occidentale” della guerra come “crociata per la libertà”, dal momento che pur di distruggere i fascismi, questi “democratici occidentali” erano pronti a consegnare gran parte dell’Europa nelle mani di quello che è stato probabilmente il tiranno più feroce e sanguinario che la storia umana abbia mai conosciuto.

Parliamo del fatto che la caduta del muro di Berlino e l’implosione dell’impero comunista (a cui “gli Occidentali” non hanno dato nessun contributo) hanno paradossalmente portato al riformarsi dell’alleanza che mezzo secolo prima stritolò l’Europa:  la conversione dei comunisti alla “democrazia occidentale” fu data buona nel giro di una notte, fu subito loro offerto un manto sotto cui coprire le loro vergogne, mentre verso di noi perdura un ostracismo giunto ormai alla terza generazione postbellica. Veramente, si ha l’impressione che la Guerra Fredda non sia stata altro che una lunga baruffa in famiglia fra realtà sostanzialmente consanguinee.

Il testo non si occupa solo del comunismo, ma dedica un paio di capitoli all’islam. Cosa intendono gli islamici quando presentano il culto del Profeta come “Religione della pace”? Per essi, il mondo è nettamente diviso in due parti: il “Dar Al Islam”, la Casa dell’Islam e il “Dar Al Harb”, la Casa della Guerra”, cioè quelle parti del mondo dove l’islam ancora non domina, a cui va mossa guerra per portare ovunque “la pace” islamica, cioè il dominio universale della religione del Profeta. “La pace”, cioè la sottomissione o lo sterminio degli “infedeli”, “la pace” delle carceri o dei cimiteri.

Qui faccio riferimento a un discorso che ho già fatto altre volte: riconoscere l’islam per quello che è, cioè una religione barbara, rozza, ignorante, intollerante, fanatica, misogina, totalmente non europea e anti-europea, oggi bandiera delle genti allogene che si riversano sull’Europa, non significa minimamente a priori essere occidentalisti, filo-americani, filo-sionisti alla maniera di Oriana Fallaci. Bisogna essere piuttosto consapevoli, come ho spiegato in diversi articoli sulle pagine di “Ereticamente”, che ci troviamo tra due fuochi, che islam e USAsionismo sono entrambi nostri nemici, due realtà di cui è riconoscibile la stessa matrice mediorientale, che come due branche di una tenaglia, muovono insieme a stritolare ciò che rimane dell’Europa.

A questo punto, si inserisce bene un ulteriore approfondimento del voluminoso testo di Onfray. Nonostante un’analisi molto dettagliata dei vari aspetti culturali, artistici, filosofici della civiltà al tramonto che egli considera l’Occidente giudeo-cristiano, una cosa che salta all’occhio, è che egli non deve avere mai letto Spengler, o che quanto meno non ne considera le teorie, il che, dato l’argomento di cui si stava occupando, rappresenta una lacuna di non poca gravità.

Se l’avesse fatto, infatti probabilmente si sarebbe accorto che nonostante la ricchezza di dettaglio della sua elaborazione, il suo schema di base è alquanto semplicistico.

Alla civiltà antica, classica, greco-romana (lasciando stare il discorso su quelle che l’hanno preceduta), a partire dal concilio di Nicea e dalla cristianizzazione dell’impero romano, subentra quella giudeo-cristiana oggi al tramonto, che si appresta a essere rimpiazzata da qualcos’altro, non sappiamo bene che cosa, a parte il fatto che l’islam vi reciterà certamente un ruolo molto forte.

Possiamo ricordare che il testo di Onfray è stato preceduto da un altro libro che ha suscitato interesse e polemiche, Sottomissione di Michel Hoellebecq, che in ultima analisi non fa altro che esplicitare un fatto molto chiaro agli occhi di chiunque non li abbia coperti da fette di prosciutto sinistrorso: l’Europa si sta arrendendo all’islam, e l’illusione che gli immigrati islamici possano abbandonare la loro “cultura” per trasformarsi in “nuovi europei”, non è che l’ultima e più suicida utopia delle sinistre.

In realtà il discorso è più complesso di così, e per capirlo, il riferimento al lavoro di Spengler sarebbe stato estremamente utile. Secondo il pensatore tedesco, tra la civiltà classica e l’Occidente europeo, è esistita-esiste quella che egli ha chiamato civiltà arabo-magica, che sarebbe giunta alla consapevolezza di se stessa solo con la predicazione di Maometto, ma i cui antefatti si avvertono già nella progressiva orientalizzazione dell’ellenismo e poi del mondo romano, ben evidenziati dai culti esotici, orientalizzanti, che man mano conquistano l’ellenismo, poi Roma, e di questi il cristianesimo è stato solo l’ultimo e il più forte.

Qui possiamo rifarci anche all’analisi di Doyto di cui vi ho parlato nella seconda parte: la storia dell’Europa è in ultima analisi un compromesso da un lato, una lotta incessante dall’altro, fra questo elemento estraneo – il cristianesimo – incistatosi nel tessuto antropologico, politico, culturale europeo, e lo spirito europeo rappresentato dai Germani che vengono a rivitalizzare l’eredità di Roma facendo proprio il concetto di imperium: lotta per le investiture, guelfi e ghibellini, lo scioglimento dell’Ordine templare, la crociata contro gli Albigesi, un conflitto ininterrotto per secoli. Oggi la Chiesa cattolica, liberatasi dalle ultime incrostazioni europee e sempre più infarcita nei suoi ranghi di elementi melanodermi, si è posta apertamente al servizio della politica mondialista cancella-popoli, e in questo le Chiese protestanti l’hanno preceduta, ma tutto questo in ultima analisi non riconduce ad altro che alla radice stessa del cristianesimo, che è mediorientale, non europea, la stessa di giudaismo e islam. Coloro che ancora oggi vorrebbero basarsi sulla religione del Discorso della Montagna per difendere l’identità europea, non fanno altro che appoggiarsi a un muro che crolla.

Ora è chiaro che noi non possiamo, come suggerisce Onfray, assistere con distaccata rassegnazione, con nonchalanche al trapasso della nostra civiltà (europea, a mio parere, non “occidentale” né tanto meno giudaico-cristiana) a “qualcos’altro”.

Quando i Germani raccolsero l’eredità dell’impero romano, in ultima analisi, l’Europa non era stata sostanzialmente intaccata nelle sue basi antropologiche. Dopo il caos dei secoli bui (che a mio parere non comprendono di certo tutta l’età medioevale, ma solo il periodo che va dalla caduta di Roma alla rinascita carolingia), quando i Franchi fermarono l’invasione araba a Poitiers, coscienti o no, furono gli eredi dei Greci alle Termopili e di Roma contro Cartagine, perché quello che conta non è la forma che le civiltà possono assumere, ma la sostanza umana che si trasmette attraverso le epoche. Ora è ben chiaro che al di là dell’Europa, dell’homo europeus non c’è nulla se non il prevalere sul nostro continente dei figli del deserto.

Ve l’ho già spiegato, essere ciechi a questa realtà, al fatto che l’essere umano non è soltanto il prodotto dell’ambiente e dell’apprendimento, ma prima di tutto di una natura biologica che non è uguale in ciascun essere umano né in ciascun gruppo umano, è il segno più evidente della mentalità di sinistra.

L’ha spiegato ottimamente in un articolo di qualche anno fa anche il filosofo Diego Fusaro in un bell’articolo di cui riporto uno stralcio:

“Quando dai giornali e dalle televisioni vediamo che le forze di sinistra sono favorevoli all’immigrazione e alla società multirazziale a volte ci si stupisce pensando: “ma non si rendono conto del danno che l’immigrazione produce alle classi popolari più povere e ai lavoratori ? Non notano di come la criminalità, molto maggiore tra gli immigrati, si riversa prima di tutto sui poveri?”.

Bene, ci si dimentica qui dell’origine della sinistra.

[La sinistra] parte dalla concezione egualitaria secondo cui gli umani sono tutti uguali in quanto non c’è corrispondenza tra la genetica di un popolo e il suo carattere e cultura. Tutto dipenderebbe da circostanze storiche e ambientali.

E quindi sarebbe possibile ipotizzare una società perfetta a partire da studi “scientifici”. E realizzarla tramite la distruzione del vecchio e delle identità etniche. I sinistri sono dei razzisti che si sono radicati nell’utopia.

La loro realtà è solo mentale ma che ha escluso il corpo”.

Diego Fusaro: Se il capitalismo diventa di sinistra, “Lo spiffero”,  3.4.2013.

Anche questo è un discorso che abbiamo visto più volte. Da dove derivi questo atteggiamento irrealistico e delirante, non è un mistero. Il pensare in termini di contrapposizione fra natura e cultura, fra innato e appreso, fra natura biologica e acquisizioni culturali, con la correlativa svalutazione della natura, dell’innato, dell’eredità biologica, è semplicemente un calco laicizzato della mentalità cristiana, del dualismo anima-corpo e la parallela svalutazione del corpo.

Il marxismo, la mentalità di sinistra sono filiazioni del cristianesimo, ne costituiscono una versione laicizzata, ma pervasa dallo stesso afflato millenaristico-utopico.

Forse gli Europei si sveglieranno una volta giunti sull’orlo dell’abisso, e cominceranno a lottare per la loro salvezza, ma sicuramente questo non avverrà né sotto le insegne della sinistra, né sotto quelle del cristianesimo. Cristianesimo e sinistra, anzi, sono proprio le zavorre di cui si devono liberare per salvarsi.

NOTA: Nell’illustrazione: A sinistra Libertà che guida il popolo di Eugene Delacroix, particolare. Il rivoluzionario dell’ottocento, figlio del giacobino e padre del bolscevico, è stato un artefice non di secondo piano della decadenza europea. Al centro, un’altra Gioconda islamica, come quella dell’illustrazione della prima parte, è stata usata per illustrare una recensione di Decadenza di Michel Onfray. A destra, la copertina di Sottomissione  di Michel Hoellebecq.

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