Squillano le trombe, rullano i tamburi…si è scatenata la nuova caccia alle streghe all’insegna del più lercio ed ipocrita buonismo. Due procure hanno paventato per, nientepopodimenoche l’attuale Ministro dell’Interno Matteo Salvini, l’accusa di “sequestro di persona”, per quanto riguarda la vicenda della nave Diciotti assieme, a conclusione di una lunga inchiesta riguardante le vicende della “Bossi family” e delle annesse corruttele, alla richiesta di un mega-risarcimento di 40 e passa milioni di euro da pignorare direttamente dalle casse della Lega; la qual cosa lascerebbe il partito a terra, privo delle necessarie risorse economiche per svolgere una normale attività politica.
La concomitanza dei due eventi giudiziari, non è casuale: essa sembra proprio aver come obiettivo l’azione del neoministro Salvini, sempre più scomoda e pericolosa per i desiderata dei Poteri Forti al soldo della Globalizzazione. Ambedue le vicende mostrano di possedere una costitutiva infondatezza: difatti, se la prima con l’accusa di sequestro di persona, è volta a ledere e condizionare pesantemente la legittima azione di un ministro della repubblica che, dai cittadini ha ricevuto un legittimo mandato ad agire in una determinata direzione, la seconda tende ad eliminare, tramite il pignoramento dei suoi beni, dallo scenario una tra quelle forze politiche, tra le attuali in campo, che ha raccolto un ampio consenso popolare.
Subito torna a fare capolino, la mai sopita polemica sulla magistratura e sui limiti della sua azione, con annessa la tentazione di una riforma dell’ordinamento giudiziario…
Vuote ed inutili tentazioni queste, visto che qui il problema non è relegabile ad un ambito meramente tecnico né può esser ricondotto ad una pura e semplice questione di “bon ton” istituzionale, ma rientra, ahimè, nell’ambito di una questione molto più seria e grave. Il nostro sta dimostrando, ora più che mai, di essere un vero e proprio paese a “sovranità limitata”. Ogni qualvolta che qualcuno, da qualunque ambito ideologico provenga, osi mettere in discussione quelli che sono i parametri portanti del Pensiero unico, sia in Italia che in ambito occidentale, finisce inevitabilmente con l’essere criminalizzato.
Da noi, in particolare, una untuosa e viscida dittatura catto-progressista tira le fila e fa da locale factotum del Pensiero Unico Globale. Qualunque istanza, qualunque proposta, qualunque tentativo di cambiare o di imprimere un altro ritmo a quegli equilibri determinatisi dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, dà inevitabilmente luogo ad un’azione giudiziaria, troppo spesso animata da quanto mai deboli e poco consistenti motivazioni giuridiche che, inevitabilmente però, finisce con il condizionare pesantemente l’intero scenario politico nostrano. Ora, con la vicenda Salvini si è, però, raggiunto il culmine.
Non siamo più nella sonnolenta Italietta degli anni ’60, né nella gaudente nazione di inizio anni ’90 e di Tangentopoli, né nell’Italia degli anni pre-crisi del Nuovo Millennio, più presa alle vicende berluschiste che non a cose più serie… siamo in un Paese sull’orlo del declino, sconvolto da una crisi economica, forse senza precedenti, scossa dai fremiti di ribellione di un’opinione pubblica che, di tasse, burocrazia, abusivi stranieri e compagnia bella, non ne può proprio più e l’ha espresso a chiare note, con un risultato elettorale senza precedenti.
Per questo, oggi più che mai, è bene parlare a chiare note. L’Italia non può certo definirsi un paese libero e democratico, così come Lor Signori vorrebbero farci credere. L’Italia è un paese democratico solo con chi la pensa in un certo modo, ovverosia allineato alle parole d’ordine dei Poteri Forti. Privatizzazioni, Buonismo, Accoglienza, Solidarietà, Globalizzazione, Parità di Genere, Diritti (solo per certe categorie… per carità!), Pace (solo per chi la pensa come Loro…), sono le magiche parole d’ordine che non bisogna osare contrastare, altrimenti si viene ostracizzati, senza se e senza ma.
Che, ad oggi, questa legge valga per l’Occidente intero, è un fatto acclarato. Ma che in Italia valga di più, pure. Non dimentichiamoci. L’Italia è il paese dell’omicidio Mattei, delle connivenze del Sistema con il terrorismo stragista e mafioso, degli scandali infiniti, delle decine e decine di Tangentopoli, ma anche di una antica storia di repressione inquisitoriale. L’Italia è il paese del caso Tortora, eretto a vicenda-simbolo, tra le troppe, di un sistema giudiziario lento, ottuso e troppe volte unidirezionale ed ingiusto. Quella di Matteo Salvini non è una vicenda giudiziaria isolata: è il simbolo di uno stato di cose che, al di là di appartenenze ideologiche o simpatie politiche, non può più andar avanti.
Una democrazia non può vivere sotto il continuo ricatto dell’azione giudiziaria. E il ricorso alle aule dei tribunali ed alle carte bollate, non può essere uno strumento per orientare l’azione politica che, nella sua vera essenza, deve essere libertà di proposta ed, in seguito al raggiungimento di un maggioritario consenso popolare, libertà di agire sulla falsariga di quanto precedentemente proposto ed annunciato. Per questo, oggi più che mai, la parole d’ordine deve essere di non far passare sotto silenzio queste vicende. Il Sistema-Italia, ovverosia quella congerie di potentati burocratici, finanziari e politici che, sino ad ora non ne ha proprio voluto sapere di lasciar le redini, deve essere denunciato e condannato per quella che, altro non può definirsi, se non essere una palese violazione dei diritti umani e di libera espressione (ed azione, sic!) politica.
Un’ azione che non potrà che, non esser affiancata da un lavoro di presa di coscienza sulla necessità di una nuova etica nella vita pubblica. Al di là di appartenenze ideologiche o simpatie politiche, quindi, bisogna spingere in questa direzione che, ad oggi, rappresenta l’unica via d’uscita ad uno stato di cose che, ad oggi, né proclami, né annunci, né riforme o riformette varie, potranno mai scalfire.
UMBERTO BIANCHI