Conosciamo bene il livello di manipolazione raggiunto dalla cultura e dalla comunicazione contemporanea, dominata da pochi giganti, proprietà dell’oligarchia economica e finanziaria planetaria. Allo stesso modo, ci siamo convinti della falsificazione ideologica delle cosiddette scienze umane, al servizio di un’antropologia interessata a creare l’uomo nuovo, il consumatore fluido e tendenzialmente transgender. E’ evidente che molte discipline che trattano temi sensibili come genere, sessualità, psicanalisi, identità razziale sono il terreno di autentici malfattori che hanno occupato il livello accademico facendo attivismo politico, ideologia, non certo cultura e tanto meno scienza.
Ciononostante, la realtà supera la fantasia; si resta a bocca aperta nel leggere gli incredibili retroscena di un articolo pubblicato sulla “prestigiosa” rivista americana Gender, Place and Culture. Vi si tratta dei parchi per cani, luoghi apparentemente innocenti dove il migliore amico dell’uomo può correre sicuro e felice, giocare e divertirsi. Secondo uno studio firmato dalla dottoressa Helen Wilson di una fantomatica Portland Ungendering Initiative, la realtà è assai più sinistra. I parchi canini, sostiene, sono luoghi completamente pervasi da una cultura oppressiva ed eteropatriarcale tesa alla violazione della natura, dove animali innocenti sono oppressi come riflesso diretto della violenza maschilista, strutturale nella nostra società.
Non stiamo inventando nulla. L’articolo è apparso su una paludata rivista scientifica, tra le più importanti e citate nel giro degli studi sul genere (gender), dopo essere passata attraverso un processo di revisione “scientifica”. Gli editori l’hanno considerato un lavoro importante, degno di figurare nei numeri speciali dedicati al venticinquesimo anniversario di vita della pubblicazione.
Si tratta, però, di un falso, una specie di finta sceneggiatura, o meglio, un’operazione di smascheramento del miserando livello morale, culturale e scientifico di alcuni sedicenti studiosi. Helen Wilson non esiste, ed è la prima buona notizia. Non esiste neanche, ovviamente, lo studio preliminare realizzato per scrivere l’articolo, vanto della letteratura scientifica postmoderna. Il testo è il lavoro collettivo di tre accademici, un’esperta in letteratura religiosa medievale, un matematico e un filosofo, stufi di constatare che i dipartimenti di scienze umane delle università americane si sono riempiti di gente che scrive assurdità senza capo né coda. Precedentemente, avevano realizzato un altro saggio, regolarmente pubblicato, che consigliava, al fine di ridurre l’omofobia e la transfobia, l’uso di vibratori anali da parte di maschi eterosessuali.
Il progetto dei tre sembra la riedizione dello scandalo Sokal di fine XX secolo. Alan Sokal, professore di fisica, inviò un surreale articolo infarcito di assurdità alla rivista Social Text e riuscì a pubblicarlo. Il titolo era “Trasgressione di frontiera: verso un’ermeneutica trasformativa sulla gravità quantica”. Uno schiaffo beffardo ai mandarini dell’alta cultura che non riuscì però a scalfire l’autorevolezza di chi l’aveva accolto come una seria opera di ingegno. Al proposito, raccomandiamo di liberarsi dei sensi di inadeguatezza o di invincibile ignoranza che colgono alla lettura di talune critiche d’arte o all’ascolto di molti criptici discorsi di intellettuali. Spesso non c’è nulla da capire. Si tratta di presuntuose sciocchezze, non di rado di prestazioni a tariffa nell’interesse di committenti dai fini economici o politici. Basta ricordare l’entusiasmo di certi circoli americani, in chiave antisovietica, per l’espressionismo astratto, contrapposto come altissima forma d’arte al realismo socialista.
Le cosiddette scienze umane non fanno eccezione e i tre professori tenuti in ombra si sono messi al lavoro, producendo ben venti articoli, pura logorrea di radicalismo postmoderno, studi di identità, sessualità, di genere, inviati alle pubblicazioni di maggiore influenza in ciascuna disciplina affrontata. Ogni saggio non comportò che pochi giorni di lavoro scientifico, una superficiale infarinatura della letteratura che cercavano di imitare. Il risultato è stato brillante, l’accettazione e pubblicazione di ben sette articoli, la richiesta di poche revisioni per altri sette. Solo sei rifiutati prima che il trio nascosto dietro lo pseudonimo di Helen Wilson rendesse pubblica la burla (chiamiamola così).
Vale la pena riferire alcune “perle” pubblicate per renderci conto dell’ampiezza del problema culturale e etico sottostante. Oltre a caldeggiare l’uso dei vibratori anali, in un altro intervento hanno affermato che “tutte le critiche agli articoli sulla giustizia sociale sono immorali e basati sul privilegio “. Un pensoso pistolotto sul divorzio è stato scaricato da un sito di poesie per adolescenti. Il capolavoro è il brano seguente: “la nostra lotta è la mia lotta; femminismo solidale come risposta intersezionale al femminismo neoliberale e elettivo”, una polemica pro- gender risultata una perifrasi dal capitolo 12 di Mein Kampf. Hitler politicamente e sessualmente corretto…
Un altro elemento chiarisce il livello della sedicente nuova cultura, ed è la circostanza che i tre buontemponi sono stati in grado di scrivere decine di articoli destinati al giudizio di titolati accademici con pochi giorni di studio preparatorio. E’ fin troppo ovvio che non esiste disciplina scientifica seria in cui si possa passare per esperti agli occhi dei “colleghi” in questo modo. Questa è la cultura degli “intellettuali dei miei stivali “(Bettino Craxi). Non ci sarebbe bisogno di dirlo, tanta è l’arroganza di quel mondo accademico, ma la reazione è stata a dir poco grottesca, oscillante tra l’indignazione irata contro chi li aveva beffati e la ridicola proclamazione del buon funzionamento del sistema che ha rivelato le frodi. Alcuni hanno recuperato una certa onestà intellettuale, e sono passati all’attacco contro il progressismo accademico che si dedica a parlare di torti e discriminazioni spacciandoli per scoperte scientifiche.
Il vero dramma è la decadenza a livelli davvero infimi di parti importanti dell’educazione e della cultura americana ed europea. La richiesta di fare pulizia all’interno degli atenei è rimasta inascoltata per un trentennio, nonostante l’allarme di un intellettuale niente affatto estremista, Allan Bloom, autore de La chiusura della mente americana.
I fatti dimostrano che un settore delle scienze sociali – una volta avremmo detto le scienze dello spirito, se non vi fossero pesanti incursioni nella biologia e nella medicina – si dedica, in tutto l’Occidente, a investigare temi cruciali a base di articoli e convegni il cui unico scopo è confermare la propria agenda ideologica. Se va di moda l’eteropatriarcato, scriverò di quello, e tutti i miei studi verteranno sul fatto che esso sia dappertutto e spieghi ogni cosa, senza riguardo per l’evidenza empirica, la coerenza interna e la stessa realtà. Intere discipline vengono così colonizzate, i centri di insegnamento e di potere occupati da persone impegnate nell’ attivismo politico ideologico e non certo nella ricerca, cultura e scienza, con incalcolabili danni alla conoscenza comune.
Il rigore intellettuale crolla, la stessa validità epistemologica di molte discipline diventa scarsa o nulla. Se non si interviene non è certo in ossequio alla libertà della ricerca, ma perché molti spropositi e falsità provengono dall’ officina di Vulcano delle oligarchie di potere, impegnate nella decostruzione dell’uomo, da ricondizionare e ricreare come animale desiderante, fluido, privo di identità, espropriato del pensiero critico, zattera solitaria alla deriva in un mare avvelenato dalle false idee di una postmodernità che sgomenta.
Ci mettono in guarda dalla contraffazione di marchi e prodotti commerciali per i loro interessi, prevedono pene assai dure per chi vende borse e indumenti taroccati. E’ l’ora di smascherare, come hanno fatto i tre docenti americani con i loro saggi-beffa, i magliari della cultura, finti novatori, autentici falsificatori della scienza scaduta a ideologia, santoni di una conoscenza piegata agli interessi di pochi, ben pasciuti vucumprà di una cultura contraffatta, venduta a caro prezzo a generazioni truffate nel valore più caro, la verità. Abuso continuato della credulità popolare.
ROBERTO PECCHIOLI