7 Ottobre 2024
Scienza

Il “Patto trasversale per la Scienza” è un patto contro la scienza – Flavia Corso

Una scienza che eviti di scontrarsi con l’errore, immunizzando se stessa contro le critiche per risultare in apparenza sempre vera, non è una scienza” (Karl Popper)

fonte: www.medium.com

“Rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche italiane, affinché sottoscrivano il seguente ‘Patto trasversale per la Scienza’ e s’impegnino formalmente a rispettarlo, nel riconoscimento che il progresso della scienza è un valore universale dell’umanità, che non può essere negato o distorto per fini politici o elettorali”.

Sono queste le prime parole che possiamo leggere all’interno del documento pubblicato dal virologo Roberto Burioni sulla rivista scientifica online “Medical Facts”. Parole che esortano i politici ad accettare tout court il “valore universale” della Scienza, salvo poi sottolineare la totale estraneità del mito del progresso a scopi propagandistici. Un paradosso, una contraddizione racchiusa in poche righe che, tuttavia, ha messo d’accordo personaggi da sempre restii ad una qualsiasi forma di conciliazione politica. Il “vaffa” di Beppe Grillo alle lobby farmaceutiche è ormai acqua passata; il comico genovese adesso accusa di “terrapiattismo” chi gli fa notare il netto cambiamento di rotta, e si schiera con Matteo Renzi, altro firmatario del “Patto trasversale per la Scienza”.

Il Patto si articola in cinque punti:

“1) Tutte le forze politiche italiane s’impegnano a sostenere la scienza come valore universale di progresso dell’umanità, che non ha alcun colore politico, e che ha lo scopo di aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita dei nostri simili;

2) Nessuna forza politica italiana si presta a sostenere o tollerare in alcun modo forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica come il negazionismo dell’Aids, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sulle prove scientifiche;

3) Tutte le forze politiche italiane s’impegnano a governare e legiferare in modo tale da fermare l’operato di quegli pseudoscienziati che, con affermazioni non-dimostrate e allarmiste, creano paure ingiustificate tra la popolazione nei confronti di presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica;

4) Tutte le forze politiche italiane s’impegnano a implementare programmi capillari d’informazione sulla Scienza per la popolazione, a partire dalla scuola dell’obbligo, e coinvolgendo media, divulgatori, comunicatori, e ogni categoria di professionisti della ricerca e della sanità;

5) Tutte le forze politiche italiane s’impegnano affinché si assicurino alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi ministeriali per la ricerca biomedica di base.”

Al di là dell’inasprirsi della specifica disputa tra pro-vax e no-vax, questi cinque punti evidenziano la più generica ed allarmante tendenza alla deriva ideologica della Scienza. Un conto è la nobile ricerca della verità, un altro è lo scientismo. Se la Scienza non può più essere messa in discussione, smette di essere tale; essa si fa dogma, e finisce per arrestare inesorabilmente il processo di acquisizione della conoscenza, invece che incentivarlo. L’asservimento dogmatico della società alla Scienza è pericoloso tanto quanto lo sono le pseudoscienze, se non di più. Il Dubbio, e non la certezza, dovrebbe essere la preziosa risorsa del progresso scientifico; ancor più, dovrebbe costituirne il metodo.

Fu proprio attraverso il dubbio metodico che Cartesio giunse a formulare la celebre locuzione cogito ergo sum, trasmettendoci così un insegnamento che troppo spesso si tende ad ignorare: la Verità comincia dall’Incertezza, e la vera Scienza non dovrebbe temere la possibilità di essere confutata, ma dovrebbe invece esigere, e non evitare – come sosteneva Karl Popper – di “scontrarsi con l’errore”. Hume, che col suo empirismo scettico mise persino in dubbio il principio causa-effetto, oggi rientrerebbe a pieno titolo nella categoria dei cosiddetti “terrapiattisti”; un’etichetta, questa, che ben si presta a coprire di ridicolo chiunque osi fare obiezioni – a torto o a ragione – sulle intoccabili certezze della Scienza ufficiale.

Il progressivo ampliamento delle conoscenze procede per tentativi ed errori, e la Scienza non è tale se non è suscettibile di essere smentita empiricamente. Col “Patto trasversale per la Scienza”, di fatto, non si contesta la validità delle teorie alternative a quelle della Scienza ufficiale, ma se ne condanna l’esistenza stessa. Il Patto, per questa ragione, assume in realtà i connotati di un patto contro la Scienza che, richiamando apertamente l’attenzione dei protagonisti della politica italiana, non fa che mettere ulteriormente in luce la parzialità intellettuale della ricerca scientifica.

Flavia Corso

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