25 Giugno 2024
Intervista

Vitaldo Conte e Dalmazio Frau su “I Misteri di Dioniso”: intervista a cura di Luca Valentini

Per parlare del recente libro di Vitaldo Conte e Dalmazio Frau – I Misteri di Dioniso –, per conto delle Edizioni Solfanelli, abbiamo preferito farlo attraverso domande dirette agli autori, usando le indicazioni del sottotitolo – Antico Futuro come Immaginario, Mistica ed Eros –. Su queste tematiche i due saggisti convergono, pur partendo da posizioni diverse, che rende il tutto più significativo: Conte, interessato all’Estremo Futuro, ricerca i Richiami dell’Origine nell’oggi; Frau, interessato all’Antico Classico, ricerca il Canto di Dioniso nell’attualità. I due autori sono accomunati anche dalla condivisione dell’esperienza della rivista ‘Dionysos’ – edita dalle stesse Edizioni come Tabula fati –, da cui sono scaturite tematiche monografiche presenti nel libro: L’Arte Fantastica, Arte ed Eros, Il Sacro e l’Arte. Per questi motivi l’intervista può risultare più significativa di una recensione generica.

D. Cosa significa Antico Futuro nel campo dell’arte di oggi, anche in riferimento ai condizionamenti politici e dell’economia?

V.C. Il flauto di Pan può essere ancora un richiamo per la nostra “rianimazione” naturale, in cui l’arcaico come Tradizione e il contemporaneo come Avanguardia si fondono nelle lingue in progress della creazione. Questo è il mio significato archetipico di Antico Futuro. Infatti diverse poetiche attraversate nel libro, che potrebbero apparire espressioni di ricerca estrema, si “ricollegano” a richiami neo-tribali e mitico-sciamanici. Alcune di queste sono: l’arte-musica dei rumori e le sonorità della voce; il recupero creativo di manualità legate alle tradizioni artigianali della donna con il suo cucito/ricamo/tessitura che entra nella ricerca più avanzata; le espressioni d’arte del corpo anche con i suoi “segni” di sangue con cui l’artista mette in scena misticamente il proprio sacrificio; la maschera, il segno tatuato e il trucco che diventano linguaggi cifrati e rituali, ricercando un ritorno all’Origine. L’attuale comunità globalizzata tende a essere tendenzialmente economica, in cui il sistema dell’arte rappresenta una sua protesi. L’economia nella creazione risulta dunque il pulsante più invadente e dinamico dell’epoca che ingloba le sfere intime dell’autore. La ricerca forzosa del nuovo nell’arte di oggi tende a divenire un imperativo, dovendo una merce sostituire un’altra al momento opportuno: il branding facilmente sostituisce il giudizio critico. La creazione dovrebbe ritrovare la capacità d’inventare e narrare storie “altre”, recuperando il proprio sogno originario, che “vive” negli archetipi dell’essere come richiami dell’Origine.

D.F. Il rapporto dell’arte con la politica e anche con l’economia, ai nostri tempi è molto diverso da quello che esisteva un tempo, in società “tradizionali” come era l’Europa sino al XIX secolo. Per secoli abbiamo avuto i committenti, fossero essi i rappresentanti della repubblica o dell’impero e dopo di loro papi, signori, mecenati, banchieri… Tutti ambivano a far creare arte e ad avere i migliori artisti per dar così lustro, importanza e ricchezza a loro stessi, alla loro casata e di conseguenza anche al popolo che ne beneficiava. Se non avessimo avuto secoli di papato o di casate nobiliari oggi, non avremmo ciò che ci è stato lasciato dall’età greco romana, dal Medio Evo e dal Rinascimento. Sino all’Ottocento è avvenuto questo, dopo il mondo è cambiato. Oggi la scomparsa di veri e propri committenti in senso antico è evidente e questo ha generato la trasformazione dell’arte in un prodotto autocratico dell’artista legato quindi a mercanti, critici e a un mercato puramente basato sull’aspetto economico delle stesse opere. Se un tempo si creava una scultura per esporla in piazza oggi si crea un’installazione per essere custodita nel caveau di una banca o per farne aumentare il valore con mostre ed esposizioni a pagamento. Spesso molti musei – oggi tanto ambiti dagli artisti – sono macchine da denaro per questo unico fine.

D. L’Immaginario proposto da voi può esprimere oggi la possibile creazione di un Fantastico Altro?

V.C. La Creazione Fantastica può costituire la possibilità di sperimentare e vedere qualcosa che potrà poi divenire realtà. Il suo campo, che talvolta è anticipatore di futuro, può divenire una narrazione immaginale, anche protendendosi verso il mondo virtuale o gli spazi dell’oltre. Questa creazione può entrare all’improvviso nella nostra esistenza. Come è accaduto a me nel 2009, in prossimità del centenario del Futurismo, con la “fuoriuscita” di Vitaldix, il mio avatar, una identità plurale variabile, fluttuante fra un arcangelo nero dalla provenienza imprecisata e un poetico, anacronistico supereroe, ammiratore del Futurismo. Ritengo che oggi la narrazione fantastica possa costituire uno degli elementi più innovativi delle attuali poetiche di attraversamento futurista, oscillando tra il visibile reale e l’invisibile, tra il fantastico e il virtuale. Il movimento del Futurismo continua a vivere nell’immagine-azione dei Primitivi del Futuro che vogliono affermare ancora la loro sfida alle stelle.

D.F. Il Fantastico cambia con il mutare dell’uomo lungo il tempo. Secoli addietro erano le sirene di Ulisse, poi le meraviglie del Prete Gianni o dei viaggi di San Brandano, quindi Astolfo sul suo ippogrifo, mentre oggi guardiamo alle tenebre dalla psiche o a quelle del vuoto cosmico. Ciò che non muta mai è il fatto che l’uomo sia intimamente legato a una visionarietà fantastica che parla a lui attraverso simboli e miti ancestrali che ritornano sotto varia forma in ogni età. Pertanto innumerevoli sono state e sono tuttora le forme del Fantastico sia in arte sia in letteratura. La letteratura fantastica è perciò connaturata all’essere umano e da sempre permette la convivenza multipla di mondi molto diversi tra loro, alcuni rivolti all’”antico” e altri al “futuro” dove talvolta queste due categorie si mescolano, ibridano e fondono sino a confondersi, perché il Cosmo è ciclico.

D. La Mistica come Arte – ieri ed oggi – presenta delle differenze di vocazione e di ricerca linguistica?

V.C. La Mistica Arte, nelle sue molteplici apparenze e maschere – visibili e di pensiero –, è sempre stata, in ogni epoca, “spazio” e “costruzione” di espressioni. Nel suo interno movimento, al di là dell’immagine scelta, ha evidenziato talvolta presenze innovative, talvolta estreme (per risultati e significati) nella ricerca di essenze oltre. L’arte sacra oggi vive una profonda decadenza, gravata da esigenze di committenza e insegnamento. Un’opera d’arte per essere sacra non basta che abbia come soggetto una iconografia religiosa: dovrebbe agire sull’immaginazione e interiorità dei fedeli. Questa arte rischia frequentemente di sconfinare nel devozionale e didascalico.

D.F. La parola “mistica” per me in arte ha un significato che può anche debordare da quello che solitamente preferisco analizzare e cioè il Mito, il Simbolo e il Sacro. “Mistica” è molte cose ed è presente anche in un mondo contemporaneo che invece ha sempre più perso ogni legame con il Sacro e la Trascendenza, divenendo un modo di porsi in una società desacralizzata e ormai completamente antitradizionale.

D. L’Eros Arte per Conte, che gli ha dedicato “sguardi” specifici nel libro (che EreticaMente ha pubblicato una parte il 22/09/18), può avere delle connotazioni di spinta superiore?

V.C. Il potere erotico dell’immagine è sperimentato, dall’artista primitivo a quello di oggi, per leggere l’universale pulsione che guida le azioni dell’essere. L’artista, come i seduttori di ogni genere, ha dovuto, nei vari secoli, – celare, velare, mascherare, occultare – lo sguardo palpitante della propria espressione agli sguardi censori delle inquisizioni: religiose, politiche, sociali, culturali. Molteplici accadimenti e pulsioni ruotano intorno all’eros come creazione. La ‘casa chiusa’ può divenire una proiezione, estrema e sublimante, della carica pulsionale e creativa dell’artista, attraversando immagini ed emozioni che includono la dimensione mistica. Questa può “vivere” nella Prostituta e Sacerdotessa Sacra che guarisce, per volontà degli dei, il corpo-anima dei fedeli attraverso pratiche erotico-sessuali. Nella ‘casa chiusa’, metafora dell’arte, convivono gli aspetti più estremi dell’erotismo: dalla materialità più cruda alla più sofferta trascendenza. L’eros della ‘casa chiusa’ esprime molteplici sguardi di mistiche d’amore come arte.

D. L’Antico Futuro per Frau può vivere oggi anche come possibile creazione nei borghi e nei luoghi abbandonati d’Italia?

D.F. Il progetto, anzi la realtà, di AF nasce proprio per questo, per recuperare al sacro e giusto vivere – là ove fattibile e possibile – i luoghi del nostro Paese che vengono progressivamente abbandonati e impedire così che, andandosi a perdere la loro memoria storica, la loro cultura e le loro arti e tradizioni, si trasformino in siti da “riqualificare”, magari con inserimenti esterni di una vera e propria “sostituzione etnica”. AF è la volontà pratica di creare strutture, restauri, eventi e opportunità perché la vita esista là dove è sempre vissuta, non in contrapposizione sterile di paese-città ma in continuità tra le due esistenze. Un progetto indubbiamente ambizioso, ma che può essere realizzato se – come in questo caso – esistono insieme tre fattori fondamentali e necessari: le forze economiche, le forze culturali e la volontà umana. Il resto è nelle mani del Fato.

A cura di Luca Valentini

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