L’ossessione ambientalista è strettamente correlata al mito della sovrappopolazione mondiale. Vi è una sorta di subdolo tentativo di far passare per valida un’idea quantomeno ambigua, se non addirittura pericolosa: la specie umana è nociva per l’ecosistema. Di tanto in tanto, si ipotizzano scenari apocalittici di cui gli esseri umani stessi sarebbero i veri responsabili, e per cui dovrebbero provare un profondo senso di colpa. Si rispolverano così slogan triti e ritriti, che sembrano ormai essere penetrati nella coscienza collettiva: “siamo in troppi su questo Pianeta”, “stiamo distruggendo la Terra”, “non ci sono le risorse per tutti”, e via dicendo.
Secondo questa prospettiva malthusiana, in sostanza, o c’è la natura o ci siamo noi. Non c’è altra soluzione, dal momento che è l’uomo l’artefice della progressiva distruzione del Pianeta che egli stesso abita. L’unica via percorribile sarebbe pertanto solamente una: la denatalità. Limitare il numero delle nascite, d’altronde, è un obiettivo che è stato più volte menzionato dai guru dell’ambientalismo; talvolta, in modo anche macabro.
Molto nota è l’ “osservazione” che il Principe Filippo di Edimburgo, uno dei fondatori del WWF, fece nel 1988: “se rinascessi vorrei essere un virus letale per eliminare la sovrappopolazione, la crescita dell’uomo è la più grave minaccia per il Pianeta”. In un articolo del 2009 del Sunday Times, dal titolo “Billionaire club in bid to curb overpopulation” (“Club milionario tenta di frenare la sovrappopolazione”), si fa esplicito riferimento a incontri segreti ai quali parteciperebbero i più grandi e ricchi “filantropi” americani, allo scopo di elaborare e finanziare programmi per ridurre significativamente la popolazione mondiale; la sovrappopolazione costituirebbe dunque una “minaccia ambientale, sociale e industriale”. È paradossale che tra i finanziatori di questo club, vi sia anche George Soros – ma come? Uno dei motivi per favorire l’immigrazione dall’Africa non era proprio la denatalità in Europa?
Eppure, nell’articolo si legge chiaramente:
“Alcuni miliardari americani si sono incontrati segretamente per esaminare in che modo utilizzare la loro ricchezza per rallentare la crescita della popolazione mondiale e migliorare rapidamente la salute e l’istruzione. […]
Descritto come il Buon Club da un insider, esso include David Rockefeller Jr, il patriarca della più ricca dinastia americana, Warren Buffett e George Soros, i finanzieri, Michael Bloomberg, il sindaco di New York, e i magnati dei media Ted Turner e Oprah Winfrey.”
Nel corso degli ultimi decenni, molti esponenti del movimento ambientalista si sono pronunciati a favore di una drastica depopolazione mondiale in nome della salvaguardia dell’ecosistema, ma uno dei manifesti più inquietanti, in tal senso, si trova nella cittadina di Elberton, in Georgia. Si tratta del misterioso monumento in granito “Georgia Guidestones”, una sorta di Stonehenge americano che venne eretto intorno agli anni Ottanta e di cui ancora oggi non si conosce il vero nome dell’artefice, ma solo lo pseudonimo “Robert C. Christian”. Sulle superfici del monumento, vi sono iscritti dieci suggerimenti, un evidente riferimento ai dieci comandamenti biblici. I consigli, scritti in otto lingue moderne, sono i seguenti:
1. Mantieni l’Umanità sotto 500.000.000 in perenne equilibrio con la natura;
2. Guida saggiamente la riproduzione, migliorando salute e diversità;
3. Unisci l’Umanità con una nuova lingua viva;
4. Domina passione, fede, tradizione e tutte le cose con la sobria ragione;
5. Proteggi popoli e nazioni con giuste leggi e tribunali imparziali;
6. Lascia che tutte le nazioni si governino internamente, e risolvi le dispute esterne in un tribunale mondiale;
7. Evita leggi poco importanti e funzionari inutili;
8. Bilancia i diritti personali con i doveri sociali;
9. Apprezza verità, bellezza e amore, ricercando l’armonia con l’infinito;
10. Non essere un cancro sulla terra, lascia spazio alla natura, lascia spazio alla natura.
Chiunque abbia commissionato la realizzazione del Georgia Guidestones, fece iscrivere anche un breve messaggio di esortazione a seguire le dieci regole: “Lascia che queste pietre-guida conducano a un’era della ragione”. Per giungere a questa fantomatica era della ragione, tuttavia, occorre ridurre la popolazione mondiale da 7 miliardi di abitanti a 500 milioni. Un genocidio, in pratica, che va giustificato e promosso per “lasciar spazio alla natura” (imperativo categorico che viene ripetuto due volte) e far fronte all’indole parassitaria e distruttiva dell’essere umano.
Le bizzarrie non finiscono qui. In un articolo del 2012 comparso nella rivista scientifica “Ethics, Policy & Environment”, tre studiosi hanno proposto l’utilizzo dell’ingegneria umana per risolvere il problema del cambiamento climatico. Come? Facendo nascere figli “a basso consumo”. Oltre a promuovere la denatalità attraverso il “miglioramento cognitivo” delle donne (maggiori sarebbero le capacità cognitive della donna, minore sarebbe il numero di figli), secondo questi scienziati è auspicabile intervenire farmacologicamente sui nascituri per renderli intolleranti al consumo di carne rossa (responsabile della produzione eccessiva di gas serra), abbassarne la statura (più si è bassi, minore è il consumo energetico) e migliorarne l’altruismo e l’empatia (riempiendoli di ossitocina). Hitler? Mengele? No. Gli autori dell’articolo sono tre accademici di spicco delle Università di Oxford e New York.
Insomma, sembra proprio che per gli ambientalisti questo amore per la natura sia talmente profondo e radicato da… voler snaturare gli esseri umani, quasi fossero elementi estranei all’ecosistema. E quale modo migliore per imporre l’eugenetica, se non quello di terrorizzare le persone usando i soliti vecchi spauracchi apocalittici?
“Giusto terrorizzare. In 40 anni di ambientalismo abbiamo provato a convincere le persone in tutti i modi senza riuscirci. Evitate l’aereo per viaggiare e mangiate poca carne. Spero Greta non sia l’ennesimo fuoco di paglia sull’ambiente”
(Luca Mercalli)
Flavia Corso
2 Comments