“La nuova conformazione del potere prende le pieghe di una vera a propria <<occupazione delle coscienze>>, secondo meccanismi che già Julius Evola metteva in luce nella sua critica all’americanismo” (1)
Vi è un’ermeneutica tutta moderna di considerare la sociologia della politica, la quale relega tutte le dinamiche attinenti all’agire umano in un rapporto sia esterno rispetto alla dimensione dell’interiorità sia in modalità simbiotica con quella che è divenuta ormai l’unica sfera “concreta” dell’esistenza, cioè quella meramente economicistica. In linea con l’insegnamento tradizionale e con una un’ermeneutica che della citata modernità ne rigetta le basi ideologiche ancor prima che quelle finanziarie
“Paradossalmente il Mondialismo, che tende a realizzare universalmente l’ <<uomo grigio>>, cioè indifferenziato e disumanizzato, potrebbe persino prescindere alla globalizzazione della finanza, dell’economia e del commercio” (3).
Dal citato liberismo, al mainstream, alla lotta per i diritti civili, alla realtà orwelliana del mondo virtuale e della comunicazione, l’analisi dell’autore riesce a cogliere sempre il medesimo dato empirico: i diversi processi di involuzione non rappresentano solamente una degradazione materialistica della civiltà occidentale ed ormai mondiale, ma sono le metastasi tumorali di una patologia che attanaglia non il soma, il corpo dell’Uomo, ma attenta direttamente alla sua psyche, alla sua anima. Il grande pregio, a tal punto, che questo testo esplicita nella sua ponderata lettura consiste nell’aver tentato – con proficuo, secondo il nostro punto di vista – di fornire delle indicazioni su come superare la crisi in atto, non limitandosi alla critica ed all’osservazione. In tale prospettiva, infatti, molto importanti risultano essere gli ultimi due capitoli del saggio, il IV, “il nuovo paradigma, ed il V, “Il nuovo modello politico – comunitario. Secondo un’esegesi che definiremmo prettamente platonica, il nodo essenziale da sciogliere si pone essere lo stesso campo d’azione della decadenza in riferimento, cioè la coscienza dell’uomo. Se la sfera del microcosmo, nelle sue componenti sottili, è soggetta alle influenze disgregatrici dell’Età del Lupo, un reale rivolgimento autenticamente rivoluzionario, con fondate aspirazioni di successo, deve necessariamente vedere ben oltre soluzioni contingenti di natura limitatamente sociale, economica e partitica, fondandosi sulla restaurazione coscienziale che consenta all’individuo di ritornare padrone della propria anima. Ricollegandosi allo stoicismo romano dell’imperatore – filosofo Marco Aurelio, il ritrovamento del governo interiore è, per il Siconolfi, la strada obbligata contro la modernità:
“L’unico principio che abbiamo è solo ed esclusivamente, la coscienza, una norma interiore connessa, come dicevamo, a una dominante superiore” (4).
Se l’attacco all’uomo è diretto contro il fondamento della sua anima, la risposta deve imporsi nel ridestare una coscienza attiva e non sunnambolica, soggetta agli istinti ed alle fascinazioni del mondo; altresì, se la comunità moderna si fonda sulla materializzazioni dei rapporti umani, in cui i vincoli e le gerarchie sono imposti da giudizi di valore unicamente di natura fenomenici, la prospettiva di un nuovo mondo non potrà che essere strutturata su una visione ontologica dello Stato, in linea con quanto esposto da Platone ne La Repubblica, in cui il valore noetico del singolo potrà costituire l’unica differenza, realizzando quella solidarietà sociali
sta e patriottica tra diversi, ma solo tramite l’anima nuovamente cosciente di sè, così come espresso dall’insegnamento antroposofico di Rudolf Steiner (5), che non casualmente riproponeva la tripartizione platonica e della koinè indoeuropea.
Lo stato sovranista prefigurato dall’autore assomiglia molto poco a quello agognato dalle destre occidentali ed atlantiste, con una matrice ideologicamente calvinista, cioè puritana nella morale ed iperliberista in economia – a cui erroneamente l’autore non associa il governo Netanyahu e l’ondivaga politica di Trump in Medioriente e non solo, autori di atti ostili proprio contro le uniche resistenze all’ordine mondiale (Siria, Iran, Palestina…) -, ma si accosta non poco alla solidarietà di popolo prefigurata da un De Ambris nella dannunziana Carta del Carnaro, ove lo Stato non si realizzava né come amministratore di una società per azioni né come regolatore di confini semplicemente naturalistici, ma come entità spirituale che attualizzava la volontà nietzschianamente di potenza di una Nazione:
“In conformità alla riattivazione di questo stato di partenza e ad un riordino della vita sulla terra sulla base di <<principi superiori>>, è possibile ripensare a tutto il <<politico>>, inteso in senso <<schmittiano>> e quindi collegato ad un contesto <<metafisico>>, <<valoriale>> e <<complessivo>> del pensiero e dell’azione umana…” (6).
In conclusione, rivolgiamo un doppio appello: ai nostri lettori, affinchè possano approfondire, tramite codesta pubblicazione, le criticità dell’attualità con una prospettiva inattuale; a Roberto Siconolfi, affinchè possa e voglia far conoscere maggiormente, tramite presentazioni e conferenze, quello che noi giudichiamo davvero un’opera ben meditata.
Note:
1 -Roberto Siconolfi, Il nuovo totalitarismo e la rivoluzione della coscienza, Aga Editrice, Mlano 2019, p. 64;
2 – René Guènon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Edizioni Adelphi, capitolo XVI, La degenerazione della moneta, in cui si pone l’accento non sul dato materiale, ma su un preciso processo di desacralizzazione sottile in atto, che svuota simboli e ambiti dalla loro reale portata trascendente;
3 – Roberto Siconolfi, op. cit., nota 38, p. 54;
4 – Ivi., p. 114;
5 – Rudolf Steiner, Come si opera per la triarticolazione dell’organismo sociale, Editrice Antroposofica, Milano;
6 – Roberto Siconolfi, op. cit., p. 127.
Luca Valentini