E’ vagolando in cerca di ispirazione, tra i mille spunti offerti dalla Rete, che mi sono imbattuto nella storia di Ugo Gallo, insegnante, poeta, letterato, ma, specialmente, iniziato con modalità particolari e peculiarmente differenti, rispetto ad altri, simili esempi.
Ugo Gallo è, anzitutto, un insegnante di Lettere classe 1905 di Genova che, per vicissitudini lavorative, viene mandato presso nel 1936 presso l’Istituto di cultura italiano in Santiago del Cile. Prima d’allora, nel 1926, oltre all’insegnamento, era stato tra i fondatori della rivista “Pietre”, successivamente riedita come saggio letterario ed, all’interno della quale, apparirà lo scritto “Un pò di nulla”, nel quale si può leggere, tra le righe, un primo interesse verso la dimensione esoterica ed iniziatica, attraverso il rimarcare la necessità di un “porsi sovranamente al di là”. Ricerca, successivamente rimarcata in “Sole e vento”, raccolta poetica, nella quale traspare lo iato del giovane Gallo a farsi poeta come vera e propria scelta filosofica, in nome di un sentimento di profonda irrequietudine verso il mondo e il desiderio di un magico sentire che ne possa positivamente sanare lo spirito malato della più grigia materialità.
In questo Gallo sembra farsi interprete delle più immediate istanze vitaliste che caratterizzano il pensiero di quel periodo, caratterizzate dall’incontro e dalla sintesi plastica tra l’irrompere delle Avanguardie e la riscoperta del Pensiero Magico, all’insegna di un superomistico soggettivismo. Sarà però il viaggio e le esperienze maturate in quel dell’America Latina, in Cile, a fornire lo spunto per una più approfondita riflessione sul personaggio e sulle istanze di cui si fece portatore. Nella poesia “C’è un’erba nelle Ande” e nel racconto “ Terra maga”, apparso nella rivista “Nuova Antologia”, Ugo Gallo ci trasporta nell’atemporale dimensione di Chaos primordiale, rappresentato dalla selva amazzonica peruviana e dal suo presunto e mai provato, contatto con gli sciamani delle locali tribù Indio e con quelle erbe, in grado di suscitare nel miste quelle esperienze extrasensoriali, di cui altri autori avrebbero in seguito trattato, incluso il più famoso e pubblicizzato Carlos Castaneda.
Ma, a riprova del fatto che non ci ritroviamo di fronte al solito autore occidentale, malato di confusi e vacui stati di allucinazione, bensì dinnanzi ad un vero e proprio iniziato, che ben sapeva di ciò di cui trattava, l’impostazione dei racconti e delle descrizioni che il Nostro fa di quanto abbiamo poc’anzi parlato, lasciando intravedere nel lettore l’idea della conoscenza da parte delle tribù Indio di una forma di conoscenza alchemica “verde”, corredata dalla conoscenza di quella tecnica del “separando”, tanto estesamente trattata da un autore come il Kremmerz.
Le successive narrazioni di un autore come Nicholas Goodrick Clarke e di un esoterista del calibro del cileno Miguel Serrano, non fanno altro che confermarci quanto poc’anzi affermato. Negli anni tra il 1939 ed il 1943 Gallo, oltre a probabili escursioni nella foresta amazzonica, ebbe modo di frequentare un particolare circolo esoterico cileno. Difatti, Miguel Serrano ci riferisce di esser stato presentato da Gallo, in quel di Santiago, al maestro di un misterioso ordine andino-himalayano, portatore, a suo dire, di un potente insegnamento, imperniato su tecniche di concentrazione Hindu, in grado di apportare modifiche, addirittura ad eventi di portata mondiale, quale appunto quel secondo conflitto mondiale che, in quel momento, stava devastando il mondo intero.
Ugo Gallo, continuerà senza tregua, nelle sue peregrinazioni per il mondo, dall’Italia nel ’43, sino al Cairo nel ‘47, sino a Madrid e Lisbona, in cui nel ’57, troverà la morte per un banale incidente domestico. In questo suo continuo vivere “in itinere”, la misteriosa figura di Ugo Gallo, ci lascia con un interrogativo aperto: nell’ambito delle scienze dello spirito o “occulte” che dir si voglia, in quelle tecniche derivanti da un coacervo di saperi iniziatici, è possibile una forma di tecnica magica “osiridea”, ovverosia, contrariamente a quanto prospettato da quella detta “isidea”, in grado di apportare radicali modifiche alla natura umana del “Magus” e della stessa realtà circostante. E pertanto: è possibile una “magia politica”? Gli eventi dell’ultimo conflitto mondiale, spinsero sicuramente Gallo a queste riflessioni, palesate in un colloquio con lo stesso Serrano, come questi ebbe poi a riferire. Un interrogativo questo, sinora senza risposta. Alcuni fatti storici possono, però, fornirci degli spunti di riflessione.
Contrariamente a quello Fascista, il Partito Nazional Socialista, aveva avuto i propri prodromi nell’esperienza della Thule Gesellschaft del Barone Von Sebottendorf e, sebbene successivamente disciolta dallo stesso Hitler, lasciò sicuramente la propria impronta sia nell’apparato rituale esteriore che in quello occulto del Terzo Reich, sia con l’adozione dello “swastika”, che attraverso la formazione degli alti gradi delle SS e degli aderenti a quella Anhenherbe /”Società di ricerca dell’eredità ancestrale”. Da quanto ci è ad oggi sapere, gli alti gradi del Terzo Reich attraverso l’uso dello “swastika” e dei simboli runici in genere, cercarono di addivenire ad una “via magica” all’agire politico, in grado di modificare lo status quo geopolitico e geostrategico, senza però riuscire a conseguire i risultati desiderati. Uso improprio di antiche forme di conoscenza o cosa? Ad oggi, al livello delle nostre attuali conoscenze, di più non ci è dato sapere.
Un altro esempio di tentativo di addivenire ad una forma di “magia politica”, è stato quello effettuato negli anni tra il 1927 ed il 1929 dal Gruppo di Ur, di Reghini, Parise ed Evola che raccolse attorno a sé, i migliori esoteristi dell’epoca, da nomi come lo steineriano Giovanni Colazza o il kremmerziano Ercole Quadrelli, ad altri ancora. Il Gruppo si prefiggeva di imprimere al neonato Regime Fascista un’anima religiosa politeista, di matrice pagano-romana, che aveva avuto i propri prodromi con il neopitagorico Amedeo Armentano che, nel 1910, attraverso la fondazione della Schola Italica e del Rito Filosofico Italiano, con Arturo Reghini ed Edoardo Frosini e successivamente nel 1923, con il Sodalizio Pitagorico, aveva posto le basi per la nascita del successivo sodalizio esoterico, che intendeva operare attivamente attraverso una serie di “catene” magico-evocatorie, i cui risultati, a quanto pare, non si palesarono mai sul piano politico.
Se i risultati della magia “politica”, almeno per gli esempi che abbiamo riportato, non corrisposero alle aspettative, nello specifico, resta però l’interrogativo su quale genere di insegnamento o via iniziatica, il Bassi avesse riposto tanta fiducia . Che esista una oscura connessione tra il microcosmo individuale ed il macrocosmo è cosa risaputa e che, sicuramente le due dimensioni interagiscano e si influenzino vicendevolmente, riteniamo sia cosa risaputa. La risposta, su quali siano i limiti della capacità di interazione di una dimensione sull’altra, in un’ottica di superamento delle coordinate cartesiane, può forse provenire dai limiti di quell’ “Io” che, in quanto singolarità ontologica e troppo spesso animata da egoismo, va facendosi esso stesso, limite e barriera ad un’interazione con il macrocosmo.
In tutta la vicenda di Ugo Gallo, andrebbero, invece, sottolineati due aspetti che, forse possono costituire una sia pur parziale risposta agli interrogativi che ci si sono presentati innanzi. Contrariamente ad altri consimili autori nella loro veste di iniziati, Gallo non rivolge il suo sguardo alla luce dell’Est, di quell’Oriente dal quale si dice abbia scaturigine la luce della Sapienza, intesa nel senso più ampio del termine. Bassi guarda invece ad Ovest, va ad immergersi nelle oscure profondità di quelle foreste vergini, dal cui Chaos vitale promana una sapienza archetipa, istintiva, rappresentata da quelle culture sciamaniche che, ancora vivono l’immediatezza di un rapporto con quell’Essere di cui, la selvaggia ed incontaminata natura che li circonda, si fa pregnante manifestazione.
Gli Indio ed i loro sciamani, colloquiano direttamente con la Natura Naturans, senza bisogno della mediazione delle ardite speculazioni che, invece, caratterizzano l’elaborato Oriente. E là dove quel Sole, simbolo di una sapienza numinosa e chiara, va a morire, immergendosi nelle tenebre del Chaos e dell’annacquamento della coscienza, in favore di un’istintiva immediatezza, là ad Occidente, Ugo Bassi, al pari di Giuliano Kremmerz e Manlio Magnani, vanno trovando le pure fonti di un antico ed immoto sapere, disperso nei mille risvolti di quell’esplosivo prorompere.
Ancora non sappiamo, cosa Ugo Bassi abbia realmente trovato in America Latina; forse il suo mantenere un profilo basso, nel percorrere città e continenti, ci indicano un suo spersonalizzarsi ed immedesimarsi con l’intero Essere di cui finisce, attraverso l’attività di “poietès”, di farsi privilegiato cantore. La poesia torna così, a farsi interprete privilegiata dell’umano sentire, a cui riesce a dare un senso compiuto, al di là dei vuoti concetti di filosofie, elaborazioni e teorie che, oggi sempre meno, di fronte all’avanzare del Leviatano Tecno Economico, riescono a dare risposte esaustive, agli interrogativi dell’uomo.
Umberto Bianchi