9 Ottobre 2024
Occultismo Vittorio Vanni

Esoterismo e ciarlataneria

Di Vittorio Vanni

Esoterismo è un termine di origine greca che significa “star dentro, interiore”, in  opposizione ad essoterismo o exoterismo, che significa “star fuori, esteriore”. 
In realtà è un neologismo che indica la conoscenza (o anche il semplice interesse) di ciò che una volta era chiamato, più propriamente, metafisica. 
Il termine fu impiegato come definizione moderna di conoscenze riservate in particolare da Réne Guènon, il massimo interprete della Tradizione, ma era già diffuso negli ambienti iniziatici nella seconda metà del XIX secolo. 
Naturalmente nel corso del tempo il termine ha acquisito valenze di diverso ordine e grado. 
Gli esoteristi tendono a dargli un significato opposto a quello di “occultismo”, in quanto questo sarebbe una forma superstiziosa, volgare e degenerata di pratiche ciarlatanesche o stregoniche, il contrario, appunto, della conoscenza intellettuale e spirituale che l’esoterismo persegue. 
I mass-media, spesso per ignoranza, ma a volte anche per strumentalizzazione, confondono a volte i due termini per cui, nell’opinione volgare, “esoterismo” dovrebbe indicare qualsiasi tipo di pratica superstiziosa od addirittura satanica. 
Il nostro tempo ci fa assistere, con amaro sgomento, allo straripare della moda “occultistica” e a conseguenti pratiche pseudo-stregoniche, che, in soggetti psichicamente deboli, che sono le vittime designate di ciarlatani e prevaricatori, possano favorire l’insorgere di turbe mentali, o, comunque, di stati d’angoscia e di plagio. 
Se è ben vero che fra ingannato ed ingannatore vi è sempre una sorta di complicità perversa, che è difficile superare vi è, fra i doveri di chi persegue una via tradizionale, quello di intervenire, qualora sia possibile, contro la corrente del male. 
I soggetti di quest’antica e oggi rinnovata forma di malvagia stregoneria, sono una genia piena di cinismo, d’egoismo, dispregiante qualsiasi benevolenza e compassione umana, tanto più nella considerazione che i loro soggetti sono espressioni piene della dolente e debole umanità dei nostri giorni. 
La difficoltà di quest’opera non consiste nell’azione contro questa razza di pseudo-maghi, considerando la naturale e conseguente vigliaccheria della loro mentalità, e considerando soprattutto che nonostante la mala fede ed il cinismo questi figuri sono più superstiziosi dei loro stessi clienti. 
Qualsiasi elementare procedimento psichico li può terrorizzare, in particolare la sostituzione del supporto che rappresentano, in ogni caso, per le loro vittime. 
Colui che si rivolge al ciarlatano, nel tentativo di risolvere le proprie difficoltà, purtroppo ha quasi sempre affinità psicologiche (anche se inverse) con il ciarlatano stesso e la paura che nutre nei suoi confronti non gli impedisce, nello stesso tempo, una torbida ed a volte insormontabile fiducia. 
Questo fa sì, in genere, che il ciarlatano trovi più successo e sia più efficace quanto più sia rozzo e volgare. 
Con le loro vittime intervenire è spesso inutile, anche se un tentativo è in ogni caso doveroso. Nei rari casi in cui la personalità dei soggetti è recuperabile, l’intervento crea una pericolosa forma di transfert nei confronti dell’operatore, perciò è necessaria un’infinita pazienza per convincere che nessuno può risolvere i problemi di vita, sia pratici sia psicologici, di un’altra persona, senza perlomeno un’attiva e tenace collaborazione. 
È sconsigliabile qualsiasi tentativo di operare con procedimenti magico-rituali alla presenza del soggetto, in quanto da un punto di vista sottile le sue componenti astrali sono certamente fragili ed alterabili come quelle psicologiche. 
Qualsiasi tipo d’intervento potrebbe essere negativo. 
L’unica norma è la costanza della presenza morale e psicologica, lo smantellare gradualmente, attraverso la logica ed il ragionamento razionale, le incredibili superstizioni che in genere questi soggetti hanno appreso dai ciarlatani. 
È necessario il tentativo di ricostruire una personalità sulle basi della libertà interiore, della volontà attiva e dell’accettazione responsabile delle proprie difficoltà esteriori ed interiori come ineluttabili componenti della condizione umana. 
Più grave ed irrimediabile è il caso di personalità più forti ed intelligenti, ma interiormente equilibrate o degenerate, che, partendo dalla volgare stregoneria ciarlatanesca, credono di evolversi in più sofisticate avventure intellettuali ed operative esponendosi all’influsso di psichismi deteriori, da cui ci si sottrae attraverso una costante armonia interiore e l’equilibrio spirituale. 
Il primo passo di queste personalità è l’accesso ai circoli spiritici, nei quali si ha una candida (quando non interessata) fiducia nelle pretese rivelazioni ed insegnamenti d’entità, degnantesi di mostrare le verità nascoste. 
Non vi è verità per l’uomo, se non quella personalmente sofferta, meditata ed infine guadagnata con il dominio e l’equilibrio di se, lo studio e l’ascesi intellettuale. 
Ciò che queste pretese entità possono donare apparentemente, prendendo in cambio i preziosi succhi fisici, animici e spirituali dei partecipanti, è di gran lunga inferiore a ciò che si può apprendere da un libriccino in un angolino, anche se in ciò è richiesto un minimo sforzo mentale. 
Un ulteriore passo di queste personalità a volte brillanti, ma nello stesso tempo mediocri, consiste nella loro velleità di bussare con insistenza alla porta dei pochi Ordini Iniziatici sopravvissuti alla nostra età. 
Questa porta che dovrebbe rimanere eternamente chiusa di fronte alla profanità dilagante, ma purtroppo qualche volta è aperta dai profani che sono dentro e che dovrebbero esser respinti con forza là dove è il loro posto. 
Oggi è sempre più urgente e doveroso prendere le distanze da coloro che nel loro gracchiare superstizioso, perché ignorante, si vestono delle bianche piume dell’iniziazione, e delimitare a segni sempre più chiari l’essenza e la portata delle metodologie iniziatiche. 
Nella ritualità iniziatica,
come nel suo insegnamento esoterico, oggi più importante quanto più, a volte, dimenticato, non vi è niente di “occultistico
, ma solo, secondo la terminologia dei nostri Maestri Passati, una “Chose, ineffabile quiddità che non è possibile rivelare attraverso la parola, e che è trasmessa con un metodo che permette l’affinarsi progressivo di quella sensività intuitiva il cui grado e qualità sono eminentemente personali ed interiori. 
La riservatezza di questi metodi di realizzazione deriva da una secolare esperienza d’incomprensioni e persecuzioni e dalla necessità d’esposizione graduale e selettiva di una dottrina che non si basa su affermazioni dogmatiche ma su allusioni ed analogie. 
Fondamentale è il concetto dell’unità dell’uomo con la natura ed il piano divino, unità che l’uomo può realizzare in se lottando con l’illusione della separazione e con ciò che è effettivamente negativo e separativo. 
Questa via non è percorribile attraverso il gusto del fenomenico o delle pratiche magiche egoiche. 
Queste esaltano e gonfiano la personalità dell’operatore fino all’ossessione psichica, al plagio dei propri simili più deboli, all’evocazione dei mostri del subconscio senza risalita all’Io cosciente e volitivo ed alla corrente del bene. 
Se la meta dell’iniziazione sono il risveglio e la conoscenza, questa non potrà essere raggiunti attraverso la scimmiottatura rituale di gruppuscoli occultistici nati dalla decomposizione di un corpo sociale decadente ne dalle pseudo-rivelazioni di pseudo entità sublunari. Ogni rito, ogni forma, ogni cerimonia è il necessario girello con cui trasciniamo il nostro spirito ancora infantile, attraverso la difficile e faticosa ricerca della maturità e del completamento, fino a che la nostra volontà imparerà a camminare con le sue proprie gambe. 
Vera magia è quella dell’arte che segue ed anticipa il cammino della natura, l’alchimia infinita dell’uomo che trasmuta se stesso in se stesso; ancor più quell’amore tanto più invocato quanto meno sentito, fuoco che sa bruciare la brama dell’ego separante l’uomo dall’uomo e dalla natura. 
A chi si avvicina alle grandi correnti iniziatiche per l’avventura della ricerca del se, in buona fede ed interiore umiltà, abbiamo il dovere di condividere il nostro duro pane spirituale. 
A questi vogliamo affermare che se abbiamo scelto la via iniziatica è perché l’abbiamo sentita congeniale ed affine a noi stessi, ma che non crediamo che sia unica, indispensabile e perfetta, così come non sono stati e non sono perfetti coloro che nel passato e nel presente l’hanno perseguita e tramandata. 
Ma vi è comunque un’incredibile abbondanza di bellezza, sapienza e verità in questa via, che difenderemo ancora più aspramente contro la superficialità e la profanità dei tempi. 
Non vogliamo rappresentare lo specchio in cui si riflettano i drammi, le frustrazioni, le insufficienze, le illusioni, le brame di una società che ha perso la fede nel razionale, ma non ha ancora imparato ad avvicinarsi allo spirito se non attraverso la superstizione, l’ignoranza e la stupidità. 
Ma poiché crediamo nella reintegrazione universale quando i tempi dello spirito ritorneranno, questa difesa sarà benevolente ed anche fraterna verso coloro che non sanno quello che fanno. Ma a coloro, invece, che ben sanno quello che fanno, agli emissari dell’ombra e della contro-iniziazione, sapremo ben indicare quel sole invitto che dissolve la putredine nel fulgore di fuoco della sua luce.

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