11 Ottobre 2024
Edizioni di AR

Scusi: per andare da Dio? – Alessandra Iacono

«Un racconto da leggere in letizia, questo. Destinato a piccoli e grandi, adolescenti e adulti e vecchi smagati. A chi, insomma, non sente il bisogno di credere: nel peccato, nella redenzione dalla schiavitù del peccato, nel pentimento del peccato, nella penitenza per il peccato… Nell’aldilà e in un dio creatore onnipotente – sopra tutto, “infinitamente buono”...».

Così, la quarta di copertina di questo prezioso volumetto illustrato, diretto ed estremamente efficace nel suo scopo: parlare del monoteismo (anche) ai più piccini.

L’autore, Michael Schmidt-Salomon, è un progressista-razionalista-scientista. Ha ripugnanza per tutto ciò che proviene dalla “destra”, o piuttosto dal suo stereotipo più diffuso.  Il libro è un manifesto dell’ateismo e ha destato scompiglio in Germania sin dalla sua pubblicazione, nel 2007: tacciato immediatamente di antisemitismo (tanto per cambiare), subito dopo si accodano i vertici degli altri due culti, e si mobilita addirittura il Ministero della Famiglia, presieduto allora dalla signora Ursula von der Leyen – sì, proprio lei.  Per le Edizioni di Ar va bene così: il testo è valido, “in ordine”. Ed eccone, quindi, la prima traduzione italiana, nel 2008.

Porcellino e Piccolo Riccio, ignari di qualunque nozione spirituale se non quella, innata, di un’esistenza “normale” e secondo natura – e tanto basta loro per sentirsi felici ed appagati – un giorno vengono spinti alla cerca di Dio da un misterioso manifesto affisso sulla loro casa.
Durante il loro viaggio si troveranno di fronte le tre religioni monoteiste, e di ognuna faranno un’esperienza traumatica: il dio ebraico è violento e vendicativo; la tradizione cristiana si fonda sulla ripetizione ad libitum di un rito sanguinoso e cannibale, e su un terribile senso di (presunta) colpa; la pratica dell’Islam impone prescrizioni assurde e pedanti…

Come se non bastasse, i ministri dei tre culti litigano furiosamente tra loro con i pretesti più banali e fanno a gara a quale credo contempli, nell’aldilà, la punizione peggiore per i “peccati” della vita terrena. Ai due protagonisti non resta dunque che darsela a gambe, tornare alla loro vita originaria, stracciare il cartellone e dimenticare per sempre quelle parole – “Chi non conosce Dio manca di qualcosa” – che avevano portato solo sgomento e terrore.

Testo breve, semplicissimo, ma denso di significato. Ognuno ne tragga le proprie conclusioni: personali, spirituali, politiche…

«Penso che il signor dio […] se esiste davvero, allora non abita certo in quelle gabbie di matti!»

Alessandra Iacono

2 Comments

  • Gaetano Barbella 12 Luglio 2020

    Tuttavia, in questi ultimi tempi in casa Vaticano sembra che ci sia fermento e qualcosa certamente sta cambiando in merito ai presunti litigi dei “ministri dei tre culti” su “quale credo contempli, nell’aldilà, la punizione peggiore per i “peccati” della vita terrena”. Tanto da creare un acceso imbarazzo fra gli osservatori dei media, perché sembra che stia emergendo, quasi come un’anticipazione della resurrezione dei morti, l’Apocatastasi di Origene.

    Ma andiamo a origliare a uno dei dibattiti su questo tema, che si è svolto su Libero Quotidiano il 16 maggio 2020 [1], ed è il dott. Andrea Cionci, storico dell’arte, giornalista e scrittore, tutto concentrato sul precedente papa Benedetto XVI, titolando il suo intervento. « Qualcuno sta manipolando Ratzinger? ».
    Cito il passo che illumina questa preoccupazione riferita ad una sua certa lettera:

    « A suscitare ulteriori perplessità, ben oltre gli aspetti stilistici e comunicativi, la lettera di Benedetto XVI dell’altro ieri, pubblicata in occasione dei 100 anni dalla nascita di San Giovanni Paolo II.
    In questa, oltre a dire che Wojtyla “non era un rigorista morale” e che il suo messaggio aveva “unità interiore con le intenzioni fondamentali di Papa Francesco”, Ratzinger esterna contenuti stranamente incompleti per un teologo adamantino come lui: “Tutti devono sapere – scrive – che la misericordia di Dio alla fine si rivelerà più forte della nostra debolezza”.
    Come mai nessun accenno al fondamentale presupposto del pentimento? Da quando in qua, Benedetto XVI si è convertito al “misericordismo senza se e senza ma”? Tra l’altro, sul ravvedimento dal peccato insisteva moltissimo anche Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Dives in Misericordia” la cui visione è poi confluita nel Catechismo: “È il sacramento della PENITENZA – scriveva Wojtyla – che appiana la strada ad ognuno, perfino quando è gravato di grandi colpe. In questo sacramento ogni uomo può sperimentare in modo singolare la misericordia, cioè quell’amore che è più potente del peccato”.

    Quindi, stando a Wojtyla-Ratzinger, non è affatto una misericordia “gratis” quella di Dio, che prevarica la volontà dei singoli. Sia il santo che il papa emerito sono molto lontani dalla visione sostenuta da Bergoglio e dal suo teologo Enzo Bianchi, nella quale invece si parla raramente di peccato e penitenza mentre si insiste in continuazione sulla preponderanza della misericordia di Dio rispetto alla Sua giustizia.
    Non è chiaro a quali condizioni agirebbe questa misericordia divina “torrenziale” e tale ambiguità dà spazio ai critici del nuovo pontificato per assimilare tali innovazioni all’Apocatastasi, una dottrina già da secoli rifiutata come eretica dalla Chiesa. L’Apocatastasi prevederebbe, infatti, la redenzione finale per tutti, non solo per le anime dannate, ma perfino per il Diavolo. Questa impostazione, tuttavia, confligge con il concetto di libero arbitrio secondo il quale Dio non può privare le proprie creature della libertà di rifiutarLo eternamente.

    La lettera di Benedetto XVI pare, anche stilisticamente, del tutto lontana dalla chiarezza con cui il papa tedesco si esprimeva nel 2007: “E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’Inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ED E’ ETERNO per quanti chiudono il cuore al Suo amore”.
    Queste non sono, tra l’altro, opinioni personali di Josef Ratzinger dato che il Catechismo riporta all’art. 864: “La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il PENTIMENTO, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo: un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla ROVINA ETERNA”.

    Insomma, il papa regnante dice una cosa e il Catechismo ne dice un’altra, mentre il papa emerito fa la spola fra i due. Non si capisce più niente, ma i credenti hanno DIRITTO a risposte chiare, unanimi e inequivocabili su questioni di base: che ruolo effettivo avrebbe dunque la Misericordia divina? E’ indispensabile pentirsi per beneficiarne? La misericordia si può spingere fino a riconciliare forzatamente con Dio un’anima impenitente? L’Inferno esiste o no? E’ eterno oppure no? Ci sono anime dannate? Soffriranno in eterno? Il catechismo è da prendere come riferimento assoluto dai cattolici oppure è un “consiglio”?»

    A questo punto i toni di Andrea Cionci si fanno più marcati, quasi invettivi con un diktat nei confronti della Chiesa di Roma:

    «Non si può fare a meno di notare come sulle cosiddette “verità ultime”, la Chiesa da qualche anno lasci inauditi margini di ambiguità. E come è possibile che papa Benedetto, custode granitico della tradizione, stando a quest’ultima lettera sembri mettersi ora, incredibilmente, sulla questa linea evasiva e nebulosa? In ogni caso, non è accettabile che si possano anche solo creare le condizioni per cui qualcuno possa azzardare l’ipotesi che il papa emerito venga manipolato.
    Si impone dunque una chiarificazione: qualunque sia la visione che la Chiesa decide di offrire, questa sia una, chiara e precisa per tutti, in ottemperanza al crudo monito di Gesù Cristo: “Il vostro parlare sia: Sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo, viene dal Maligno”.»

    Come si vede ora si aggiunge un nuovo litigante, il credente di cui si fa portavoce il dott. Andrea Cionci.
    E se Dio si dimostra misericordioso, come sembra che voglia far capire papa Bergoglio, quei due non hanno motivo di darsela a gambe. O no.

    https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/22658418/ratzinger_benedetto_xvi_lettera_bergoglio_giovanni_paolo_ii_svidercoschi_misericordia_apocatastasi_eresia_inferno.html

  • investigator113 27 Luglio 2020

    Noi cristiani chiediamolo a Bergoglio; Scusi, per andare da Dio ora che lei ha mischiato le carte ormando un solo mazzo, nessuna differenza tra cristiani ebrei e mussulmani, cancellando la via maestra che conduce a Dio, cioè la fede, in una strettoia pari per i tre Regni unificandoli in un solo Dio?. Ma la fede non ha la stessa veste, se crediamo in Cristo o in Allah o in Mosè, la struttura dei tre Regni è diversa, si contrappongono,, un bel pasticcio. falsificando in un certo qual senso il concetto di Divinità di Onnipotenza, misericordia se stante a Dio Padre onnipotente Creatore del Cielo e della Tera e di tutte le cose visibili ed invisibili che certamente non si può attribuire ad Allah e a Mosè. Ebrei e mussulmani nella neutralità della fede in Dio voluta da Bergoglio si sentono vincitori sui cristiani. perseguitandoli gli unii o trattandoli di un Dio minore per gli altri. Ma non può essere così. I cristiani non possono rimanere inermi devono trovare luna via d’uscita, La via d’uscita la troviamo nella Chiesa Ortodossa che rimanendo fedele ai principi del Vangelo, sarà la nuova forza per i cristiani nel mondo. alludo alla quartina di Nostradamus: I cosacchi si abbevereranno alle fontane di Roma.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *