di Silvano Lorenzoni
L’argomento dell’etica – e quello della morale – viene proposto in modo valido dall’amico Fabio Calabrese: la morale cristiana è una morale utilitaria come utilitario è tutto ciò che deriva dalla ‘religione’-contratto ebraica. Ma c’è da aggiungere altro.
Strettamente legata a questa casistica è quella della predestinazione: ‘dio’, che è onnisciente, sa in anticipo chi andrà in paradiso e chi all’inferno, eppure da vita a tantissime anime già condannate in anticipo – un atto poco confacente alla sua ‘bontà’. Inoltre, la predestinazione comporta la negazione del libero arbitrio, perché l’uomo non può fare niente di suo per essere agente della sua propria ‘salvazione’. Di questo, la chiesa cattolica se ne era accorta e aveva cercato, attraverso l’uso di ogni sorta di saltimbanchismi dialettici, di scaricare ‘dio’ anche da questa responsabilità (si consulti un qualche manuale di teologia dogmatica per laici), arrivando alla conclusione (mai resa esplicita) che, psicologicamente, ‘dio’ è schizofrenico: egli sa che i suoi atti causeranno ogni sorta di mali e di sofferenze, ma agisce come se non lo sapesse. I protestanti sono invece più ‘coerenti’ e senza cercare scantonamenti di sorta tolgono all’uomo ogni ‘consolazione’: secondo Martino Lutero, uno che se ne ‘intendeva’, l’anima umana è come un asino che ‘dio’ e il diavolo cavalcano a turno e a loro piacimento; e ‘dio’ ha creato l’uomo per avere uno schiavo da torturare e su cui fare ricadere la sua ira becera e imprevedibile.
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