Le definizioni delle correnti artistiche hanno poco senso. Chi, ancora oggi, ritenga possibile, dopo le avanguardie, dopo i dibattiti teorici del secondo Novecento, arrischiare definizioni e classificazioni, utilizzando suffissi e prefissi quali, post, trans o quant’altro, al fine di orizzontarsi nel panorama contemporaneo, incorrerebbe in un grave errore. E’ l’im
Solo chi abbia contezza dei significati del dionisismo può, dalle pagine del libro di Conte, trarre linfa vitale per catturare, nel fare poietico, nella dimensione performativa e sin-estetica, tale potenza generativa. Essa si mostra innanzitutto nell’Eros e nella sua primigenia pulsionalità. Pulsionalità che indusse gli esponenti dell’avanguardia futurista, da Marinetti a Tavolato, ricordati dall’autore, ad esaltare la libera sessualità quale sostanza di arte-vita, supporto dell’ annunciato incipit vita nova. Italo Tavolato nel 1913 pubblicò su Lacerba uno straordinario Elogio della Prostituzione, dal quale si evincevano importanti intuizioni relative alla pratica della magia sexualis. Nel medesimo frangente storico Valentine de Saint-Point stilava i manifesti della Donna e della Lussuria, nei quali rivendicava il valore creativo del piacere erotico, atto a porci in relazione con le potenze del cosmo, della natura tutta. Più tardi, l’eroina futurista si convertì all’Islam, assumendo il nome celestiale di Luce spirituale. Conte trasfonde la Saint-Point con la Valentina uscita dalla mano di Guido Crepax, eccellente fumettista: «Forse Valentina non può esistere nella realtà quotidiana […] non è facile incontrare una donna di carne con le caratteristiche fisiche e caratteriali del personaggio di Crepax» (p. 12). Conte anela al «contatto» con tale prototipo femminile multiplo.
Perché ciò accada, il desiderante deve trasmutarsi, come avviene nell’iter alchimico, ed entrare nel cyber space, in un luogo dove vige il desiderio sconfinato e nomadico. E’ tale capacità desiderante a liberare chi se ne faccia latore, quando, resosi disponibile al richiamo della pulsione di Eros, si sia lasciato alle spalle la zavorra intellettualistica, concettualistica: «per divenire un super-esploratore di stati fino alla loro dilatazione virtuale» (p. 14). Lo scritto di Roberto Guerra si inserisce in tale contesto cogliendo: «una traslazione erotico-virtuale tra la futurista Valentine e Moana» (p. 15). Sia la Valentina/ Valentine di Conte quanto la Valentine/Moana di Guerra, vivono la dimensione immaginale, non concettuale e, pertanto, si sottraggono ad ogni approccio utilitaristico e di mero mercimonio con l’eros. Viene qui prospettato, nelle figure femminili duplici, un culto della Bellezza atto a far fiorire la Femmina dalle ceneri del decaduto ed ormai spento femminismo. Nel medesimo contesto, l’autore procede a leggere la figura del marchese de Sade, sottraendola alle «immaginette» nelle quali essa, il più delle volte, è stata costretta. Quella di Sade è: «scrittura del desiderio» (p. 20), pulsione storicamente rimossa dalla Legge, dal potere culturale e politico. Anche Sade mira a valorizzare la donna libera, come mostrano gli emblematici personaggi di Justine e di Juliette: la prima, infelice e sottomessa alle costrizioni sociali, la seconda disinibita, felice e libera e, in quanto tale, atta a ridar vita all’universo.
La scrittura del marchese proviene dal «chiuso», il suo è un sapere da hortus conclusus, il cui simbolo è il castello di Silling, in cui lo scrittore ambientò le 120 giornate di Sodoma. Nelle sue pagine, male e perversione sono l’altro volto del conclamato: «diritto al godimento» (p. 21). Sade, in tal modo, restituì: «all’uomo occidentale la possibilità di ritrovare, di intendere e vivere la propria storia come tragico movimento, inglobante l’altra faccia della ragione» (p. 22), niente affatto rassicurante. Nel capitolo successivo, Conte si confronta con l’esperienza magico-sessuale di Crowley, la cui essenza, al di là del presunto satanismo, rappresenta per l’autore un invito affinché l’uomo recuperi la propria deità. In Crowley: «La sessualità, attraversando il piacere e il dolore, fa raggiungere all’essere il limite […] la lucidità magica, in cui la trance diviene veggenza nell’uomo e nella donna» (p. 28). Tale tensione all’oltre è propria delle forme espressive che fanno della pelle e del corpo il limite posto tra visibile ed invisibile. Le esperienze di scrittura del corpo attraversate dal performer romano, prima tra tutte quella con Elisa Valdo, come da molti altri artisti d’Europa e d’Oriente, sono motivate da una: «scrittura, insofferente a esistere nei confini delimitati di una pagina,(che) può ricercare spazi altri per esistere» (p. 32). Più volte, tali esperienze sono state teatralizzate dall’autore, con la nascita dell’avatar Vitaldix che spiccò il folle volo futurista lanciandosi con il paracadute nell’azzurro cielo. Questi ha nelle T rose, compagne di sogno e d’avventura: «novelle Baccanti permettono a Vitaldix/Dioniso di resuscitare […] riti di passaggio» (p. 41). L’eros è gioco di sguardi atti ad instaurare legami magnetici, gioco terapeutico per l’uomo contemporaneo, che si manifesta nelle narrazioni fantastiche sotto il segno di Dioniso.
Giovanni Sessa