Con buona pace di chi vede nella rivelazione biblica un insieme di verità eterne, è secondo me più probabile che le formulazioni in essa contenute vadano adattate a un preciso periodo storico. Per esempio, in alcune pagine della Sacra Scrittura vediamo Dio raccomandare al Suo popolo la pratica dei sacrifici di animali. Leggiamo infatti nel Levitico:
“Il Signore disse ancora a Mosè: «Quando sarà nato un vitello o un agnello o un capretto, starà sette giorni sotto la madre; dall’ottavo giorno in poi, sarà gradito come sacrificio consumato dal fuoco per il Signore»”.
Ma più tardi, in Isaia, il Signore sembra aver cambiato idea:
“Dice il Signore: «Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco»”.
Nel Levitico sta pure scritto:
“Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro”.
Nel Vangelo quella precedente disposizione viene invece contraddetta:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra» ecc..
Potremmo pensare che il Signore sia volubile o che anch’Egli si conformi a mutate condizioni ambientali. Dunque, nulla ci vieta di pensare che revocherebbe oggi il suo antico comando: “crescete e moltiplicatevi”. Preso atto della spaventosa sovrappopolazione del pianeta, probabilmente ci direbbe di decrescere. Di fatto, l’uomo ha applicato con eccessivo zelo il comando di figliare, e questa abitudine a moltiplicarsi sta portando l’umanità alla catastrofe.
Non voglio semplicemente alludere alla paventata scarsità di risorse energetiche come cibo, acqua, petrolio ecc.. o alle devastazioni ambientali che una popolazione eccessiva può provocare. Su questi problemi sono già state espresse molte autorevoli opinioni e preoccupazioni. V’è però un problema assai più grave e al quale nessuno sembra rivolgere la dovuta attenzione.
Pochi sanno infatti che l’uomo attinge dalla Terra non solo ricchezze materiali ma anche le sue facoltà mentali. Non potrebbe disporre della Ragione se questa non fosse già presente nel pianeta che gli è, in un certo senso, Madre. Come ogni essere eredita i suoi caratteri dai genitori, così l’uomo non potrebbe sviluppare caratteri intellettuali se la Natura fosse priva di intelletto.
Purtroppo, diversamente dall’energia solare, che non diminuisce in rapporto al numero di esseri che se ne servono, o dalla nostra atmosfera, che è in grado di fornire ossigeno a tutti, la riserva di intelligenza – energia noetica – da cui traiamo la nostra intelligenza è limitata. Immaginate una madre che debba allattare troppi figli. Così, la Terra è un’oasi di gorgogliante intelligenza nel vasto deserto del sistema solare, ma questo pozzo di senno, per quanto profondo, non può dissetare tutti e rischia di inaridirsi.
Per altro, il campo noetico che avvolge la Terra sembra conoscere flussi e riflussi, periodiche variazioni di intensità. Per esempio, nel quinto e sesto secolo avanti Cristo, o nel periodo compreso tra Medioevo e Rinascimento, si sono registrati dei picchi di attività noetica. Non conosciamo la causa di queste oscillazioni, ma sembra innegabile che il numero di persone con livelli eccezionalmente elevati di noesi sia inversamente proporzionale al numero di esseri umani sul pianeta. Se con una popolazione di cento milioni possiamo avere cento individui geniali – filosofi, musicisti, scienziati ecc. – con una popolazione doppia ne avremo solo cinquanta e così via.
Più la popolazione aumenta più il livello noetico medio decresce. Tuttavia, per ragioni ancora inesplicate, l’intelligenza complessiva del pianeta appare distribuita in modo altamente disomogeneo, così che tra l’intelligenza di un uomo e quella di un altro vi può essere una sconcertante disuguaglianza. È quindi inevitabile che in un pianeta sempre più popoloso le disparità mentali si allarghino.
Finché la popolazione mondiale era composta da un numero ristretto di uomini e donne, tutti avevano a disposizione una ricca riserva di energie intellettuali. Lo vediamo dall’eccezionale qualità delle opere letterarie, filosofiche o artistiche del passato. Se immaginiamo un’epoca primitiva, durante la quale la presenza umana si esauriva in piccoli, isolati villaggi, possiamo ben credere che quegli uomini avessero un’intelligenza di gran lunga superiore alla nostra. La grande e sovraffollata metropoli è infatti un fattore determinante nell’abbassare la media intellettiva.
Secondo alcuni, una miracolosa spinta evolutiva ha condotto la materia inorganica alla vita, questa alla coscienza e alle più sublimi vette del pensiero. Parrebbe dunque che, se diamo a un’ameba un tempo sufficiente per evolversi, attraverso mutazioni casuali e progressivi adattamenti ambientali, potremo infine vederla trasformata in un Leonardo da Vinci o in un Bach. Ma, seguendo il percorso inverso, l’uomo moderno potrebbe ridursi a un’ameba. E poi, sempre procedendo a ritroso, tornare a essere materia inerte.
Questa regressione, tutt’altro che improbabile, non richiederebbe i tempi interminabili dell’evoluzione, dato che distruggere è operazione molto più rapida del costruire. La grande cattedrale del pensiero, costruita in ere interminabili, può venir demolita in pochi decenni. Questo spiega come sia stato possibile passare così velocemente da un homo sapiens sapiens, lentamente e faticosamente realizzato, al demens demens di oggi.
È sotto i nostri occhi l’impressionante declino delle manifestazioni intellettuali più nobili, l’atrofia dell’arte, della poesia, della filosofia ecc. Test d’intelligenza che un secolo fa poteva risolvere un bambino, oggi mettono in difficoltà il medio studente universitario, e spesso anche il medio docente universitario. Tale involuzione non è da attribuirsi a cause culturali o sociali, come l’esposizione ai media, il collasso della scuola, la degenerazione della politica ecc.. Questi fenomeni favoriscono certo la regressione mentale ma non ne sono la causa prima. Sono invece effetti di questo squilibrio tra la quantità di cervelli e la pellicola mentale che avvolge il pianeta. Il problema fondamentale è l’incremento demografico che porta al rarefarsi della noosfera e alla conseguente ipossia intellettuale della popolazione.
In realtà, nessuno ha ancora potuto stabilire quale sia il rapporto ideale tra noosfera e numero di cervelli umani. La recente psicosi da pseudo-pandemia, importante indice di decadimento mentale, sembra però fornirci in tal senso un’indicazione preziosa. Stimando che un 96% della popolazione mondiale sia affetto da PP (Pandemic Psychosis), come pare dimostrato da recenti studi, possiamo supporre che la noosfera disponga di una riserva sufficiente a coprire il fabbisogno del 4% dell’attuale umanità.
Si osservi inoltre come, nelle vittime della Pandemic Psychosis (riconoscibili per l’uso compulsivo di mutandine facciali), si manifesti l’impulso di ubbidire a regole stupide, vessatorie e umilianti. Ciò dimostra che la mancanza di nutrimento noetico produce nell’uomo, parallelamente alla sua incapacità di discernere, una proporzionale perdita di libertà, dignità e valori etici. Lo rende facile preda di allucinazioni cognitive e morali, per cui non distingue più la realtà dalla fantasia, il bene dal male, il vero dal falso.
Data questa sua intrinseca menomazione, alcuni ritengono sia del tutto irrilevante, da un punto di vista etico e deontologico, ingannare il demens demens con false informazioni, farne un essere da sfruttare come animale da reddito o da usare come cavia di esperimenti scientifici. Altri vorrebbero realizzare l’idea di Jonathan Swift, creando una società nella quale pochi ricchi possano comprare e mangiare i bambini dei poveri. Ciò, si dice, darebbe alle classi proletarie un mezzo di sostentamento e renderebbe la sovrappopolazione una fonte di profitto. Tali propositi, senza essere irrazionali, presentano tuttavia aspetti umanamente discutibili.
Credo sia sbagliato anche voler risolvere il problema demografico attraverso l’uso di armi, agenti tossici o altri rimedi violenti, come auspicato da alcuni precipitosi filantropi. A prescindere dalle implicazioni morali, dobbiamo prevedere che essendo oggi l’uomo mediamente stupido le soluzioni da lui adottate sarebbero altrettanto stupide. Ad esempio, i teorici della NG (New Genesis) propongono di ridurre la popolazione umana a due soli esemplari di genere diverso, giovani e con naturali tendenze sessuali. Ovvero due nuovi Adamo ed Eva, con la speranza che la seconda volta vada meglio.
È chiaramente un’utopia anti scientifica. Resterebbero due solitari cervelli di demens demens alimentati da una carica noetica tanto intensa che non potrebbero sopportarla. Quasi sicuramente ne riceverebbero uno shock mortale. Rischieremmo dunque l’estinzione per un’overdose di intelligenza. Meglio lasciar fare alla Natura, l’unica a poter operare una selezione secondo metodi sicuri e lungamente collaudati. Dobbiamo confidare nel suo potere di riportare la giusta proporzione tra il numero di cervelli e la riserva noetica del pianeta, in modo che che l’umanità si riabitui all’uso della ragione.
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