di Michele Rallo
La visita a Lampedusa di Papa Francesco mi offre lo spunto per qualche considerazione in merito alla posizione della Chiesa sul problema dell’immigrazione. L’Italia e le altre nazioni europee — si sa — sono assediate da un’ondata migratoria che ne minaccia l’identità, la sicurezza e i già precari equilibri sociali ed occupazionali. È una delle due manovre (l’altra è lo strangolamento economico) con le quali i “poteri forti” perseguono il loro non dissimulato obiettivo: cancellare le nazioni e trasferirne i poteri e le risorse alla finanza internazionale. Quanto alla Chiesa Cattolica, essa si è accodata con entusiasmo all’operazione mondialista. Non con gli stessi obiettivi dei promotori, naturalmente, ma in nome di un egualitarismo utopistico, volutamente dimentico del fatto che, nei secoli, i popoli europei (e non solo europei) si sono organizzati in Stati nazionali; Stati nazionali — aggiungo — sopravvissuti non solamente agli Imperi, ma anche al potere temporale dell’antico Papato che aveva tentato di dominarli.
Il Vaticano si trova oggettivamente — dunque — sulla stessa lunghezza d’onda dei poteri forti. «Occorre scardinare le omogeneità nazionali» tuonava qualche mese fa il potente eurocrate Peter Sutherland, alto esponente del club Bilderberg e della Trilateral, con un passato di manager in banche d’affari e multinazionali petrolifere, nonché — udite udite — consulente per l’amministrazione del patrimonio della Santa Sede. Dunque, la cancellazione delle nazioni è l’obiettivo finale dei poteri forti. Stesso obiettivo — e vedremo dopo perché — di una Chiesa Cattolica che in passato non ha nascosto la sua antipatia per le “nazioni”, considerate come una alternativa scandalosamente laica alla universalità ecumenica o, quanto meno, alla “Cristianità”; cioè a quella porzione di Ecumene coincidente con i popoli che confessavano la religione cristiana e che, proprio per questo, dovevano essere in un modo o nell’altro subordinati alla Santa Sede ed obbedienti alle sue direttive politiche oltre che morali. E, se non ha mai amato le nazioni in genere, la Chiesa Cattolica — intesa come entità politica e non come Autorità religiosa — non ha mai amato, in particolare, la nazione italiana, colpevole di avere assestato il colpo di grazia al potere temporale del Papato. Dopo lo sfortunato tentativo della Repubblica Romana — infatti — furono nel 1870 i bersaglieri del Regno d’Italia ad irrompere, attraverso la breccia di Porta Pia, nella capitale dello Stato Pontificio, costringendo la corte del Papa nel mezzo chilometro quadrato di quello che diventerà lo Stato della Città del Vaticano.
Certo, nessun alto prelato — nemmeno in periodo di glasnost bergogliana — ammetterà mai una nostalgia per il potere temporale. Ma, quando da Oltretevere giungono continui ed assillanti appelli ad accogliere «i disperati che fuggono dalle guerre e dalle dittature», da eretico qual sono non posso fare a meno di pensare che, anche nei palazzi vaticani, qualcuno accarezzi il disegno di cancellare la nazione italiana, affogandola nella multietnicità e nel multiculturalismo. La visita di Papa Francesco a Lampedusa — lo dico con filiale rispetto — mi sembra un altro passo in questa direzione.
Nota di Ereticamente
Ringraziamo l’Autore per l’invio. L’articolo è stato pubblicato in cartaceo sul periodico Social di Trapani
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