17 Luglio 2024
Attualità

Quei talebani americani – Umberto Bianchi

Piangono. Urlano. Si disperano. “Quelle povere ragazze afghane, ora come faranno?” “Si dovranno rimettere il burka; mio Dio!” E poi tutti quei poveri diavoli di afghani, or lasciati soli tra le grinfie dei cattivacci di turno…sì proprio di quei Talebani che, in queste ultime ore, tra una conferenza e l’altra cercano di accreditarsi più moderati di quel che sono, nonostante la corale riprovazione e condanna dei media. Il tutto, propalato all’insegna di una nauseabonda cornice di ipocrisia e mala fede, che non conosce limite alcuno.

Tanto per cominciare, dovrebbe risultar strano che vent’anni di pesante occupazione occidentale, all’insegna del solito leit motiv dell’esportazione della democrazia urbi et orbi,dietro alla quale, vi erano dei precisi motivi di ordine geopolitico, siano stati frettolosamente accantonati e smobilitati, per far ritornare le cose al preesistente status quo. Si vocifera di accordi sottobanco tra le forze talebane e gli occidentali, ma nulla più che non siano voci, sul dettaglio delle quali, poco o nulla veramente si conosce.

Che l’Afghanistan sia obiettivamente un paese da sempre difficile da controllare, per qualunque potenza o coalizione di potenze straniere, è cosa fuor di dubbio, acclarata da tutta una serie di episodi storici che neanche val la pena ricordare. Una difficoltà rappresentata sicuramente dalla natura montuosa aspra ed impervia del paese ma, in special modo, dalla incontrollabile frammentazione etnica che questo presenta. Pertanto, l’amministrazione Usa, si è trovata la scusa servita sul tavolo, per operare un deciso cambio di marcia strategico. Qualcuno, parla di subentro strategico della Cina al posto degli Usa ma, a ben vedere, non è proprio così.

Al pari di altri movimenti facenti parte della galassia integralista, i Talebani godono della sponsorizzazione e dell’appoggio di varie potenze straniere, tra le quali gli immancabili Pakistan ed i “soliti ignoti” rappresentati da quei Paesi del Golfo, (Oman, Qatar, Arabia Saudita, etc.) che, a turno, si prodigano nello sponsorizzare, finanziare ed appoggiare, più o meno apertamente, questi gruppi. Il bello è che, tutto questo avviene con il silenzioso beneplacito Usa, di cui tutti costoro sono fedeli alleati, a loro volta da costoro sponsorizzati e finanziati con ingenti e generose commesse di armamenti et similia.

Il caso del Pakistan, direttamente confinante con l’Afghanistan, è esemplificativo. Per decenni, questo paese, ha sponsorizzato formazioni integraliste sunnite nei più svariati contesti, pur ricoprendo il ruolo di alleato di ferro degli Usa. Ora, al pari di quanto si avrebbe voluto in Siria, l’amministrazione globalista Usa, ha bisogno di un emirato-satellite, riottoso e turbolento, ma non troppo. Ed in questa direzione, rientrano perfettamente le dichiarazioni d’intento delle dirigenze talebane, volte ad accreditarsi alla comunità internazionale, in questa veste di compromesso. In un contesto globale sempre più polarizzato sulla questione Covid, tra chi è a favore dell’instaurazione di una dittatura sanitaria globale e tra chi, invece, è a questa decisamente contrario, quello dei Talebani e di nuove forme di instabilità indotta, rappresenta un ottimo diversivo.

Ancora una volta, pertanto, alla bella faccia di chi parla di fine del Globalismo targato Usa, tutta in favore di una sua sostituzione con una presenza da protagonista della Cina, la risposta è sotto i nostri occhi. La mossa Usa, è atta a creare un nuovo fronte di instabilità, sparigliando così, nuovamente, le carte sul tavolo di chi pensava di sostituirsi loro, nel grande giuoco del Domino Globale. E la lagna che i nostri media “embedded” vanno facendo sul lato “umanitario” della questione afghana, ancora una volta, ci dimostra la miopia politica, accompagnata da mala fede e totale asservimento che caratterizzano la nostra classe politica tutta.

 

UMBERTO BIANCHI

 

Fonte copertina: Al Jazeera

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