di Leo Valeriano
Con le ultime elezioni, lo sbriciolamento di quel mondo che, impropriamente, qualcuno continua a definire “neofascista” , post fascista o ex fascista è giunto alle sue tristi conclusioni. Naturalmente era tutto prevedibile e non ci sono vere e proprie “colpe” da attribuire oltre quelle, enormi, di Gianfranco Fini. Lo sconquasso provocato dal triste individuo, soprattutto come fatto emotivo, è ancora tangibile e difficilmente superabile. Il giorno che il nostro mondo avrà avuto la forza di superare questo scoglio, dovremo cominciare a fare i conti con ciò che è “possibile” fare per rilanciare quanto c’è di meglio in quell’idea che molti di noi considerano immortale: il fascismo.
Non il fascismo storico, che comunque abbiamo già analizzato e discusso. Non il fascismo dell’immediato dopoguerra, perseguitato, dileggiato e falsamente rappresentato. Non il fascismo che, almeno in certe sue componenti, era riuscito a sopravvivere nel periodo del Finismo. Ma il fascismo del futuro. Quel fascismo dalle radici profondamente sociali che si riferisce ai valori primari dell’umanità: dignità, coraggio, orgoglio nazionale, amore per le tradizioni, ma anche semplicità, equità, comprensione e dialogo.
È possibile?
Credo che per molti sia molto amaro assistere al catastrofico dissolversi di un mondo che ha sempre avuto, e che se saggiamente condotto avrebbe ancora, le potenzialità necessarie per ricreare la nostra Nazione, strappandola agli interessi di una economia internazionale corrotta ed opprimente.
Le leadership dei piccoli gruppuscoli che sono sempre esistite nell’ambito di quel variegato mondo proveniente dal MSI, hanno dimostrato quanto esile fosse la loro reale forza attrattiva. Forse, l’attualel problema è proprio questo: questo “mondo” non è riuscito a formare un Capo (starei per dire un Duce) capace di legare insieme tutte le diverse componenti che fanno parte di questa variegata galassia che possiede, comunque, enorme potenzialità umana e politica. Sappiamo che ognuna di queste aggregazioni a cui faccio riferimento, che spesso sono vere Comunità operative, è un nucleo ideale e politico legato da precise idee e da un collaudato vivere comunitario. Ognuna di queste è una reale forza capace di creare interessi soprattutto spirituali e di fornire indirizzi ideali. Purtroppo, la loro forza è anche la loro debolezza. Ogni gruppo si chiude attorno al proprio leader che si soddisfa del calore dei “suoi” ma non è capace di dare un maggiore respiro all’azione del gruppo. E allora accade, per esempio, che un personaggio politico come Alemanno, forse per garantirsi una certa sicurezza e una maggiore libertà di azione, riempia le caselle che può riempire con parenti o stretti amici di percorso. Scontentando, in questa maniera, una enorme moltitudine di persone che avrebbe potuto considerarlo come un riferimento ideale e che da queste azioni viene delusa. Naturalmente, appena possibile, questa gente si astiene di dare il proprio apporto contributivo. E questo accade, come si è visto, soprattutto nel corso delle elezioni. Ho parlato di Alemanno, ma avrei potuto fare i nomi di altrettanto augusti personaggi come Augello o Rampelli validissimi esempi di capacità organizzativa ma scarsamente forniti di una visione totale della politica. La creazione di un movimento come Fratelli d’Italia (ottimo titolo per una telenovela) ha dimostrato che mettere insieme un gruppetto di persone valide, non è sufficiente per fare politica. Soprattutto quando queste “persone valide” hanno dimostrato di essere più sensibili ai richiami della parentela che a quelli dell’ideale. E potrei continuare con i nomi di tutti coloro che sono a capo di tutte le altre piccole formazioni di quella che viene definita destra estrema. Sono tutte ottime persone, in grado di riempire con i propri aderenti anche un medio teatro italiano. Non uno spazio come Piazza San Giovanni in Roma, naturalmente.
Eppure, se riunite per un unico scopo, questi gruppi e queste persone avrebbero una forza trascinante inarrestabile.
Non esiste (o almeno io non riesco a vederlo) un personaggio come il Duce del fascismo. Ma, in questo periodo oscuro della storia, potrebbe essere auspicabile una unione confederativa di tutti i gruppi che hanno un riferimento ideale simile, o è un’assurda utopia?
La storia viene fatta dagli uomini e io mi auguro che ce ne siano ancora, capaci di mettere da parte piccole ambizioni personali in cambio dell’adesione ad un’ideale più alto che sappia dare le risposte che questo nostro maltrattato Paese, l’Italia, merita.
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