Giuliano imperatore e la sinistra parabola della Sinistra
La sinistra è completamente impazzita: tutto qui. È necessario supportare una simile affermazione? Forse. Ma mentre si cerca di richiamare alla mente esempi, elementi, eventi, si viene travolti e si tace. La sinistra è impazzita completamente, e basta: d’altronde chi legge qui lo sa da sé. Come è avvenuto, e che significa questo fatto? quale la sua portata?
Il mondo cristiano giaceva sotto le diaboliche superstizioni pagane della Chiesa di Roma, e il libero giudizio, tramite la lettura individuale del testo sacro, l’ha affrancato; la società civile gemeva sotto i capricci tirannici di un monarca avido e vizioso, e lo spirito illuminista mostrandogli l’esempio delle antiche repubbliche l’ha redento; il proletariato portava le catene ribaditegli da un borghese capitalista, e la critica sociale armata di dottrine economicistiche gli ha insegnato i suoi diritti; la gioventù era psichicamente storpiata nella più verde età da un padre padrone, e il sottile scienziato dissezionatore della psiche, rimestando nelle profondità dell’inconscio, l’ha purgato dai miasmi della repressione e dell’alienazione. È un cammino discendente, dal cielo alla terra, inarrestabile, che ha portato a diroccare via via le oppressive strutture portanti del mondo umano, dal sommo sacerdote, al re, al padrone, al padre; e ora vediamo con il cancel culture avvenire questo persino con le effigi. Parrebbe rimanere, ultimo degli oppressori, il Maschio tout court come ostacolo finale alla nuova età dell’oro. Dalla Riforma all’LGBTismo, un’unica gittata, seppur a tappe di “rivoluzioni”.
Pensiamo perciò come cambia la natura delle cause che regolano, nelle dottrine umane, la vita del mondo. Partiti da volontà divine, influssi celesti, passando per tendenze politico-conomiche, arrivando a istinto di sopravvivenza e libido, con Freud, congiunto a materialismo puro: qui siamo in fondo.
Non chiameremo noi Logos questo Libero Giudizio che è a un passo dall’aver completato il suo cammino verso una vera ed effettiva equiparazione orizzontale degli umani, e addirittura come molti auspicano, degli esseri viventi nella loro totalità? Il problema è che giunti a questo punto ci si guarda intorno, e ci si trova davanti a una vera e propria follia generalizzata, altro che età dell’oro: follia totale appaltata precisamente alla forza propulsiva che chiamiamo “sinistra”. Il Logos per un singolare inganno prospettico pensava di salire un monte e invece scendeva in un antro. Perché?
Non so se convince il lettore questa descrizione sommaria del cammino della civiltà occidentale considerata dai suoi inizi alla fase attuale terminale, arco temporale che copre circa mille anni: io non ho fatto che applicare precisamente, trasponendola sub specie temporis, la vicenda di Attis e Cibele che l’Imperatore Giuliano narra sub specie aeternitatis in quello che è un vero e proprio capolavoro di metafisica della Rivoluzione, l’Inno alla Madre degli Dei. Attis, per Giuliano, è il Logos, “l’essenza dell’Intelletto generatore e demiurgico, la quale genera tutte le cose fino al limite estremo della materia”. Egli, “manifestatosi nella sua bellezza, venne amato dalla Madre degli dèi. Questa, dopo avergli concesso tutto, gli pose pure sul capo il pileo stellato”, copricapo che gli ricorda la sua origine celeste. “Ma lui, avanzando, andò fino al limite estremo: e il mito disse che poi discese nella caverna e si unì alla ninfa, alludendo all’umidità della materia…”. Ma viene perciò scoperto e punito, la strapotente Madre-amante fa sì che egli si auto-eviri. “E la mutilazione cos’è? Un freno alla spinta senza limite. Infatti la generazione fu trattenuta, dalla Provvidenza demiurgica, entro forme definite; e ciò non avvenne senza la cosiddetta demenza di Attis, che, avendo superato la giusta misura e avendola trasgredita, a causa di ciò s’indebolì e non ebbe più potere su di sé”.
Quanto tempo intercorre tra il carme 63 di Catullo, in cui il poeta stigmatizza il culto delirante di Cibele, e la definitiva consacrazione di tale culto a religione di stato, ad opera di Claudio? Non molto. I romani del tempo di Cincinnato o Furio Camillo certo non avrebbero saputo che farsene di roba simile, come Cromwell di un gay pride. Una civiltà deve essere ‘cotta a puntino’ per sentirne il richiamo di sirena. Già in Lucrezio, se ci pensate troviamo ‘libido’ e ‘materia’ sotto forma di ‘Venere’ e ‘atomi’; la sinistra dell’epoca, in veste epicurea, cominciava a sentire il lontano rimbombare dei timpani e lo squillare dei flauti della Madre; e infatti non desta alcuno stupore che il poeta ufficiale dell’ateismo, dedichi poi i più commossi e trepidanti esametri a Venere e a Mater Matuta.
Ma Giuliano è fondamentale perché vive in un epoca in cui Attis è già stato perdonato, dopo aver riconsegnato la ‘sacra messe’ dei suoi attributi alla Terra; il Logos generatore ormai ha deposto le armi, ritorna umile volgendo lo sguardo nostalgico ai giri celesti. L’Occidente attuale, trovandosi ora alla nascita del suo (agghiacciante) iper-Impero, non è ancora in questa fase; è nel pieno del furor prometeico, anche se appunto sono ormai palesi (non a tutti) i segni della vicenda di Attis. I contrassegni del culto di Cibele, fioriti d’un colpo dalla ‘liberazione’ degli anni ’60, sono ancora gli stessi: “musica selvaggia, danze sfrenate, tatuaggi, assunzione di piante allucinogene” (Mircea Eliade, parlando però dei misteri ellenistici), processioni di omosessuali, culto della Natura. Ma sopra ogni cosa la demenza, demenza che oggi imperversa tetra, oscura, proterva, nelle forze di quell’antica Sinistra che un tempo agitava bandiere di libertà e oggi appare inquietante grigio esercito di automi al servizio di forze ordinatrici sconosciute, forze che preparano il loro mondo dell’immanenza orizzontale. Il grande paradosso è che forse queste altro non sono che necessarie forze di distruzione fatalmente volte a realizzare ancora il destino di Attis, tutt’affatto diverso da quello che era nei loro voti. Infatti, “…subito dopo la mutilazione, dunque, la tromba suona l’appello per Attis e per tutti noi che un tempo volammo giù dal cielo e cademmo sulla terra. Dopo questo segnale, quando il re Attis mediante la mutilazione arresta la spinta illimitata, gli dèi ci comandano di troncare la spinta illimitata che è in noi stessi e di imitare coloro i quali ci guidano, risalendo a ciò che è definito e uniforme, e se possibile, all’Uno stesso.”
27 Comments