Da un’idea di Vittorio Sgarbi il MART, Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto, dedica a JULIUS EVOLA (1898-1974) dal 15 maggio al 18 settembre 2022 una mostra curata da Beatrice Avanzi e Giorgio Calcara. Il titolo della rassegna “JULIUS EVOLA – LO SPIRITUALE NELL’ARTE” annovera una esposizione di oltre cinquanta opere ˂… una prima parte costituita da dipinti appartenenti al periodo futurista, caratterizzati da elementi astratti carichi di energia e inaspettatamente “psichedelici”; seguono “paesaggi interiori”, espressione pura dello spirito con riferimenti ermetici ed esoterici; infine, gli anni Sessanta con le repliche delle sue opere storiche e alcuni dipinti figurativi che si discostano dalla produzione giovanile˃. Benché breve il periodo dedicato all’arte pittorica di questo personaggio è quanto mai intenso, produttivo e soprattutto, fino ad oggi, superficialmente ignorato.
A ragione il barone Julius Evola è stato definito l’unico protagonista del movimento dadaista in Italia.
Come afferma nel la sua autobiografia “Il cammino del cinabro”, ancora adolescente viene influenzato dalla lettura delle riviste: Leonardo, Lacerba e La Voce dirette da un Giovanni Papini rivoluzionario, iconoclasta e antiborghese. Nel primo ‘900 questi organi di stampa svolgono l’importante ruolo di tramite con le correnti straniere più interessanti e avanzate del pensiero e dell’arte di avanguardia. In mostra il primo ciclo delle opere è dedicato all’ “idealismo sensoriale” (1915-1918) presente nel dinamismo plastico futurista che viene interpretato con espressiva vivacità cromatica. Ben presto però Evola si discosta da questi stilemi per inoltrarsi in un “astrattismo “mistico-trascendente” (1918-1921).
Subito nel dopoguerra cessa la sua adesione al movimento futurista. Alla ricerca di una profonda dimensione interiore viene attratto dal Dadaismo, movimento artistico-letterario creato a Zurigo dal rumeno Tristan Tzara. La nuova corrente, lontana dal tecnicismo modernista, sembra offrire una visione di liberazione assoluta. Il suo credo si manifesta in modo sconcertante, paradossale perché persegue lo sconvolgimento di tutte le logiche, l’etica e l’estetica proprie del momento. In Italia l’autore è tra i primissimi a rappresentare l’arte astratta rapportata al Dadaismo. Ne diviene uno dei più qualificati esponenti entrando in contatto personale ed epistolare con Tsara e la sua cerchia. Stabilisce nuove relazioni amicali e combatte le battaglie culturali a fianco di Aragon, Picabìa, Ernst, Mondrian, Arnauld, Eluard ecc.
Nel 1920 pubblica “Le parole obscure du paysage intérieur” sul significato dell’arte modernissima e nel saggio “Arte Astratta”, vero manifesto, riassume in sintesi l’indirizzo della teoria dadaista. Nello stesso scritto sono riportate le sue poesie e i componimenti letterari. Con chiarezza appare in linea con le tendenze dell’astrattismo europeo, conforme al pensiero espresso da Vasilij Kandinskij nell’omonimo saggio: “Lo spirituale nell’arte “(1912).
Pure questa adesione è di breve durata e il pittore termina la sua stagione artistica nel 1922 con questa motivazione ˂…In realtà il movimento a cui mi ero associato, tenendo Tristan Tsara in alta stima, doveva realizzare ben poco di ciò che io in esso avevo visto˃.
Una personalità alquanto complessa e controversa quella di Julius Evola. Di seguito appariranno numerosi suoi studi condensati in volumi dedicati alle discipline umanistiche (filosofia, storia, religione), alle scienze esoteriche (magia, alchimia, pitagorismo), riguardanti l’etica (costume, sessualità), l’antropologia (mitologia, leggende, tradizione, simbolismo), la religione, la tradizione e l’orientalistica (yoga, buddismo, induismo).
L’ostracismo di cui è stato successivamente vittima prescelta è tutt’oggi dovuto alla forte ignoranza che ancora investe le convinzioni politiche di questo studioso. A differenza di tanti detrattori durante il ventennio non prende mai la tessera fascista e fin dai primordi viene fortemente ostacolato dall’autorità. Secondo la distinzione operata da Renzo De Felice le sue critiche non sono indirizzate contro il movimento fascista ma lo pongono in antitesi con il regime fascista. Una serie di articoli e il libro “Imperialismo pagano – Il Fascismo dinnanzi al pericolo euro-cristiano”” uscito nel 1928 risultano in netto contrasto con la politica condotta dai vertici politici che stanno programmando il Concordato.
Espulso dai giornali ufficiali crea un quindicinale “La Torre” (1930) che viene oscurato e fatto chiudere dai gerarchi dopo solo dieci numeri per “irriverenza dottrinaria e rissosità polemica”. A chi negli anni ’40 era propagatore di un razzismo biologico e del determinismo genetico Evola contrappone un razzismo dello spirito rivolto al mondo spirituale, culturale e all’economia sociale. Anche dopo il ‘46 coraggiosamente continua la sua critica sempre “eretica” con “Il Fascismo – saggio di analisi critica dal punto di vista della Destra” (1970).
L’appartenenza politica alla “giusta causa” è stata spesso la molla che ha portato la communis opinio a decretare, al di là dei meriti, il successo o la scomparsa di un artista. Ĕ tuttavia noto come il tempo sia quasi sempre galantuomo. I posteri, spenti gli odi di parte e sedati i rancori dei più forti, provvedono a ristabilire l’equità dei giudizi manipolati. Ma purtroppo ciò è possibile solo quando la damnatio memoriae non arrivi prima, ponendo fine al ricordo delle passate testimonianze.