NOTA: Come ricorderete, nella precedente trentatreesima parte vi avevo annunciato la decisione di chiudere definitivamente la serie di articoli Ex Oriente lux, ma sarà poi vero?, sebbene essa, con oltre una trentina di pezzi, sia la più longeva di quelle che ho pubblicato su “Ereticamente”, dopo Una Ahnenerbe casalinga/L’eredità degli antenati. Questo a motivo del fatto che, avendo “passato” su quest’ultima gli argomenti storico-archeologici che smentiscono la leggenda della “luce da Oriente”, ritenevo avesse esaurito la sua funzione. Perché dunque adesso questa trentaquattresima parte?
Io non so se sia colpa del destino cinico e baro, del fatto che sono un pessimo smanettatore (cosa della quale, non appartenendo io di certo alla generazione dei millennial, penso non mi si possa fare poi gran colpa), o del fatto che usando molto il computer, sono più esposto a incidenti di questo genere, ma il fatto è che ultimamente (luglio 2022) sono di nuovo incorso in un guasto del computer forse ancora peggiore del blu crash che ho subito nel dicembre 2018.
Tra i pochissimi file che sono riuscito, almeno per il momento, a recuperare, ce n’è uno contenente degli appunti per Ex Oriente lux, ma sarà poi vero?, che avevo allora scartato. Come ricorderete, prima di chiudere definitivamente questa serie di articoli, avevo pensato di dedicare alcuni di essi all’aggiornamento dei testi riguardanti il fenomeno megalitico nei suoi molteplici aspetti e collocazioni geografiche, che poi sono quelli delle conferenze che ho tenuto in questi anni al festival celtico triestino Triskell, e che vi ho poi debitamente riportato sulle pagine di “Ereticamente”, e si tratta di un fenomeno, o meglio di una complessa fenomenologia che non riguarda, come pensano molti, solo le Isole Britanniche, ma l’intero continente europeo, compresa la nostra Italia, anche se sembra che in giro se ne sappia poco o nulla.
Ex Oriente lux, ma sarà poi vero?, mi è sembrata la collocazione più adatta per presentarvi questi aggiornamenti. In fondo, cosa più delle grandi costruzioni megalitiche dimostra meglio la priorità dell’Europa rispetto al Medio Oriente nel dar vita alla civiltà? Basti pensare che il circolo megalitico tedesco di Gosek, il più antico che conosciamo, vanta un’età di 7.000 anni, il che lo rende più antico di due millenni rispetto alle piramidi egizie e alle ziggurat mesopotamiche.
Avevo iniziato a pubblicare questi aggiornamenti nel 2020 (c’è sempre da tenere presente che su “Ereticamente” nel corso di questi anni ho cercato di sviluppare vari filoni), poi, a metà del guado, è arrivata la doccia gelata rappresentata dal comportamento sprezzante degli Inglesi nei nostri confronti, in occasione della vittoria dell’Italia ai campionati europei di calcio, e il problema, la cosa davvero grave, è che non si è trattato di una momentanea, persino comprensibile irritazione della tifoseria britannica nei nostri confronti, bensì dell’ultimo anello di una lunga catena di malignità e disprezzo verso di noi che risale quanto meno agli inizi del XX secolo.
Sebbene il più noto dei monumenti megalitici europei, il triplice circolo di Stonehenge si trovi proprio in Gran Bretagna, e per di più proprio allora circa questo complesso, siano emerse scoperte interessanti, ho preso la decisione di non far menzione né di esse né di null’altro che fosse emerso dal territorio inglese.
Ora, ironia della sorte, delle numerose cose che avevo messo in programma per “Ereticamente” (mi preparo sempre con un anticipo anche notevole per assicurare la regolarità della pubblicazione dei miei articoli), il file con le parti espunte, riferentesi all’Inghilterra, degli appunti per Ex Oriente lux., ma sarà poi vero?, è praticamente l’unica cosa che sono riuscito a recuperare.
Questo mi ha posto un problema di coscienza. Si può utilizzare questo materiale stornando nel contempo ogni sospetto di anglofilia? Premesso che la mia avversione verso gli Inglesi, che non è altro che il reciproco di ciò che costoro provano nei nostri confronti, non si è affatto attenuata, in fin dei conti Stonehenge e gli altri monumenti megalitici del Wiltshire e dell’Isola, non sono più inglesi di quanto i monumenti ellenici, ellenistici, romani e bizantini che costellano la Penisola anatolica, l’antica Asia minore, siano turchi. Così come questi ultimi sono stati eretti secoli prima che gli antenati dei Turchi, allora vaganti per l’Asia centrale, scendessero in Anatolia, allo stesso modo Stonehenge e gli altri monumenti megalitici sono stati eretti da popolazioni celtiche o pre-celtiche, secoli e millenni prima che gli antenati degli Inglesi, Angli e Sassoni che allora vagavano per l’Europa centrale, sbarcassero nell’Isola britannica, e si potrebbe aggiungere la constatazione che i discendenti di costoro si sono del pari mantenuti incivili.
Io, naturalmente, mi scuso per il ritardo con cui, alla luce di tutto ciò, ho riportato queste informazioni, anche se qui, lo capite, non si tratta di politica di partito, di gossip, di sport o di cronaca nera, ma di cose che dovrebbero finire sui libri di storia (anche se sono certo che non vi compariranno), la fonte è, nella stragrande maggioranza dei casi, lo stra-meritorio sito irlandese di “Ancient Origins”.
Nel mese di luglio 2020 abbiamo avuto una vera e propria esplosione di novità riguardanti l’archeologia megalitica, e la fonte principale di queste informazioni sembra essere in particolare “Ancient Origins”.
In questo periodo degli inizi di luglio, in particolare il 4 luglio (strana coincidenza con la festa dell’indipendenza americana) tuttavia, sembra che “Ancient Origins” stia concentrando il suo interesse soprattutto sull’area celtica (o forse, ma dopotutto non fa una grande differenza, su quella dei costruttori neolitici di megaliti che avrebbero preceduto l’insediamento dei Celti).
Quasi inevitabilmente, si riparte da Stonehenge con un articolo di Ashley Cowie del 4 luglio, che sostiene che riguardo al famoso monumento megalitico “tutto cambia”, un’affermazione che a conti fatti si dimostra esagerata, in concreto, il più importante fatto nuovo è che un ricercatore, Rob Ixer, sottoponendo il materiale della pietra d’altare centrale del monumento, sottoponendo alla spettrografia cristallografica avrebbe determinato che esso non proviene, come finora si era ritenuto, da Milford Haven, dalle Praseli Hills gallesi. Per ora. L’origine di questa pietra resta incerta.
Ancora il 4 luglio, un articolo di Ed Whelan ci porta a visitare la tomba megalitica dell’Età del Bronzo di Bant’s Carn nelle isole Scilly al largo dell’Inghilterra sud-orientale. E’ da rilevare il fatto che quando la tomba fu costruita il piccolo arcipelago delle Scilly era probabilmente unito alla terraferma. Interessante, ma non ha certo la bellezza e la potente suggestività di Newgrange!
Può sembrare strano, ma è ancora l’area di Stonehenge e dintorni, la piana di Salisbury che verrebbe da pensare sia ormai una delle più esplorate e setacciate al mondo, a riservare nuove sorprese.
Un articolo di Andrew Collins ci informa che attorno a Durrington Wall (un vasto terrapieno circolare che si trova a 2 miglia – 3 chilometri da Stonehenge, e si suppone racchiudesse la “città dei vivi” laddove Stonehenge rappresentava la “città dei morti”), è stato recentemente scoperto un anello di pozzi ciascuno profondo 5 metri e con 10 metri di diametro. Finora ne è stata scoperta una ventina, ma gli archeologi sospettano che ce ne siano circa 50.
Questa struttura risalente al tardo neolitico (ma alcuni pozzi potrebbero essere più antichi), che è stata chiamata Durrington Shafts, con un diametro massimo di 2,31 chilometri, potrebbe essere la più vasta struttura preistorica mai scoperta non solo nelle Isole Britanniche ma in tutto il mondo.
Purtroppo, non ci sono solo buone notizie, e dobbiamo constatare che all’ingegnosità degli antichi fanno da squallido contraltare l’inciviltà e il vandalismo di molti nostri contemporanei. L’11 luglio un articolo di Ed Wheelan ha riportato una notizia di quelle che fanno ribollire il sangue. Nei pressi di Swansea nel Galles meridionale esisteva un tumulo dell’Età del Bronzo, circondato da un terrapieno rialzato con un diametro complessivo di 15,24 chilometri, noto col nome gaelico di Tor Clawdd Mawr. Bisogna purtroppo dire esisteva perché recentemente un gruppo di giovinastri ha usato la struttura come una pista per gare motociclistiche, provocandole danni irreparabili. Cosa dire? Incommentabile!
È ancora “Ancient Origins” del 13 luglio con un articolo di Ashley Cowie a darci notizia di una nuova scoperta avvenuta in Inghilterra a Wellwick Farm vicino a Wendover, avvenuta durante i lavori per la costruzione di una nuova linea ferroviaria. Si tratta di un circolo cerimoniale dell’Età del Ferro, risalente a 4.000 anni fa costituito da una serie di buche in cui dovevano essere alloggiati pali di legno, del diametro di 65 metri, non dissimile dal Woodhenge che è stato ritrovato nel Wiltshire non distante da Stonehenge, dove sono stati trovati vari reperti che attestano che la zona è stata intensamente abitata dal neolitico all’età medioevale, fra di essi un raro anello dell’Età del Ferro. In epoca romana l’abitato principale si sarebbe spostato a Wendover, ma Wellwick Farm rimase importante come luogo di sepoltura.
L’articolo di Ashley Cowie si incentra soprattutto su una scoperta che sembra aver traumatizzato gli archeologi: il ritrovamento dello scheletro di un uomo che deve aver subito una morte violenta, era stato sepolto a faccia in giù con le mani legate dietro la schiena. Assassinio, esecuzione o immolazione di una vittima sacrificale? Sappiamo che gli antichi Britanni praticavano una giustizia alquanto sommaria, di cui è un esempio la sepoltura del giovane ladro rinvenuta da Darwill e Weinwright a Stonehenge, un ragazzo verosimilmente ucciso durante un tentativo di furto. Nel cimitero è stata ritrovata anche una sepoltura di età romana che doveva essere quella di un personaggio di rango, i cui resti sono stati ritrovati in una bara foderata di piombo e con tracce del rivestimento più esterno di legno.
Il 17 luglio un articolo di Ed Wheelan ci parla della scoperta sotto la collina di Navan Fort vicino ad Armagh, Irlanda del nord, di una struttura che potrebbe essere il più vasto tempio sotterraneo dell’Europa del nord. La scoperta è stata effettuata da ricercatori dell’università di Aberdeen (Scozia) che avrebbero mappato l’area con una tecnica di radiometria magnetica (cioè sempre il georadar), rivelando il complesso sotterraneo senza spostare un ciottolo. Navan Fort era da tempo indicata dalle tradizioni locali come una delle cinque capitali cerimoniali dell’Irlanda preistorica. Naturalmente, ne sapremo di più se e quando si comincerà a scavare.
Ancora il 17 luglio c’è da segnalare un articolo di Alcia McDermott su Doggerland, l’Atlantide britannica che si trovava là dove oggi c’è la zona di bassi fondali nota come Dogger Bank, e che è stata sommersa con la fine dell’età glaciale, quando la deglaciazione ha liberato grandi quantità d’acqua che hanno innalzato il livello dell’oceano. A quanto pare l’inabissamento di Doggerland non è stato affatto graduale, ma sembra abbia coinciso con uno spaventoso tsunami causato dalla frana di Storegga, almeno è questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori attraverso lo studio dei sedimenti marini.
La frana di Storegga sarebbe stata una gigantesca frana preistorica avvenuta sul bordo occidentale della Penisola scandinava, che avrebbe a sua volta generato un enorme maremoto i cui effetti sono stati rintracciati fino nelle Isole Britanniche e in Islanda, e avrebbe forse determinato la definitiva sommersione del Doggerland, ma il discorso non finisce qui. Se prendiamo per buona la tesi della Keystone University, potrebbe questa gigantesca alluvione essere il cataclisma ricordato nel racconto platonico?
Gli elementi a favore di tale interpretazione ci sono, e non mancano di suggestività. Secondo le ricerche più recenti, non si sarebbe trattato di un’unica frana, ma di tre eventi successivi. Ora guarda caso, Platone narra che Atlantide fu invasa dalle acque tre volte.
Una conclusione è difficile da trarre, e nello stesso tempo estremamente facile. Abbiamo visto che, come era ovviamente prevedibile, “Ancient Origins” dedica la sua attenzione soprattutto alle Isole Britanniche, ma sappiamo che l’Europa, dalla Penisola Iberica alle steppe russe, è ugualmente costellata di megaliti. Credo che in futuro possiamo aspettarci nuove scoperte, soprattutto riguardo all’Europa dell’est, dove nell’epoca sovietica certe ricerche erano addirittura proibite.
E non parliamo dell’Italia, del suo vasto patrimonio archeologico risalente all’età neolitica ancora praticamente ignorato (come abbiamo visto nei tre articoli de L’Italia megalitica.
I grandi complessi megalitici che costellano non solo le Isole Britanniche ma tutta l’Europa, Italia compresa come abbiamo già visto (L’Italia megalitica) sono là, esistono, sono la testimonianza inequivocabile della priorità europea nello sviluppo della civiltà umana, ma non si può certo escludere che il futuro ci riservi sempre nuove scoperte e nuove sorprese.
NOTA: Nell’illustrazione, il triplice cerchio megalitico di Stonehenge.