8 Ottobre 2024
Geografia

I 157 anni della Società Geografica Italiana. Una istituzione nel segno del Primato Italiano

      di Riccardo Rosati


 

 

 

Svariate volte abbiamo denunciato la scandalosa chiusura dell’IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente), stigmatizzando il fatto che con essa si è inferto un triplice danno all’Italia: collezionistico, didattico e, cosa assai importante, politico, giacché l’Istituto, come venne pensato dal suo ideatore, l’immenso orientalista Giuseppe Tucci, doveva essere pure un autorevole «agente politico».

Quest’anno ricorre il 157° anniversario di un Ente simile all’IsIAO. Ci riferiamo alla Società Geografica Italiana (SGI), fondata a Firenze nel 1867 con l’obiettivo di promuovere le conoscenze geografiche, e fin dalla sua nascita impegnata nella attività di esplorazione. Parimenti all’IsIAO, la SGI aveva la missione di utilizzare le proprie competenze scientifiche per sostenere gli interessi della Nazione all’estero. Fortunatamente, la Società ha avuto sorte migliore e oggi, malgrado la deprimente situazione in cui versano cultura e ricerca da noi, continua con vitalità a proporre due parole «sacre»: Studio e Tutela. Vale quindi proprio la pena di raccontare la sua storia, e con essa i tesori che custodisce, che ne fanno un incontestabile esempio di Primato Italiano.

È il 1872 quando la SGI si trasferisce a Roma nel cinquecentesco Palazzetto Mattei, inserito nel parco di Villa Celimontana a poche centinaia di metri dal Colosseo. L’edificio è abbellito da affreschi databili tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, tutti opera di artisti appartenenti alla bottega del Cavalier d’Arpino (1568 – 1640), dove si formò niente meno che Caravaggio.

Le collezioni della Società non hanno probabilmente rivali, per quantità e rarità, in nessuna altra istituzione simile al mondo. Esse comprendono oltre un milione tra carte geografiche, libri, documenti di archivio, dipinti, narrando più di 500 anni di geografia, esplorazioni e viaggi. Tale incredibile ricchezza la si deve al contributo dato da insigni personaggi collegati alla SGI, i quali hanno donato le proprie raccolte con grande mecenatismo e spirito di amore per l’Italia.

Partiamo con i 2000 periodici di interesse geografico, uno dei principali fondi di pubblicazioni specialistiche a livello internazionale. Vi è poi una raccolta di oltre 50.000 carte geografiche moderne, e il preziosissimo Fondo Antico, con mappe e atlanti dal XV al XIX secolo, che annovera un pezzo eccezionale quale il portolano su pergamena (1480) di Albino de Canepa, in cui si descrivono con estrema precisione i contorni del Mediterraneo.

La Biblioteca è uno dei tanti vanti, forse addirittura il maggiore, della Società, con i suoi circa 400.000 volumi e oltre 350 atlanti antichi. Tutto questo fa di tale raccolta libraria un ineguagliato «tempio della geografia». Di estremo interesse sono inoltre i numerosissimi diari dei viaggiatori, con schizzi topografici e cartografici, grazie ai quali è possibile ricostruire la storia della evoluzione della scienza geografica. Fondamentale strumento di divulgazione scientifica è poi il Bollettino della SGI, edito ininterrottamente dal 1868, una delle più antiche e blasonate pubblicazioni nel settore, sulle cui pagine hanno scritto i maggiori geografi al mondo.

La Cartoteca conta più di 200 mila documenti, ove spiccano circa 200 esemplari dal XV al XIX secolo. Parlando di questa particolare sezione del patrimonio ospitato in Palazzetto Mattei, è doveroso soffermarsi sul Fondo Orientale, nel quale abbondano carte geografiche prevalentemente tra il ‘700 e l’800, quasi tutte manoscritte, con squisite rappresentazioni della Cina e del Giappone. In totale, la collezione asiatica ammonta a ben 5000 pezzi. Essa è senza dubbio inestimabile, unica al mondo, con opere di altissimo pregio storico-artistico, tra cui vanno menzionati uno stupendo rotolo cinese (fine XIX sec.) raffigurante la Corte Imperiale e una carta giapponese che mostra il corso del Fiume Tama (fine XIX sec.). Molto suggestivi sono anche i testi appartenenti alla cultura Hmong o Miao: una delle tante etnie che popolano la Cina, segnatamente la provincia meridionale dello Yunnan, come pure altre nazioni del Sud-Est Asiatico.

Nell’Archivio Storico si trovano i taccuini di Orazio Antinori (1811 – 1882), tra i maggiori esploratori in terra d’Africa, nonché uno dei soci fondatori della SGI. Questa sezione ha principalmente la funzione di conservare e tramandare la memoria di quei tanti nostri compatrioti che hanno indelebilmente marcato l’epopea dei viaggi in territori lontani e allora quasi sconosciuti. Tutelando il ricordo delle loro imprese, si custodisce l’anima stessa di questo organismo scientifico al quale essi hanno voluto legare il loro lascito culturale. Essendo la storia delle esplorazioni coloniali un fenomeno sostanzialmente «moderno», oltre ai documenti scritti, vanno conservate con la medesima cura le immagini. Assolve a tale compito l’Archivio Fotografico, con le sue 400 mila voci di inventario tra: positivi, negativi, diapositive e cartoline d’epoca, a partire dagli anni ’60 del 1800.

E gli oggetti veri e propri? Possibile che un luogo del genere non ne possieda? Certo che sì. Alcuni giacciono nei depositi della sede, seppure la stragrande maggioranza si trovi ormai da anni nei magazzini del Museo Pigorini, sempre a Roma. Vi sono, nondimeno, delle chicche esposte nelle sale di Palazzetto Mattei. È il caso di una rarissima stele himyaritica (II sec. a. C.) proveniente dall’Etiopia e di un antico firmano imperiale ottomano. Quest’ultimo lo si incontra vicino alla saletta adibita a buvette. Entrando in questo piccolo punto ristoro, si può notare una foto ritraente delle persone in abiti tipici della regione di Kostroma, recente dono del Governo Russo, il quale sta mostrando notevole interesse per la SGI. Lo stesso vale per la Turchia, con la mostra tenutasi presso l’Istituto dedicata al genio poliedrico di Matrakçi Nasuh (1480 – 1564); per non parlare del fatto che sono stati da poco inaugurati dei rapporti con l’Iran.

Triste, invece, far sapere al lettore che durante tutto il periodo delle celebrazioni per il 150° anniversario della Società,  Britannici e Americani manco si sono presentati! I nostri supposti nemici ci tendono la mano, quando i sedicenti alleati – quelli delle bombe su chiese e musei dell’ultimo conflitto bellico – ci ignorano? Beh, l’Italia repubblicana sembra proprio ostinarsi nello scegliere sempre le solite cattive compagnie.

Riccardo Rosati

2 Comments

  • Nazzareno Mollicone 1 Dicembre 2023

    Vero, c’è un tesoro storico e bibliografico conservato nella sede della Società Geografica Italiana. Peccato che pochi lo conoscono, e soprattutto che la Villa Celimontana, in cui è situata la palazzina, è in forte degrado con assenza di manutenzione e abbellimento per fare da cornice a quell’edificio.

    • Eugenio 2 Dicembre 2023

      Mollicone ce lo scrivi per Ereticamente un articolo sulla partecipazione sindacale in piena era liberista globale e consumista?

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