di Giuliana Poli
Non è un caso che nei momenti di difficoltà economica e di cambiamento epocale, tutti ritornano alle radici: alla terra e alla donna, ma nel mondo femminile ci sono spaccature sempre più grandi, poiché all’interno di questo universo ci sono delle diversità importanti. Tra le tante ci sono donne che ritengono giusto pretendere la metà del tutto. Donne che vogliono la parità in tutto. Ma è la miglior scelta culturale e sapienziale? In un mondo del lavoro, dove non prevale la meritocrazia, in una società consumistica, individualista, distruttiva, maschilista, convinta che per avere successo bisogna “correre” da soli in aperto antagonismo con gli altri, la richiesta – a mio giudizio – di volere essere equiparate agli uomini, è implicitamente riconoscere che la donna ha fallito. Ha fallito, poiché ha distrutto se stessa, la propria aristocrazia spirituale, dignità, il proprio orgoglio, il modo di far l’amore, di essere sposa e madre, di essere capo in maniera diversa da quella maschile. E’ un dichiarare che ormai le donne sono in
Vittime del vecchio sistema, del femminismo, giusto elemento di rottura da una mentalità “talebana” degli uomini, ma che poi ha portato ad una degenerazione, per non esser riuscite a superare e riportare la propria identità nei canoni del femminile. Le donne che pretendono, che scendono in piazza per l’uguaglianza con l’altro sesso, hanno irriflessivamente accettato di farsi “schiacciare” dallo stesso schema maschile che ufficialmente affermano di osteggiare. Continuando, purtroppo, a fare il gioco delle oligarchie, a cui, ovviamente, non interessa nulla delle donne ma solo a far cadere un governo avverso. Questo nuovo movimento femminile vuole la “metà del tutto”, in tutti i campi, la parità assoluta con l’uomo. Ora, con tutto il rispetto per tutte le donne, dissento fortemente – come donna della Tradizione – dal dovermi equiparare o comparare con un uomo. Sono una donna naturale ed ho la consapevolezza di appartenere ad un mondo completamente diverso da quello maschile. Inoltre, rivendicare la propria legittimità a partecipare in maniera più significativa alla vita politica e sociale, attraverso una proporzione matematica (la metà di tutto), considero sia abbastanza “castrante” (a proposito di donne/uomo). L’uomo e la donna non sono delle entità scientifiche che possono essere valutabili attraverso dei criteri scientifici, ma degli esseri umani, unici, irripetibili e totalmente complementari.
Ha ragione Kirk, quando afferma che il mondo delle fate e, quindi, della Natura, riusciranno sempre a vincere sulla scienza. Lo scientifico è tutto ciò che è dimostrabile. E’ tutto ciò che ripetuto infinite volte, dà il medesimo risultato. Gli esseri umani (uomini e donne), invece, rappresentano il mistero della vita. La Natura è mistero. Quando inizia e quando ha termine la vita naturale? La scienza non sembra saper rispondere… Come stabilire, allora, l’assegnazione della metà di tutto? Su quale base scientifica? Quella aritmetica del numero? E se all’interno di quel 50% ci fossero degli imbecilli, li considereremmo tutti ugualmente intelligenti, capaci e competenti, a maggioranza o per decreto? Ecco, dunque, la dimostrazione che la “parità” è un’astrazione, della pura demagogia, un soggetto di mera ed interessata propaganda. Al massimo, potrebbe produrre una semplice spartizione di poltrone tra uomini e donne, la cui competenza lascerebbe, comunque, molto a desiderare. Qual è, allora, il giusto criterio per stabilire se una donna, in un certo determinato campo, vale più di un uomo o viceversa? Io credo sia l’esperienza e competenza specialistica. Il poter dimostrare (e non soltanto dirlo, affermarlo o pretenderlo…) ciò che si è e che si vale, nella vita di tutti i giorni. Se questo fosse il criterio di valutazione, chi si sentirebbe scioccato o offeso dal fatto, ad esempio, che ci sia una più alta maggioranza di donne o di uomini capaci di occupare posti di comando? Chi (uomo o donna che sia) si sente di essere capace e competente, e può simultaneamente e concretamente dimostrarlo, in che cosa disturberebbe gli uomini o le donne incompetenti? Il governo potrebbe a quel punto essere composto anche da sole donne.
Allora, mie care e predilette amiche, rimettiamo al centro della nostra vita, la Madre Natura. Natura aborret vacum. La Natura aborrisce il vuoto. Nulla nella Natura è vuoto. O si tiene conto di questo dato incontrovertibile o ci si auto-condanna ad estraniarci dalla realtà. Osservando la realtà della Natura, ritorneremmo a essere noi stesse. E non ciò che ci hanno ideologicamente convinto che dovremmo essere, per delle finalità che nulla hanno a che fare o a che vedere con la nostra reale ed intima esistenza. E’ soltanto attraverso l’osservazione e lo studio della Natura che possiamo trovare tutte le risposte ai nostri infiniti perché. E, di conseguenza, riuscire a risolvere l’insieme dei problemi delle nostre società. Invece, accecate e forviate dall’ingannevole credenza di essere le sole portatrici visibili e tangibili della verità assoluta ed indiscutibile, ci siamo distaccate da nostra Madre: la Natura. Questo, come sappiamo, ha prodotto una società vacua ed astratta, dove non c’è sapienza, né competenza, ma dove tutti pensano di avere il diritto di poter dire o fare (o soltanto dire di fare?) tutto. Mentre, invece, la Natura ci insegna che ognuno di noi, per il semplice fatto di essere nato, ha senz’altro un ruolo nella società. E’ sufficiente cercarlo. Anche se, per cercarlo, con la certezza di poterlo trovare, è indispensabile conoscere se stessi. Non per niente, l’arte della politica è quella di riuscire a combinare le energie umane di cui realmente disponiamo. E non certo quella di armonizzare teoricamente ciò che non abbiamo o vorremmo avere.
Certo, le ideologie lasciano sperare che tutto è possibile. Anche trasformare una donna in uomo! Oppure, creare una ricchezza virtuale che, in realtà, non esiste. Situazione che, come sappiamo, ha alterato in maniera catastrofica la stessa economia mondiale. In Natura questo non può avvenire poiché la Natura stessa ci indica che un uomo, resta uomo, ed una donna, donna. E le risorse della terra non sono, né possono essere infinite. Una volta, le donne sapevano tutto questo, per istinto. E se oggi lo hanno dimenticato, lo debbono ricordare. Ascoltando la voce della vita che alberga in loro. Ci sono state ere, nel passato, in cui la donna non era una “cavernicola”, il cui ruolo era solo quello di fare figli, come ci hanno fatto credere, ma governava. E gli uomini erano felici di farsi governare, poiché essi stessi erano legati alla Madre e il ciclo naturale della vita si svolgeva con armonia… Ora, siamo all’inizio di una nuova era.
E non è escluso che quest’ultima sia di nuovo quella delle donne… Quelle vere!
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