Cosa c’entra la data presa dalla Repubblica come festa nazionale e che ricorda una seduta del Gran Consiglio del Fascismo nella quale Benito Mussolini fu messo in minoranza dalle forze savoiarde, massoniche e clericali, con le tragedie del flusso di clandestini che invadono l’Italia?
Non lo so.
Mi è venuto come un flash nella testa l’altro giorno, quando è cominciato in televisione il festival della resistenza, con l’annuncio di film adeguati, di interviste ad antichi personaggi resistenziali, con anche spot pubblicitari che definire grotteschi è benevola carità. Uno di questi infatti recita che abbiamo conquistato come Nazione la “libertà”. Cosa quanto meno degna di contrappasso dantesco soprattutto se mostrata in prossimità di telegiornali. Che sono sì fedeli servitori della casta, ma che proprio tacere tutto non possono. E già quel poco che dicono stride come un digrignar di denti con l’orgia di parole vuote, di “valori” che capiscono solo i profittatori dell’attuale regime, con compunte rimembranze di “gloriose giornate”.
Una contrapposizione o, meglio, una congiunzione: la Repubblica “nata dalla resistenza” è sotto gli occhi di tutti: disastrata geologicamente, depredata quotidianamente dai democratici stupratori del potere, intrisa di ladri, grassatori, corrotti, parassiti, malavitosi, incapaci e servi di voleri altrui è il degno ed appropriato risultato del 25 aprile.
Non poteva non essere che così.
Piaccia o non piaccia.
Del resto basta far mente locale al vero anche se sottaciuto imbarazzo della casta che non riesce più a giustificare se stessa, al punto che deve inventarsi una legge elettorale su misura per tentare l’impossibile, e cioè di prolungare la propria agonia. Anche aumentando le tasse, bramosa di soldi per ladrocinio e per incapacità.
Speriamo che l’agonia sia breve e non indolore. Per la casta.
Altro imbarazzo lo avvertiamo quando, con facce che rivelano la propria pochezza mentale, spirituale, umana la casta guarda dentro la telecamera e, con espressione fra il compunto e il determinato (?), afferma finalmente che è ora di fermare l’invasione di clandestini. Razza di ipocriti maleodoranti venduti! Fino a ieri denunciare l’invasione era razzista, Fascista, reazionario, il tutto condito con i più dispregiativi aggettivi del vocabolario. La sinistra soprattutto, che si sente erede della resistenza, berciava vomitando astratto buonismo, biascicando solidarietà obbligatoria (gli scandali da sciacalli e iene di Roma sono la punta di uno schifoso iceberg che agglomera ciellini, rossi e democratici in genere), obbligando la Marina Militare a scendere a livello di taxi per favorire l’invasione.
Oggi tutta l’Europa si sveglia. Timidamente, con un passo avanti e due indietro, ma lentamente prende coscienza. E’ il sistema democratico che è il vero freno a mano dell’Europa. Imposto con la forza da cow-boys yankee e da musichi rossi grazie a dio sta morendo. Non appartiene allo spirito, alla civiltà, alla cultura, alla razza europea.
Che è bianca, solare, libera e che si è sempre rialzata, dopo le mille cadute e crisi storiche. L’invasione è voluta e programmata da chi vuol distruggere l’Europa, timoroso che la forza di rinascita porti ad uno – inevitabile nel tempo – scontro. Far scontrare Europa e islam, Europa e Africa, Europa e sud del mondo è la sporca strategia dell’associazione a delinquere storica che raggruppa la City di Londra, gli States e Israele. Chi non lo capisce o addirittura lo nega o è poco sviluppato o è in malafede. Cioè è “democratico”, parola che ormai è diventata un insulto. Guardate la carta geografica: ovunque in Europa nascono, crescono, si affermano forze che sono l’antitesi l’esatto contrario dello spirito (?) che produsse il 25 aprile e la mattanza resistenziale che durò due/quattro anni dopo la fine della Guerra, ovviamente. Democrazia. Ma non ditelo: oggi c’è anche il reato di negazionismo, come se la Storia fosse una prostituta da strada, Grazie a dio la Storia è una persona seria e per bene. E alla faccia di sociologi, di soloni storico-politici, di analisti puttana, di giornalisti linguetta, ovunque in Europa c’è il risveglio. Europa ervache! La profezia si sta avverando. I barconi sono solo un carosello pubblicitario del fallimento della “democrazia” fallita, inutile, dannosa. Mandiamo la Marina Militare non a fare servizio taxi, ma ad affondare sulle coste libiche tutto quello che galleggia, in acqua o a riva. Con o senza il consenso dei due (due!) governi libici. Capiranno e il flusso si fermerà. Del resto lo abbiamo già fatto in Albania, e sono cessati gli arrivi.
25 aprile? No grazie. Se lo conosci, lo eviti. Se lo eviti non ti frega.
Mercoledì, 22 Aprile 2015.
Fabrizio Belloni
Cell. 348 31 61 598