Recensione a cura di Luca Valentini
Nicola Cospito, docente in Lettere e Filosofia presso il Liceo De Sanctis di Roma, è noto per la sua collaborazione con la Fondazione Evola, per cui ha curato due quaderni, Julius Evola nei documenti segreti dell’Ahnenerbe e Julius Evola nei documenti segreti delle SS, ma anche per un suo famoso studio sul movimento giovanile tedesco da Guglielmo II al Nazionalsocialismo, I Wandervȫgel. L’Autore, nel testo che ivi recensiamo, quasi segue la scia di tale sua passione per la Nazione Teutonica, narrando le epiche figure che resero grande nell’800 la variante politica del Romanticismo tedesco. Come specifica Ulderico Nisticò nella sua brillante prefazione, la rivalutazione romantica della cultura tedesca operata dal Cospito è, in fin dei conti, un processo di rivitalizzazione dell’intera cultura europea, un processo d’irradiazione che si è manifestato secondo i canoni di una precisa “visione del mondo”, quella dello Spirito Vivente che ancora arde in Europa, contro un destino di decadenza che appare sempre più fatale.
Se pur da una visuale prettamente cattolica, al quanto differente dalla nostra, l’autore nelle pagine appassionanti che si susseguono esprime un’idea assolutamente condivisibile di rivoluzione, che, negando giustamente ogni legittimità al mondo delle idee libertarie del 1789, del liberalismo, del giacobinismo e del parodistico cesarismo bonapartista, non propugna la restaurazione di stantie istituzioni e di vetusti paradigmi politico-religiosi, ma vuole incarnare originalmente le idealità che eternamente, dall’antichità ai giorni nostri, incarna l’essenza profonda dello spirito dell’Europa Nazione. I Nazionalpatriottici, pertanto, è libro che ha una visuale molto più ampia della mera celebrazione della cultura tedesca e che scompiglia pacificamente il campo di tutti coloro che non vedono altre prospettive, non per la Germania, ma per la nostra stessa Italia, al di fuori di quei riferimenti storico-ideali nefasti, che hanno condotto l’intero Occidente verso l’abbraccio mortale del mercantilismo mondialista. Oltre Napoleone, oltre Mazzini, oltre la stessa Restaurazione, vi è in Europa una diversa modalità di concepire l’identità dei popoli, una diversa prospettiva metapolitica, che è autenticamente arcaica, perché non inficiata da formalismi massonici o falsamente classici, perché contenente quella tensione ideale che in forme nuove rimanifesta l’eterno e non l’antico:”…gli autori romantici ritennero giustificata una reazione che, pur nella sua legittimità, non avrebbe dovuto essere conservatrice o restauratrice, ma, al contrario, innovatrice e in grado di indicare vie diverse e alternative”(p. 17). Specificatamente, è il caso di Joseph von Eichendorff, uno scrittore che ha saputo coniugare il legame naturalistico alla terra, alle tradizioni, alle radici, con la dimensione metafisica dell’eternità e della perenne trascendenza, tramite un sentore antico, ma eternamente valido:”Più le aquile non volano e i draghi del deserto coi leoni non lottano, sui loro ventri stanno nel piattume quotidiano..”(p. 105).
In tale ottica trasfigurante, la società che soppiantava le morenti e degenerate istituzioni del passato, la società borghese, laica, delle libertà costituzionali, della nascete sovversione socialistica, era anch’essa una società decadente, sorta e fomentata dal nichilismo. Anche ciò che viene definita la metapolitica di Richard Wagner, come espressione di una dimensione valoriale e mitica ben più nobile di quella che informa la convergenza di meri interessi particolaristici ed individualistici, costituenti la sfera politica, modernamente intesa, si realizza in tal senso. In essa ritroviamo la ridefinizione del concetto di Volk, di Popolo, che è riemergenza storica e di memoria delle origini, che è superamento attivo, organico-nazionale, dell’atomismo tanto liberale quanto marxista.
A livello istituzionale e socio-economico, tutto ciò si traduce nello stato commerciale chiuso di Fichte, che è stato protezionista e autarchico, esprimente sia una dignità sociale quanto una condanna del liberismo mercantilistico e della massificazione comunista. Sono espresse, a nostro modesto parere, in queste pagine redatte da Nicola Cospito le note di un’idealità romantica mai doma e mai sopita nei cuori di tutti gli Europei, espressioni di un organismo diversificato ma unitario, che può ancora una volta riconoscere ad affermare la propria identità, dinanzi ad un mondo moderno in caduta libera verso il baratro. E’ per tale motivo che Ulderico Nisticò, a cui ci associamo, definisce questo libro “…l’apollineo del dionisiaco, la cultura della sacralità, la ragione profonda della follia per cui i mortali non si contentano della loro umanità, e trovano nella pena esaltante la scintilla del divino”(p. 14).
(pubblicata su Vie della Tradizione n. 167 Luglio – Dicembre 2014, qui riprodotta con l’autorizzazione dell’autore)
I Nazionalpatriottici, Nicola Cospito,
Edizioni all’Insegna del Veltro, Parma 2013, p. 183. € 15.