7 Ottobre 2024
Società

Il macellaio – Livio Cadè

Quel grande filosofo, che in ogni astro vedeva baluginare spiriti di vita, e al quale fu perciò inchiodata la lingua al palato e il corpo arso sulla pubblica piazza, diceva l’essere il beccaio mestiere più ignobile del boia. Ché questi almeno, quando squarta, arrota e incenerisce gli uomini, amministra la giustizia e punisce esseri colpevoli, mentre l’altro tortura e uccide animali innocenti per appagare gli appetiti smodati e insalubri della gola. Ma forse non si accorse, il Nolano, di applicare il giudizio umano a un essere che trascende l’ordinaria umanità.

Chi può credere che quest’uomo, che ad ogni lavoro piacevole e onesto che la società gli offre preferisce dedicarsi a tormentare e trucidare animali, esca dalla stessa matrice dei comuni mortali? Non v’è forse in lui una predestinazione fatale, una complessione del corpo e dell’anima che ne fa un essere diverso e formidabile? Solo all’apparenza egli è un normale essere umano, dotato di cuore, mente e braccia. Se lo osservate da lungi, non preso dal suo sacro ufficio, non riconoscerete in lui i segni di uno straordinario destino. Vi sembrerà provar piacere o dolore, gioia o tristezza come ogni altro uomo, e come tutti noi aver coscienza del bene e del male.

Ma in lui esiste qualcosa di incommensurabile, che trascende il giudizio e la comprensione della gente. Chi direbbe che su di lui incombe un sovrumano dovere, una cosmica pulsione di morte? Chi direbbe che l’ordine sociale è sostenuto dalle sue laboriose braccia? Ecco che una moltitudine lo invoca, lo attende con le fauci aperte, bramose di sangue. Egli lascia allora la sua donna, i suoi bambini, e simile a un dio risponde a quella muta preghiera.

Se la gente prende quel titolo – macellaio – così gravido di misconosciuto onore, e lo usa come epiteto infame, lui non se ne cura. Né lo turba muoversi in luoghi nauseabondi, tra le esalazioni del sangue e il fetore delle viscere. Non lo turba la vista dello strazio e della morte. Non lo intenerisce il terrore di esseri indifesi e nulla, nel calvario di tante incolpevoli creature, lo ripugna o può impietosire il suo spirito impietrito. Dispensa infinite agonie con una purezza incontaminata da dubbi e paure, con distaccata violenza e lucida spietatezza. E se, mentre con precisione meccanica sgozza, squarta e sbudella, lo sfiora il pensiero del tormento che la sua mano produce in quei corpi atterriti, se ne libera con olimpica indifferenza.

La natura ha posto nel suo animo un’apatica barbarie, ignara della sua stessa crudeltà. Solo un rivolo di soddisfazione scorre dentro di lui quando, con mano sicura, taglia la gola al soffice agnello, quando incurante di gridi orripilati e di sguardi sgomenti getta il maiale ancora vivo nella tinozza dell’acqua bollente o preme in un tritacarne pigolanti pulcini.  Forse pensa allora: “Nessuno macella meglio di me”, e vorrebbe una platea, ammaliata e ammutolita, a contemplare la sua opera, mentre abbatte il maestoso cavallo, spinge a bastonate il vitellino piangente verso un’orribile fine, rompe il cranio alla pacifica mucca o con colpi decisi mozza il capo di polli petulanti. La maestria e l’imperturbata noncuranza con cui spegne la vita!

Ma al popolo, che attende la provvida carne, è negato osservare quell’arte sublime, che risplende tra urla e gemiti e membra dilaniate. Alcuni, di fragile natura, potrebbero arretrare di fronte a quel macabro altare, fuggire dai lugubri supplizi, e spinti dalla pietà o dall’orrore rinunciare a cibarsi di carni, ripudiando i santi costumi dei Padri, pervertendo un ordine vitale atavico e venerando. Altri potrebbe trascolorare di fronte ai gesti del carnefice e, alla vista di quel baratro infernale che inghiotte fiumi di creature condannate senza colpa, dubitare di Dio. Del resto, chi potrebbe capire un simile disegno, la sua superiore necessità? Sancta sanctorum per soli adepti, porta d’accesso al mysterium tremendum, il sacro rito del macello va celato ad occhi profani.

Quel talento quasi divino di tacitare ogni tenerezza del cuore, ogni residuo di compassione e umana sensibilità di fronte al dolore, la perfezione di quel potere assoluto, deve restare invisibile ai non iniziati. Egli sa, e rinuncia a esibirsi. Si fa paziente esecutore della volontà popolare, umile strumento dell’umanità. E infine, quando il suo dovere è compiuto, svestito il grembiule scarlatto grondante di morte, indossa un camice candido come la neve, paramento del suo sacerdozio. Ripulite le mani dal sangue, eccolo pronto a officiare la quotidiana liturgia, a offrire eucaristici brani di cadaveri a un’assemblea necrofaga, a vogliosi mangiatori di carogne.

Nessuno di costoro vedrà mai dai corpi sapientemente smembrati levarsi i fantasmi delle vittime, piangendo la sorte che negò loro di vivere secondo natura, e che per ragioni a loro ignote li volle prigionieri dell’uomo, da lui seviziati e barbaramente uccisi. Nessuno udrà mai, mentre addenta quelle spente carni, una voce lamentarsi, chiedere giustizia, o reclamar vendetta. Solo il macellaio può far fronte ai suoni e alle visioni di quegli incubi spettrali, ai mari di sangue fumanti e alle impervie montagne di ossa, senza che lo colga la vertigine e la follia.

Cancellare ogni eco di gridi lacerati, fugare ogni ombra di immonda efferatezza e di rimorso, perché  nessuno senta, nessuno veda, ecco l’ultimo miracoloso esito del suo lavoro. Egli prende su di sé il peccato di tutti e lo redime. Grazie a lui non sapremo mai della nostra vile, inetta complicità con quell’orgia di morte consumata in segreto, e da noi tacitamente comandata. È lui che ci concede di vivere senza tormentosi rimorsi, di dormire tranquillamente la notte, col ventre saziato dalle carni innocenti, con la coscienza ignara di sangue e di dolore.

Guardate questa madre affettuosa, che osserva sorridendo indecisa i lacerti disposti in bell’ordine sul banco. Infine, fiduciosa, si rivolge a lui, al Maestro. Gli chiede un saporito, morbido brandello di animale per il pingue figlioletto. Il macellaio sa, e dentro di sé sorride. Conosce quella donna tanto sensibile, che non tollera la vista del sangue, che insegna al suo pargoletto il rifiuto d’ogni atto violento, educandolo alla gentilezza e al buon cuore. Sa che ha donato al suo bimbo un coniglietto tiepido e vivace, compagno di giochi infantili, cui carezzare il capo tenendolo in grembo. Sa che lo chiamano Ciuffo, e ne parlano con tanto affetto! E sa che oggi gli offrirà al un altro tenero coniglio, ma immoto e senza nome, fatto a pezzi e cucinato per lui.

Il macellaio sa e sorride. Potrebbe irridere la donna e la sua grottesca incongruenza, ma bonariamente tace. Conosce gli uomini, lordi di sangue nel profondo, ma fuori immacolati come il suo camice bianco. E a tutti concede una muta, paterna assoluzione, mentre pone nelle loro mani avanzi di corpi senza vita, viatico per un pasto sereno in famiglia, un festoso convivio tra amici, una romantica cena.

Sì, ad opera finita, spogliati i panni del carnefice, il macellaio può apparire un uomo come tanti, padre e marito affettuoso, buon amico. Nessuno direbbe che un provvidenziale disegno incarna in lui l’emissario di decreti sovrumani, il ministro di sacrifici cruenti, custode di un’universale effusio sanguinis. Quasi per comando divino, in lui erompe l’ancestrale ferocia, la fiera vocazione alla  mattanza, non più legata, come in noi, ai ceppi di un’ipocrita e pavida moralità.

Nelle sue vene scorre la vigorosa linfa che aborre la pietà e la misericordia, sentimenti flaccidi e nemici di ogni valorosa impresa. Vi pulsa l’ebbrezza dei saccheggi, delle torture e dei massacri. Sul suo braccio sterminatore splende la bellezza virile della distruzione. Nella sua voce risuona l’eterna Legge del Potere, ad affermare l’incontrastabile diritto del più forte. Per questo è il segno vivente di una trascendenza cui tutti dobbiamo inchinarci. Nella scala dell’umana grandezza, là sulla più alta cima, al di sopra di lui, siedono solo i macellai d’uomini, vertice e fondamento della civiltà.

33 Comments

  • Gelsomina 7 Aprile 2024

    E’ riuscito mirabilmente a descrivere l’ipocrisia che contraddistingue il comportamento umano nei confronti degli animali cosiddetti da macello.
    A rivelare, con scrittura evocativa, ciò che si ha cura di tener nascosto .
    Questo suo articolo mi ha riportato alla mente un brano di Tolstoy sullo stesso argomento..

    • Livio Cadè 7 Aprile 2024

      Joseph de Maistre ha tessuto l’elogio del boia. “E tuttavia ogni grandezza, ogni potere, ogni subordinazione dipendono dal boia: egli è l’orrore e il legame dell’associazione umana. Togliete dal mondo questo agente incomprensibile, e nello stesso istante l’ordine lascia il posto al caos, i troni si inabissano e la società scompare”.
      Mi sembrava giusto fare altrettanto col macellaio, il più indaffarato boia del nostro tempo.

  • Paola 7 Aprile 2024

    Avevo una giovane collega scozzese (amo nell’animo quel paese purtroppo mai visitato e la sua gente, lo dico per evitare fraintendimenti), docente di chimica (di formazione vulcanologa), gentile, empatica, intelligente, ironica, sempre pronta a dare una mano. Una sera ci fu una cena di gruppo. Scelsero un locale sull’altipiano, famoso per i prodotti “genuini”. Ci fecero vedere con orgoglio l’area dei miti bovini destinati prima o poi al piatto (uno strazio). Lei li guardò, li riguardò, poi disse al titolare: “Fin da bambina sognavo di fare il macellaio”. Parlava solo inglese, pensai di aver capito male. Me lo feci ripetere e mi si gelò il sangue.

    • Paola 7 Aprile 2024

      P. S. Ricordo ancora (come si può dimenticare?) il cortometraggio ” Le sang des bêtes”…in uno scambio di commenti a un Suo articolo, qui su ER, mi diede il link. Atroce.

      • Livio Cadè 7 Aprile 2024

        Molti non sostengono la vista di quel documentario. Ne sono atterriti, eppure, non cambiano nulla delle loro abitudini alimentari. Non riescono o non vogliono collegare le due cose. I livelli emotivi, cognitivi e della prassi restano dissociati. Comunque, a livello più profondo, occorre a mio parere riscrivere totalmente i paradigmi che regolano la relazione uomo-animale, fare tabula rasa di miti, cosmogonie, rituali, che implicano il sacrificio cruento. Dobbiamo staccarci secondo me dalle nostre aderenze con usanze e credenze mesolitiche o neolitiche, con concezioni bibliche, giudaiche, o ‘neopagane’, che vedono nell’uccisione dell’animale quasi un sacro dovere, una partecipazione dell’uomo a disegni divini. Dobbiamo sbarazzarci di una cultura che si appella a ‘tradizioni’ religiose o a ‘necessità’ metafisiche o sociali per giustificare il massacro degli animali, e in fondo, molto banalmente, per legittimare con argomenti capziosi la propria abitudine di mangiar carne.
        Certo è un’utopia. Vi sono in certi cuori durezze incurabili. Possiamo solo scegliere per noi stessi.

  • Paola 7 Aprile 2024

    Condivido pienamente la Sua riflessione.

    P. S. Sostenere la vista del documentario è una violenza che ci si deve imporre. Anzi, è impossibile anche usare “sostenere”. Non si sostiene. Ci si deve costringere. Si ingoiano urla strozzate, lacrime e orrore. Le immagini non se ne andranno mai più. Se poi, dopo averlo visto, si riescono a mantenere le proprie abitudini, “scollegando”, mah…non so di che razza siano costoro.

    • Livio Cadè 7 Aprile 2024

      Si chiama ‘rimozione’

      • Paola 7 Aprile 2024

        Definizione e concetto troppo benevoli…avrei in mente altro. Non posso scriverlo.

        • Paola 7 Aprile 2024

          …rimuovere, se non erro, è un meccanismo di difesa. Da un trauma, etc. Non penso che costoro abbiano traumi.

          • Livio Cadè 7 Aprile 2024

            Sì, un meccanismo di difesa dalla propria coscienza

  • Paola 7 Aprile 2024

    È questo il punto. Hanno una coscienza? Se sì, cosa intendiamo per “coscienza”?

    • Paola 7 Aprile 2024

      In generale, e qui in particolare, penso non fosse affatto un concetto peregrino quello delle tre categorie (illici, psichici, pneumatici)…

      • Paola 7 Aprile 2024

        * ILICI, chiedo scusa.

  • Elena 8 Aprile 2024

    Conosco un macellaio che come contrappeso al lavoro che svolge, ha deciso qualche anno fa di comprare un pezzo di terra e piantare un grande frutteto di albicocchi ciliegi e peschi…fiori, verde, aria aperta…con uno strano malessere negli occhi raccontava che aveva assoluto bisogno di qualcosa di bello da contrapporre al suo mestiere …

  • io 13 Aprile 2024

    secondo me la natura non ha un significato autonomo… è al servizio dell’uomo. Ciò non significa affatto trattarla male… anzi! pensarla pari all’uomo, è un derivato… o forse un antenato di quella stessa ideologia democratica che schiaccia ogni gerarchia nel cosmo, parificando il sacerdote al professore, l’eroe al servo, la regina alla merciaia… Ma non solo, qui la differenza è di sostanza, non di grado: col massimo pudore confesso che un’anima immortale con i relativi onori e oneri ce l’ha solo l’uomo…

    • Livio Cadè 13 Aprile 2024

      Caro IO, cosa c’entrano le gerarchie? Cosa significa gerarchia? Che alcuni esseri sono di grado superiore agli altri? In questo io convengo con Meister Eckart che il verme, l’uomo e l’angelo sono uguali. E convengo con alcuni teologi i quali ritengono un’assurdità credere che Dio, in tutto l’universo, abbia dotato di un’anima immortale solo l’uomo. Perché avrebbe dovuto creare questa discriminazione, riconoscere all’uomo questo privilegio e negarlo a tutte le altre creature? Siamo fatti tutti della stessa pasta, siamo tutti forme di coscienza. I cani non sanno nulla di astrofisica, ma non per questo sono ontologicamente inferiori all’uomo. Sono inferiori per capacità intellettuali, ma gli sono superiori per alcune facoltà sensoriali e (diceva Lorenz) per ‘qualità morali’ (leali, fedeli, coraggiosi, devoti, pronti al sacrificio ecc.). Questa superbia antropica – trasformata in dogmatismo religioso – ci viene probabilmente dalle radici giudaiche dei grandi monoteismi. Israele si considerava il popolo eletto (ancora oggi). Noi ci consideriamo la specie eletta. E lo deduciamo dalle parole che noi (sottolineo ‘noi’) abbiamo messo in bocca a Dio o dalle nostre interpretazioni della presunta ‘parola di Dio’. Questo ha causato violenze e soprusi infiniti. E finché non ci staccheremo da queste radici sarà sempre così. Nelle religioni orientali non c’è questa radicale (e secondo me insensata) discriminazione. Ma se anche l’uomo fosse ontologicamente superiore agli altri esseri, questo non lo autorizza a torturarli e a massacrarli. È il solito paradigma del dominio: io sono più di te, io valgo più di te, quindi tu mi sei sottomesso, sei alla mia mercé. Dire che questo è il disegno o la volontà di Dio per me è la vera bestemmia.

  • Paola 13 Aprile 2024

    Spero proprio di no. Sarebbe uno schifo (la prerogativa umana). Un grande schifo.

    • Paola 13 Aprile 2024

      * Le mie parole si riferivano all’intervento di Io, alle ultime righe in particolare. Per quanto riguarda la replica di L. C., grazie. Da lettrice, grazie.

  • angie 16 Aprile 2024

    Le esprime sempre, nel modo più efficace ed incisivo, tutto quel che alberga nel mio cuore.
    Grazie!

  • Elena 18 Aprile 2024

    “Secondo la legge [di Dio], quasi ogni cosa è purificata con sangue e senza spargimento di sangue non c’è perdono” (Ebrei 9:22)
    Questo è quello che ci è stato insegnato…

  • Paola 18 Aprile 2024

    …che dire? Meglio tacere, altrimenti scatta la censura, come minimo…

    • Paola 18 Aprile 2024

      …perché direi troppo…senza freni…

      • Livio Cadè 18 Aprile 2024

        È la logica del ‘sacrificio cruento’ inteso come atto necessario a mantenere l’ordine cosmico e propiziarsi gli ‘Dei’. L’animale viene offerto alla ‘divinità’, ammazzato e mangiato. Contro questa usanza barbara si esprime già Isaia, («Che m’importa dei vostri sacrifici senza numero?» dice il Signore. «Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue»).
        Lo zoroastrismo, il buddhismo, persino l’islamismo, hanno condannato la pratica dei sacrifici cruenti. Ma l’idea che uccidere l’animale sia un atto irrinunciabile è tuttora presente nel subconscio di tanti. Solo che oggi non ha più neppure un significato sacro. È pura mattanza, business, stupidità, crudeltà.

  • Paola 18 Aprile 2024

    Una curiosità…cosa pensa dell’interpretazione di René Girard?

  • Paola 18 Aprile 2024

    * Sul concetto di “sacrificio”.

  • Livio Cadè 19 Aprile 2024

    Non sono certo un antropologo, però mi sembra che quando parliamo dell’uomo e delle sue credenze ci riferiamo per lo più alla cultura ebraica e greco-romana, le storie della Bibbia, i miti ellenici ecc. e finiamo col prendere per universale quello che in molti casi è locale. Il capro espiatorio non mi sembra un concetto che in sé può spiegare tutti i meccanismi sacrificali violenti. E comunque andrebbe preso in senso molto lato, fuori dal contesto semitico. Lì la vittima sacrificata era riconosciuta innocente. Per noi oggi il capro espiatorio è sempre il nemico, il colpevole, il demone. Per esempio i ‘no-vax’, che la gente avrebbe ammazzato volentieri per placare l’ira degli Dei e allontanare il flagello della ‘peste’. E sicuramente si inventeranno presto nuovi capri espiatori, perché la società, sempre più frustrata, sempre più impaurita, carica di aggressività, dovrà convogliare la sua violenza sul ‘Male’ per distruggerlo e ritrovare la ‘pace’.

  • Paola 19 Aprile 2024

    Forse i vaxinvasati sapevano che i capri espiatori non erano né demoni né colpevoli…se non all’inizio, accecati dal terrore, dopo sicuramente…tuttavia…

  • Paola 19 Aprile 2024

    …le comunità primitive, per Girard, sacrificavano per sanare conflitti interni ad esse. Forse gli invasati volevano/vogliono (sì, alcuni perseverano) sacrificare per sanare i propri conflitti interiori.

    • Livio Cadè 19 Aprile 2024

      Le comunità primitive – come quelle moderne – non hanno mai sanato i propri conflitti interni col sacrificio. E questo vale anche per i conflitti interiori. Finché sacrifichiamo qualcun altro i nostri conflitti non si sanano. Il sacrificio – intendo l’uccisione, il rito del capro espiatorio – diventa una specie di farmaco che peggiora il male invece di curarlo. Quando la finiremo con questa follia?
      Sul fatto che i “vaxinvasati” sapessero, o che abbiano poi capito, ho ancora forti dubbi.
      E comunque incombono su di noi sempre nuove forme di invasamento.

      • Paola 19 Aprile 2024

        Sì, certo. Infatti non intendevo dire che i sacrifici possano sanare alcunché, lungi da me il pensarlo! Ma ci credevano- probabilmente- i primitivi e ci credono- probabilmente- i neoprimitivi. E a far danni è sufficiente che ci credano loro…
        Sugli invasati: non dico che tutti abbiano compreso l’innocenza altrui, ma penso vi siano dei risvegliati (comunque in parte incattiviti). Così come penso vi siano degli impestati che più o meno inconsciamente lottano contro il terrore del liquame che alberga in loro. Forse sono i peggiori, sbavano e schiumano contro, per rabbia e paura. Devono trovare un diversivo all’insostenibile pensiero (più o meno conscio) che li domina.
        P. S. Concordo sulle nuove forme di invasamento presenti e future.. Infatti, temo che non ne usciremo più.

        • Paola 19 Aprile 2024

          Un esempio di invasamento, fra tanti, e spero di non attirarmi le ire dei non fumatori o ex fumatori (poi se me le attiro, chissenefrega): nuovi divieti antifumo all’aperto.A To si dovranno mantenere almeno 5m di distanza (salvo consenso dei vicini…)… boh…sempre stata rispettosa, ma odio l’imposizione. A Milano, da gennaio 2025 vietato ovunque a meno di 10 metri. Poveri mentecatti, affascinati dal totalitarismo. Distopia pura. Si arriverà al divieto assoluto, come a Melbourne. Ma saremo sanissimi, come no! Grazie anche a tutte le altre politiche green, che vietano, vietano, o impongono, impongono (cappottini sulle case, già subiti- assieme ad altri optionals- grazie agli infami del condominio in cui abito). Ma saremo sanissimi! Però…dell’India, della Cina, delle città africane non importa a nessuno??? Loro non sono green…temo per la loro salute.

          • Paola 19 Aprile 2024

            …voglio vedere quanti semicolorati o colorati importati saranno multati, se sorpresi con la cicca in prossimità di persone…ah, ma quelli non si toccano. Chi osava chiedere il gp ai diversamente pigmentati? Lo stesso sarà per il fumo. Ho finito. Non ho una buona giornata.

          • Livio Cadè 19 Aprile 2024

            Il Green è un altro invasamento collettivo, come il vaccino, il global warming ecc. E naturalmente noi dietrologi sappiamo cosa c’è dietro…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *