7 Ottobre 2024
Società

Il mistero della vita

Come nasce la vita? Come nasce l’uomo? Da sempre l’umanità si pone questi interrogativi e cerca delle risposte. Ma ancor oggi l’origine della vita resta un enigma che la mente umana si sforza invano di comprendere.  Questa ricerca di conoscenza presuppone non solo l’applicazione di virtù intellettuali ma anche il coraggio di sfidare pregiudizi e luoghi comuni, di andare contro un establishment culturale, con un’abnegazione che si spinge talvolta all’estremo sacrificio.

Ne trovo un esempio assai significativo nel libro “Il serpente cosmico – Il mistero della nascita nella cultura precolombiana” (ed. “Lemaître”, Parigi, 2009). Autore è l’antropologo francese Albert Daniélou, presunto figlio naturale del cardinale Jean Daniélou, (celebre teologo che, com’è noto, morì d’infarto mentre si trovava nella casa di una prostituta).

In un capitolo del libro si narra dell’incontro, avvenuto nel 1765,  tra il gesuita Felipe Suarez e un indio chiamato Chichuaua, uomo-medicina della tribù dei Mazuchau (“figli della luce”), popolazione rigorosamente endogamica che abitava le foreste amazzoniche. Il Suarez, studioso delle tradizioni amerinde, venne casualmente a sapere dell’esistenza di questo vecchio stregone che viveva nel territorio delle Yungas meridionali e che si diceva fosse custode di antichi miti e strane leggende.

Dopo lunghe ricerche trovò infine il pueblo dove Chichuaua dimorava, solitario, in una cadente baracca. Il Suarez lo descrive come un uomo mite, di età indefinibile, dall’aspetto  incartapecorito, dallo sguardo “che sembrava posato su realtà invisibili”.  Diceva di avere 111 anni e di essere l’ultimo sopravvissuto del suo popolo, di cui conservava gelosamente la storia.

Il vecchio sciamano appariva ancora perfettamente lucido ma, secondo il Suarez, soffriva di una forma di delirio. Era infatti convinto che il suo decrepito corpo, prima di morire, avrebbe generato nuovi discendenti nei quali la linfa dei Mazuchau sarebbe tornata a scorrere ancora copiosa, riempiendo di nuovo i villaggi nella foresta. Una simile, farneticante speranza incuriosì il Suarez. Così, superando poco a poco la diffidenza di Chichuaua verso gli europei (“i barbari bianchi”),  il gesuita lo convinse a spiegargliene i motivi.

Gli apparve chiaro, dopo alcuni colloqui, che i Mazuchau avevano una concezione magica e totalmente ascientifica dei meccanismi riproduttivi. Secondo loro era il dio Nagazuxitoatl (nome che significa “il grande serpente di fuoco”) con la sua ‘luce’ a creare i mondi e ogni creatura vivente. Il dio poteva, a detta dello sciamano, cavare la vita anche dai sassi. Quindi a maggior ragione poteva, se voleva, far partorire un uomo, per quanto vecchio e debole come lui.

Il Suarez cercò di saperne di più su Nagazuxitoatl, ma il vecchio era restio a parlarne. Il gesuita ipotizza che tale divinità fosse residuo di un antico culto solare (che definisce ‘eliolatria’). Daniélou osserva però che il Sole era adorato dai Mazuchau in quanto ‘teofania’, simbolo del dio e del suo potere di fecondare la terra, far crescere il mais, moltiplicare gli animali e gli uomini. Nagazuxitoatl poteva infatti agire anche di notte, rendendosi invisibile. Secondo l’antropologo francese la sua ‘luce’ è da intendersi come ‘energia’, una forza sovrannaturale dotata di efficacia, simile al ‘manas’ polinesiano.

Il gesuita chiese se era mai successo che un uomo o un animale maschio avesse partorito. No, rispose il vecchio, ma questo non significava che fosse impossibile. Tutti sapevano che  Nagazuxitoatl aveva deciso di assegnare questo compito alle femmine, nel cui ventre penetrava attraverso uno degli orifizi del corpo, deponendovi un chicco di mais bianco da cui sarebbe a suo tempo germogliato un nuovo essere. Questo accadeva in circostanze normali, ma di fronte all’incombente fine del suo popolo il dio poteva certo fare un’eccezione e introdurre il chicco di mais nel corpo di un vecchio.

Questa singolare antropogonia – che il Suarez definì ‘mito teospermico’ – era per i Mazuchau un articolo di fede indiscusso e formava la base della loro struttura sociale. Tuttavia, nella lunga storia della tribù, v’erano stati alcuni che ne avevano dubitato. Chichuaua li chiamava con disprezzo ‘puyatl’ (termine che il Suarez traduce con ‘eretico’ ma che secondo il Danélou significa ‘indemoniato’). Chichuaua si ricordava di alcune ‘eresie’ la cui empietà era stata giustamente punita.

Ad esempio, un puyatl disse che le femmine erano fecondate non dalla luce di Nagazuxitoatl ma dai raggi di Omecihuatl, divinità associata alla luna (per il Suarez costui aveva semplicemente rilevato una parentela tra i cicli femminili e quelli lunari). Per dimostrare la sua teoria impedì ad alcune donne di esporsi alla luce lunare. Ma quelle misero al mondo dei figli lo stesso, e il puyatl fu scorticato vivo per placare l’ira di Nagazuxitoatl.

Nonostante ciò, osserva il Suarez, pare che i Mazuchau non fossero a priori rigidamente dogmatici e intolleranti. Infatti offrivano ai puyatl la possibilità di dimostrare la loro tesi, pronti a ricredersi di fronte all’evidenza. Chichuaua disse che quando uno di loro sostenne che era la pioggia a provocare le nascite, gli chiesero di dimostrarlo. Ma anche gli esperimenti per comprovare la teoria pluviale fallirono. Il suo patrocinatore fu bollito vivo e la sua carne fu offerta al dio in riparazione dell’offesa.

Altri, che credettero di vedere l’origine della vita negli spiriti dell’aria, dell’acqua o del fuoco, non ebbero miglior sorte. Alcuni vennero squartati, altri sepolti vivi. Ma il puyatl più sacrilego di tutti, a detta di Chichuaua, fu quello che osò supporre come causa delle nascite il machuclal (quello che noi diremmo ‘rapporto sessuale’).

Costui era convinto che la vis generandi entrasse nella donna attraverso il membro maschile, e che bisognasse perciò adorare quest’ultimo come latore di vita. Suarez scrive che tale teoria suscitava nel vecchio ilarità e scherno. Lo stregone, esibendo il suo sorriso sdentato, disse che pur avendo orinato per terra innumerevoli volte non aveva mai visto spuntare un bambino.

Il puyatl aveva tentato di dar conferma sperimentale alle sue idee proibendo alle sei mogli ogni contatto intimo. Un espediente tanto ridicolo non poteva certo ostacolare il potere di Nagazuxitoatl, commentò il vecchio. E infatti quelle donne rimasero gravide e partorirono sei piccoli Mazuchau. Era un chiaro monito del dio a non mettere in dubbio il suo potere.

Ma il puyatl le accusò di aver fatto machuclal con altri uomini, protestò che l’esperimento era stato falsato e che quindi andava ripetuto. Le mogli però respinsero indignate quelle accuse (il Daniélou riporta qui una maliziosa osservazione del padre Suarez, il quale scrive che “niente fa indignare di più una donna che l’essere accusata di qualcosa che ha fatto”).

Chichuaua disse che la sua gente era stanca di teorie sacrileghe. Rifare l’esperimento avrebbe aumentato la collera del dio. Nagazuxitoatl avrebbe punito i Mazuchau con la sterilità per quella ostinata mancanza di fede. Perciò, implorando il perdono divino, il puyatl venne dato in pasto al sacro Xelipatlocoan, enorme serpente  che abitava il fiume (presumibilmente un’anaconda).

Il Suarez provò a far breccia nelle credenze del vecchio, insinuando che la teoria di quel puyatl poteva avere forse qualche fondamento. Per sostenere tale idea gli chiese se c’erano mai stati tra i Mazuchau casi di donne che avevano figliato senza “aver conosciuto uomo”. Chichuaua parve sorpreso da una tale domanda. Certo, v’erano stati molti casi simili, e si meravigliava che proprio un cristiano potesse dubitarne (“No crees en la virgen María?”).

Quindi i puyatl, questi liberi pensatori, vittime di un insanabile conflitto tra ragione e superstizione, pagarono con il martirio la loro ricerca della verità. “Scienziati ante-litteram” li definisce Daniélou. Ma il loro sacrificio fu inutile, non determinò alcun progresso scientifico e razionale. Infatti, dopo quell’ultima eresia, messa a tacere da un mostruoso serpente, il consiglio degli anziani Mazuchau decretò che la nascita della vita fosse argomento tabù, di cui era proibito parlare, pena il taglio della lingua e la morte sul rogo.

Il Suarez sospetta che gli anziani conoscessero in realtà il meccanismo fisico del concepimento. Secondo il gesuita, essi posero il tabù perché, seguendo l’ipotesi sessuale e mettendola alla prova, sarebbe infine emersa la verità. E questo avrebbe provocato la perdita dell’antica fede, con conseguenze fatali per la società dei Mazuchau. Perciò stabilirono quel divieto. Per Daniélou questa è una congettura non provata. Comunque, nessun membro della tribù mise più in dubbio l’origine divina della vita. I bambini continuarono a nascere come sempre, e i figli della luce prosperarono.

Ma poi, lamentò il vecchio, arrivarono i barbari bianchi, con le loro idee da puyatl, e la miscredenza aveva corrotto l’anima del suo popolo. La punizione divina non tardò a manifestarsi. Tranne lui, i Mazuchau erano tutti scomparsi. Il Suarez dice che questo in realtà fu l’effetto delle malattie portate dall’uomo bianco, dei cibi raffinati, dell’alcool, del fumo e di altri vizi che gli europei avevano portato con sé. Ma Chichuaua non aveva dubbi: era la punizione di Nagazuxitoatl per aver tradito l’antica fede.

L’epilogo di questa vicenda è singolare. Il giorno prima che padre Suarez tornasse in Europa, lo sciamano, con le lacrime agli occhi, gli confidò che il dio aveva finalmente esaudito le sue preghiere. Nella notte aveva sognato il grande serpente di luce che entrava in lui e deponeva un chicco di mais bianco nel suo ventre. Ora, disse, l’albero secco avrebbe buttato nuove gemme, portato fiori e frutti e i Mazuchau avrebbero camminato ancora sulla fertile terra. Di fronte al gesuita sbigottito, il vecchio intonò con la sua voce tremula un canto di lode a Nagazuxitoatl.

Il Suarez partì lasciando quell’indio ultracentenario ai suoi vaneggiamenti. Quando tornò, l’anno successivo, Chichuaua era scomparso. Qualcuno l’aveva visto dirigersi verso le foreste, ma nessuno ne aveva notizie precise. Era opinione comune che fosse morto. Solo in anni recenti, ci informa Daniélou, si è scoperto che, a differenza di quel che si credeva, i Mazuchau non erano totalmente estinti. Pare esista ancora una piccola comunità di figli della luce. Vivono in umili capanne nella foresta e ancora credono nel potere di Nagazuxitoatl.

35 Comments

  • Irene 8 Maggio 2024

    Non molto poetica ed esaltante come possibilità. Tra questa e le teorie di Biglino mi troverei in difficoltà a scegliere.

  • O.M. 8 Maggio 2024

    La teoria che la vita provenga dal Sole è sicuramente la più vicina al vero. La teoria della pioggia può sembrare plausibile se uno abita in foreste pluviali, meno credibile per dei beduini del deserto. La teoria della luna è poetica e non del tutto irrazionale. La teoria del machuclal a me sembra la più volgare e la meno credibile. La teoria di Biglino è grossolana e priva di logica.

  • Irene 8 Maggio 2024

    Parlavo dell’ultima: il vecchio ingravidato.

    • O.M. 8 Maggio 2024

      Io quella non l’avevo considerata. Secondo me il vecchio si faceva di erba o di funghi allucinogeni.

  • Lucio 8 Maggio 2024

    Io, chiedo scusa, non sarei così drastico nei confronti di Biglino. Chissà, potrebbe essere.

    • Paola 8 Maggio 2024

      A Lucio.

      Condivido.

    • O.M. 8 Maggio 2024

      Certo, tutto può essere. Ma ridurre la Bibbia, i Veda, la religione sumerica, egizia, greca, celtica ecc. a racconto ufologico è grossolano. E se anche fossimo il prodotto di ingegnerie genetiche extraterrestri (può essere), gli extraterrestri chi li ha prodotti? Il mistero della vita non si risolve così.

  • Paola 8 Maggio 2024

    Questo è vero. Io e Lucio (lo includo, spero non me ne voglia) incassiamo rispettosamente.

    • Lucio 8 Maggio 2024

      Includa pure, ci mancherebbe.

      • Lucio 8 Maggio 2024

        …però si parlava di come nasce l’uomo (per come lo conosciamo), non dell’eventuale origine di extraterrestri & co…

  • Elia 8 Maggio 2024

    Cerco di mediare: l’uomo non è stato creato da E.T. ma forse loro l’hanno geneticamente modificato per farne quello che conosciamo oggi (pessimo lavoro, direi)…
    Comunque, Biglino dice:
    “Per quanto riguarda la figura di Gesù e della sua nascita, io da un po’ di tempo sto raccontando nelle conferenze ciò che scrive il gesuita Jean Daniélou, che è cardinale, accademico di Francia, docente di teologia…”
    “…se facciamo finta che abbia ragione il teologo francese Jean Daniélou e che la Bibbia sia un testo ‘storico’, dobbiamo prendere atto che quando nei Vangeli c’è scritto che lo Spirito Santo coprirà la Madonna, a coprire la Madonna sia stato Gabriele, cioè un individuo maschio… Questo è ciò che si ricava ovviamente dal testo, ciò che si ricava da queste analisi molto attente e circostanziate che ha fatto e che ha scritto questo teologo gesuita Jean Daniélou”.
    Questo Jean Daniélou che Biglino cita è sicuramente lo stesso citato nel post. Pura coincidenza?

  • Irene 8 Maggio 2024

    Jung sarebbe incuriosito…ho citato Biglino in modo assolutamente casuale, per citare delle teorie balzane.

    • O.M. 8 Maggio 2024

      Il mistero della vita si infittisce…

  • Ettore 8 Maggio 2024

    Aldilà delle diatribe su Biglino, tornando al pezzo odierno, lessi il testo di A. Daniélou una decina d’anni fa e lo trovai piuttosto farraginoso. Ma è un giudizio limitato e parziale, non ho letto altro di lui.

    • Elia 8 Maggio 2024

      Non conosco niente di Albert Daniélou, ma ho letto qualcosa del (presunto) padre, questo cardinale gesuita che si diceva “poco clericale” e che si interessava di tutte le religioni, sostenendo che «in un mondo in cui siamo minacciati dall’ateismo, bisogna difendere innanzitutto la sostanza del sacro, ovunque essa si trovi».

  • V. C. 8 Maggio 2024

    Ma era un brav’uomo, mica ci andava con la Mimi…dicono che aiutasse e convertisse le peripatiche, mica faceva machuclal. Cercava e trovava la sostanza del sacro. Questo faceva. Tutti malpensanti…

    • Elia 8 Maggio 2024

      Sì, dicerie. Era un uomo del dialogo, dell’apertura, dell’incontro. Si incontrò con la escort perché il marito di questa era in prigione e lui voleva aiutarla. Del resto, anche le suore delle Figlie del Cuore di Maria, presso cui Danielou alloggiava, si sono sempre dette convinte della sua innocenza. Purtroppo le maldicenze furono avallate anche da alcuni gesuiti.

  • Luca M. 9 Maggio 2024

    Mi sembra strano che nessuno qui abbia ancora ricordato Alain Daniélou, fratello minore di Jean, e probabilmente il soggetto più interessante della famiglia.

  • Ettore 9 Maggio 2024

    Vero. Fu proprio la notorietà dell’orientalista e musicologo (che ben conoscevo) il motivo che mi avvicinò al testo del (presunto) nipote. Aree di interesse diverse, ovviamente.

    • Ettore 9 Maggio 2024

      “Jean caricava su di sé i peccati dell’amatissimo fratello Alain…”. Questo non lo ricordavo.

      • Luca M. 9 Maggio 2024

        Per il cardinale doveva essere un grande cruccio sia l’omosessualità del fratello sia la sua adesione alla spiritualità orientale (in particolare lo shivaismo, il tantrismo). Secondo Alain, Dio si coglie con i sensi più che con il pensiero. Immagino fosse sconcertante per Jean anche l’idea del fratello (legata alle religioni arcaiche) di ritornare ai sacrifici umani. In questo penso che Albert fosse più vicino al (presunto) zio.

  • Irene 9 Maggio 2024

    Beh, dai, un fratello per lingam, un fratello per yoni. Anche se lontano dalla spiritualità orientale, stando alle dicerie degli untori, il prelato apprezzava yoni. Magari solo spiritualmente, per la ricerca del sacro.

    • Irene 9 Maggio 2024

      Volevo dire “simbolicamente” piuttosto che “spiritualmente”. Chissà il (presunto) nipote…forse, in una fusione ereditata, apprezzava entrambi. Ho letto che lo zio orientalista celebrava l’ermafrodito, il transgender o qualcosa di simile.

      • Luca M. 9 Maggio 2024

        Sull’ermafrodito non sono informato. Comunque la ‘sessualità metafisica’ all’orientale, come è stata interpretata in Occidente, mi sa poco di sacro e molto di licenzioso. Anche di profanazione e di business (tutti i libri e i manuali sul “facciamolo tantrico”, la kundalini ecc.).
        Credo che fare ‘sesso sacro’ sia un po’ come fare uso di droghe a scopo iniziatico.
        Quanti possono praticare queste strade senza cadere nel vizio e nella dipendenza? Si cammina sulla classica lama di rasoio.

        • Irene 9 Maggio 2024

          Pare abbia pomposamente detto (più o meno) che ermafrodito, omosessuale e travestito abbiano valore simbolico e siano considerati privilegiati, in quanto richiamano immagine androgina composita dell’unione Shiva – Kalì. Immagine definita come divinità con chilometrico nome che inizia con “A” e che non riesco a ricordare, tantomeno a scrivere, neppure iniettandomi così massicce di fosforo.

          • Irene 9 Maggio 2024

            Errata corrige: DOSI (massicce di fosforo).

  • Irene 9 Maggio 2024

    Errata corrige: DOSI (massicce di fosforo).

  • Irene 9 Maggio 2024

    Il doppio invio è indipendente dalla mia volontà …colpa di Shiva. Comunque, errata corrige 2 o 3, unione Shiva – Kalì e/ o Parvati (così dicono laddove mi documentai).

    • Irene 9 Maggio 2024

      E Kali si scrive senza accento. Chiedo venia.

      • O.M. 10 Maggio 2024

        Interessante, ma tutto sommato credo che alla fine, sul mistero della vita, ne sappiamo quanto prima.

        • O.M. 10 Maggio 2024

          …cioè niente.

  • Irene 10 Maggio 2024

    Ah, certo, si è divagato. Ma va bene ugualmente. Non potendo sapere nulla sul mistero della vita, tanto vale avviarci alla inevitabile morte impegnando la mente, anche su temi bizzarri. Potrebbe essere un esercizio per ritardare/evitare l’Alzheimer…o forse l’Alzheimer aiuterebbe ad affrontare meglio la morte, facendo evaporare la crudele lucidità?

    • O.M. 10 Maggio 2024

      E comunque non sappiamo niente neanche sul mistero della morte. Quindi divaghiamo.
      L’Alzheimer? Quando penso che ne soffriva anche Emil Cioran, mi sa che esercitarsi serve a poco.
      In ogni caso, preferirei restar lucido (se si può definire lucidità il mio attuale stato mentale).

      • Paola 10 Maggio 2024

        Restare lucidi o meno? Me lo domando spesso. Sempre divagando, non sapevo che Cioran soffrisse di Alzheimer. Comunque, non sapere nulla del mistero della morte è più crudele e insopportabile che ignorare il mistero della vita, per quanto siano indissolubilmente legate. Si può accettare l’oblio di un prima (che forse non c’era) riferito a un essere frignante e dipendente, non il possibile nulla dopo una vita fatta di affetti, esperienze, ricordi…che, tuttavia, con il noto Alzheimer e soci tendono a sparire. E si ridiventa frignanti e dipendenti..
        Non se ne viene fuori.

        • O.M. 10 Maggio 2024

          Il cervello è una macchina, si guasta, si logora, non va più. Ma “una vita fatta di affetti, esperienze, ricordi” non è una macchina. Al diavolo le neuroscienze (forse le ha inventate proprio il diavolo)…

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