7 Ottobre 2024
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centocinquantesima parte – Fabio Calabrese

Ricominciamo il nostro cammino alla ricerca dell’eredità ancestrale dalla seconda decade di marzo 2024. La mia tabella di marcia mi dice che questo articolo non potrà comparire sulle pagine di “Ereticamente” prima di aprile. È il prezzo da pagare per aver ripreso ad alternare gli articoli de L’eredità degli antenati con altri di altro tipo, ma, se non l’avessi fatto, il mio spazio settimanale sulle nostre pagine elettroniche sarebbe risultato anche troppo monocorde.

Ricominciamo come al solito da “Ancient Origins”, e partiamo proprio dall’Italia, anche se non si può evitare l’irritante sensazione che i tesori archeologici di cui è disseminata la nostra Penisola destino più attenzione all’estero che in patria. Un articolo di Nathan Falde dell’11 marzo ci parla del ritrovamento nella necropoli di San Giuliano vicino al villaggio di Barbarano Romano, di una tomba etrusca finora sconosciuta risalente al IV secolo avanti Cristo. Era, ci dice Falde, “nascosta in bella vista”, cioè nascosta da null’altro che uno strato di vegetazione e ramaglie, ed è stata scoperta durante una normale manutenzione della necropoli. Si tratta di una “tomba a tre stanze sorretta da tre porte semilavorate … perfettamente conservata nella parte architettonica”.

Abbiamo visto altre volte che “Ancient Origins” dedica un discreto spazio alla mitologia. Sempre l’11 marzo un articolo di Nicholas Costa ci parla del mito delle Amazzoni, in particolare la leggenda della regina amazzone Myrina riferita da Diodoro Siculo, che avrebbe addirittura sconfitto gli Atlantidi, e si pone il dubbio se si tratti di pura fantasia o magari dell’eco deformata di vicende storiche.

Il 13 marzo Gary Manners ci porta in Inghilterra a visitare una residenza storica, Cowfield Farm, nell’area di Tewkesbury. Al disotto della ricca facciata risalente al XVIII secolo, si trovano un fossato e un ponte medioevali risalenti al XI secolo. In età medievale, fattorie come questa erano del tutto autonome non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello della difesa, e i fossati non proteggevano solo i castelli.

Il 14 torniamo alla storia romana con un articolo di Aleksa Vučković su una delle figure di imperatori più controverse, Massimino il Trace, che fu imperatore in uno dei momenti più turbolenti, e il suo regno finì nel sangue. Fu tuttavia un personaggio notevole. Primo imperatore non appartenente alla classe senatoria, di umili origini, forse barbare, fece carriera fino al trono imperiale sempre nei ranghi dell’esercito. Ottenne importanti successi contro i Parti e i Germani, ma il suo tentativo di militarizzare la società romana gli attirò crescente ostilità fino al tragico esito.

Parlando sempre di storia romana, facciamo ora un passo indietro con un articolo di Robbie Mitchell sempre del 14 marzo. Tutti noi sappiamo che a Roma l’impero si è instaurato nel 30 avanti Cristo in seguito alla vittoria riportata da Ottaviano sul rivale Antonio e su Cleopatra. Quello che è meno noto, è che tra la battaglia navale di Azio e il trionfo definitivo di Ottaviano, si situa un altro capitolo di storia militare, l’assedio di Alessandria, allora capitale dell’Egitto che non fu per i Romani esattamente una passeggiata, ma la sorte fu di nuovo sul punto di ribaltarsi. A quanto pare la vittoria di Ottaviano fu favorita dal fatto che Antonio, dopo Azio era caduto in depressione.

Sempre lo stesso giorno, Nathan Falde ci racconta che un’esplorazione dei fondali attorno all’isola greca di Kasos ha permesso di individuare ben dieci relitti di diversi naufragi, il più antico dei quali risale al 3.000 avanti Cristo. Questi ritrovamenti ci offrono uno spaccato di cinquemila anni di storia della navigazione nel Mediterraneo.

La storia romana, lo sappiamo, non è fatta solo di imperatori tirannici e folli o di turbolente guerre civili. Se così fosse, non si spiegherebbe come lo stato romano sia durato per oltre un millennio, mille anni, di cui quasi la metà di quali nella forma imperiale. Fortunatamente, il 15 maggio abbiamo un articolo di Mario Bartolini su una dei periodi migliori della storia romana, quello degli Antonini, gli imperatori adottivi, subentrati alla breve dinastia Flavia dopo l’uccisione di Domiziano, dinastia che inizia con l’elezione di Nerva e termina con Marco Aurelio che ebbe la pessima idea di lasciare il trono al figlio Commodo, invece di scegliersi un successore adottivo. Fu probabilmente il periodo migliore dell’Impero Romano.

Il giorno 16 Aleksa Vučković ci riporta in Gran Bretagna, a esplorare uno dei più interessanti forti dell’Età del Ferro, Badbury Rings nel Dorset. Il forte vero e proprio è stato costruito sulla cima di una collina, poi la struttura è stata man mano ampliata con diversi anelli di mura digradanti lungo le pendici del colle, formando un caratteristico disegno a cerchi concentrici.

Lo stesso giorno torniamo geograficamente molto più vicini a noi con un articolo di Sahir che ci parla di Oetzi, “l’uomo di ghiacci”, e dei suoi tatuaggi, ne ha ben 61, e sono i più antichi conosciuti al mondo, ma la tecnica con cui sono stati fatti è tuttora oggetto di controversie.

Ancora il 16, Robbie Mitchell ci parla di uno dei personaggi più noti della storia vichinga, Erik il rosso, che, da esiliato per un delitto, diventò lo scopritore della Groenlandia. Suo figlio, Leif Ericcson sarebbe stato a capo della prima spedizione europea che abbia raggiunto con certezza le Americhe.

Il 17 si torna, inevitabilmente a parlare di storia romana con un articolo di Aleksa Vučković che ci parla della conquista delle Gallie da parte di Cesare, che mette in evidenza che furono gli stessi Celti a chiamare Cesare in Gallia, dando involontariamente inizio a una serie di guerre di conquista che sarebbe durata otto anni, dal 58 al 50 avanti Cristo, per difendersi dall’invasione dei germanici Elvezi. Una storia che ci da una morale precisa, chi ha la forza militare, è alla lunga colui che ha il potere.

Sempre il 17, Sahir ci racconta del ritrovamento in Germania, nella zona dell’Eulenberg vicino a Magdeburgo, di due tumuli sepolcrali neolitici risalenti a 9.000 anni fa. Entrambi contengono diverse sepolture, alcune a camera, altre semplicemente inumate nel terreno. Vi sono inoltre tracce di offerte sacrificali, in particolare ossa di bovini che vi venivano immolati.

Sempre il 17 Robbie Mitchell ci fa conoscere una figura importante dell’antica Grecia, Solone, il più noto dei sette savi, nonno di Platone, politico e riformatore. Ebbe ad Atene la leadership per un breve periodo prima di essere scalzato da Pisistrato, un tempo comunque sufficiente per diventare con le sue riforme l’antenato del concetto di diritto, oltre ad assoggettare l’isola di Salamina.

Ancora Mitchell il giorno seguente ci presenta un breve excursus sulla mitologia irlandese, ricca di ben note leggende come quella di Cúchulainn o il complesso ciclo dei Tuatha dé Danann. Esse, ci dice l’autore, mettono in mostra lo spirito della tradizione irlandese, privilegiando i temi “del potere, dell’onore, della lealtà”.

Torniamo ancora alla storia romana, il 19 è sempre Mitchell a raccontarci del tragico destino dei figli di Cleopatra caduti nelle mani di Ottaviano dopo la conquista dell’Egitto. Cleopatra ebbe quattro figli, uno da Cesare e tre da Marco Antonio. Dei tre maschi, soprattutto il primogenito, Cesarione, che essendo figlio di Cesare poteva essere un problema, il futuro Augusto non ebbe pietà, ma le femmina, Cleopatra Selene, data in sposa all’alleato Massinissa, divenne regina di Numidia.

Sempre il 19, Mitchell ci racconta una storia sorprendente. Sapevate che in Italia c’è un villaggio scozzese? Si tratta di Gurro, che si trova in Piemonte, nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Esso sarebbe stato fondato da mercenari scozzesi in fuga dall’Italia dopo la battaglia di Pavia del 1525. Gli abitanti di Gurro mantengono ancora oggi forti legami con la Scozia e sono molto fieri delle loro origini scozzesi.

Il giorno 20, Mario Bartolini prosegue con quella che pare voler essere una vera e propria sintetica storia dell’Impero Romano. Dopo gli Antonini e l’uccisione di Commodo, sono i Severi a prendere il potere, e regneranno dal 193 al 235. Dopo il capostipite Settimio Severo, abbiamo figure discutibili come Caracalla ed Eliogabalo, e in ogni caso poco si poteva fare per porre rimedio alla crisi generata dall’anarchia militare e dalla crisi economica.

Rimaniamo sempre in Italia e nelle vicinanze di Roma, ma ci spostiamo parecchio indietro nel tempo con un articolo di Nathan Falde che ci parla di cinque piroghe neolitiche che sono state ritrovate nel sito di La Marmotta presso il lago di Bracciano, e risalgono a circa 7.000 anni fa. Nonostante la loro antichità, appaiono singolarmente ben costruite, tali da poter sfidare tranquillamente il mare. Questo ci suggerisce che gli antichi Italiani che le costruirono potessero navigare e avere rapporti commerciali con le altre popolazioni mediterranee ben prima di quanto finora si pensasse.

Diamo ora un’occhiata a quel che ci racconta “Ancient Pages”. Naturalmente, molti articoli riguardano fatti che abbiamo già visto su “Ancient Origins”, e non mi ripeterò, ma c’è anche dell’altro.

Ad esempio, un articolo del 13 marzo che ci parla della religiosità vichinga. I Vichinghi consideravano sacre, sedi degli dei, le montagne. L’articolo menziona in particolare il monte Helgafell, vicino a Stykkishólm nell’Islanda occidentale. Un devoto vichingo emigrato nella zona dalla Norvegia, Torolv Mostrarskjegg, riteneva il monte così sacro che non lo si potesse guardare senza prima essersi lavati, e sulle sue pendici era proibito far scorrere sangue né umano né animale, pertanto vi era vietata la caccia.

Il 15 marzo abbiamo la notizia che alcuni appassionati hanno ritrovato quattro fibule e un anello di età romano durante un’esplorazione nella foresta di Borki nella regione polacca della Masuria. È sorprendente quante tracce del passato si trovino sotto i nostri piedi se solo si scava un po’.

Un articolo del 16 marzo racconta la storia poco conosciuta della città di Termessos in Pisidia, Asia Minore. Questa città, costruita a 1.050 metri sul livello del mare era protetta da imponenti difese naturali montane, tanto che Alessandro Magno rinunciò a sottometterla, e anche i Romani le concessero notevole autonomia. La rovina venne nel V secolo dopo Cristo, quando un terremoto distrusse l’acquedotto cittadino, costringendo i suoi abitanti ad abbandonarla.

Vi sono poi alcune notizie circa il ritrovamento di oggetti antichi o medioevali che vi segnalo in breve. Il 18 marzo il ritrovamento nell’isola di Anglesey in Galles di un paio di braccialetti di età romana decorati con il simbolo celtico del triskell (probabilmente un indizio del fatto che i dominatori non erano riusciti del tutto a far abbandonare l’antica religione druidica). Il 19 abbiamo la notizia del ritrovamento in Polonia, a Kamień Pomorski di un raro anello portachiavi medioevale, e il 20 di un pattino da ghiaccio in osso, sempre di età medioevale a Přerov in Moravia nella Repubblica Ceca. Quest’ultima notizia è riportata in un articolo di Conny Waters. Questo tipo di pattini di età medioevale era finora conosciuto in Scandinavia, soprattutto nella Finlandia meridionale. Come dire, il passato è sempre intorno a noi, e basta cercare un po’ per trovarne le testimonianze.

In questo periodo, la seconda decade di marzo, quello che si trova sui siti italiani e sui media generalisti non è davvero molto. Cominciamo comunque da “ArcheoMedia” che in un articolo del 13 marzo ci racconta che a Bibione (Venezia) proseguono le ricerche della villa romana individuata sotto l’antico convento noto come Mutteron dei frati. Si è scoperto che l’area residenziale è più estesa di quanto si pensasse, sono stati portati alla luce alcuni pavimenti musivi, e ritrovato un coltello a alcune monete di età tardo-antica.

Il 15 marzo RAI News ci da la notizia che in Germania a Colonia presso l’Istituto Italiano di Cultura, la professoressa Hannelore Rose tiene il giorno 20 una conferenza sulla tomba romana di Colonia-Weiden. Quest’ultima, una camera sepolcrale progettata in modo simile a una sala da pranzo romana, con tre letti di pietra e tre busti, conservatasi quasi intatta, è un unicum a nord delle Alpi. Ricordiamo che Colonia ha questo nome, appunto, perché la città è nata come colonia romana.

Prima di congedarmi, vorrei anche stavolta mettere in rilievo ciò che è emerso di importante dal nostro punto di vista, anche se mi sembra che forse mai come questa volta ce ne sarebbe poco bisogno; infatti, vediamo più che mai che parlare di antichità, significa parlare di Roma, e faccio notare una volta di più il fatto che a evidenziarlo sono soprattutto siti stranieri come “Ancient Origins” e “Ancient Pages”. Uno straniero sarebbe probabilmente meravigliato del fatto che gli Italiani di oggi hanno così poca cura e così poca fierezza del fatto che i loro antenati hanno dato origine alla più grande civiltà del mondo antico.

Un altro elemento importante emerge dalla storia delle guerre galliche. I Celti della Gallia che richiesero l’aiuto di Cesare contro gli Elvezi di Ariovisto, non si resero conto che stavano preparando la loro sottomissione a Roma.

È una storia che abbiamo visto molte volte nel corso del tempo. I benestanti Romani del tardo impero non avevano voglia di fare i militari per difendere le frontiere, e si affidarono sempre più a mercenari germanici, con il risultato che i Germani divennero i loro padroni. La stessa cosa fecero gli Arabi dell’epoca califfale affidandosi a mercenari turchi e, in tal modo, senza avvedersene, posero le basi dell’impero ottomano e di un servaggio destinato a durare fino al 1918 e a cui solo la Prima guerra mondiale ha posto fine. Ugualmente, i ricchi mercanti italiani dell’età comunale che non avevano voglia di combattere, si affidarono sempre più all’apporto mercenario delle compagnie di ventura, con il risultato che i capitani di ventura diventarono i loro signori, ponendo fine all’età comunale.

La morale è molto chiara, chi ha le armi, alla lunga e a volte neppure troppo alla lunga, ha il potere. Chi rinuncia a difendersi da sé e si affida a qualcun altro, in definitiva si sceglie un padrone. Ora, pensiamo un attimo alla nostra situazione, non abbiamo più un esercito di leva, ma corpi di specialisti che operano in ambito NATO, e mai sarebbero in grado di affrontare un’invasione. Le conclusioni tiratele voi.

NOTA: Nell’illustrazione, quel che rimane oggi della triplice cerchia di mura di Badbury Rings, da “Ancient Origins”.

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