Arrivata come un fulmine a ciel sereno, la notizia della sconfitta elettorale di Marine Le Pen, in quel di Francia, ha suscitato nei nostri media mainstream un misto di stupore ed entusiasmo per lo scampato “pericolo”, di dover assistere a quel tanto temuto cambio della guardia nella politica, di uno dei più importanti paesi dell’Unione Europea. A ben vedere, però, certi stupori ed entusiasmi sono, in questo caso, totalmente ingiustificati e denotano una scarsa capacità di analisi politica, accompagnati ad una non indifferente dose di malafede. Il caso Le Pen, ancora una volta, ci dimostra che il contesto euro-occidentale nel quale oggidì viviamo, al di là delle belle parole e dei soliti slogan, è tutt’altro che un’oasi di libertà e democrazia, come qualcuno vorrebbe farci credere.
Non è una novità che il Front National, ora Rassemblement National, in quel di Francia, non da ora, andava ottenendo un sempre maggior numero di consensi, sempre più erodendo le distanze con i maggiori partiti al potere. La gestione di Marine Le Pen aveva poi, ulteriormente diminuito e quasi azzerato tali distanze, aiutata dal sempre più diffuso malcontento per le ricadute delle politiche globaliste, di cui Macron si era fatto principale alfiere e portavoce. Dall’ “affaire” dei tagli alle pensioni, al supino allinearsi sulle più intransigenti posizioni atlantiste e guerrafondaie, come nel caso del conflitto russo-ucraino, sino alle liberticide politiche durante la “pandemia”, senza voler parlare dei problemi legati all’immigrazione, tutta la serie di fattori concomitanti a cui abbiamo accennato, hanno contribuito alla debacle alle elezioni europee dello schieramento macroniano ed al successo della Le Pen.
Ora, interrogarsi sul perché della sconfitta del Rassemblement, magari parlando di una quanto mai fantomatica impreparazione dei quadri intermedi del partito (così come fatto da alcuni commentatori politici…) o adducendo motivazioni di puro calcolo matematico, per cui l’unione di tutti i benpensanti contro i “cattivacci” di turno fa la forza, è esercizio totalmente falso ed inutile. Il fatto è che, l’attuale sistema democratico-liberale occidentale sta, sempre più, dimostrando i propri limiti di modello che premia le oligarchie economiche e non la volontà popolare. Quel che sta accadendo in Francia ne è la dimostrazione più evidente visto che, nonostante il Rassemblement national sia la prima forza politica francese quanto a numeri di voti e consensi popolari, si trova ora relegato a forza d’opposizione, quale terzo schieramento politico quanto a numero di seggi in parlamento.
E questo fatto ci porta, a sua volta, ad un’altra considerazione. Quell’Europa che, nelle ingenue elucubrazioni dei vari Altiero Spinelli ed altri, avrebbe dovuto assurgere a spazio di libertà, si è invece trasformata in una odiosa gabbia dei popoli, legata ad una conventicola di burocrati miopi e corrotti, priva di qualsiasi dialettica e di prospettive di cambiamento, che non siano i soliti valzer di poltrone tra gli incartapecoriti rappresentanti di blocchi politici, i cui consensi vanno sempre più reggendosi su meri calcoli di percentuali dettate da leggi truffa, anziché su un reale consenso popolare. E a dircela lunga su questo stato di fatto, è l’altro convitato di pietra dello scenario politico e cioè il montante fenomeno dell’astensionismo, indicatore più che evidente del malcontento e della radicale disaffezione dell’opinione pubblica europea e nostrana verso un sistema politico sempre più alla deriva.
E che oramai l’Europa sia divenuta una vera e propria gabbia dei popoli unicamente al servizio degli interessi geostrategici degli Stati Uniti e del Globalismo Finanziario, totalmente lontana dagli interessi della gente, ce lo dimostra il risultato del recente vertice Nato, indetto in occasione del 70° anniversario della nascita di questa istituzione…), durante il quale, si è deciso un ulteriore e vergognoso pacchetto di aiuti in armi all’Ucraina per 270 e passa milioni di euro. Soldi questi, letteralmente rubati all’assistenza sociale, sanitaria, scolastica e, in genere, al benessere degli europei tutti. Abbiamo detto “rubati”, perché sia la costituzione italiana, che molte tra le altre costituzioni degli stati europei, proibiscono in modo chiaro ed inequivocabile la partecipazione diretta o meno a conflitti bellici, non dettati da aggressioni sul proprio territorio. La Nato stessa statutariamente parlando, nasce con questo scopo, salvo poi esser divenuta lo strumento-principe delle aggressive politiche dell’imperialismo Usa.
Arrivati però a questo punto, visti i risultati disastrosi e fallimentari del liberal capitalismo globale, sarebbe arrivata l’ora di un vero e proprio cambio di marcia, cominciando proprio dagli attuali assetti sovranazionali. Ora, quando si vede che un qualcosa non funziona, scontentando tutti e contraddicendo apertamente quelle che ne erano le istanze iniziali, sarebbe ora di farla finita e di chiudere definitivamente con certe situazioni, nella fattispecie rappresentata da quella specie di buffonesco carrozzone, di circo equestre di mantenuti targato Bruxelles. Dovrebbe essere una indolore e consensuale separazione, di fronte all’evidente fallimento di un modello, che non rappresenta più nessuno, se non se stesso. Stesso discorso, per quel che riguarda un’istituzione come la Nato, divenuta un obsolescente carrozzone, un costoso residuo della Guerra Fredda, la cui sopravvivenza è, come abbiamo già detto, unicamente legata all’asservimento agli interessi geostrategici Usa e null’altro più.
Ed ancor più della Comunità Europea, la Nato troverebbe la ragione del proprio scioglimento in un altro illustre precedente: quello del Patto di Varsavia, consensualmente discioltosi nei primi anni ‘90 del Novecento su base consensuale, la cui obsolescenza ed inattualità, fu constatata proprio da parte dei propri stessi aderenti, in primis l’ex Urss. A questo punto però, certi appuntamenti con la Storia, divengono improcrastinabili. Sarebbe veramente il caso che l’opinione pubblica iniziasse a far sentire in modo più chiaro ed incisivo certe istanze come, parimenti, le classi politiche dei vari paesi europei, dovrebbero invece prender coscienza di questo generale fallimento.
A prima vista, questo potrebbe sembrare un discorso surreale o utopistico. Grave errore, sarebbe invece, quello di continuare a rimandare quanto qui auspicato, visti i segnali dell’opinione pubblica di paesi come la Francia. Pensare che un’opinione pubblica abituata a decenni di crescita economica e benessere (anche se relativi e con tutte le difficoltà ed imperfezioni connesse, sic!), accetti di farsi privare di tutto questo, per continuare a portare avanti economie di guerra e continui sati di emergenza, imponendo governicchi fondati su fragili equilibri politici, lontani dal consenso popolare, è quanto di più pericoloso ed illusorio si possa fare. Prima se ne renderanno conto certi signori e meglio sarà per tutti.
UMBERTO BIANCHI
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