«Quando un essere che si vanta ragionevole può essere capace di tutte le atrocità cui avete accennato, comincio allora a temere che la ragione male adoperata sia qualche cosa di peggio della stessa naturale bestialità. Voglio, dunque, credere che voi siate dotati, non già di ragione, ma d’una facoltà atta ad accrescere i vostri difetti naturali, quale un torbido ruscello che riflette l’immagine d’un corpo deforme, non soltanto ingrandita, ma più stravolta che mai»
(Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver, parte IV, cap. 5)
Vorrei veramente tanto iniziare la dimostrazione dell’assunto proposto proposito che è quello del come risolvere il problema della fame nel mondo con la barzelletta di quel signore ingenuo, sfortunato ed onesto che aveva un trilemma … ma non lo farò per quel rispetto obbediente che nutro per Ereticamente la quale rivista on line va detto essere una fonte generosa ed efficace di pensiero eretico! Dunque, tralasciamo il trilemma che è peraltro una trovata scherzosa per affrontare il tema ben più serio del dilemma.
Lemma e dilemma sono parole che ci vengono dal greco che fu ed è quella lingua modello con cui si è forgiato il pensiero logico occidentale e non soltanto occidentale ma universale che verrebbe fatto di dire anche di quello arabo perché sia noi che loro dipendiamo strettamente dalla Logica di Aristotele per la stessa Teologia.
La parola dilemma indica il porsi di due alternative possibili, forse compossibili cioè egualmente probabili, ma non necessariamente due soltanto per la soluzione di un problema. Il problema ed è anche questa parola lemma oltre il duo:di che ci viene dal greco, significa semplicemente quel che ci si pone dinanzi al raggiungimento di una meta, insomma l’ostacolo da superare!
Forma intuita intuitiva dell’ostacolo è il bivio. La scelta come bivio fu altresì per i Pitagorici la lettera maiuscola Y per simboleggiare la libertà e la scelta. La strada che prima percorrevamo per giungere alla meta era quella e non ce ne erano altre e pertanto non si poteva che procedere in quella direzione indicata. Se ci si trova a un bivio si sosta e si riflette. Quale strada prendere? È questa la forma più semplice e intuitiva del dilemma.
Andiamo a destra o andiamo a sinistra?
Ovviamente siccome essendo in Italia si può anche ritenere che le strade proseguendo si sarebbe ricongiunte in un’unica strada come poniamo un governo solidale di maggioranza, donde si potrebbe trarre la conclusione che quel bivio o dilemma erano fasulli e che non avevamo assistito che a quello che in drammaturgia si chiama le parti in commedia dove alternativamente o sempre non si fa che recitare nient’altro che un ruolo comico tragico della rappresentazione politica dove peraltro più di qualche volta può scamparci un morto appeso. Insomma, è sempre meglio andare d’accordo!
Oltre al bivio, alla biforcazione di un percorso futuro per illustrare che cosa sia il dilemma ci si potrebbe riferire all’Asino di Buridano.
L’Asino di Buridano mostra il dilemma, che è scelta necessitata tra due alternative inconciliabili, nella forma di un asino che aveva parimenti sete e fame per cui posto di fronte all’alternativa di bere o di mangiare non sapendo decidersi se magiare prima e bere dopo o bere prima e mangiare dopo sarebbe morto di fame e di sete nel contempo semmai avesse continuato ad essere incerto!
A destra o a sinistra?
Riassumendo col prescindere da ogni apparato logico formale il dilemma ha la forma del bivio e quelle che si dicono le corna del dilemma sono due principalmente come le corna di un bue e non ramificate come quelle di un cervo dove i dilemmi si moltiplicano successivamente nel labirinto ramificato del vivere.
Un dilemma può avere la forma della negazione come quel modo truce di dire O mangi questa minestra o salti dalla finestra. Per essere evidentissimo che in questo caso si mangerebbe la minestra a meno che la finestra non sia posta al primo piano di un edificio e non alla sommità di un grattacielo … il dilemma non sussisterebbe. Si mangia la minestra quale che sia!
La forma del dilemma è quella necessariamente di un’alternativa bilanciata che consenta la scelta.
Se il dilemma è morire di fame o mangiare non vi è dilemma. Non si può che scegliere il mangiare piuttosto che il morire di fame e così il bere piuttosto che il morire di sete.
Queste premesse sono più che sufficienti per porre in modo serio adesso il problema della fame nel mondo senza scherzare.
Come risolvere il problema della fame nel Mondo!
Epperò prima di porre in modo serio cioè logico, si badi bene non emotivo o suggestivo cioè retorico, il problema della fame nel mondo citeremo un modo non serio ma truce e grottesco di porre il problema non già della fame nel mondo, tema attuale che è generoso ed universale, ma quello della fame in un ambito limitato storico del mondo secondo Swift cioè l’autore ultra noto dei Viaggi di Gulliver.
Il caso storico fu quello di una grave carestia che afflisse l’Irlanda.
Prima che si trovasse come soluzione la coltivazione della patata molte furono le giovani vite che morirono di fame con i loro genitori allora. La soluzione ventilata in questo pamphlet che s’intitola: A Modest Proposal for preventing the Children of Poor People in Ireland from being a Burden to their Parents or Country, and for making them Beneficial to the Public, by Dr. Swift, Dublin: S. Harding, 1729, da un viaggiatore di ritorno dalle Americhe sarebbe stata quella di dar da mangiare ai ricchi signori i giovani virgulti non appena partoriti ma cresciuti al punto giunto, conservati e cucinati in maniera diversa per un prezzo ragguardevole, per cui si sarebbero nel contempo sottratti alla miseria i genitori e risolta la fame dei superstiti. L’idea cinica e grottesca di questo cinico viaggiatore gli sarebbe venuta da un equivoco perdurante sull’attitudine cannibalica travisata delle popolazioni autoctone delle Americhe. In effetti il cannibalismo laddove si praticasse muoveva da un altro principio che non era quello meramente nutritivo ma quello del tutto simbolico e consapevole dell’incorporazione dell’ascendente progenitore o del nemico nella vitalità sublimata del proprio corpo. Posso testimoniare che una delle espressioni più frequenti popolari e non solo della venezianità é “ Te magnaria vivo!”. Mia madre me lo disse un sacco di volte!
Swift amava il paradosso e l’iperbole e sono questi i tropi che abbondano dappertutto nella sua opera, la quale è piuttosto conosciuta e diffusa in modo anodino e puritano fin nei cosiddetti Viaggi di Gulliver che non comprendono soltanto il viaggio nel paese dei nanetti o dei giganti ma anche in quello degli YAHOO cioè dei cavalli in cui il nostro Gulliver naufrago e schiavizzato non può fare a meno di notare come gli abitanti cavallo facciano una merda assai meno puzzolente degli umani!
Quei bambini che muoiono di fame in quello che una volta si chiamava il terzo mondo possono essere soccorsi soltanto dal cibo ed è pertanto imperativo inviare loro del cibo od insegnare loro a produrne di più. Se altrove ci è sovrabbondanza di cibo lo si invierà loro e si studieranno i mezzi per incrementare la produzione di cibo e qui vale il reiterato luogo comune del produrre cibo piuttosto che armamenti. Quel che è incontestabile è che non si può fare nel contempo l’operaio in una fabbrica di armi e il contadino insieme. Perché questi bambini non muoiano di fame si dovrà rivoluzionare l’economia del primo e del secondo mondo per soccorrere il terzo. È questa una soluzione praticabile?
Indurre le economie dell’universo mondo a produrre più cibo perché gli affamati non lo siano più e non produrre armi il cui solo scopo è quello di contrarre la popolazione nemica magari sacrificando la propria ed assicurare a chiunque un pasto oltre a quel posto che si ha nel venire alla vacuità di ragione di questo mondo dal pieno di un ventre materno … è POSSIBILE?
Qui veramente s’intravvedono dilemmi fondamentale della forma del bivio.
Fare la guerra come si diceva un tempo o fare l’agricoltura?
Vi è però un’altra forma necessaria e necessitante di dilemma che va posta se il primo dilemma sembra irresolubile allo stato attuale e quella che andiamo a proporre.
E’ incontrovertibile però che si può risolvere il problema della fame sia aumentando la produzione di cibo che diminuendo il numero degli affamati!
Sembra questa una sciocchezza e se è una sciocchezza perché non dire a tutti coloro che la praticano questa soluzione di mettere al mondo meno figli che sono dei reprobi? Soltanto la Cina è stata la sola capace nell’immediato passato di fare questo ed è quanto sta facendo ora con la popolazione degli Uiguri di fede islamica, i quali sono oltremodo prolifici oltremisura.
Perché non si dice a coloro che meditano seriamente e responsabilmente il controllo dei nascituri che stanno praticando una soluzione possibile per diminuire la fame nel mondo?
Quali altre soluzioni ci sono che siano praticabili?
Che senso ha che predichi la procreazione chi come il Papa Cattolico scelse di non procreare qualora si rivolga non già al mondo dei suoi seguaci il che è comprensibile e giustificabile ma a un mondo che ha fatto la scelta di impadronirsene con l’espandersi della propria progenie di cui sono mezzi la poligamia e la soggezione della donna? Fu un Iman di recente a dire conquisteremo l’Europa col ventre delle nostre donne.
Questa è la forma conclusiva del dilemma che si pone.
Aumentare la produzione di cibo e insieme ad essa quella degli umani che lo producono ammesso che ciò sia possibile o diminuire la produzione della progenie degli umani migliorandola con l’educazione e la selezione?
Ieri per rispetto alla data di oggi 22/10/24 Euro News in un servizio in voce e video riferiva con l’aspetto di una giornalista graziosa di come il PFAS abbia incrementato il cancro ovunque perché ovunque nella produzione degli artifici umani e non soltanto nella loro intelligenza si fa per dire si trovino gli agenti di una patologia certa del futuro che forse sta già conducendo a morte la nostra specie cui non rimane che il sogno di colonizzare Marte nel senso del Pianeta che fu già il Dio della Guerra quando gli Dei erano più d’uno e si bilanciavano nelle pretese.
E se tutto questo fosse un TRILEMMA?
Purtroppo, non lo è e non mi va di scherzare se non in privato, per cui non racconterò a coloro che mi leggono la barzelletta del Trilemma!
Sono queste considerazioni mediate tra l’altro da opere come le seguenti:
L’histoire de l’Utopie di Jean Servier
Saggio sul principio di popolazione di T.R.Malthus Einaudi Editore
La surpopulation dans le monde di Gaston Bouthoul
Prof. Renato Padoan
Copertina: Detall d’una il·lustració dels Viatges de Gulliver, amb els yahoos fent d’esclaus dels houyhnhnms (els cavalls).
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