17 Dicembre 2024
Linguistica

Informe, deforme, difforme e conforme – Renato Padoan

 

 

 

Dibattito e dibattimento.

La competenza dialettica della classe politica e giornalistica odierna è assai scarsa per non dire scadente. Il mio giudizio verte ora sulla classe politica perché è quella che principalmente si vede esaustivamente nel mezzo invaso della televisione di mezzo.[1] Il risultato è assai deludente.

Nessuno degli attori politici e giornalisti implicati sembra avere un minimo di preparazione.

Si parla di dibattito ma non vi è proprio nulla che assomigli a un dibattito vero come può scorgersi invece nei programmi della tv francese e tedesca che sono quelli cui ci siamo rivolti.

Da noi il dibattimento, che è parola da usarsi più opportuna di dibattito, non è che un vociare confuso ed un sovrapporsi di parole a volte insultanti.

Le più elementari regole di un vero dibattito vengono sormontate e vanificate dalla litania delle proprie posizioni politiche senza nessuna vera discussione sui temi.

Nessuno lascia parlare quell’altro per il timore in tal caso irrimediabile che possa non finire mai di parlare una volta che sia giunto il suo turno!

Non vi è in costoro nessuna preparazione specifica al dibattito vero e da parte dell’arbitro  vi è un’altrettanta incompetenza e mancanza d’autorevolezza salvo a interrompere per dare spazio a uno slogan pubblicitario.

Non c’è che il più completo disordine oratorio.

Ovviamente le regole ci sarebbero come per il gioco del calcio ma si preferisce per insipienza del gioco dialettico la confusione.

Che ciò piaccia non si può dire perché non c’è proprio niente di meglio da scegliere come si ci fu per radio tanti anni fa in un passato remoto quando ascoltavo con mio nonno il “Convegno dei 5”. Devo altresì dire a onor del vero che tentai in una classe media di istruirli i miei alunni un po’ a dibattere ma vi rinunciai per la semplice ragione che non sapevano stare zitti ad ascoltare quando parlava quell’altro.

Occorre il silenzio e l’ascolto mentre quell’altro parla per poi riassumere quando sarà il nostro turno le tesi di quell’altro ed attivare successivamente oltre la replica la vera e propria confutazione o l’esposizione della propria tesi. Bisogna insomma prima di parlare sapere ascoltare il che è anche più difficile per la media delle persone del parlare stesso. La gente che parla e interviene  in definitiva ama soltanto sentirsi parlare o meglio sfogare. Si dovrebbe ancora dire che sembra essere così raro il privilegio di parlare per taluni che una volta in cattedra non sarebbero più capaci di tacere se non abbattuti da un colpo d’arma da fuoco![2]

Grammatica, retorica e dialettica.

Il corso degli studi del medioevo era al riguardo perfetto le prime tre materie basiche erano la grammatica, la retorica e la dialettica. Quest’ordine è già un ordine di complessità e di inclusione nel senso che prima viene la grammatica per cui un discorrere sgrammaticato non ha senso e non può nemmeno essere persuasivo perché incomprensibile.

Una volta che il discorso sia grammaticalmente corretto cioè perfettamente comprensibile ecco che potrà questo discorrere in atto volgersi a persuadere un pubblico delle proprie tesi su esposte e cioè che la tesi esposta si debba votare ed accettare per il bene comune.

E’ questo il compito della retorica cioè quello di persuadere con il solo mezzo del linguaggio che è in tal caso ragione.

Accanto ed oltre la retorica sta la dialettica la quale a differenza della retorica non persuade emotivamente  ma dimostra escludendo per logica quelle conclusioni cui non si può pervenire se ci si attiene alle regole.

Lessico e grammatica.

Per illustrare tutto ciò ci varremo stavolta di un esempio tratto dal lessico dell’italiano e soprattutto dalla sua grammatica di formazione.

Confronteremo tre aggettivi di uso comune:

INFORME, DEFORME, DIFFORME e CONFORME.

Sarà bene prima di porre attenzione alle particole: IN, DE DI; CON con cui si precisa quel che al significato della parola forma si attribuisce e conviene. La forma si oppone alla materia e non come si usa dire sbagliando alla sostanza. E’ la materia, una certa materia che di volta in volta sarà informe, deforme difforme e conforme e non una sostanza dacché la sostanza si presuppone sia sempre una certa materia comunque dotata di forma. Il termine sostanza è una delle parole più abusate che ci siano e perciò malamente usate. Ricordo al riguardo uno spot che diceva più sostanza in un certo brodo. Ora se c’è una predicato che proprio non conviene alla sostanza è la quantità. La sostanza è tale per non essere graduabile o quantificabile. Essa è senz’altro una qualità specifica. Per fare un esempio tratto dalla metafisica: l’anima per chi ci crede esista è senz’altro una sostanza. Non è che l’anima possa crescere come una statura od un tumore e tampoco diminuire fino a non esserci più.

 

Questi quattro aggettivi di uso comune e specifico sono costituiti da una parola come forma e da quattro suffissi che sono in,de/di e con.

Gli aggettivi che si derivano dalla combinazione delle particole suffisso stabiliscono le basi per un confronto dialettico che in un determinato caso è di contrarietà altrimenti di vera e propria contraddizione.

Per procedere ulteriormente distingueremo ora la contrarietà dalla contraddizione che è il punto cogente e portante della dialettica.

Giocare a contraddizione è come giocare con una moneta a testa/croce. E’ impossibile che non esca o croce o testa. I latini distinguevano la particola AUT dalla particola VEL. Se i termini si disgiungono uno dall’altro per mezzo di aut non si dà via di mezzo o mangi la minestra o salti dalla finestra come si usò dire e fare. Se i termini sono o questo o quello o tutti e due, che è anche meglio diremo noi, i latini dicevano vel.

Con gli aggettivi di cui sopra si può giocare a testa croce solo con informe nel senso che una cosa, un soggetto o ha una forma, una certa forma ed è formato in un certo modo od è informe nessuna forma.

Se si dice deforme si avrà una deformazione in peggio per l’oggetto soggetto di una certa forma predeterminata della quale si dà implicitamente un giudizio favorevole.

Se si dice di un soggetto che è difforme[3] non necessariamente si dà un giudizio negativo, quel che si dice è che è diverso da una certa forma che sembra essere quella basica.

Se si dice infine conforme si attesta la sua conformazione come adeguata ad un certo modello che si ritiene quello atteso e condiviso. La particola con significa l’unione che rende eguali i termini per un determinato rispetto.

Nel caso dell’informe il gioco dialettico non consente mediazione. O si è per la conformità o si è contro. L’ in ha funzione di negazione per cui da una parte si ha la forma e dall’altra parte si ha la non forma.

Nei casi mediani della difformità in specie ci si può confrontare se sia preferibile una certa forma difforme da un altra ad un altra forma conforme o difforme.

La deformità implica una negazione parziale per rispetto all’informità. La deformità è pur sempre una forma mentre l’informe non ha forma.

Non sono queste sottigliezze ma questi sono i pilastri d’ogni vero confronto dialettico come le regole che si devono ossequiare se si vuole giocare veramente senza barare.

Ovviamente chiunque abbia praticato veramente uno sport sa benissimo che vi è spazio per la trasgressione ma fino ad un certo punto.

Anche le guerre finora si sono sempre concluse e non si ha notizia di una guerra in cui alla fine fossero morti tutti e due per lo meno finora.

 

Ci sono 187 parole che traggo dal sito LISTE DI PAROLE nel lessico dell’italiano che terminano con FORME.

ACINIFORME ACIPENSERIFORME AEREIFORME AERIFORME AGHIFORME ALCIFORME ALIFORME ANGUILLIFORME ANIMIFORME ANSERIFORME APODIFORME APTERIGIFORME ARBORIFORME BACCIFORME BACILLIFORME BATRACOIDIFORME BELONIFORME BERICIFORME BIFORME BRATTEIFORME BULBIFORME CALICIFORME CAMPANIFORME CAPRIMULGIFORME CARADRIFORME CASEIFORME CASSEFORME CASUARIFORME CAUDIFORME CELACANTIFORME CERATODIFORME CEREBRIFORME CHIMERIFORME CIATIFORME CICONIFORME CIMBIFORME CIPRINIFORME CIRRIFORME CLUPEIFORME COLIFORME COLIMBIFORME COLOMBIFORME CONCHILIFORME CONFORME CONTRORIFORME CORACIFORME CORALLIFORME CORDONIFORME CRAMPIFORME CROCIFORME CRUCIFORME CUBIFORME CUCULIFORME CUMULIFORME CUNEIFORME CUORIFORME CUPOLIFORME CUPULIFORME DEFORME DEIFORME DIFFORME DIFORME DIGITIFORME DINORNITIFORME DISCIFORME DISCONFORME DISFORME DISUNIFORME DOMIFORME ECHENEIFORME ENSIFORME EPILETTIFORME ERPETIFORME FALCIFORME FALCONIFORME FILIFORME FLABELLIFORME FORME FUNGIFORME FUSIFORME GADIFORME GALLIFORME GANGLIFORME GAVIFORME GELATINIFORME GLOBIFORME GRUIFORME IMBUTIFORME INFORME IPERBOLIFORME IPOCRATERIFORME LABBRIFORME LABIRINTIFORME LACERTIFORME LAMELLIFORME LAMNIFORME LAMPRIDIFORME LANCIFORME LARIFORME LARVIFORME LENTIFORME LIEVITIFORME LIMACIFORME LINGUIFORME LOFIFORME LUCERTIFORME MACRURIFORME MADREFORME MEMBRANIFORME MILLEFORME MINIRIFORME MOLTIFORME MUGILIFORME MULTIFORME NASTRIFORME NIDIFORME OCULIFORME OMBRELLIFORME ORSIFORME OVALIFORME OVIFORME PALMIFORME PAPPIFORME PASSERIFORME PEGASIFORME PELECANIFORME PENNIFORME PERCIFORME PETALIFORME PIATTAFORME PIATTEFORME PICIFORME PIRIFORME PISCIFORME PISIFORME PLACENTIFORME PODICEPIDIFORME POLIPTERIFORME PROCELLARIFORME PROTEIFORME PSITTACIFORME PUNTIFORME QUADRIFORME RADICIFORME RAIFORME RALLIFORME REIFORME RENIFORME RETIFORME RIFORME RISIFORME SACCIFORME SAETTIFORME SCALARIFORME SCORPENIFORME SERPENTIFORME SERRAFORME SETTIFORME SFENISCIFORME SILURIFORME SIMBRANCHIFORME SINGNATIFORME SPADIFORME SPINIFORME SPIRALIFORME SPIRIFORME SPONGIFORME SQUALIFORME SQUAMIFORME STILIFORME STRATIFORME STRIGIFORME STRUZIONIFORME SUIFORME TAURIFORME TETRODONTIFORME TINAMIFORME TORPEDINIFORME TRASFORME TRIFORME TROCHEIFORME TROGONIFORME TUBIFORME UNIFORME VARIFORME VERMIFORME ZEIFORME.

 

 

Tranne le parole in rosso in cui trovasi un suffisso seguito dalla parola forma con cui si combinano, tutte le altre parole sono parole composte da due parole di per sé significanti.

 

NOTE

[1]    Devo dire però da confidenze di amici che tutte queste persone che si vedono dibattere per la tv come nelle aule parlamentari  alla fine dei dibattiti si congedano amabilmente con delle pacche sulle spalle e strette di mano il che ha fatto dire a taluno che la nostra classe politica è un teatrino che poi finisce a tarallucci e vino o che i suonatori dell’orchestra sono sempre gli stessi. Effettivamente si ha il sospetto che all’ipotesi fascista di un governo retto da un parlamento corporativo si sia sostituito un governo di maschere politiche in cui ognuno gioca la sua commedia facendo la parte di sinistro se è di sinistra o di destro se è di destra con un Presidente della Repubblica che come il burattinaio Mangiafuoco ma mite tende ad essere sempre quello. Ciò darebbe ragione al povero regista Monicelli che sentenziò essere l’Italia un paese inferiore e diminuito per rispetto ad una Francia od Inghilterra od altri perché non fu mai afflitto da una vera, sanguinosa e prolungata guerra civile tranne quella che si ebbe nel Nord Italia dopo l’armistizio e che fu vinta dai cospicui bombardamenti alleati di cui si trova ancora ampia traccia.

[2]    Ricordo ancora che quando insegnai in una scuola media il Preside mi confidò che una certa madre che sempre interveniva nelle discussioni a sproposito veniva tollerata perché il suo medico le aveva consigliato per uscire da un certo torpore maritale di fare la rappresentante di classe perché ciò avrebbe giovato alla sua salute.

[3]    Vi è una differenza tra deforme e difforme che si potrebbe attribuire piuttosto alla presenza del prefisso de e dis  come se de e dis fossero potenzialmente diversi. Quindi difforme sarebbe come dis-forme. Ciò è discutibile ma in questo caso irrilevante.

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