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18 Marzo 2025
Archeostoria

L’eredità degli antenati, centosessantaseiesima parte – Fabio Calabrese

Io vi ho già spiegato i motivi per i quali ho deciso non solo di diradare questa serie di articoli, ma di modificarla in maniera sostanziale, e ora non ci ritornerò sopra se non in estrema sintesi.

Non si tratta soltanto del fatto che rincorrere tutte le scoperte archeologiche che avvengono, si è rivelata un’impresa assolutamente improba, Voi certamente ricorderete che ho dedicato a L’eredità degli antenati quasi tutto il 2023, a scapito delle altre tematiche che affronto sulle pagine di “Ereticamente”, con il risultato che nel 2024, appena ho ripreso a intervallare questi articoli con altri di altro tipo, “la forbice”, la discrepanza temporale fra gli eventi di cui mi occupavo e la comparsa dei relativi articoli su “Ereticamente”, ha preso ad allargarsi di nuovo.

Ma non si è trattato solo di questo. Anche se la cosa, forse, non è sempre apparsa evidente, ho l’ambizione che i miei scritti su “Ereticamente” rientrino nel quadro di una precisa battaglia che è culturale, ma soprattutto politica. Fino a due-tre anni fa, siamo stati oggetto di un vero e proprio assalto alla nostra visione del mondo, che ispirato ai dettami dell’ideologia woke, ha cercato di imporre una visione africanizzata della nostra storia.

Negli ultimi tempi, tutto appare tranquillo, forse sono convinti di aver ormai raggiunto lo scopo, e allora, salvo improvvise novità, non è il caso di sprecare munizioni in quello che potrebbe apparire uno sfoggio di erudizione fine a sé stesso.

Tuttavia, non vi nascondo che questa decisione comporta per me un problema non da poco, se infatti la tematica dell’eredità ancestrale mi ha fornito materiale per i miei articoli in quantità non solo regolare ma sovrabbondante, non è la stessa cosa per altri temi che ho trattato sempre su queste pagine, e d’altra parte, il colloquio settimanale con voi è un appuntamento al quale so che molti di voi tengono.

Una soluzione di compromesso che ho già in parte attuato, è stata quella di redigere ancora qualche Eredità degli antenati in base agli appunti che avevo preso prima di decidere di diradare o interrompere la serie. Ne avete avuto un esempio con la centosessantacinquesima parte in cui, sulla scorta di essi, vi ho fatto un resoconto sintetico dei mesi di agosto e settembre 2024, ma ho continuato a prenderne più o meno fino a fine anno. Vedremo ora cosa ci ha riservato “la coda” del 2024, da ottobre in poi. Se mi chiedete adesso se, dopo di ciò, questa serie di articoli continuerà, e in che forma, al momento non vi so rispondere. Ma il futuro è in grembo di Giove.

Cominciamo dunque da ottobre 2024. Il 10 un articolo di Erica Vailati su “L’avvenire” ci racconta della scoperta a Tusa, l’antica Halaesa Arconidea in quella che oggi è la provincia di Messina, dei resti di un impianto termale di epoca romana di circa 800 metri quadrati. Abbiamo visto più volte che forse solo l’area vesuviana è ricca di nuove scoperte archeologiche come la Sicilia.

Sempre il 10, la sezione storica del “National Geographic” presenta un articolo sulle pitture rupestri della grotta spagnola di Altamira. L’articolo fa notare che quando esse furono scoperte, negli ultimi decenni del XIX secolo, molti ricercatori le ritennero un falso, perché erano convinti che gli uomini del paleolitico non fossero in grado di creare capolavori del genere, e questa, a posteriori, è una splendida dimostrazione dell’ottusità della mentalità illuminista-positivista imperante all’epoca della scoperta.

“Starinsider” pubblica un articolo di curiosità sui vichinghi. Non portavano elmi con le corna, ma a parte questo, con le loro esplorazioni, sono giunti dal Medio Oriente all’America – è ormai assodato che l’hanno raggiunta molto prima di Colombo – Tuttavia la maggior parte della popolazione norrena dell’epoca non era composta da navigatori, ma da agricoltori sedentari.

Anche luoghi notissimi possono riservare ancora impreviste scoperte. L’11 la sezione storica del “National Geographic” ci racconta che archeologi spagnoli dell’Università Pablo de Olavide (UPO) di Siviglia hanno scoperto nella Villa Adriana di Tivoli le tracce di un triclinio acquatico, cioè di una sala da banchetto che, con una soluzione ingegneristica notevole, era circondata da acqua su tre lati.

Il 13 abbiamo un articolo di Andrea Basso su “Geopop” sulle cose assolutamente da vedere visitando il sito archeologico di Ercolano. Non dimentichiamo che l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo investì un’area piuttosto vasta, e non c’è solo Pompei.

Per la data di lunedì 14 ottobre non ho particolari eventi da segnalare in campo archeologico; tuttavia, vorrei ricordare che essa segna un punto di svolta importante in questa serie di articoli, è infatti il momento in cui ho deciso di apportare ad essa una svolta radicale. In questa data è apparsa sulle pagine di “Ereticamente” la centosessantunesima parte, vale a dire l’ultima “regolare” di questa lunga serie, che è stata anche la quarta che ho dedicato al mese di luglio, e ho dovuto prendere atto del fatto che rincorrere tutti gli eventi archeologici era impossibile, oltre che inutile. Io no so tuttora, quale svolta questa serie prenderà, o se avrà una prosecuzione, ma in ogni caso, il momento del cambiamento era arrivato.

Il 16, “Pagine filosofali” con la conduzione del nostro Luca Valentini, ha tenuto un simposio on line sui canali Youtube, Facebook e Telegram su “Archetipo del mito nella cultura indoeuropea”. Hanno partecipato Giovanna Bruno, docente universitaria di filologia classica, e Andrea Anselmo, curatore della rivista “Polemos”.

Il 23, “Starinsider” dedica un articolo alle costruzioni megalitiche, sottolineando che questi antichi edifici non si trovano solo nelle Isole Britanniche, ma in tutta Europa, comprese Francia, Italia, Penisola Iberica, Penisola Balcanica, Germania, Scandinavia, Russia, fino all’Armenia.

Il 24 abbiamo un comunicato ANSA che riguarda la mia regione, anzi proprio la provincia di Trieste. Archeologi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno rinvenuto nella grotta Tina Jama nei pressi di Sgonico, comune del Carso triestino un raro pugnale dell’Età del Bronzo, risalente a più di 4.000 anni fa.

Lo stesso giorno “La nuova Sardegna” ci dà la notizia che sono ripresi gli scavi archeologici a Cabras (Oristano)  (la stessa zona dove sono stati scoperti i famosi “giganti” di Mont’e Prama), e stanno riportando alla luce un’intera antica città sepolta.

Un comunicato AGI riferisce di nuove scoperte a Pompei, ricordiamo che la città sommersa dall’eruzione del Vesuvio è ancora in parte inesplorata. Nella zona dell’Insula dei Casti Amanti è stata individuata una nuova abitazione, per ora denominata Casa di Fedra, vi si sono ritrovati un affresco raffigurante appunto il mito di Ippolito e Fedra, e un altro, molto danneggiato, che è forse un giudizio di Paride.

Un comunicato ANSA ci porta invece ad Aquileia (Udine), dove nuovi scavi hanno fatto emergere resti di nuovi edifici, fra cui parte del colonnato di un peristilio.

RAInews ci informa che ulteriori ricerche sono in corso anche a Villa Adriana di Tivoli, dove, nascoste sotto pochi centimetri di terra sono emerse le tracce di un probabile anfiteatro.

Il 26, la sezione storica del “National Geographic” presenta un articolo su uno dei periodi più foschi della storia romana, quello della cosiddetta anarchia militare, che va dal 235 al 284 dopo Cristo, ossia dalla morte di Alessandro Severo all’ascesa di Diocleziano, e che vede in meno di mezzo secolo l’avvicendarsi di più di cinquanta effimeri imperatori-soldato.

Lo stesso giorno, sempre la sezione storica del “National Geographic” ci da una notizia sorprendente, esaminando una collezione di vasi provenienti dal nord della Siria, da un sito vicino a Ebla risalenti a 4.500 anni fa, e in particolare le impronte di dita rimaste nell’argilla, i ricercatori dell’Università di Copenaghen, si sono accorti che i due terzi di essi devono essere stati realizzati da bambini fra i 7 e gli 8 anni di età.

Noi oggi consideriamo con orrore il lavoro minorile, ma in altre epoche, e fino a tempi molto vicini a noi, quando la vita era meno facile di adesso, una famiglia doveva impiegare per sopravvivere tutte le energie disponibili, comprese quelle dei più piccoli.

Un articolo di Luisa Bruno su “Tempo Italia” ci parla del ritrovamento in un’isola artica al disopra del circolo polare, di antiche noci risalenti a 45 milioni di anni fa. All’epoca il polo artico era certamente sgombro dai ghiacci. Il clima del nostro pianeta ha subito numerosi cambiamenti nel corso del tempo, spesso con temperature più alte di quelle attuali, il che ridimensiona i timori apocalittici oggi di moda, legati al riscaldamento globale.

Torniamo alle nostre latitudini. Il 29 “La gazzetta del sud” ci segnala il ritrovamento nel tratto di mare antistante la riserva naturale di Vendicari in provincia di Siracusa, di una quarantina di anfore di età romana, risalenti a fra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, che sono probabilmente tutto ciò che resta del naufragio di una nave romana.

La stessa notizia la troviamo poi su “Il messaggero” del 30.

Il 29 troviamo anche un articolo su “Archeoambiente” che ci racconta quale fosse il popolo più antico d’Italia secondo i Romani (che ovviamente nulla sapevano della preistoria remota, dei neanderthaliani, e ancora prima, fino a oltrepassare i limiti temporali della nostra specie). Plinio il Vecchio lo individua negli Umbri, e in effetti la cultura umbra è un bel po’ antica, affonda le sue origini in quella proto-villanoviana. La stessa, va sottolineando, che è alle origini anche del mondo etrusco, e in effetti, un’altra favola ancora oggi diffusa, ma da respingere senza appello, anche se avallata da Erodoto, è quella della presunta origine mediorientale degli Etruschi, che in realtà furono una civiltà assolutamente autoctona della nostra Penisola.

Il 31, l’agenzia Comunica riporta un articolo di Felice Vinci già apparso in lingua inglese sul “Journal of Anthropological and Archaeological Sciences”, Il significato originale del mito di Tizio e Prometeo. Secondo Vinci, le storie di questi due titani, secondo il mito greco, incatenati a una montagna con un’aquila che roderebbe loro il fegato, adombrerebbe un fenomeno geologico assolutamente reale, quello delle eruzioni vulcaniche a strati, che però, piccolo particolare troviamo nelle isole Hawaii.

Secondo il nostro, questa sarebbe una memoria sopravvissuta di un’antica civiltà globale che sarebbe esistita migliaia di anni fa, e ce ne da una prova considerando le sorprendenti somiglianze tra etimi greci e polinesiani.

Continuiamo ancora a parlare di Felice Vinci, questo ricercatore indipendente che non ha nessuna paura, con le sue intuizioni, spesso geniali, di sfidare l’establishment costituito, l’ortodossia “scientifica” che ci vogliono a tutti i costi imporre.

Io sono ben memore dell’invito che mi fu rivolto a suo tempo dagli amici di “Ereticamente” a non occuparmi dei gruppi facebook, che raggiungono talvolta solo poche dozzine di iscritti, e non sembrano apprezzare la cassa di amplificazione offerta dalla nostra pubblicazione, ma in qualche caso l’hanno ricambiata addirittura con ostilità. Tuttavia, parlando di “MANvantara” del nostro Michele Ruzzai, so di non correre un simile rischio.

Io vi ho già parlato a suo tempo della conferenza tenuta da Felice Vinci a Bologna il 18 giugno 2023, Razza schiava, come ci manipolano attraverso il cambiamento climatico, dove il nostro ingegnere ha appunto denunciato il terrorismo climatico come strumento di controllo dell’opinione pubblica da parte del potere, ebbene, ho potuto risalire ad essa proprio grazie all’informazione relativa riportata – sia pure molto tardivamente – su “MANvantara” in data 2 novembre 2024.

Il 24 novembre ci è giunta la notizia della scomparsa di Colin Renfrew, che è stato probabilmente il più insigne archeologo della nostra epoca. La cosa più importante del suo lavoro, è che esso permette di desumere uno sviluppo dell’antica civiltà europea non solo indipendente da influssi mediorientali, ma addirittura precedente ad essi. Insieme a un altro autore “nostro”, Gian Paolo Pucciarelli, scomparso nello stesso periodo, gli ho dedicato un articolo su “Ereticamente”, Un nuovo passaggio di testimone.

I miei appunti finiscono qui, e parlando con franchezza, non so proprio se vale la pena di ricominciare questo lavoro in futuro.

Tuttavia, ancora una volta, prima di congedarmi, facciamo un breve riepilogo di cosa ne emerge di significativo in relazione alla nostra visione del mondo.

Che questa volta, come già nell’articolo precedente, in campo archeologico, è soprattutto il mondo romano che emerge come di importanza cruciale, non fa meraviglia, dato che stavolta, come la scorsa, mi sono servito quasi esclusivamente di fonti italiane, anche se per me rimane sempre un grosso interrogativo su come mai i nostri connazionali provino così poco interesse, e obiettivamente conoscano assai poco il grandioso passato che abbiamo alle spalle.

Un punto importante è anche ciò che abbiamo visto riguardo alle pitture murali preistoriche della grotta di Altamira, che furono a lungo ritenute un falso a causa della convinzione che gli uomini del paleolitico “non potevano” aver creato capolavori di questo genere, pregiudizio che riflette in pieno l’ottusità della concezione illuminista-positivista, il malinteso ed equivoco concetto di progresso che, saldandosi malamente alle teorie evoluzionistiche, riduce i nostri antenati, se non proprio a bruti scimmieschi, a qualcosa di un po’ meno umano di noi.

D’altra parte, non possiamo illuderci che esso sia spirato agli inizi del secolo scorso. In tempi più recenti l’abbiamo visto rispuntare tale e quale in occasione dei ritrovamenti dell’ipogeo di Glozel.

Io adesso non so dirvi se questa serie di articoli continuerà, e in che forma. Di una cosa posso darvi assicurazione, che finché mi sarà possibile, continuerò a lottare per la nostra idea, con la parola, non avendo altre armi.

 

NOTA: Nell’illustrazione, la Villa Adriana di Tivoli, che continua a essere teatro di nuovi ritrovamenti.

 

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