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25 Aprile 2025
Attualità

Il Papa col poncho – Roberto Pecchioli

Sono cattolico. Battezzato, cresimato, sposato in chiesa, desideroso di ricevere, quando sarà, l’unzione degli infermi, che ai tempi miei si chiamava estrema unzione. Da quando Jorge Mario Bergoglio è salito al soglio di Pietro (tu sei Pietro e su questa pietra costruirò la mia Chiesa, parola del Redentore, o fondatore per miscredenti e neocattolici) ho visto cose che fanno gelare il sangue. Vedrete cose, amico Sancho, che faranno parlare le pietre, dice Don Chisciotte. Il Papa che tace su Dio, che non vive in Vaticano, che ha portato in processione a Roma un idolo amazzonico, che ha firmato encicliche simili a libelli ecologisti, ci aveva già abituato a tutto. Ma l’ultima no, fa troppo male. Vedere fotografato in San Pietro il Papa – la maiuscola è per la funzione – vestito con un poncho a righe, pantaloni stazzonati e senza zucchetto le supera tutte, agli occhi di un povero cristiano. La fede resiste ma l’ uomo genera imbarazzo. Una volta si sarebbe detto scandalo, ma nella neo Chiesa della laica trinità green, immigrazione e omosex, la parola non significa nulla.

Profondo è il rispetto per l’anziano sofferente, con tubicini per la respirazione e in carrozzella, ma il Papa no, non può aggirarsi così nel luogo sede, simbolo e centro della cristianità. Più rispettoso il suo infermiere, inappuntabile in completo scuro e cravatta intonata. Tempo fa ebbi un tuffo al cuore in una parrocchia, allorché l’Eucaristia venne distribuita da un’ anziana signora in jeans sdruciti, scarpe da tennis, spettinata, con addosso la cappa dei chierichetti. Mi lamentai con il curato, che rispose “è solo un simbolo”. Agghiacciante. L’eucaristia non è un simbolo: per il credente significa ricevere veramente, in forma di ostia consacrata, il corpo di Cristo. Infatti era d’obbligo un ragionevole digiuno per chi si comunicava e un abbigliamento decoroso. Ora vediamo il vicario di Cristo in San Pietro (!!!) senza alcun simbolo della sua funzione.

L’abito non fa il monaco, recita il proverbio. Ma il monaco ha l’abito, il saio simbolo – ancora questa parola! – dell’umiltà e della dedizione a Dio. Il Papa no, non può rinunciare all’abito, al bianco che spicca tra i diversi colori degli altri consacrati, allo zucchetto e all’ abbigliamento che ne segnala l’unicità. La  stampa anti religiosa ha esaltato l’immagine del papa in poncho e calzoni, simbolo – un’altra volta! – di semplicità, vicinanza alla gente, rinuncia agli orpelli. Qualcuno ha parlato di sofferenza espressa anche nell’abito. Ridicolo: papa Wojtyla, gravemente malato, non rinunciò mai alle insegne papali e al bastone pastorale, la ferula con in cima la croce. Già, la croce, il simbolo per eccellenza. Neanche un piccolo crocifisso, una catenina al collo. Chissà che ne direbbe San Francesco, l’omonimo.

Un altro segnale, l’ennesimo, di indifferenza non all’apparato, ma al centro della fede. Nulla di strano che i suoi dipendenti – li chiamiamo così poiché la Chiesa sembra una ONG – cedano luoghi consacrati ai musulmani o sostituiscano con una confezione di igienizzante – visto con i miei occhi – l’acqua santa con cui i fedeli detergono le mani prima del segno della croce. Un altro simbolo, sempre i simboli. Per diventare gradevole al mondo, simpatica, moderna (l’Eterno sottoposto al tribunale del presente!) la Chiesa si spoglia di tutto: dogmi, riti, liturgie, segni, abiti. Un prete ha celebrato messa (in questo caso, lettera minuscola) in costume da bagno. Nudi alla meta, ma quale meta? Lo spogliarello è arrivato in Vaticano e Francesco alias Jorge Mario Bergoglio mostra se stesso senza i simboli del ministero. L’uomo ha diritto al rispetto per l’umana fragilità di vecchio malato, ma Francesco, ossia Pietro, è ancora la pietra angolare dell’edificio fondato da Gesù, per i credenti figlio di Dio?

I segni, i simboli hanno un significato potentissimo. Chi li nasconde o li calpesta fa male agli uomini, fa perdere loro bussola, àncora, direzione. Se lo fa il vicario di Cristo, ferisce i fedeli, forse umilia Dio. Mille volte no al papa vestito di stracci.

6 Comments

  • Enrico 12 Aprile 2025

    Ma si può srotolare uno striscione (anche per 30 secondi ) al prossimo angelus, appena fuori dalla piazza di s.Pietro ??
    Il sig.mario imbroglio, detto smerdoglio, non rappresenta nulla che riguardi la chiesa cattolica cristiana.
    Remigrazione in Argentina: andale!

  • UnUomo.InCammino 13 Aprile 2025

    La sciatteria (e alcune chicche sue pari, come il pressapochismo, la cialtroneria) sono di moda da molti lustri.
    Il sinistro livellamento ugualistico, il primo dogma dei progressisti, visto che non può rendere eccellenti gli scarsoni, i mediocri, appiattisce tutto al’indistinto mediamente medio, grigiastro (del resto se qualcheduno prendesse un litro di vernice per ciascuno dei colori di quell’orribile, emetico vessillo arcobalengo e li mescolasse in un secchio, otterrebbe non il bianco ma un brutto grigiastro).

    Dunque per essere uguale a voi, mi ugualizzo al comun minimo denominatore, divento uno dei tanti.

    Se uno guardasse dall’esterno, noterebbe un motivo, un ritornello comune, nella Ecclesia, quello degli umili, del gregge, in cu, anno 2025, pure il pastore, da buon animalista sinistrato, si “appecorona”. Più o meno in linea con l’orizzontale che domina dall’illuminismo, poi dal comunismo, quindi dalla loro versione ulteriormente peggiorate, il wokeismo arcobalengo, in cui uno si alza, la mattina, e per oggi si identifica in un tamagochi, ieri in un maranza nuovo maestro di vita,, uno dei tanti, dopodomani in pugilessa trans e cappuccino con ketchup, etc. . La patologia elevata a valore e modello.
    Cosa dovrebbe fare un papa “sono uno di voi”?
    Visto che il superuomo nietzsciano è imploso a Berlino nel maggio 1945, siamo, da quell’epoca, nel mito dell’apposito, il subuomo. Detto, apologizzato, fatto!

  • Lorenzo 15 Aprile 2025

    Bergoglio è un impostore, così come i suoi predecessori, a partire da Roncalli.
    Il curato (sic) che afferma essere l’Eucaristia un simbolo non è cristiano e certamente egli non ha consacrato validamente.
    Quel che vediamo ora altro non è che la realizzazione del Concilio Vaticano II, il 1789 della Chiesa, come affermò il card. Suenens.
    Nessun stupore, dunque. E, se Bergoglio si fosse presentato in s. Pietro con gli ornamenti pontifici, nulla sarebbe cambiato.

  • Chiara P. 15 Aprile 2025

    Ha voluto desacralizzare oscenamente e definitivamente la figura del Papa. L’argentino non lo è, ma la sua presenza, i suoi (misf)atti hanno questo scopo. A cominciare da quell’orrido “buonasera” di una sciagurata apparizione nel 2013.

  • Simone 18 Aprile 2025

    Quello che scrive sul papà è giusto.
    Potrebbe cercare a Genova la Messa tradizionale ed evitare parrocchie protestanti .
    Meglio non andare a nessuna messa che frequentare una parrocchia.
    Poi ogni tanto …c’è la Fsspx.

  • Claudio Antonelli (Montréal) 25 Aprile 2025

    Errore tremendo quello di Papa Francesco: essersi eretto a politico. E invece di essersi eretto dovremmo invero dire si è abbassato a politico. La dottrina cristiana, basata sull’amore e l’uguaglianza, non puo’ che indebolire la sua straordinaria forza morale trasformandosi in una dottrina politica, in sintonia con le verità politiche del tempo. Il papa, capo del Vaticano, stato retto da un ordinamento giuridico, ossia da norme di legge, ha voluto far politica condannando a suo tempo il candidato repubblicano Trump, quasi che questo fosse un suo avversario politico elettorale. Per non parlare dei suoi innumerevoli interventi su questioni legate alla politica italiana e mondiale. Questo papa assai particolare sembra aver buttato alle ortiche il mantello della solennità tradizionale e dei dogmi della trascendenza senza i quali la chiesa in breve si trasformerebbe in un semplice partito politico pseudo marxista.
    Il papa è giunto a dire: “I migranti sui barconi sono i nuovi crocifissi”. Una tale affermazione a me sembra un’enormità.
    Scriveva Giuseppe Prezzolini: “La chiesa, secondo me, ha una funzione unica all mondo : quella di consolare gli uomini della loro infelicità e di confortarli con la sua facoltà di perdono.” Se la chiesa si addentra nella politica “si immerge nelle lotte della concupiscenza politica” e “rimarrà sempre sopraffatta dai partiti politici che non esiteranno a promettere di piu’.” E ancora “Temo che il concilio ecumenico abbia creato l’illusione di poter ricavare dal vangelo un piano sociale, che nel Vangelo non c’è, e invece di corrispondere alla infelicità degli uomini si contenti di eccitare e carezzare i desideri materiali.” Concetti che G. Prezzolini espresse il 29 marzo 1966 durante l’udienza personale che ebbe con PaoloVI, e che sarebbe stato bene che qualcuno avesse ripetuto a Papa Francesco imbevuto di attivismo politico e nemico della nazione.

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