di Riccardo Tennenini
L’anno domini rappresenta l’inizio del Cristianesimo come effetto della “morte di Pan“, di cui abbiamo parlato nella prima parte della nostra analisi, in cui la supestizione sostenuta dai laici – peculiarità del cristianesimo, del credente non praticante –, andrà di pari passo con il “laico” politico (che non fa politica) e con gli atei, i quali hanno preso il sopravento sul Fato che era sostanziato dai sacerdoti e credenti. Così il cristianesimo quale religione del divenire, nata come effetto di questa scissione, cambiò non solo il modo di porsi al divino, attuando il disconoscimento del Novs, ma, essendo un elemento estraneo proveniente dal mondo semitico e rinnegato dagli ebrei che non si volevano battezzare, dovette trovare un pretesto per avere un popolo di appartenenza per non avendolo de facto, così si riferì con il suo universalismo a tutta l’umanità, subordinandola all’organismo religioso. Infine, per convertire i pagani al nuovo culto, ci si riferì andarono agli schiavi, auspicando loro che, con il battesimo, avrebbero assicurato la loro anima all’immortalità. Assicurarono loro anche la facoltà del libero arbitrio, che andava a contrapporsi alle varie concezioni arcaiche secondo cui questa possibilità sarebbe in qualche modo predeterminata da fattori sovrannaturali (fato), per via dei quali il volere degli individui sarebbe prestabilito prima della loro nascita: si parla, allora, a seconda dei casi di predestinazione, servo arbitrio o fatalismo.
Ciò provocò un radicale cambiamento che determinò tutti gli eventi storici avvenuti dalla nascita di Cristo in poi. Questo cambiamento sulla psiché andò a modificare l’anima mundi passando dal teocentrismo, fondato sull’esigenza religiosa dell’animo umano, all’antropocentrismo, dove si pone l’uomo al centro di ogni considerazione. Nella prima considerazione notiamo che tutti sentivano un esigenza sacra espressa dal sacerdote rappresentante del rito e profeta del verbo divino attraverso la scienza mantica, al guerriero che sentiva il divino dentro di sé esternando questa forza per creare la civiltà attraverso la kalokagathìa, così come il popolo adorava gli Dèì. La figura del guerriero, però, era quella predominante in quanto legislatore della polis, dei cives, della politiké e garante dell’ordine di tutti e tre i fattori. Per mantenere la mensura e l’equilibrio aveva un atteggiamento attivo\offensivo dove la “grande guerra santa“, per usare la terminologia guenoniana islamica, era un’opportunità per mettere in pratica ciò che aveva appreso nella “piccola guerra santa“. Infatti, nella mentalità precristiana le guerre come quella tra Roma e Cartagine agivano la legge del più forte e la selezione naturale sapendo che ciò che facevano era un azione “karman“, ciòè un’azione che non produceva effetti negativi perché guidata dagli Dèi stessi per adempiere al loro fato. Ciò è possibile spiegarlo con un’immagine tratta dalla Bhagavat Gita, dove c’è Arjuna sul carro con Krisna che lo guida durante la guerra di kurukshetra. Il carro è il soma (materia) sopra di esse i due principi, Arjuna (psychè), l’Io dotato di libero arbitrio che lascia al divino la condizione dell’azione, Krishna (novs) il sè, la coscienza messa volutamente da Arjuna a guida del carro. Le briglie sono la mente strumento attraverso cui Dio può esercitare il controllo dei sensi, mentre i 5 cavalli sono i sensi che permettono al carro di muoversi, altrimenti non ci sarebbe azione. Nella seconda considerazione l’acquisizione di vizi del mondo cristiano come il rimorso, il perdono, il timore, la pietà non si deve confondere con la pietas romana, che era uno dei valori fondamentali del Mos Maiorum, rappresentando tutti i valori della Tradizione che si ritenevano essenziali per la loro cultura e la loro civiltà. Essere fedeli al Mos Maiorum significava, infatti, riconoscersi membri di uno stesso popolo e sentire i vincoli di continuità con il proprio passato e con il proprio futuro ed i motti come: “porgi l’altra guancia“, “ama il tuo nemico“, “beati gli ultimi” spostarono il guerriero in una posizione passiva difensiva: coloro che Dante chiama ignavi che pone nell’antinferno come esseri che non hanno saputo essere né buoni né cattivi, né vili né nobili. Immaginiamoci un lupo abituato a vivere in branco cacciando, uccidendo le prede e mostrando la sua superiorità tramite lotte per il territorio, che ad un tratto debba vivere in una gabbia da solo senza più cacciare, diventando erbivoro e non avendo più nessuno con cui lottare e mostrare la sua forza. Questo è stato il cambiamento sulla psiché. A tale proposito potremo citare un passo di Dante dove si afferma: “uomini siate e non pecore matte si che di voi tra voi ‘l giudeo non rida“, in cui il lupo è diventato una “pecora matta” e la preda vedendo il lupo comportarsi da agnello ride. Così come il cambiamento etico del guerriero, anche quello morale del sacerdote cambiò. Dove prima vigeva l’essere come gli Dèì, per i cristiani essere come Dio è il peccato originario. Secondo Flavio Claudio Giuliano il cristianesimo costituiva una macchinazione, un’eresia del giudaismo fabbricata e diffusa da una minoranza di ebrei distaccati dalla loro tradizione, usando l’epiteto “galilei” per rammentare che stando alle Scritture evangeliche, “dalla galilea non sorse nessun profeta”.
Rammentando che il cristianesimo si fonda sulla passione di Cristo, attribuendogli qualità di Dio salvatore, che né Paolo, né Matteo, né Luca, né Marco osarono raccontare che tale dimensione divina nelle loro narrazioni. Questa ignoranza in materia divina è dovuta appunto alla supestizione, considerando Dio non come il punto d’arrivo ma come imprescindibile inarrivabile, sempre più lontano di cui aver paura per via della sua ira. Questa errata interpretazione del divino influì anche sull’interpretazione delle sacre scritture generando gli eretici, non come coloro che minacciano l’esistenza stessa del cristianesimo in seno al cristianesimo stesso! Possiamo citare la dottrina di Ario, che è una delle prime eresie, in quanto negava l’identità di Cristo come Dio; seguirono il donatismo, che non reputava valido i sacramenti fatti da preti che hanno commesso peccati; il nestorianesimo in cui si sosteneva che Maria avesse partorito non un Dio ma un essere umano e il monofisismo, dove si ammetteva in Cristo solo la parte divina.
Superate le eresie, il Cristianesimo volle usare lo stesso modvs operandi dei sacerdoti di Delfi, in cui ci si ritirava dalla vita sociale per raggiungere la realizzazione spirituale e l’ascetismo, vivendo da eremiti o in piccole comunità, sostituendo al “Nosce te ipsum” il misero “Ora et labora“, studiando i testi platonici\aristotelici. La nascita dello Stato della Chiesa spinse gli alti vertici all’abbandono di ciò che è divino per ciò che è mondano, politico, laico ed economico. Per risolvere anche questo problema sorto sempre all’interno della Chiesa ci fu il grande scisma d’Occidente, dividendo la Chiesa romana da quella bizantina, che mantenne caratteristiche più “tradizionali” legate al sacro rispetto di Roma, che puntava alla dimensione sia spirituale che politico.
Successivamente la “guerra santa” dovette essere, come per gli islamici la Jihad, il ritorno ad un etica che si rifaceva al mondo precristiano guidata da nuovi guerrieri che si basavano su questa frase: “Quis ut Devs” e su questo di Matteo (10:34): “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.”… come i templari, teutonici, cavalieri di San Giovanni in seguito confluiti nell’ordine di Malta. Si ricercavano le realtà esoteriche\iniziatiche nel Cristianesimo come la parabola del granello di senape, che rappresenta la fede nel cuore oppure la Chiesa che, crescendo diventa un grande albero dove gli uccelli appoggiati sui rami, rappresentano i fedeli che trovano la salvezza, oppure Gesù Cristo che è morto poi risorto, creando un “cristianesimo misterico” che avesse un’origine metafisica. Questa dimensione, però, era presente solo in un elite aristocratica di guerrieri e non nella totalità dei credenti. Ai sacerdoti fu attribuito il battesimo, ai guerrieri la consacrazione con la spada e al terzo stadio la massoneria. La casta sacerdotale romana sempre più corrotta e in preda ai sette peccati capitali teneva sempre più lontani i fedeli e si avvicinava sempre di più al terzo stadio. Da esso nacquero nuovi movimenti pauperistici di carattere popolare e proselitistici. Le prime sette eretiche furono quelle dei Valesi che negavano la funzione mediatrice del sacerdote tra l’uomo e Dio, condannavano le indulgenze e affermavano che non esiste il purgatorio. La seconda eresia era quella dei Catari, ispirati dalla dottrina manichea e gli Albigesi, che predicavano la castità e rifiutavano il matrimonio, se non aveva come unico scopo la procreazione, rifiutando anche le immagini sacre, i sacramenti e vedendo nel Papa l’Anticristo. Tutte queste sette vennero subito perseguitate e smantellate da Innocenzo III nella lotta contro le eresie. Furono, inoltre, riconosciuti due nuovi ordini monastici: i Domenicani e Francescani che si rifacevano al monacheismo. Nel 1300 il Papa indisse il primo Giubileo della storia della Chiesa cattolica. Nel 1309 Clemente V stabilì la sede papale ad Avignone e fino al 1377 vennero eletti solo papi francesi.
Attraverso un sistema fiscale i papi si assicurano grosse somme di denaro, gestite da compagnie bancarie. Tra il XIV e il XV ci fu la fine dell’universalismo religioso medievale, la decadenza ecclesiastica. La sede pontificia diventò un centro mondano frequentato solo da borghesi asserviti al re di Francia. Questa sottomissione dell’autorità spirituale sul potere temporale causò il processo ai Templari per simonia e magia, come era capitato ai pagani dopo l’editto di Costantino.
Torturati e condannati al rogo, nel 1312 il Papa stabilisce la soppressione dell’ordine.
Dopo il grande scisma, la caduta dell’impero bizantino e la peste, iniziarono gli scontri tra due fazioni opposte: i Guelfi, sostenitori del Papa, e i Ghibellini, dell’Imperatore. Questo divide et impera come migliore espediente di una tirannide o di un’autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo, provocò rivalità e fomentò discordie: infatti, considerare l’Imperatore e il Papa due forze avverse che vanno in attrito tra di loro era il frutto della superstizione, perché secondo il fato sarebbero state considerate forze equivalenti rappresentanti dell’etica e dell’ordine civile (microcosmo), il primo, e della morale e dell’ordine cosmico (macrocosmo) il secondo. Ciò portò successivamente ad un profondo cambiamento politico, sociale, economico, culturale e spirituale che prenderà il nome di Rinascimento. Per sapere la mia opinione in merito vi invito a leggere “Il Bello come moto dell’essere“. Il Rinascimento sancì una kulturkampf, tramite la quale si voleva fare rinascere quel mondo fenomenico greco\romano dominato dal Bello come moto dell’essere ovvero l’Iperuranio platonico, cioè quella zona al di là del cielo (da cui il nome) dove risiedono le Idee. Dunque l’iperuranio è quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le Idee immutabili e perfette, raggiungibile solo dall’intelletto, non tangibile dagli enti terreni e corruttibili. È importante notare che nella visione classica la volta celeste rappresentasse il limite estremo del luogo fisico: la definizione di “oltre la volta celeste”, dunque, porta l’iperuranio in una dimensione metafisica, aspaziale ed atemporale e, dunque, puramente spirituale. Tali “idee” vennero espresse da personalità che avendo capito il Bello metafisico consideriamo sovraumane come: Giotto di Bondone, Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, Donato di Niccolò di Betto Bardi, Filippo Brunelleschi che passò da forme greco-bizantine a quelle romano-latine, culminando nella figura di Michelangelo Buonarroti, capace di superare
Dall’altra parte, invece si andava ad affermare l’universalismo, che comportava una visione dello Stato laico. Prendendo piede l’Umanesimo, ci fu l’allontanamento dalla verità metafisica e l’avvicinamento a quell’antropocentrismo dell’uomo libero al centro dell’universo, artefice delle proprie scelte e del proprio fato. Il tramonto del Rinascimento e di questi Avatar che secondo l’Indù rappresentano la discesa del divino nel mondo del divenire reincarnato in un corpo umano. Aprì le porte ai due fattori che trionferanno nel mondo moderno: la borghesia e il capitalismo, la cui affermazione coincise con la scoperta dell’America. Nel 1478 l’inquisizione spagnola perseguitava gli infedeli con lo stesso modvs usato contro i pagani prima e gli eretici e Templari dopo. Vennero perseguitati ebrei, mussulmani e i pagani in Sudamerica (Aztechi, Maya, Inca): sopratutto gli Aztechi che avevano sviluppato una civiltà molto simile a quella egizia.
Dal 1500 in poi vediamo l’alba di nuovi personaggi e sette che daranno “l’input” per la modernità: Martin Lutero, René Descartes che prenderà il posto di Epicuro. La prima setta fu quella degli Anabattisti, setta di protestanti che negavano l’efficacia del battesimo conferito ai neonati, sostenendo di conseguenza la necessità di amministrare nuovamente il sacramento una volta raggiunta l’età adulta. A seguire i Calvinisti che rifiutavano l’iconoclastia, le cerimonie, i digiuni, il celibato ecclesiastico e affermavano il ridimensionamento del valore simbolico dei sacramenti. Così i Calvinisti effettuarono sulla società una valorizzazione del lavoro, inteso come vocazione divina: il denaro non deve essere sprecato perché il successo economico del lavoro è un volere di Dio. Quindi, nel Calvinismo si troverà il sostegno ideologico allo sviluppo del capitalismo moderno, di cui si rende protagonista la borghesia!
Da qui in poi nasce una guerra interna al Cristianesimo tra Cattolici, Luterani, Calvinisti e si aggiungeranno anche gli Anglicani, che accettarono molti principi luterani ma abolirono il culto dei Santi e della Madonna, delle offerte e pellegrinaggi. Sempre in Inghilterra i Presbiteriani, che fecero proselitismo tra i Puritani, che sono contro sia al cattolicesimo e all’anglicanesimo. Il mondo cattolico comprese, a tal punto, che il Calvinismo ed il Luteranesimo minavano il sistema dogmatico e organizzativo della Chiesa di Roma e si rese necessario la Controriforma del Concilio di Trento.
Dopo di esso si susseguirono eventi che portarono alla Rivoluzone Francese guidata da laici, preti spretati e borghesi. La loro vittoria segnò il trionfo del Terzo Stato, interrotta momentaneamente da Napoleone Bonaparte, che, analizzandolo non in modo storico, politico, sociale, ma da una prospettiva metastorica, si presentò come la riaffermazione del principio guerriero. In occasione delle sue vittorie in Italia disse: “Vedevo il mondo sprofondare sotto di me come se fossi sollevato in aria”. Potremo interpretarla come un’apertura verso il basso rappresentata dai Vaishya e una chiusura verso l’alto dei Kshatriya. Proprio questo motivo Napoleone cercò di passare dal terzo stadio formato solo da borghesi frequentatori dei circoli massonici e di preti che si davano alla vita mondana e all’alta finanza al secondo stadio, formato da un aristocrazia regale guerriera. Impostando la guerra come weltanschauung eroica, creando un nuovo tipo umano che prima veniva ammesso nell’elite della Grande Armée ovvero il sodalizio politico\spirituale di quei “uomini nuovi” poi “iniziato” sui campi di battaglia. Infine, il suo sacrificio o martirio liturgico era il rito per giungere alla morte mistica, sapendo che ciò avrebbe agito sulla psiché di quegli uomini che gli permisero di conquistare e governando larga parte dell’Europa che sarebbe diventata l’ecumene dell’imperivm dove egli era l’imperatore, impersonificando la giustizia, garante della mensura e dell’equilibrio politico-sociale. Esso può essere paragonato per le sue doti di comando e l’arte della guerra ad Alessandro Magno, Caio Giulio Cesare e Annibale Barca. E’ proprio perché quel principio è ciclico lo rivedremo anche in altre forme moderne nei fascismi europei.
La sua dipartita segnò il trionfo totale del laicismo in Occidente, dei diritti dell’uomo e il l’alba della democrazia. Questo evento sancì la fine di un mondo, quello medioevale, e l’inizio di quello moderno dove l’effetto della “morte di Pan” si stabilizzò. Anche qui si affermarono tre impostori che, similmente a quelli citati da Voltaire (Abramo, Gesù e Mosè), come disse Pietrangelo Buttafuoco oggi possiamo identificarli in: Karl Marx, che portò il materialismo legato alla rivoluzione industriale legata alla rivolta proletaria data dalla differenza di classi e dello stesso capitalismo; Albert Einstein, portatore della scienza dei nuovi neoatomisti, allontanando ancora di più l’uomo dal divino; Sigmund Freud, associabile alla rivoluzione sessuale, che portò in Occidente la psicoanalisi, e il pansessualismo. Nella modernità il guerriero non esiste più, il sacerdote diventa il laico universalista neospiritualista, che seguirà (anche qui vi rimandiamo al nostro articolo “Analisi critica al neospiritualismo“) il borghese egualitarista. Abbiamo visto come una causa per molti “insignificante” come il tramonto degli oracoli abbia avuto un effetto su tutti gli eventi successivi trasfigurando il passato e il presente. Concludo con questa frase ispirata a quella di Fedor Dostoevskij: “Il Bello salverà il mondo“.
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