17 Luglio 2024
Appunti di Storia

IL CASO PRIEBKE

IL CASO PRIEBKE
Gentile Sig. Giampiero Mughini,
ho letto il suo articolo a pag. 23 dell’edizione odierna di Libero.
Sono d’accordo con Lei quando afferma che non ci si può accanire contro un uomo di cento anni come se il nazismo lo avesse inventato lui, come se dovesse portare lui sulle spalle il peso simbolico di un  tempo tra i piĂą orridi del Novecento e di come sia grottesco insistere nel fargli scontare una pena per fatti di 70 anni fa.
Sul resto della Sua lettera Le devo fare però alcune precisazioni e osservazioni:
1 –   Fu la strage di Via Rasella messa in atto dai partigiani gappisti Bentivegna, Capponi e compagnia bella a scatenare la rappresaglia delle Ardeatine. 33         morti alto-atesini del Battaglione Bozen, che a quanto pare erano pure disarmati. Morirono anche due italiani, un partigiano e un bambino di 13 anni, Piero Zuccheretti, che fu decapitato dall’esplosione.
   I tedeschi appesero volantini in cittĂ  chiedendo ai responsabili della strage di presentarsi entro un certo tempo, altrimenti si sarebbero avvalsi del diritto di rappresaglia, il quale sebbene non viene esplicitamente sancito nella Convenzione dell’Aja del 1907, era concepito ad esempio dagli inglesi nel paragrafo 454 del ” British Manual of Military Law “, oppure dagli americani al paragrafo 358 dei ” Rules of Land Warfare ” del 1940. Per le truppe francesi, l’allegato I alle istruzioni di servizio del 12 Agosto 1936 consentiva all’Art. 29 il diritto di prendere ostaggi nel caso in cui l’atteggiamento della popolazione fosse ostile agli occupanti,  e il successivo Art. 32 prevedeva l’esecuzione sommaria degli stessi ostaggi se si verificavano attentati.
Nel caso N° 9 il Tribunale di Norimberga confermò che ” le misure di rappresaglia in guerra sono atti che, anche se illegali, nelle condizioni particolari in cui essi si verificano possono essere giustificati: ciò in quanto l’avversario colpevole si è a sua volta comportato in maniera illegale e la rappresaglia stessa è stata intrapresa allo scopo di impedire all’avversario di comportarsi illegalmente anche in futuro “.
A Berlino l’Armata Rossa che la occupava minacciò fucilazione di ostaggi nel rapporto di 50 a 1. Il testo del comunicato era il seguente: ” Chiunque effettui un attentato contro gli appartenenti alle truppe di occupazione o commette attentati per motivi di inimicizia politica, provocherĂ  la morte di 50 ex appartenenti al partito nazista ” (Pubblicato sul quotidiano Verordnungsblatt di Berlino del 1° Luglio 1945).
Secondo il d
iritto internazionale (Art. 1 della Convenzione dell’Aja dle 1907), un atto di guerra materialmente legittimo può essere compiuto solo dagli eserciti       regolari o da corpi volontari i quali rispondano a determinati requisiti, cioè abbiano alla loro testa una persona responsabile per i subordinati, abbiano un segno distintivo fisso riconoscibile a distanza e portino apertamente le armi.
Lo Stato solo successivamente considerò come propri combattenti i partigiani che avessero combattuto contro i tedeschi. Lo Stato Italiano dichiarava non punibili (quindi tutti amnistiati) gli atti compiuti dai partigiani, con il D.L. N° 96 del 5 Aprile 1944 (pochi giorni dopo Via Rasella), e con il D.L. N° 194 del 12 Aprile 1945 considerava gli attentati come legittimi. Ora se veramente tutte le azioni commesse dai partigiani  fossero stati atti legittimi di guerra, è fin troppo chiaro che nessun motivo ci sarebbe stato di promulgare questo provvedimenti di amnistia.
L’attentato di Via Rasella fu ed è considerato un atto illegittimo i cui autori sono da ritenersi i responsabili del successivo eccidio delle Fosse Ardeatine.
3   Il Capitano Priebke non è il responsabile dell’eccidio delle 335 persone alle Fosse Ardeatine, nel senso che non è stato lui a prendere questa decisione.
L’ordine venne da Hitler e quest’ordine fu poi eseguito dal Tenenente Colonnello Kappler. Il nome di Priebke era allora sconosciuto.
   Priebke obbedì effettivamente ad un ordine, al quale non poteva rifiutarsi (checchĂ© ne dicano molti), pena la sua stessa fucilazione. Egli non ha fatto che eseguire ciò che molti altri ufficiali e soldati di vari eserciti hanno dovuto eseguire in tempo di guerra senza tuttavia però subire alcun processo.
   E’ vero, la sua protezione è stata ed è costosa, ma non ha certo voluto lui venire in Italia per essere processato e poi passare gli ultimi anni della sua vita a spese del contribuente italiano. Di Priebke l’Italia non ha mai saputo un bel niente,       fintanto che uno scoop di un giornalista americano non ha rivelato la sua residenza a San Carlos de Bariloche in Argentina.
Il governo italiano, da quel momento, ha cominciato a sprecare i soldi dei contribuenti, cedendo alle pressioni e inginocchiandosi davanti ad una nota e potentissima lobby che   impartì l’ordine di chiederne l’estradizione al governo argentino per poi estradarlo in Italia e processarlo, sempre a nostre          spese. Un processo dal quale lui   fu assolto ma la nota lobby,      dopo la lettura della sentenza, sequestrò il tribunale con dentro giudici, magistrati, avvocati e  carabinieri. Un atto criminale che se fosse stato eseguito da cittadini non membri di questa lobby, sarebbero stati arrestati e incarcerati. L’allora Ministro della Giustizia Flick si inventò un ri-arresto di Priebke e alla fine l’agnello fu sacrificato ed         ottenne l’ergastolo.
Second
o Lei Mughini chi dovrebbe sostenere le spese? Il diritto ha forse trionfato?
 Lei Mughini fa riferimento alla “Judenaktion” a Roma il 16 Ottobre 1943, cioè la deportazione degli ebrei romani dal ghetto. Non dimentichi che   questo avvenne grazie  alla caduta del Fascismo (sostituito dal Governo del Sud di      Badoglio). Mussolini, fintanto che fu al potere, non consegnò mai nessun ebreo ai tedeschi, nonostante le loro insistenze e pressioni. Anzi, gli ebrei provenienti dai territori occupati ad     Est dai tedeschi venivano tutti in Italia o venivano salvati dalle truppe italiane, in un    momento in cui in Italia, guarda un pò che strano!, vigevano le leggi razziali! Su questi fatti c’è una abbondante documentazione, quasi tutta di fonte ebraica, raccolta nel libro di Filippo Giannini “Uno Scudo Protettore”.
Gliene consiglio la lettura. Non Le anticipo niente.
La Repubblica Sociale Italiana non poteva fare un granchĂ© in quanto era geograficamente limitata al Nord del paese e poi era stata ufficialmente costituita    il 23 Settembre 1943 e alla data del 16 Ottobre dello stesso anno non poteva essere   totalmente operativa in così poco tempo.
  Lei dice di rispedire Priebke in Germania. Priebke aveva giĂ  chiesto al suo paese la stessa cosa molti anni fa ma la Germania non ha accettato e l’Argentina dichiarò Priebke persona non grata impedendogli, di fatto, di entrare nel paese anche solo per portare un fiore sulla tomba della moglie Alice o per andare a trovare uno dei figli ivi residente.
 La canea che in questi giorni sta latrando contro il tanto vituperato festeggiamento per il suo 100° compleanno dovrebbe invece occuparsi degli scheletri che ha nei suoi armadi anzichĂ© tentare di minacciare e impedire un evento che, prima di tutto, non è pubblico, come molti giornali hanno scritto, ma privato e almeno questo al contribuente italiano non costa niente.
   Credo che su questa faccenda si sia fatto troppo chiasso inutile. Persino i telegiornali piĂą “blasonati” ne hanno parlato ribaltando sulla gente ancora una volta l’immagine del mostro.
Ma la gente, la cui maggioranza è ignorante su certi argomenti, non è in grado di valutare o giudicare, troppo abituata com’è a ricevere il lavaggio del cervello grazie alla disinformazione mediatica quotidiana
che oscura i veri e gravi problemi del paese e dei suoi cittadini.
10  Penso che, nonostante tutto, Lunedì 29 Luglio, molti italiani (quelli che non hanno ancora portato il loro cervello all’ammasso), in varie parti d’Italia, alzeranno il loro calice brindando alla salute di un  centenario, il piĂą anziano “prigioniero di guerra” sul pianeta, vittima di una barbara persecuzione che solo le “democrazie” occidentali possono concepire.
Cordialmente
Gian Franco Spotti
Soragna (Parma)

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