17 Luglio 2024
Appunti di Storia

L’ostacolo mentale alla revisione storica


PERCHE’ LA PROPAGANDA PREVALE SULLA VERITA’
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Autore: Paul Craig Roberts (economista e giornalista americano, ex segretario aggiunto al Tesoro con Ronald Reagan ed ex commentatore del Wall Street Journal).
Data: 14 Settembre 2009
Un articolo apparso sul giornale “ Sociological Inquiry “, dal titolo: “ Ci deve essere una ragione: Osama, Saddam e la giustificazione indotta “ (vol. 79, n° 2, 2009, pag. 142-162) fa luce sull’efficacia della propaganda. I ricercatori hanno esaminato perché le grandi mistificazioni riescono là dove le piccole sciocchezze falliscono. I regimi possono cavarsela con delle grosse imposture, ma i politici non ci riescono con la bagattella.

I ricercatori spiegano perché così tanta gente credono ancora che Saddam Hussein sia all’origine degli attentati dell’11 Settembre addirittura anni dopo che si è scoperto che l’Irak non aveva niente a che vedere con questi avvenimenti.
Le persone hanno sviluppato delle razionalizzazioni elaborate che si sono profondamente incollate alle loro convinzioni indotte dalla propaganda del regime Bush sulla presunta complicità irakena.
L’implicazione emozionale della propaganda si è integrata alla loro identità personale e al loro senso morale. Hanno cercato le informazioni che sostenevano il loro credo ed evitato quelle che lo smentivano, senza tenir conto dei fatti reali.
Nel “ Mein Kampf “ Hitler spiega la credibilità verso una grande menzogna anziché ad una piccola frottola: “ nella semplicità della loro mente, le persone cadono più facilmente vittime di una mostruosa menzogna che non di una piccola bugia, poiché loro stesse si lasciano spesso andare a delle piccole controverità di poco conto, ma avrebbero vergogna a ricorrere a grandi mistificazioni. Non verrebbe loro mai in mente di fabbricare un’enorme impostura e sono incapaci di credere che un altro potrebbe avere la stessa faccia tosta. Anche se venissero portate in modo chiaro a loro conoscenza delle prove evidenti, essi continuerebbero a dubitare e a pensare che ci potrebbe essere un’altra spiegazione “.
Ciò che i sociologi e Hitler ci dicono, è che, col tempo, i fatti diventando ovvi, le persone credono assolutamente sul piano emotivo alle versioni introdotte dalla propaganda e ritengono che liberarsene sia un’esperienza straziante.
E’ infatti più facile denunciare colui che rivela la verità che colui che mente.
La psicologia dell’adesione a delle convinzioni, anche ingiustificate, è un pilastro della coesione e della stabilità sociale. Ciò spiega anche il perché, non appena avviene un cambiamento, anche un governo rivoluzionario diventa conservatore.
Il rovescio della medaglia di questi difetti è di impedire il riconoscimento dei fatti.
In Unione Sovietica questo rese il sistema incapace di adattarsi alla realtà economica e l’Unione Sovietica collassò. Oggi, negli Stati Uniti, milioni di persone trovano più facile scandire “ USA, USA, USA “ che di accettare i fatti che dimostrano la necessità del cambiamento.
L’inerzia dell’incredibile menzogna costituisce la barriera che fa fatica ad abbattere il Movimento per la verità sull’11 Settembre. La storiella seconda la quale questo movimento sarebbe composto da teorici della cospirazione e da matti è chiaramente assurda. I dirigenti del movimento sono dei professionisti altamente qualificati, come esperti in demolizione, fisici, architetti di costruzioni, ingegneri, piloti e vecchi alti funzionari del governo. Contrariamente ai loro detrattori che ripetono come pappagalli la storia di regime, questi sanno di cosa parlano.
La scienza è un sistema di convinzioni, esattamente come ogni altra cosa, ma sono le dimostrazioni scientifiche di colui che revisiona che sono al di fuori del sistema di tali convinzioni.
Il problema davanti alla verità, sono i bisogni effettivi delle persone.
Persone naif pensano che, se la spiegazione sull’11 Settembre da parte del governo fosse falsa, i fisici e gli ingegneri prenderebbero tutti la parola.
Alcuni lo hanno fatto, solo che, per la maggior parte dei fisici e degli ingegneri, questo sarebbe un atto suicida. I fisici devono la loro carriera alle sovvenzioni statali ed il loro servizio è fortemente dipendente dal finanziamento pubblico. Inoltre, prendendo la parola, un fisico metterebbe fine alla sua carriera universitaria. Nel caso fosse un professore titolare di cattedra, per rassicurare Washington l’università gliela toglierà.
Una ditta di ingegneria che osasse parlare non vedrebbe più affidarsi un contratto governativo. Inoltre, i suoi clienti patrioti con la bandiera, considererebbero questa ditta come un apologeta del terrorismo e smetterebbero di lavorare con lei.
Per quanto ne so, la maggior parte delle persone ha molta più fiducia nel loro governo che nella verità.
La democrazia appoggia sull’idea che le persone sono degli esseri razionali, che esaminano i fatti e gli argomenti e non sono facili da manipolare. Gli studi però provano che non è proprio così. Nella mia personale esperienza universitaria, in politica pubblica e nel giornalismo, ho imparato che tutti, dal professore fino allo studente di scuola media, hanno difficoltà con i fatti e le analisi che non combaciano a ciò che già pensavano.
L’idea secondo la quale “ non abbiamo paura di seguire la verità ovunque essa potrebbe condurci “ è una nozione estremamente romantica e idealista. Raramente ho visto una mente aperta, anche in sede accademica o negli strati più alti del governo.
Nel grande pubblico, la capacità di seguire la verità ovunque essa porterebbe, è quasi inesistente.
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI

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