UNA VERA E PROPRIA MENZOGNA INCISA NEL MARMO DI UNA CAPPELLA.
A Neuville-les-Dieppe, nella cappella di Notre Dame de Bon Secours, si legge la seguente epigrafe:
A N.D. de BON SECOURS
HOMMAGE DE RECONNAISSANCE DES PRISONNIERS DE GUERRE
DE NEUVILLE LES DIEPPE LIBERES LE 12 SEPTEMBRE 1942 APRES
DE NEUVILLE LES DIEPPE LIBERES LE 12 SEPTEMBRE 1942 APRES
LE DEBARQUEMENT SUR NOS COTES DES SOLDAT CANADIENS
LE 19 AOUT 1942
( A Noitre Dame de Bon Secours
Omaggio di riconoscenza dei prigionieri di guerra di Neuville-les-Dieppe
liberati il 12 Settembre 1942 dopo lo sbarco sulle nostre coste dei soldati
canadesi il 19 Agosto 1942)
Senza dirlo espressamente ma leggendo fra le righe, l’iscrizione lascia intendere che, grazie allo sbarco dei soldati canadesi sulla costa della Manica, sono stati liberati dei prigionieri di guerra francesi, originari di Neuville.
La verità è ben altra. La liberazione di questi prigionieri non avvenne da parte dei soldati canadesi e nemmeno per intercessione della Vergine Maria, ma grazie ad un’inziativa del Cancelliere Hitler, il quale, su richiesta del sindaco di Dieppe, ha voluto testimoniare la sua riconoscenza per il comportamento di alcune frange della popolazione in occasione del tentativo di sbarco anglo-canadese del 19 Agosto 1942.
In quella data, nell’ambito dell’Operazione “Jubilee”, unità anfibie delle forze alleate, con appoggio aereo, effettuarono un’incursione su Dieppe e nelle spiagge circostanti.
Vi parteciparono più di 6.000 uomini, principalmente canadesi ma anche britannici, polacchi, 50 rangers americani e qualche francese, sotto la responsabilità dell’ammiraglio Lord Louis Mountbatten e del generale canadese John Hamilton Roberts.
Nonostante il coraggio di queste truppe, l’operazione fallisce in breve tempo. Gli Alleati, inchiodati a terra dalle batterie costiere e dall’aviazione tedesca, perdono i due terzi dei loro effettivi (uccisi o fatti prigionieri), nonchè il cacciatorpediniere Berkeley, una trentina di navi da trasporto, trenta carri armati ed un centinaio di aerei, mentre le perdite tedesche ammontarono a circa 340 uomini, tre navi e circa 150 aerei distrutti o danneggiati (secondo René Abautret, Dieppe le sacrifice des canadiens, 19 Aout 1942, Laffont, 1969, pag. 243-245).
UN REGALO DEL GEN. CARL-HEINRICH VON STUELPNAGEL
La sera del 22 Agosto 1942, il Gen. von Stuelpnagel, comandante in capo delle forze militari tedesche in Francia, indirizza a Fernand de Brinon, delegato generale del governo francese nei territori occupati, il seguente messaggio:
In considerazione della disciplina e della calma lodevoli della popolazione del dipartimento della Seine-Inferieure, in particolare di quella di Dieppe, in occasione del tentativo di sbarco inglese sulla costa francese della Manica il 19 Agosto 1942, metto a disposizione del prefetto del dipartimento la somma di 10 milioni di franchi francesi che dovranno essere utilizzati in primo luogo per il rimborso dei danni di guerra e, in secondo luogo, a titolo di primo risarcimento alle vittime civili dei bombardamenti inglesi.
Nella sua risposta, F. de Brinon, nel suo triplice ruolo di ambasciatore di Francia, di segretario di stato presso il capo del governo (Pierre Laval) e di delegato generale nei territori occupati, risponde con le seguenti parole:
Ho fatto presente la Vostra devisione al Maresciallo di Francia, Capo di Stato ed al Capo del Governo e sono incaricato di trasmetterVi i loro sentiti ringraziamenti per questo gesto di comprensione e di generosa assistenza. Il Governo apprezza in particolar modo l’omaggio che volete rendere alla popolazione della nostra costa normanna la quale, con la sua disciplina e la sua calma, si è scrupolosamente attenuta alle direttive dato dal Capo di Stato e dal suo Governo.
HITLER LIBERA DEI PRIGIONIERI DELLA REGIONE DI DIEPPE
Il 24 Agosto 1942, la stampa francese (ad esempio Le Progrès del’Allier, Edizione di Vichy, in prima pagina) riporta il seguente comunicato della stampa tedesca DNB, facente eco ad una fonte militare:
Nel corso della vittoriosa battaglia difensiva svoltasi durante il tentativo di sbarco a Dieppe, le autorità francesi locali e gli abitanti dei territori nei quali si sono avuti gli scontri, si sono comportati in modo particolarmente disciplinato. Senza curarsi del fuoco nemico, i francesi hanno combattuto gli incendi che erano scoppiati. In alcuni casi hanno rifornito le truppe tedesche di viveri e bevande e dato immediato soccorso agli aviatori (tedeschi) atterrati in emergenza. A riconoscimento di tale atteggiamento, il Cancelliere Adolf Hitler, ha deciso che i prigionieri di guerra francesi di Dieppe, Neuville, Hautot-s-Mer, Tourville, Petite-Atteville e Arques-la-Bataille siano liberati.
Hitler mantiene la parola, circa 1.700 prigionieri, dal 12 al 16 Settembre 1942, potranno far ritorno alle loro case in questa regione della Manica, ma alcuni comuni non beneficeranno di questa clemenza, sia perchè vi era stato dato aiuto agli invasori, sia perchè, dopo la battaglia, erano state addobbate di fiori le tombe dei soldati alleati con una certa ostentazione.
E’ difficile pronunciarsi sui sentimenti provati dalla popolazione locale nel corso di quella giornata. La battaglia fu così breve e così violenta che i civili in grado di agire si sono sopratutto preoccupati di spegnere gli incendi e di soccorrere i feriti.
E’ alquanto dubbio che molti di loro abbiano ascoltato il messaggio della BBC e letto un volantino propagandistico alleato che annunciava:
Francesi, questo è un colpo di mano e non un’invasione. Vi chiediamo di non fare la benchè minima cosa che possa comportare delle rappresaglie da parte del nemico. Facciamo appello al vostro sangue freddo ed al vostro buon senso. Quando arriverà l’ora vi avvertiremo. Sarà allora che agiremo fianco a fianco per la nostra vittoria comune e per la vostra libertà. (René Abautret, op. cit. pag. 232).
La grande menzogna di Neuville-les-Dieppe non ha ne lo scalpore ne la proporzione di alcune gigantesche menzogne della seconda guerra mondiale ma ne richiederebbe quanto meno una revisione del testo della targa commemorativa. In una nuova epigrafe verrebbe semplicemente evocato il ritorno dei prigionieri. Gli storici, dal canto loro, avrebbero l’obbligo di ricordare il gesto del Gen. von Stuelpnagel e quello del Cancelliere Hitler.
Non si può tuttavia fare a meno di constatare che alcuni di loro hanno preferito astenersi dal rispettare un tale obbligo.
Su questo argomento, come su altri punti della storia della seconda guerra mondiale, questi storici di corte hanno preferito la censura ed il silenzio che ci vengono imposti ancora oggi, a 60 anni dopo il conflitto, dal martellamento mediatico e dalle leggi speciali ottenute da determinate lobbies di potere.
PROF. ROBERT FAURISSON
Traduzione a cura di: Gian Franco Spotti