di Mario M. Merlino
Mi prendo la briga – e chi, poi, avrebbe da ridirne? – di scendere nell’agorà delle contese, sovente simpatici e vuoti bla-bla, magari attraverso la mediazione del ‘faccia libro’, visto che al quotidiano ho sostituito la Settimana enigmistica e ai diversi Tg il frequentatissimo e un po’ banalotto youporno (quale perdita quella di Riccardo Schicchi che veniva spesso a prendersi il caffè al bar sotto casa e con il codazzo delle sue attrici!). Contese, blabla con la pretesa d’essere la voce altisonante della grande politica. In questi giorni, però, è difficile sottrarsi al coro univoco, pur se sguaiato e indecente, contro il ritorno, lancia in resta e a cavallo di una escort (beato lui!), del ‘Cavaliere nero’. Avrete notato di sicuro come indossi ormai una camicia tanto scura da ricordare una passata stagione tra manganelli ed olio di ricino e come levi il braccio a salutare, con il braccio che tende ad irrigidirsi (artrosi?)… All’ombra dei palazzi innevati di Stoccolma, dove l’Europa dei mercanti e dei loro camerieri è andata a ritirare il premio Nobel per la pace. Scenario culturale, mondano ed ora anche censorio. Premio ben meritato. Difatti abbiamo seguito, allineati e coperti, gli USA in Iraq in Afghanistan abbiamo fornito basi navi ed aerei per ‘democratizzare’ la Libia ed ora ci predisponiamo a spolpare quanto resta di una Siria devastata. Tutte azioni, va da sé, svettanti idealmente la bandiera dell’arcobaleno…
Che si avvicini il momento improvviso e orgoglioso di una reazione del nostro Paese, un colpo deciso di reni, in cui – modello Eduardo de Filippo – si risponda con una comunitaria e nazionale pernacchia? Come fecero i nostri soldati a difesa dell’ambasciata italiana nei pressi di Pechino nei quarantacinque giorni d’assedio durante la cosiddetta rivolta dei boxer.
Così, almeno, la racconta il giornalista Luigi Barzini senior. Per risparmiare i proiettili, quando i cinesi a più ondate avanzavano con spade pugnali e alabarde, marinai e carabinieri si levavano in piedi sulle barricate e l’accoglievano battendo le mani o, appunto, a sberleffi sonori. I cinesi, sorpresi perplessi e intimoriti, si arrestavano e sovente volgevano le terga… Immaginate l’assemblea di Strasburgo – là dove si esercita lo spettacolo dell’inutilità – se, sovrapponendovi i deputati delle Cortes spagnole, vi facesse irruzione il tenente colonnello Antonio Tejero della Guardia Civil, pistola in mano… A raccoglier concime a palate… Non solo barricate, bastoni e molotov modello Grecia, ma l’intera classe politica a rispondere che, sì, il nano di Arcore è un pessimo soggetto, ma che l’Italia non abbisogna di una Merkel travestita da Biancaneve.
‘Francia e Spagna purchè se magna’, già, dimenticavo. Scusate l’irruzione, perdonate il disturbo… Torno mogio mogio nel mio studio, un cantuccio ad alibi per un modesto professore di storia e filosofia in pensione che, non sapendo giocare a Tresette e annoiandosi ai tornei delle bocce, aspira all’iperuranio delle idee, all’aristocratico distacco del Barone, ad abbracciare un ronzino… Eppure, a volte, sognare – e sognare ad occhi aperti – fa bene alla salute, alla circolazione del sangue, brucia le tossine, rinnova la memoria, rende di nuovo le emozioni prioritarie a tanti algidi distinguo alibi elucubrazioni tempismo e, chissà, magari ti ritrovi in strada ‘vitam pro vita exponimus’…
A proposito di questo esporre la propria esistenza al servizio dell’Idea al ritmo cadenzato della Panzerlied… sul computer mi appaiono rattristate considerazioni, lacrime e sangue, perché nessuno vuol più ritornare ad Itaca (fra la ‘pietrosa’ dimora di Ulisse e qualche paradiso fiscale nelle Antille, beh, non avrei dubbi…). Forse è bene così. Cantava Fabrizio de Andrè, ’68 e dintorni, ‘intellettuali d’oggi idioti di domani ridatemi il cervello che bastan le mie mani…’. L’altra sera, presentando un libro su Fiume dannunziana, citavo Guido Keller e il lancio su Montecitorio di un fascio di rape in un pitale. Teste di rape, teste di c…avolo, sempre di ortaggi si tratta e se volete possiamo con ardita fantasia aggiungere i legumi (piselli, ad esempio)… Le sinergie, l’unità d’intenti nascono attraverso l’azione, quando l’adrenalina sale e devi decidere ‘resto o scappo!’, da un progetto con poche sintetiche parole chiave, nel gettare il cuore oltre l’ostacolo e, magari errando, ma avere il coraggio di pensare in grande (pensare, cioè, che nelle mie mani raccolgo il potere del mondo!)… Alle prossime elezioni nel Lazio quattro sigle di, boh, destra-destra estrema-sociale e futurista e quant’altro. Il vecchio ‘cane morto’( così Marx definiva il suo maestro, anticipando ‘l’uccisione del padre’ di Freud) diceva che la storia si presenta la prima volta come tragedia, se si ripete, si trasforma in farsa. Un vecchio camerata della Repubblica, scuotendo mestamente la testa, anni fa mi suggeriva che i Mussolini sono come le patate ‘il meglio è sotto terra’…
Ora basta davvero, ho superato ogni limite della decenza… Lo so, perdonatemi, quando si diviene vecchi, ci si piscia addosso e si perdono i freni inib
itori…
itori…
Scrivo nelle prime ore di questo dodici dicembre 2012. Per tutti gli amanti della Cabala, della profezia dei Maya, delle coincidenze astrali ed altro ancora oggi per tre volte si ripete il medesimo numero, il dodici. Che, a ben guardare, è il triplice raddoppio del triplice sei, numero tanto caro al mio amico (si fa per celia) Satanasso. Mi viene a mente, così tanto per continuare il cazzeggio di questo scritto (improponibile?) che gli alleati assalirono la Fortezza d’Europa il sei sei del 1944 (la cui somma è diciotto, tre volte sei) e che Hitler fu avvisato alle sei del mattino. Coincidenze…
A me, nel mio infimo (ahahah!) privato, torna a mente un venerdì dodici dicembre quando, alle otto di sera, suonarono alla porta dissi a mia madre di tenermi in caldo la cena e che sarei ritornato… dopo quattro anni…