8 Ottobre 2024
Esoterismo Kremmerz Paganesimo Valentini

Giuliano Kremmerz e la religiosità greco-romana – Luca Valentini

nell’ermetismo noi riconosciamo la forma più pura e legittima
secondo la quale si sono trasmessi lo spirito e l’ <<arte>>

della tradizione occidentale pagana” (1).

Discorrere della figura, dell’opera umana e magistrale di Ciro Formisano, in arte Giuliano Kremmerz, e della sua Fratellanza magica di Myriam – derivazione ultima, legittima e vivente dell’ermetismo italico e nilense della Scuola esoterica Napoletana – in relazione con la spiritualità che in Pitagora, in Platone, nella misteriosofia antica e nella religiosità della koinè greco-romana trovava i suoi cardini essenziali di riferimento, non è impresa facile, soprattutto per le incomprensioni a cui si rischia di essere esposti. In primis, complicato potrebbe risultare la comprensione dell’incipit posto in citazione a questo scritto, cioè la dottrina dei figli di Ermete posta come essenza di fondamento dell’intera Tradizione di Classica. E’ importante, infatti, subito rimarcare come, in pochi e seri studi di filosofia antica o di simbologia alchimica, sia emersa la diretta corrispondenza esistente tra quelle che potremmo definire sinteticamente le radici ancestrali e mitiche della Tradizione Europea, nelle sue manifestazioni storiche tramite la civilizzazione greco-romana, con una

serie di fondamentali predisposizioni animiche e interne, assolutamente indispensabili per coloro che negli studi e soprattutto nella pratica si approcciano al complesso quanto enigmatico mondo dell’Ermetismo e dell’Alchimia, quale esplicitazione cosmogonica di un’unica realtà noetica. In tale prospettiva, le componenti sia filosofiche sia cultuali dell’evo antico già si connettevano direttamente ad una dimensione magico-teurgica, con cui costituivano un unicum sapienziale, che solo la miopia di qualche dogmatico di turno ha potuto derubricare a fantasticherie esoteriche. Così recitava un famoso scritto del Maestro del Kremmerz, Giustiniano Lebano:

Delle sue Lune, e Soli, ed Astri Essenzia. Le Potestà intendeansi de Divi, E loro ‘mperio in Orfica Potenzia” (2).

In ciò non vi è solo la convergenza di un sapere filosofico ed intellettuale, rappresentato, per esempio, da un Plotino e da un Porfirio, con una propensione tipicamente ermetica come quella espressa sia da Giamblico che da Proclo, che ritroviamo nella Scuola Pitagorica e negli insegnamenti non scritti di Platone, άγράφα δόγματα (3). Tale connubio rappresenta la radice di un’unica emanazione sapienziale, ma anche e soprattutto la conferma che la pluralità dei culti fosse una serie di manifestazioni diverse della Somma Divinità, ad essa subordinate, altro non essendo, a livello mitico-cultuale, che la Teosofia Divina della Sapienza Ermetica, che è emanazione della Luce, della Forza Una, tramite il Numen dell’Apollo Iperboreo, della lotta vittoriosa dell’Ermes contro il serpente infernale Pitone. Non casuale, pertanto, risultano essere le espressioni di Davide Susanetti nel suo celebre libro dedicato alla sapienza arcaica, nel capitolo non casualmente dedicato ai segreti ermetici:

…il compimento della conoscenza, l’essere istruiti sui misteri celesti non è acquisizione di un contenuto. La gnosi che si produce entra nell’anima come una dynamis, come una potenza che trasforma il soggetto” (4).

Lo stesso Susanetti, nell’intervista da noi realizzata per Ereticamente, sulla connessione possibile tra Religio e Ars Regia, ci aveva risposto in questi termini:

Certo, l’ermetismo, nei suoi vari aspetti, è la “via” dell’Occidente, ciò che è inscritto nella nostra memoria e nel nostro patrimonio culturale e spirituale, e forse anche ciò che è più conforme alla nostra fisiologia” (5).

Pertanto, nelle analisi che, in codesto articolo, andremo a sviluppare, si evidenzieranno non solo le affinità di un comune sentire, ma anche le dovute differenze d’orizzonte tra la dimensione magistica e quella cultuale e cosiddetta pagana, intesa in senso devozionale. Partiremo con l’annotare che in diversi punti della sua opera scritta e in particolar modo nei Dialoghi sull’Ermetismo, ma non solo, l’ermetista di Portici abbia voluto spesso segnare un vero e proprio solco d’appartenenza con l’identità ancestrale della Tradizione spirituale Italica e Romana, spesso ponendosi volutamente in antitesi con le infatuazioni esotiche di un sospetto spiritualismo di fine ‘800 e dei primi anni del ‘900:

Come italiano mi vanto di fare opera italiana e romana, nel senso di coordinare tutta la parte veramente probante di questa filosofia, per riscattare il nostro primato di pensatori della egemonia delle invasioni di pseudo teologi stranieri, che vengono nella nostra terra a portarci il verbo manufatto di interpretazioni ancora più manipolate con mentalità non latina, non italica, non chiara, imponendoci commenti a psicosofie orientali che non sono le nostre, chiare, limpide, cristalline, atte a intendere tutto il poco scibile religioso di altre latitudini e longitudini” (6).

In tale ottica, alcuni studiosi si sono spinti nel definire quello del Kremmerz un vero e proprio ermetismo pagano, anche se l’ermetismo non dovrebbe mai essere aggettivato, specialmente in riferimento a dimensioni mistiche o religiose. I riferimenti in tal senso non sono pochi né di scarsa rilevanza, proprio a segnare una reale comunanza di visione del mondo che era proprio al retaggio sapienziale di dette antiche civiltà. In tal senso, va segnalato la profondità che viene assegnata sia all’iniziazione orfica sia all’insegnamento pitagorico:

Il nostro circolo è Circolo Pitagorico. Pitagora voleva l’idea con la vita vissuta, con la positività della realizzazione. Voleva l’immagine dell’evoluzione umana verso uno stato di pace assoluta che forse arrivava perfino alla compenetrazione della vita degli esseri animali“ (7).

Per quanto si desume dall’Opera Omnia del Kremmerz, infatti, nelle pagine riservate alla purificazione ermetica, proprio il Pitagorismo assume nella pratica ascetica e terapeutica una rilevanza primaria. Quanto è indicato circa quella che viene denominata neutralità magica, cioè il dissolvimento dell’anima dai vincoli istintuali, passionali e d’eredità genetica, può essere serenamente messo in relazione a tutte quelle pratiche d’ascesi che erano insegnate nelle antiche Scuole di Crotone, di Metaponto e di Taranto. Non casuale, inoltre, a ben leggere alcuni studi sul tradizionalismo italico del ‘900, come l’ottimo saggio di Fabio Giorgio “Roma Renovata Resurgat” per le Edizioni Settimo Sigillo, ma non solo, anche di altri ricercatori, risulta esser stata la contiguità tra alcuni appartenenti della Scuola di Giuliano Kremmerz ed altri vicini alla Schola Italica di Amedeo Armentano, che vide illustri suoi componenti come Arturo Reghini e Manlio Magnani essere iniziati alla stessa Fratellanza di Myriam. In merito, proprio quest’ultimo, Manlio Magnani, nel suo testo, “Supremo Vero”, con un interessante introduzione di Roberto Sestito, esplicita non pochi insegnamenti di un certo valore iniziatico, oltre che sulla vita e le frequentazioni ermetiche dello stesso Magnani. Perseguendo in tale indirizzo, non possiamo, pertanto, non ravvisare anche una profonda vicinanza ideale che Ciro Formisano ebbe con la Romanità, non intesa nella mera accezione storica, cultuale e popolare, ma soprattutto in tutta la sua valenza d’Idea immortale di Civiltà Solare:

Ricordate sempre che l’Italia è stata riconquistata e costituita dalla fede di generazioni e di secoli, e che l’imperio del pensiero latino, italico e romano sarà rinnovato, e l’aquila dell’Urbe volerà sul mondo per la fede di tutti noi nel destino e nella missione della nuova civiltà antibarbara, nel Sole fulgido della nostra razza sempre viva e giovane“ (8).

Non sfuggirono alla sua attenzione, inoltre, l’importanza del Nome Segreto della Città Eterna e l’importanza del diritto sacrale che in essa si è affermato, come atto normativo di civiltà dei popoli, forse per la prima volta nella storia dell’umanità:

…la religione romana nella sua integrazione era parte delle funzioni statali, come un dovere pubblico… E’ tutto un rituale dell’iniziazione latina che dette all’occidente, come ricordo della sua potenza divina, il nome occulto della città sacra, non mistica, sacra nel senso profondo che aveva la conoscenza dell’Uomo, prima assai che la peste di origine orientale spostasse la visione della Verità Eterna“ (9).

La dimensione operativa e trasmutatoria è la distinzione che si pone tra le analisi speculative di un approccio dogmatico o fisiologicamente accademico e l’ermeneutica, per esempio, di un amico e valente studioso della Tradizione Romana e di Ermetismo, Giandomenico Casalino, il quale ha ben dimostrato come le due dimensioni non si elidano, ma si possano integrare e rafforzare l’un l’altra. A proposito, il medesimo studioso, in un capitolo di un suo recente libro, dedicato proprio a “Giuliano Kremmerz ed al Mistero di Roma, ha usato questa mirabile espressione in riferimento ad una celebre frase del Maestro di Portici su Roma (“Occulta Urbe … del buon senso e della Verità” 10):

Azione sacralizzante e quindi creatrice della Felicità dei Popoli, che è uno stato dello Spirito molto simile a quello degli Dei ed a ciò che qui abbiamo cercato di esplicitare come Arcana Imperii del <<buon senso>>” (11).

Sempre, nella citata intervista al prof, Susanetti, alla domanda “Lei riserva l’incipit del suo bel libro sulla sapienza arcaica a Pitagora, a Eliot, ma anche a Giuliano Kremmerz, l’ultimo epigono della scuola esoterica napoletana: ritiene che il sapere iniziatico dell’evo antico si sia perpetuato sino alle soglie del XXI secolo?”, ci fu risposto: “Sono convinto che la conoscenza sia sempre stata trasmessa. E credo che Kremmerz sia stato un maestro e una grande figura del Novecento italiano da questo punto di vista. Molte sue pagine sono e restano illuminanti così come gli orizzonti cui le sue pagine rinviano. Ma perché poi sarebbe l’“ultimo epigono”? Non si è interrotto ancora nulla che mi risulti”.

In tutto ciò, non potevamo non affrontare l’avvento del Cristianesimo nell’Occidente classico, evento, che come confermerà lo stesso Kremmerz, nei testi che si citeranno, rappresenterà una vera e propria catabasi involutiva della civiltà greco-romana:

La missione di trasformare l’uomo da lupo vorace in dolce agnello, fu data al cristianesimo, il responsabile assoluto della vittoria dei popoli barbari sul mondo romano e di una lunga e oscura notte medievale, in cui la follia e la ignoranza involsero la grande Europa in tale stato di sterilità intellettuale che un sillabario pareva un capolavoro“ (12).

Un’anteprima, potremmo azzardare, dell’avvento del Quarto Stato in età arcaica, come sconvolgimento di ogni ordinamento tradizionale, di ogni riferimento ideale, di ogni virtù classica:

Nel Cristianesimo cattolico l’orientazione è diversa, fin dalle origini, che furono dissolutive e antiromane: religione plebea, dall’aria comunista, diventata più tardi conservatrice e combattiva…“ (13).

Gli stessi riferimenti al simbolismo della messa, sembrano andare ben oltre il mero aspetto liturgico cristiano, attingendo all’essenza di un rituale iniziatico che, personalmente, collochiamo in quell’autentica misteriosofia solare antica, che furono le iniziazioni ermetiche al Nume Primordiale e Solare di Mithra. A tal punto, però, è d’uopo affrontare un aspetto delicato dell’insegnamento ermetico kremmerziano, il quale, in consonanza con alcune scuole magiche dell’800 e con grandi esponenti delle stesse, come, per esempio, Eliphas Levi, presenta tutta una serie di simbologie e di pratiche ricollegabili ad una ritualità non solo pitagorica, caldea ed egizia, ma anche cabalistica. Noi non facciamo nostra la tesi che tale impostazione sia stata quasi imposta per non intaccare le credenze fideistiche dei lettori e degli aspiranti ermetisti dell’800 e del ‘900, ma reputiamo che non vi sia l’apparente contraddizione che alcuni additano, per un’analisi d’essenzialità che va necessariamente svolta sulla natura dell’ermetismo e della Paganitas. L’Ermetismo per sua intima natura ha una dimensione assolutamente diversa rispetto a qualsivoglia culto religioso, sia esso pagano, monoteista o meditativo che dir si voglia. Se la cultualità arcaica può essere ricollegata ad un’aderenza al Sacro di pura referenzialità mistica e collegata giustamente ad una dimensione di appartenenza identitaria di sangue e suolo, la sfera magica sublima e supera il limite di tale appartenenza e libera l’operatore dai vincoli imposti dalla Dea Tellus, sulle stesse orme di Simmaco e di Giordano Bruno:

Tutta l’Umanità è UNA. Come UNO è il sole preso come fonte di luce e di vita di tutto l’universo solare. Di conseguenza uno è Dio, perché è il creatore ed il creato, cioè la sintesi personificata di tutto ciò che è visibile, Uno, Universo. Se questo enunciato cabalistico sia verità o bugia, non ci riguarda: ciò che preme è di vedere in qual maniera la concezione dello spirito è accaparrata dai mistici”(14).

Se la dicotomia religiosa ha un suo senso ad un livello fideistico e cultuale, lo perde, assolutamente, nel campo della pratica ermetica, ove non ci si confronta con un antropomorfismo sacrale ed emozionale, ma con forze allo stato puro, che vengono evocate con tecniche che la Tradizione Occidentale adopera non per credenza, ma per efficacia energizzata e accumulata nei secoli:

Apollo, che si identifica col Sole come luce mentale, bellissimo di corpo e luminoso nella mente, dette ai Greci, dice la favola, le prime cognizioni sulle arti e sulle scienze. Questo è il concetto chiaro in cui metto in relazione contenente e contenuto. Se voi invece volete studiare particolarmente in qual modo alla deformazione di uno sviluppo psicofisico corrisponda una protuberanza tra le parti del cervello e le manifestazioni esteriori, compite un’analisi a cui non m’interesso” (15).

Reputiamo, d’altronde, che si osservasse con scrupolo la struttura sacrale dell’Antico Egitto, anche grazie ai preziosissimi studi dell’egittologo simbolista Renè Schwaller de Lubicz e di sua moglie Isha, si potrebbe comprendere come tali dimensioni, quella cultuale e quella iniziatica, siano gerarchicamente ed organicamente ricompresi nell’unità del Sacro e nel riconoscimento della presenza reale degli Dei. In ciò forse si esplicita l’accusa più violenta al Cristianesimo, quella di aver sovrapposto ed invertito i piani, di aver abrogato ogni diritto alla differenza, di aver eliminato ogni virtù della gerarchia, ma, non nei diritti fondamentali dell’Uomo, ma all’accesso aristocratico alle sfere uraniche:

Il cave canem dei nostri padri romani poteva essere inteso in un senso molto concreto: bisogna guardarsi dal volgo. Vulgus e Plebs è la pressione e l’avidità della folla, del numero, la potenza comprimente dell’efflato collettivo” (16).

E’ il riferimento alla dimensione iniziatica della Tradizione di Roma, a cui accenna sempre il prof. Susanetti nella nostra intervista, riferendosi a Cicerone, a Virgilio, a Claudiano, a Ovidio, a Macrobio, è l’iniziazione romana che Giuliano Kremmerz ricollega all’aurea figura dell’aureo Imperatore Claudio Giuliano:

Giuliano l’Apostata che fu iniziato ai veri, non concepiva perché il paganesimo integro ed esuberante della iniziatura romana dovesse sostituirsi con una eresia antimagica che preparava alla morte e non alla vita e che si chiamava cristianesimo…” (17).

Infine, cosa possiamo trarre dal pensiero di Kremmerz in merito alla religiosità greco-romana? Noi ora offriremo la nostra risposta, che è appunto personale indi parziale, che non va universalizzata, perché ognuno deve costruirsi il proprio percorso, in pieno stato di libertà e di non omologazione simpatetica. La vita, la propria esperienza esistenziale e spirituale, come nella costruzione di una piramide, necessità di un’iniziale e solida base di partenza, che, per noi, non può non essere che la specificazione di Sangue e Suolo d’appartenenza, indi della Tradizione Nostra, che è greco-romana (anche germanica aggiungerebbero, non a torto, un Evola ed un Romualdi), che è Indoeuropea e classicamente tradizionale. Di qui si parte ed in seguito ci si misura con la propria volontà e con la propria qualità. Quanti conservano Oro Alchimico nella propria miniera potranno ascendere dal basamento alla vetta della piramide, quale una conversione maieutica del molteplice nell’Unità, alla conquista spagirica di quella Forza, che come insegna appunto il Kremmerz, informa l’intero Universo. Un consiglio per i lettori in tale senso? Mantenere quanto più possibile una neutralità interna, una libertà di giudizio, non farsi incantare dagli Ipse dixit, per rimanere distanti da ogni ottuso dogmatismo, sia esso cristiano, islamico, pagano. Il morbo della modernità è multiforme e si nasconde dietro la dicotomia falsa dei dogmatismi contrapposti, del massonismo mimetizzato da cardinale, da laico o da redivivo sacerdote pagano. Giuliano Kremmerz e la spiritualità classica ci offrono le armi per vedere oltre l’aspetto formale, per scovare nel profondo la modernità e la sua pandemia, che è omologazione, schiavitù, sonnambulismo:

Dovete comprendere invece che noi siamo Italiani, Italici della Magna Grecia e Latini e Romani – che il nostro antico dio, fattore e creatore di tutta la nostra antica civiltà, fu il messaggero della Luce degli Dei, Ermete …” (18).

Note:

1 – Incipit a La Tradizione Ermetica in Krur 1929, Edizioni Tilopa, Roma 1981, p. 154;
2 – Giustininano Lebano, Il Cielo Urbico, Edizioni Victrix, Forlì 2004, p. 154;
3 – Aristotele, Fisica, 209b, 14-15;
4 – Davide Susanetti, La via degli Dei, Carocci Editore, Roma 2017, p. 223;
5 – Ereticamente intervista Davide Susanetti – https://www.ereticamente.net/2018/05/ereticamente-intervista-davide-susanetti-a-cura-di-luca-valentini.html;
6 – Giuliano Kremmerz, I Dialoghi sull’Ermetismo, in La Scienza dei Magi, vol. III, Edizioni Mediterranee, Roma 2001, p. 156 – 7;
7 – Ibidem, Conservazioni tenute dal Dottor Giuliano Kremmerz all’Accademica Pitagora di Bari nell’anno 1921, p. 220;
8 – Ibidem, , I Dialoghi sull’Ermetismo, p. 41;
9 – Giuliano Kremmerz, Commentarium, in La Scienza dei Magi, vol. II, Edizioni Mediterranee, Roma 2001, p. 130;
10 – Giuliano Kremmerz, I Dialoghi sull’Ermetismo, op. cit., p. 66;
11 – Giandomenico Casalino, Sigillum Scientiae, Edit@, Taranto 2017, p. 81;
12 – Giuliano Kremmerz, I Dialoghi sull’Ermetismo, op. cit., p. 21;
13 – Ibidem, p. 65;
14 – Ibidem, p. 12;
15 – Ibidem, p. 170;
16 – Ibidem, p. 141;
17 – – Giuliano Kremmerz, La Porta Ermetica, in La Scienza dei Magi, vol. II, Edizioni Mediterranee, Roma 2001, p. 228;
18 – Giuliano Kremmerz, I Dialoghi sull’Ermetismo, op. cit., p. 8.

Luca Valentini

3 Comments

  • Salvatore Fraghì 26 Febbraio 2012

    Complimenti al bravo Luca Valentini, chiaro, lineare e completo. Direi che il consiglio finale sia assolutamente da tener presente per evitare falsi e temporanei allineamenti che nulla hanno a che vedere con la vera “religiosità”.

  • IGNIS 26 Febbraio 2012

    Grazie, Luca Valentini, per aver citato Manlio Magnani, un vero e grande maestro.

  • rector 30 Dicembre 2013

    Caro Valentini,
    Suppongo che soltanto per ragioni di spazio, Ella non abbia citato passi ulteriori dell’Ammonio Maestro in merito all’italicità ed alla romanità. In tutta l’Opera Omnia, nei Dialoghi sull’Ermetismo, sul Commentarium -Ella saprà- vi sono vastissimi commenti in merito all’argomento. Vede, parlare intorno al Kremmerz non è mai facile: fu il più grande -e l’ultimo- dei Maestri Ammonii dell’epoca moderna. Fu l’unico ad esprimere, con estrema chiarezza, tutta la SCIENZA della trasformazione dell’uomo, accollandosi il sacrificio e le pene personali per un’Opera educativa, rivolta agli Aspiranti alla Luce, di cui si gravò in solitudine, amato e ringraziato dai pochissimi che ne seguirono correttamente gli insegnamenti, abbandonato da chi -come da Lui previsto- desiderava soltanto il potere per il possesso dell’oro monetabile, per le briacature, per il godimento, NON INTENDENDO la terapeutica grandissima a cui il Maestro spingeva pro salute populi. Depositario dell’intera sapienza jerofantica (del sacerdozio pontificale romano-italico come della faraonica), il Maestro Kremmerz operò in solitudine e non sempre i suoi Delegati furono all’altezza del compito affidato loro o lo furono fino ad un certo punto. La Schola Philosophica Classica Italica, da lui fondata insieme con la FR+TM+ di Myriam doveva preparare l’uomo di domani, nella speranza della resurrezione del genio e della spirale italica. Le sue “profezie” si sono avverate tutte: i risultati preveduti e raggiunti furono vanificati dalle miserie umane di chi ebbe a degenerare per propria immaturità. Quando il fascismo emanò le famose leggi sulle società segrete, tradendo in tal modo proprio le fratrie che ne avevano permesso la nascita, imboccando la mortale strada dell’abbraccio chiesastico, le sedi della Myriam subirono l’oltraggio di chi avrebbe- dovuto- invece, formare cortei d’onore per il M° J+M+ Kremm+Erz; egli stesso, avvisando gli ascritti alla Fr+ emigrò a Beausoleil, dove morì nel 1930. Ma il fascismo, ingrato e fedifrago per il patto concordatario, per le speranze di risorgenza pagano-classica tradite, fece anche un’altra illustre vittima: costrinse il Duca di Sermoneta e Principe, CAETANI ad abbandonare l’Italia: stiamo parlando di colui che la nostra ” vulgata” vuole sia stato il misterioso Maestro Ottaviano. E si vuole pure che i Caetani siano stati (e siano) custodi di uno dei pignora dell’Urbe… .Mi soffermo su questi aspetti per dare ai tanti amici altri fatti da valutare per tante situazioni non note o meno note. Su questa vostra pagina c’è anche una intervista a Stefano Arcella, benemerito ricercatore di Cultura Tradizionale e ideatore del libro su Fascismo ed esoterismo (da altri poi portato a termine). Beh, fu un rapporto eluso -e tradito, lo ripeto ancora, proprio per la mia storia personale- dal fascismo: basterebbe guardare ai patimenti di Reghini (anche ad opera di un geloso e “scopiazzatore” [mi riferisco ad Imperialismo Pagano] o agli stessi controlli a cui il medesimo Evola fu sottoposto durante i suoi spostamenti, persino da quelli che credeva i suoi amici tedeschi. Caro Valentini, mi complimento con Lei, per avere-comunque- voluto mettere l’accento su un aspetto della irripetibile opera del Maestro Kremmerz; vorrà perdonarmi l’estensione del mio commento, Viva cordialità. Dr.Claudio PIRILLO

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